Reservation Dogs, recensione della serie Disney+ di Taika Waititi

Reservation Dogs: la recensione della stagione completa della serie tv comico-drammatica targata Star Original di Disney+.

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a cura di Valentina Savalli

Pensavate di averne abbastanza dei giustizieri della riserva? Ovviamente no e infatti oggi torniamo a parlare di Reservation Dogs, la serie tv targata Star Original, trasmessa su Disney Plus  a partire dal 13 ottobre e conclusasi lo scorso 24 novembre. Avevamo già avuto la possibilità di vedere in anteprima i primi quattro episodi, dei quali vi abbiamo parlato su questa pagina, ma avendo ora una visione generale di tutta la prima stagione di Reservation Dogs, vi parliamo nuovamente di questa commedia dai tratti un po’ crudi e amari.

La serie fu annunciata nel 2019 da Taika Waititi (Thor: Ragnarok, Jojo Rabbit) che, insieme al regista nativo americano Sterlin Harjo, ha dato vita a una serie tv dinamica e senza filtri: una serie giovane e alquanto ironica che però tratta tematiche serie e degne di spessore. Inizialmente distribuita tramite FX e Hulu in esclusiva negli Stati Uniti, Reservation Dogs è la prima serie che pone sotto i riflettori le caratteristiche di una comunità di nativi americani, con la particolarità di essere scritta e interpretata da regista e attori appartenenti a questa categoria culturale. Otto episodi da circa 30 minuti ciascuno che vi intratterranno episodio dopo episodio, non facendovi nemmeno accorgere del tempo che scorre.

Sognando la California…

L’intera stagione di Reservation Dogs ha luogo nella comunità nativo americana residente in una riserva in Oklahoma e segue le vicende di quattro giovani protagonisti: Bear (D'Pharaoh Woon-A-Tai), Elora (Devery Jacobs), Cheese (Lane Factor) e Willie Jack (Paulina Alexis), dopo la perdita di Daniel, quinto membro della gang dei Reservation Dogs, si ritrovano a dover affrontare le difficoltà della vita all’interno della loro comunità. 

Risse da strada con altre gang, atti di vandalismo e piccoli crimini si alterneranno a momenti di consapevolezza personale e problematiche sociali, tutto ciò per arrivare a un solo scopo, ossia racimolare soldi e tutto il necessario per riuscire a portare a termine il sogno di partire per la California, sogno che apparteneva al loro caro amico venuto a mancare e per il quale lotteranno duramente con non poche difficoltà. Allo stesso tempo, i nostri quattro Rez-Dogs si troveranno a fare da guardia e portare un po’ di giustizia nel quartiere, avendo cura dei loro concittadini e delle loro origini e tradizioni culturali nativo americane.

A decorare la trama di Reservation Dogs, troviamo anche numerosi personaggi secondari impattanti che, grazie alle loro particolari caratteristiche, fungeranno da spalle perfette ai nostri protagonisti, infoltendo le situazioni che vengono narrate e fornendo alla trama un background dinamico e succoso, impregnato di informazioni che risultano sempre molto chiare seppur non narrate nei minimi dettagli.

Tra origini e background

In Reservation Dogs sono svariati gli elementi che fanno funzionare la serie tv: come già anticipato nella prima parte di recensione, gran parte del merito va agli attori protagonisti che, per quanto giovani, riescono a trasmettere emozioni e senso di unità, di appartenenza a una comunità finora eclissata e mai approfondita in un prodotto per il grande o il piccolo schermo. 

L’affiatamento presente tra i giovani attori contribuisce all’ottima resa finale della serie tv, nella quale i momenti drammatici in alternanza a quelli comici o d’azione scandiscono un ritmo dinamico e un’impronta giovane al prodotto, così come il linguaggio crudo, scurrile e, in certi casi, anche troppo sboccato fa prevalere la tematica del trovarsi a vivere al giorno d’oggi, tra tecnologia ed evoluzione, in una comunità che presenta origini antiche e troppo poco approfondite.

Ogni evento all’interno di Reservation Dogs ha uno scopo ben preciso, ovvero arricchire il background dei protagonisti, in modo da far affezionare lo spettatore al personaggio nel quale si rivede di più, riuscendo a smuovere gli animi di quegli spettatori anche più rigidi. Questo arricchimento di informazioni, oltre che nella prima metà della serie tv, prevale maggiormente negli ultimi quattro episodi che hanno lo scopo di approfondire, episodio dopo episodio, le vite dei quattro protagonisti, tra drammaticità e goliardia. Nella seconda metà della stagione, infatti, ogni episodio è dedicato per lo più a un protagonista diverso, scavando nel loro passato e nelle loro situazioni personali e relazionali, intersecandosi sia al rapporto che si crea tra loro, che a quello con gli altri personaggi della serie.

Perché Reservation Dogs funziona

Oltre che per le caratteristiche elencate nel paragrafo precedente, ci sono svariati motivi che danno validità alla serie, alcuni più tecnici di altri: se prima abbiamo affrontato il lato interpretativo ed emozionale, ora possiamo passare a un lato un po’ più tecnico, nel quale la presenza di Taika Waititi si sente e si vede in modo prepotente

Come anticipato poco sopra, i dialoghi e i linguaggi di Reservation Dogs sono sporchi, crudi e grezzi per rappresentare una società quasi allo sbando. Le tematiche pesanti ma reali assumono maggior valenza grazie a un’ottima scrittura narrativa che rende le sequenze mostrate chiare e d’impatto

Ottime anche la fotografia e la scenografia: i netti cambi di scena fanno in modo di riportare l’attenzione dello spettatore sulla vicenda narrata senza mai far perdere il filo del discorso che si sta cercando di esprimere e cercando di intersecare le antiche tradizioni nativo americane alla modernità dell’epoca nella quale si svolgono le vicende di Reservation Dogs. Geniale anche la contrapposizione tra la comicità e la drammaticità della serie: si alternano momenti puramente divertenti e leggeri a sequenze strazianti o dalla forte emotività.

Anche le colonne sonore di Reservation Dogs aiutano molto a immedesimarsi nelle vicende: le musiche utilizzate si fondono alla perfezione con le scene rappresentate, andando a creare anche qualche simpatico siparietto, come ad esempio nel quinto episodio, a sfondo poliziesco, caratterizzato da una colonna sonora ricorrente per tutta la durata dell’episodio, che vuole ricordare l’iconica colonna sonora del famoso Beverly Hills Cop. con Eddie Murphy.

L’originalità di Reservation Dogs

Parlando del concetto alla base di Reservation Dogs però, non possiamo non citare l’originalità dell’aver portato sotto i riflettori la tematica della vita nelle riserve abitate dai nativi americani contrapposte alla modernità del periodo storico nel quale si svolgono le vicende. 

Infatti, grazie a Reservation Dogs, è la prima volta in cui vengono narrate vicende a sfondo nativo americano in un prodotto d’intrattenimento televisivo, come se il regista affiancato da Waititi volessero dire al mondo che “Ehi, sapete che esistono ancora posti abitati dai nativi americani?”. E in effetti un prodotto come questo mancava sotto tutti i punti di vista, quindi non possiamo che lodare anche solo l’intenzione di aver affrontato un argomento a cui, finora, non era quasi mai stato dato il giusto peso.

Conclusioni

Insomma, Reservation Dogs è un prodotto che sicuramente merita di essere visto almeno una volta, anche solo per la particolarità delle tematiche trattate. Inoltre, sembra che sia stata confermata una seconda stagione per il 2022, che vedrà i nostri quattro protagonisti per altri otto episodi, sempre di circa 30 minuti ciascuno, ma per non farvi spoiler non aggiungeremo altro. Vi ricordiamo, inoltre, che potete recuperare tutti gli otto episodi della serie nella sezione Star Original della piattaforma di streaming Disney+.

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