Siamo soli nell’universo? Quella che è da sempre una delle domande che l’umanità si pone alzando lo sguardo alle stelle è divenuta una delle ispirazioni più prolifiche per la letteratura fantascientifica. L’idea che esplorando il cosmo si possano trovare nuovi strani mondi, come ci han insegnato Star Trek, è stata declinata in innumerevoli modi, passando dalla visione avventurosa a quella più ragionata e scientificamente ricercata. A quest’ultima scuola di pensiero si è sempre ispirato Arthur C. Clarke, autore britannico che ha fatto della hard science fiction la legge suprema della sua produzione artistica, come ci ha ricordato la lettura di Rama – Il Ciclo Completo, celebre saga dei Clake che Mondadori ha recentemente presentato in uno dei suoi Draghi Urania.
Non è la prima volta che Mondadori dedica uno dei suoi corposi volumi a Clarke, già protagonista della raccolta antologica Clarke – Racconti. Seppure basandosi sulla produzione di racconti brevi, il precedente volume era già indice di come l’approccio di Clarke alla narrativa fantascientifica si basasse su una forte connotazione scientifica, andando a cercare una plausibilità concreta su cui costruire mondi futuri credibili e, soprattutto, possibili. Ricordato soprattutto per essere stato l’ispiratore di 2001: Odissea nello Spazio, le cui idee originali erano presenti nel racconto breve La Sentinella, Clarke viene spesso dimenticato nel suo ruolo di uomo di scienza, un torto che non rende giustizia a una mente brillante che, grazie alla sua acutezza e alla sua intelligenza, con una propria analisi ha spianato la strada alla conquista dello spazio, teorizzando per primo, con dati scientifici incontrovertibili, l’utilizzo dei satelliti, oggi parte essenziale della nostra quotidianità.
Rama - Il Ciclo Completo: una delle saghe cult dell'hard science fiction in edizione completa
Da una mente così geniale non poteva che nascere una saga profondamente ragionata come Rama – Il Ciclo Completo. Il volume di Mondadori racchiude i quattro capitoli principali della saga, Incontro con Rama (1972), Rama II (1987), Il giardino di Rama (1991) e Il segreto di Rama (1993), presentando due racconti legati a questo contesto narrativo scritti da Gentry Lee, figura comunque essenziale per lo sviluppo del Ciclo di Rama. Fu proprio a questo figlio dell’M.I.T. con un passato all’interno della N.A.S.A. e di sceneggiatore televisivo di programmi di divulgazione che Clarke si rivolse come compagno di viaggio, mostrando un’insolita umiltà nell’ammettere di aver necessità di un supporto, specialmente tecnico, nel dare un seguito al suo Incontro con Rama.
Il motivo è più che evidente: il Ciclo di Rama è un primo contatto sui generis. Partendo dal presupposto che l’umanità abbia sviluppato una rete di controllo per monitorare l’attività meteorica nel Sistema Solare, in seguito a tragici collisioni di meteoriti con il nostro pianeta, il controllo della sicurezza della Terra viene affidato alla Guardia Spaziale, corpo di astronauti dediti all’intercettazione di oggetti vaganti per il cosmo che possono rappresentare una minaccia per il nostro mondo. Durante una di queste missioni, viene intercettato un misterioso oggetto di proporzioni gigantesche che sembra comportarsi in modo tutt’altro che naturale, facendo scattare gli allarmi della Guardia Spaziale, che invia immediatamente una navetta per indagare.
Intercettato il misterioso oggetto, gli uomini della Guardia Spaziale scoprono di trovarsi davanti a un manufatto di origine aliena, un vascello spaziale la cui esistenza risponde all’eterna domanda sull’esistenza di altre forme di vita nel cosmo. Un incontro, quello con questo fantastico oggetto, che diventa l’inizio di una nuova avventura tra le stelle per l’umanità.
Come detto in precedenza, pur presentando uno starting point caro a gran parte della sci-fi esplorativa, il Ciclo di Rama si discosta da una lettura facile per via della grammatica narrativa di Clark. La hard science fiction si rivolge a un pubblico di lettori che oltre alle affascinanti possibilità del fantastico cerchino una sensazione di credibilità ulteriore, data da una maniacale aderenza alle conoscenze scientifiche contemporanee. Sotto questo aspetto, Clarke può esser considerato uno degli araldi di questa visione della narrativa d’anticipazione, avendo imbastito non solo il Ciclo di Rama ma la sua intera produzione su questo principio.
In un periodo in cui la sci-fi era dominata da un approccio legato ancora alla dimensione action ed essenzialmente fantastica tipica degli anni di riviste come Astounding Science Fiction, autori come Clarke si rivelarono una piacevole alternativa. Per quanto fosse appassionante vivere avventure spaziali caratterizzate da pericolose razze aliene e grandi battaglie, la presenza di storie più ragionate, più grounded come dicono oltreoceano, si rivelò essere una piacevole alternativa. Una diversità che, specie negli anni ’70, fece sì che autori come Asimov (Ciclo delle Fondazioni), Frank Herbert (Ciclo di Dune) o Philip K. Dick (L'uomo nell'alto castello) consolidassero la propria figura di autori ‘alternativi’ alla sci-fi ancora schiava della sua visione da pulp magazine.
Dove Asimov, Herbert e Dick puntavano a una contestualizzazione maggiormente sociale della sci-fi, dando linfa vitale alla space opera, Clark invece si liberava di questa vena di critica sociale puntando alla costruzione di una narrativa tecnica, in cui ogni azione non trovasse un fantasioso deus ex machina legato a future invenzioni, ma basando il tutto su tecnologie esistenti o, per lo meno, in sviluppo e potenzialmente realizzabili tramite la scienza attuale.
Il segreto della struttura narrativa del corpus letterario di Clarke viene perfettamente sintetizzato da Franco Forte nella sua breve ma impeccabile introduzione a Rama – Il ciclo Completo:
lo straordinario realismo scientifico con cui ogni aspetto della vicenda, ogni descrizioni, ogni teoria, ogni conclusione elaborata dai protagonisti rispetta un criterio di plausibilità e coerenza che non viene mai contraddetto
Un’identità stilistica perentoria e perenne, che segue Clarke in tutta la sua carriera. Aspetto ammirabile, che tuttavia rappresenta un elemento di rottura con lettori alla ricerca di una storia più leggera, avventurosa in senso classico, che potrebbero invece sentirsi poco affini a un autore che inserisce pagine di osservazioni scientifiche e di pianificazioni tecniche che possono risultare pesanti per il lettore occasionale. Il Ciclo di Rama, ancora più dei racconti di Clarke, vede in questa sua natura da hard sci-fi al contempo la sua bellezza e la sua condanna, la possibilità di offrire ai lettori di questa declinazione della fantascienza una delle sue migliori interpretazioni ma anche di allontanare i lettori abituati a una narrativa più dinamica e vivace, che potrebbero sentirsi maggiormente a loro agio con le avventure di Lucky Starr.
L'esplorazione dello spazio, tra realtà e speranze future
Non si può negare, comunque, come la creazione di Clarke sia stata recepita dalla tradizione fantascientifica e, considerata la sua impeccabile preparazione tecnica, anche dal mondo scientifico. Basti pensare che l’idea del progetto Guardia Spaziale divenne realtà pochi anni dopo, grazie a un progetto omonimo nato in seno alla N.A.S.A e che l’ispirazione fornita da Clarke venne ricompensata con un riconoscimento immortale, come confessò lo stesso autore:
ho saputo con piacere che l'Asteroide 4923 (1981 EO27), scoperto da S.J. Bus a Siding Spring, Australia, il 2 marzo 1981, è stato chiamato Clarke, in parte anche come riconoscimento del Progetto Guardia Spaziale (si veda Incontro con Rama e The Hammer of God). Mi hanno informato, con profonde scuse, che a causa di una malaugurata svista il Numero 2001 non era più disponibile, essendo stato assegnato a un tizio di nome A. Einstein. Tutte scuse...
Ma non solo il mondo scientifico ha tributato il giusto onore a Rama, se pensiamo che anche il comparto videoludico non ha tardato a celebrare questo incredibile ciclo, prima con un’avventura testuale datata 1984 (Rendezvous with Rama) e poi con una spettacolare avventura grafica nel 1996, RAMA, che si affidava alla trama di Rama II.
Ancora una volta, quindi, Mondadori prosegue la sua opera di recupero di cult della narrativa fantascientifica, affiancandosi alla proposta di novità del genere. Apprezzabile l’idea di avere voluto realizzare una raccolta di Rama preservando la sola produzione di Clarke, raccogliendola in volume cartonato nella tradizione dei Draghi, quindi con dimensione generose e dal peso importante che non consente una lettura casual, ma che porta a godersi queste edizioni in ambito domestico. Rama – Il Ciclo Completo è un volume che merita un posto d’onore nelle librerie degli appassionati di hard sc-fi, perfetta incarnazione della visione di Clarke della fantascienza esplorativa, mostrandoci un mondo futuribile alle prese con l’indagine cosmica più sentita dall’intera umanità.