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a cura di Walter Ferri

In risposta alla pandemia, qualche mese fa si era ventilata la soluzione di far slittare a ottobre Coachella e Stagecoach, due dei festival musicali più famosi degli States e del mondo intero. In settimana è arrivata la smentita che un po' tutti si aspettavano: il responsabile della  sanità per la contea di Riverside, il dottor Cameron Kaiser, ha annunciato che le manifestazioni non s'hanno da fare, almeno quest'anno. «Il Coachella Valley Music & Artist Festival e il Stagecoach Country Music Festival sono quindi cancellati dal calendario dell'anno 2020 [...] in seguito all'epidemia globale della malattia nota come Covid-19», riporta il comunicato ufficiale. Gli organizzatori di Goldenvoice stanno già entrando in contatto con i musicisti per avvisarli della definitiva cancellazione.

Le manifestazioni che sarebbero dovute cadere ad aprile sono invece finite in quel limbo epidemico che è Covid-19. L'unica speranza è stata quella di procrastinare, confidando che la fase acuta dell'allarme potesse rientrare entro la fine dell'estate. Diversamente dall'Europa, però, gli Stati Uniti stanno ancora affrontando la prima ondata del coronavirus. Visto l'approccio rilassato alla quarantena, i casi non solo non stanno calando, ma in diversi stati stanno aumentando al punto da causare problemi al sistema sanitario. Questi picchi acuti di infezione sono concentrati nell'entroterra meridionale del Paese e tra le nazioni maggiormente colpite figura l'Arizona, area geografica confinante proprio con la contea di Riverside.

«Sono preoccupato poiché l'onda dei contagi suggerisce che Covid-19 potrebbe intensificarsi verso autunno», aveva dichiarato Kaiser mercoledì. «In aggiunta, eventi come Coachella e Stagecoach cadrebbero sotto la fase 4 dettata dal Governatore Newsom, il quale ha annunciato in precedenza che sarà necessario sottoporsi a vaccini o medicazioni, prima di accedere agli eventi. Considerando le previsione su circostanze e potenziali, non mi sentirei a mio agio a portare avanti la programmazione. [...] Queste decisioni non sono prese con leggerezza, siccome sono ben conscio di quante persone ne subiranno le conseguenze. La mia prima priorità è la salute della comunità».

In effetti Coachella è uno degli eventi di costume più popolari dell’intero mondo. Nato come azione di resistenza al mercato monopolistico dell’industria musicale, il festival è oggi un fenomeno di massa che va ben oltre alla sua portata canora. Gli organizzatori stimano che l’anno scorso abbiano partecipato circa 99,000 persone distribuite nell'arco dei due weekend di svolgimento dei concerti. In altre parole, una buona fetta dell'economia della zona confida non poco sull'afflusso massivo dei patiti della musica e le conseguenze sugli abitanti saranno problematiche, se non disastrose.

Avendo indugiato sui tempi e avendo applicato un approccio lassista nel contenere il virus, il governo statunitense si trova ora in una situazione di incertezza superiore a quella già lancinante che affligge l'Unione Europea. Pur avendo decretato le riaperture commerciali, gli USA sono non di meno fiaccati dalle infezioni ed è impossibile prospettare il futuro delle manifestazioni pubbliche, men che meno prevedere quando lo status di allerta possa scendere al periodo antecedente alla crisi, sanitaria ed economica. Un vero salto nel buio che sta spingendo l'Accademy cinematografica a mettere in dubbio il normale svolgimento delle consegne degli Oscar per il 2021 e la Recording Academy a ipotizzare una gamma di scenari diversi che gli permettano di assegnare i Grammy del prossimo gennaio.

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