RamenBurger - Godzilla: La Guerra dei Cinquant'anni, smaller but cooler [Recensione]
saldaPress pubblica all'interno della neonata collana RamebBurger una nuova edizione di Godzilla: La Guerra dei Cinquant'anni.
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a cura di Manuel Enrico
Quale modo migliori di battezzare una nuova linea editoriale dal sapore nipponico, se non aprire le danze con uno dei simboli della cultura fantastica del Sol Levante? La volontà di saldaPress di dare vita a una nuova linea che rappresentasse un ideale ponte tra lo stilema fumettistico occidentale e le influenze giapponesi non poteva che rivolgersi a un nume tutelare della caratura del Re dei Kaiju per eccellenza, ossia Godzilla. RamenBurger, nome poliedrico che ben si coniuga all’intento dell’editore, prende vita riproponendo in una nuova veste grafica uno dei migliori volumi del catalogo saldaPress dedicato al titanico rettile, Godzilla: La Guerra dei Cinquant’anni di James Stokoe.
Ma perché avviare una collana così particolare con un’opera simile? Pochi simboli hanno saputo avvicinare due culture così diverse come quella nipponica e quella occidentale, ruolo svolto alla perfezione da Godzilla. . Il celebre lucertolone ha attraversato con la sua possanza più di mezzo secolo di storia del cinema, muovendo i primi passi nel Giappone post-bellico e arrivando a imporsi come una figura centrale anche nel mondo occidentale. Non sempre venendo capito e rispettato nei suoi dogmi, come dimostrano alcune pellicole hollywoodiane, ma gli appassionati del Re dei Mostri non hanno mai scordato i suoi principi. Voler tenere a battesimo una collana che ha come finalità la valorizzazione di opere di autori occidentali fortemente influenzate dalla visione orientale, dunque, non poteva sperare in un padrino migliore.
Una nuova edizione per l'epico fumetto di James Stokoe
D’altronde, già nella sua precedente edizione in volume di pregio, Godzilla: La Guerra dei Cinquant’anni aveva dimostrato di essere una delle migliori interpretazioni fumettistiche del mito del lucertolone. E pare giusto, in tal senso, che sulla quarta di copertina del volumetto che ripropone in questo nuove formato la miniserie dedicata a Godzilla, compaia una dichiarazione dell’autore, James Stokoe, che potrebbe essere un perfetto strillo per accompagnare la nascita di RamenBurger:
“Quando ho scoperto i manga, ho capito da dove veniva tutta la roba buona che mi piaceva”
Godzilla: La Guerra dei 50 anni è una visione differente del rapporto tra umanità e mostro, che, pur volendo cambiare la prospettiva solita delle avventure del kajiu per eccellenza, riesce a collocarsi all’interno della tradizione di Godzilla. Sin dalla sua prima apparizione nel 1954, il gigantesco rettile è stato protagonista di pellicole cinematografiche che hanno investito il Re dei Mostri di diversi significati, dal messaggio ecologista alla critica sociale della cultura nipponica, dando a questo mostro ruoli che andavano dal distruttore al guardiano. Anche nei prodotti meno riusciti, si tendeva a raccontare il rapporto tra Godzilla e l’umanità attraverso una visione corale, con momenti cui il punto di vista era prossimo a quello del mostro, conferendogli delle emozioni e un carisma quasi umano.
Stokoe per la sua storia ha voluto tentare una strada diversa. Non è la prima volta che l’autore prende in mano le sorti di un personaggio ‘mostruoso’ nato al cinema e ne racconta una diversa versione. I lettori dell’Aliens Universe, sempre edito da saldaPress, ricordano il suo ottimo lavoro con il letale xenomorfo, che Stokoe ha valorizzato in una delle migliori proposte del canone fumettistico di Aliens, Dead Orbit. Verrebbe da dire che a Stokoe piaccia mettersi in gioco senza limiti, visto che tanto Alien quanto Godzilla sono due realtà della pop culture molto amate, quasi venerate da una schiera di fan pronti a insorgere qualora i propri beniamini non vengano trattati col dovuto rispetto.
Stokoe, come per Alien, ha mostrato di avere recepito la storia del Re dei Mostri, dando al suo Godzilla La Guerra dei 50 anni una forma tale da rispettare il più possibile il canone cinematografica ‘classico’ del più amato dei kajiu. Al centro di questa rilettura del personaggio, c’è la stessa ispirazione che ha guidato gli artefici delle ultime rivisitazioni di Godzilla al cinema:
“Una delle cose che mi piace della recente serie di film di Godzilla è che hanno utilizzato la prima pellicola come rampa di lancio per costruire, a partire da quella, la propria rivisitazione del canone. Coì, in pratica, ho deciso di rubare quell’idea…Ed eccoci qua!”
L’idea di Stokoe è intelligente, prende come punto di origine della propria storia il primo capitolo della vita cinematografica di Godzilla, arricchendolo con delle figure non presenti nella storica pellicola, ma che diventano parte integrante del suo racconto. Murakami e Yoshihara, i due militati nipponici al centro della narrazione di Stokoe, diventano il lato umano e mano noto del mito di Godzilla.
Presenti al primo incontro con Godzilla nel 1954, i due entrano a far parte di un’unita speciale internazionale, l’A.M.F., la cui missione è dare la caccia al Re dei Mostri e fermarlo. Un obiettivo che diventa una ragione di vita per Murakami e Yoshihara, che passano i successivi cinque decenni a inseguire Godzilla, passando da una caccia al mostro ad un contenimento dei danni cagionati dalla sua incessante marcia distruttiva.
Suddiviso in capitoli, divisi tra loro da salti temporali consistenti, Godzilla La Guerra dei 50 anni è un viaggio all’interno del mito del Re dei Mostri vissuto dal punto di vista di Murakami. L’aspetto intrigante di questa impostazione narrativa è il seguire il protagonista non in uno scontro con il Kajiu, ma vivere la sua intera esistenza, influenzata inevitabilmente da quell’incredibile incontro nel 1954. Stokoe porta i due militari giapponesi a confrontarsi non solo con Godzilla, ma anche con eventi storici come la Guerra del Vietnam, trovando un felice equilibrio tra Storia, rispetto del canone godzilliano e racconto innovativo. Parte di questa riuscita sinergia è nell’ottima caratterizzazione emotiva del protagonista, i cui pensieri sono veicolati non solo dai dialoghi con gli attori di questa lunga storia di una vita, ma anche nelle didascalie, in cui la sua interiorità trova maggior definizione e concretezza, specie nelle battute finali.
Seguendo questa voce narrante, Godzilla La Guerra dei 50 anni diventa un racconto di una simbiosi, in cui Murakami e Godzilla sono i due estremi che lentamente si avvicinano, fino ad una comprensione finale che ha un sentore di rispetto ed ammirazione. Stokoe non si limita prendere elementi tipici del mito di Godzilla, seguendo un percorso che sia in linea con la tradizione cinematografica del celebre kajiu, ma arricchisce questo universo narrativo con bassezze umane e ossessioni, rendendo Murakami un novello Achab ossessionata dalla sua squamosa Balena Bianca. Il mezzo secolo che Murakami passa a combattere Godzilla sono un viaggio nell’esistenza di una persona che passa dalla grinta giovanile sino ad un cinismo maturo che viene infine riscattato da una consapevolezza acquisita da una fraterna lotta col gigantesco rettile.
Stokoe riesce a infondere tutto questa ricchezza emotiva nella propria opera grazie al suo tratto inconfondibile. Sceneggiatore, disegnatore e colorista, Stokoe interpreta al meglio le emozioni dei personaggi e il ruolo del Re dei Mostri, consapevole di come si appresti a maneggiare un delicato gioco di incastri in cui ogni elemento ha un preciso collocamento. È una lucidità che traspare anche dalla visione di Stokoe del ruolo del mostruoso gigante all’interno delle tavole
“In una storia di Godzilla ritengo sia davvero importante centrare perfettamente l’ingresso in scena del mostro. Deve poter essere percepito prima ancora di esser visto”
Una concezione che Stokoe riversa con lucida precisione nelle sue tavole, utilizzando immagini panoramiche che evidenziano la devastazione del passaggio di Godzilla alternandole a splash pages in cui la ferina potenza del Re dei Mostri sembra scaturire dalle pagine. Con attenzione, l’autore gioca mirabilmente nel costruire un contrasto emotivo tra mostro e umani, inserendo all’interno di vignette focalizzate sulla presenza del Kajiu di parentesi grafiche che evidenziano l’angoscia e il terrore degli umani presenti.
Perché leggere RamenBurger - Godzilla: La Guerra dei Cinquant'anni
Se nell’edizione in volume questo intenso ritratto della vicenda aveva potuto contare su una colorazione intensa, dove Stokoe era stato supportato da Heather Breckell, per Ramenburger Godzilla: La Guerra dei Cinquant’anni viene ripresentato in una natura grafica completamente diversa, che si rifà maggiormente ai manga nipponici per formato e bicromia. Un formato che, seppur più contenuto rispetto alla precedente versione in volume, non penalizza l’intensità narrativa di Stokoe, che anzi sembra essere ancor più vivida proprio nella bicromia. Le tavole di lotta e distruzione che ritraggono Godzilla e i suoi avversari sono galvanizzate da una perfetta gestione di ombre e luminosità in cui ogni dettaglio viene degnamente esaltato.
La scelta di saldaPress di riproporre alcune delle proprie pubblicazioni o nuove proposte all’interno di RamenBurger, prende il via sotto i migliori auspici. Un formato accattivante e pratico, in grado di valorizzare storie come Godzilla: La Guerra dei Cinquant’anni viene presentato in una veste grafica intrigante, consentendo di recuperare delle letture di alto valore a un prezzo contenuto.
Voto Recensione di RamenBurger - Godzilla: La Guerra dei Cinquant'anni
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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- Storia appasionante
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- James Stokoe è sempre una garanzia
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- Mito di Godzilla rispettato al meglio
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- Edizione tascabile realizzata con cura e rispettosa dell'opera originale
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- Prezzo decisamente equo
Contro
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- Assenza di extra
Commento
Godzilla La Guerra dei 50 anni diventa un racconto di una simbiosi, in cui Murakami e Godzilla sono i due estremi che lentamente si avvicinano, fino ad una comprensione finale che ha un sentore di rispetto ed ammirazione. Stokoe non si limita prendere elementi tipici del mito di Godzilla, seguendo un percorso che sia in linea con la tradizione cinematografica del celebre kajiu, ma arricchisce questo universo narrativo con bassezze umane e ossessioni, rendendo Murakami un novello Achab ossessionata dalla sua squamosa Balena Bianca.