Predator 2: gli Yautja vanno in città

Dalla giungla sudamericana lo scontro con gli Yautja si sposta nella violenta Los Angelse del 1997, teatro dello scontro di Predator 2

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a cura di Manuel Enrico

Cosa può essere più letale di un inarrestabile cacciatore alieno? Per rispondere a questo interrogativo, nel 1987 John McTiernan aveva incaricato Arnold Schwarzenegger di difendere il buon nome dei terresti affrontando un alieno in cerca di trofei in Predator, cult del cinema di fantascienza di fine anni ’80. Un successo al cinema e di pubblico, che, come da tradizione del periodo, si tradusse nella volontà di dare subito vita a un seguito, che mantenesse vivo l’interesse del pubblico. Motivo per cui nel 1990 nelle sale americane arrivò Predator 2, secondo capitolo della rivalità tra umani e Yautja, che sembrò fare di tutto per deludere le aspettative di cui era stato investito.

Non sempre i seguiti mantengono la caratura dei capitoli iniziali, ma Predator 2 doveva riuscire in questo suo intento. Gli anni ’80 erano divenuti un decennio particolarmente florido di film di fantascienza dalle tinte action, come dimostrato dalla svolta impressa al franchise di Alien, che dopo la sua prima versione horror del 1979 venne portato in una dimensione più complessa e sci-fi con Aliens di Cameron. Non meno importante fu la comparsa di altre figure simbolo del periodo, come Robocop, che ironicamente sembrò seguire la stessa parabola discendente di Predator. Entrambi divenuti celebri con un primo capitolo appassionante nel 1987, trovarono nel seguito uscito nel 1990 una brusca frenata.

Ma come si passò dal successo del primo capitolo alla disastrosa esperienza di Predator 2?

Il ritorno dello Yautja al cinema

Il primo Predator, complice la presenza del re degli action movie di quegli anni, Arnold Schwarzengger, era divenuto un vero e proprio cult. La trama coinvolgente e la presenza di uno spirito ironico e macho tipico del periodo avevano contribuito non poco al successo del film, un apprezzamento che si estese immediatamente al personaggio del Predator, che entrava di diritto nell’immaginario fantascientifico del periodo, come accaduto pochi anni prima con gli xenomorfi di Aliens.

Per la 20th Century Fox, non approfittare del successo di Predator era un delitto. Una sensazione confermata anche dal successo del fumetto ispirato al film, un ideale seguito della storia realizzato da Mark Verheiden per i tipi di Dark Horse Comics, che spostava lo scenario dello scontro tra umani e cacciatori alieni in una afosa New York, durante una lotta serrata tra polizia e bande criminali locali. Protagonista del fumetto di Verheiden era il detective Schaeffer, nientemeno che il fratello di Dutch Schaeffer, il soldato interpretato da Schwarzenegger in Predator. Il successo di questo primo fumetto dedicato al cacciatore alieno tenne vivo l’interesse del pubblico, in attesa che venisse realizzato un seguito cinematografico, che nelle idee dei Thomas aveva già una sua genesi, come raccontò Jim Thomas:

“Volevamo iniziare il film partendo dal finale di Predator, nel momento in cui vediamo l’esplosione nella giungla. Avremmo prima visto i piedi occultati dell’alieno, poi la sua mano che si insinua nella cenere sul terreno, scavando e recuperando il braccio del Predator morto. Dopo di che, avrebbe attivato il suo dispositivo, visionando una specie di registrazione che spiegasse l’accaduto, scoprendo che a uccidere il suo simile era stato il personaggio di Arnold”

Sin dall’uscita del primo film, Jim e John Thomas, gli sceneggiatori di Predator, volevano dare vita a un secondo capitolo che spostasse radicalmente l’ambientazione. Si erano valutare diverse ipotesi, che non ebbero seguito, considerato che in una prima fase si voleva riportare in scena Dutch Schaeffer, seppure con un ruolo ridotto. Motivo per cui Schwarzenegger decise di non prendere parte al seguito di Predator, sia per la scarsa fiducia nella sceneggiatura proposta che per il compenso offerto, ritenuto insoddisfacente. Pur di far tornare in scienza Scharzenegger, si era accantonata anche l’idea di dare vita a un prequel ambientato nientemeno che durante una delle pagine più cruente della Seconda Guerra Mondiale, idea che era venuta a Jim Thomas:

“Avevamo anche pensato usare la Seconda Guerra Mondiale come ambientazione del film. Durante l’inverno, utilizzando come scenario l’Offensiva delle Ardenne, raccontando di due plotoni, uno tedesco e uno americano, dispersi durante la battaglia e costretti a collaborare per affrontare la minaccia dei Predator”

Con l’abbandono di Schwarzenegger venivano meno tutte le idee in merito alla formazione di una coppia action, che era nelle idee dei Thomas e di Stephen Hopkins, regista consigliato anche dal produttore Joel Silver. Nei progetti, infatti, si era pensato di creare un duo di attori muscolari che avrebbero affrontato il pericoloso alieno, composta da Dutch Schaeffer e dal detective Harrigan della polizia di Los Angeles, città scelta per ospitare il nuovo confronto tra umani e Yautja. Al fianco di Schwarzenegger si era prima immaginato Patrick Swayze, ma si optò in seguito per Steven Seagal, il quale propose di rendere il suo personaggio uno psicologo della CIA esperto di arti marziali. Proposte e ipotesi che vennero meno con l’abbandono dell’attore di Terminator, che spinse la produzione a battere nuove strade, arrivando a quella che sarebbe divenuta la sceneggiatura definitiva.

Predator 2: protagonisti ed errori di continuity

Pur uscendo a tre anni dal primo capitolo del franchise, Predator 2 venne ambientato dieci anni dopo gli eventi di Predator, catapultandoci nella Los Angeles del 1997. L’ambiente sociale losangelino è raffigurato come una zona di guerra, in cui le bande criminali infestano i sobborghi cittadini, richiedendo l’impiego da parte della polizia di tattiche da guerriglia urbana e di forza letale. Difficile non vedere in questa definizione urbana violenta l’influenza sia del fumetto di Verheiden che l’impianto narrativo di Robocop, dove il contesto sociale era centrale nelle dinamiche evolutive del personaggio del cyberpoliziotto.

Liberi dell’ingombrante presenza di Schwarznegger, i Thomas e Hopkins decisero di puntare su un cast differente. La scelta dell’interprete del poliziotto protagonista ricadde su Danny Glover, all’epoca in voga per esser una delle due facce di Arma Letale, nome caldamente consigliato da Joel Silver che aveva lavorato proprio in quel buddy movie con l’attore afroamericano. Una decisione non proprio illuminata, considerato che in una pellicola così dinamica e violenta era preferibile avere un attore più fisico e agile, limiti che hanno reso l’interpretazione di Glover poco convincente. D’altronde, ripensando ad Arma Letale, questo lato più da spalla comica era già evidente, visto che era toccato al più giovane Mel Gibson rivestire i panni dello scavezzacollo.

Sempre da Arma Letale arrivava un altro attore gradito a Silver, Gary Busey. Caratterista hollywoodiano già parte del cult Un mercoledì da leoni, Busey era stato il villain finale di Arma Letale affrontato da Riggs in uno scontro marziale nel prato di casa Murtaugh. Busey era tornato da poco al lavoro dopo un tremendo incidente in moto, dove, a causa dell’assenza del casco, riscontrò un grave trauma cranico che portò i medici a dichiararlo legalmente morto, salvo poi scoprire che era ancora vivo. Aneddoto che l’attore continuava a ripetere a chiunque sul set, arricchendolo di dettagli. Questa esperienza, a suo dire, lo aiutà meglio ad approfondire la psicologia del suo personaggio, l’agente della CIA Keyes.

Pur essendo un seguito di un franchise molto amato, Predator 2 si concede delle libertà in termini di caratterizzazione del cacciatore alieno che portano, più che altro, a pensare si tratti di errori. Nel primo episodio del franchise era stato ben evidenziato come la vista termica degli Yautja fosse possibile grazie ai loro elmetti, ma nello scontro finale tra Harrigan e il Predator, quest’ultimo riesce a utilizzare la vista termica anche se sprovvisto di elmo da caccia. Sviste che potrebbe minare una continuity che invece sembrava tenere conto anche della dimensione fumettistica dei Predator, come dimostrato dalla pistola donata infine a Harrigan, riferimento a uno dei primi comics dedicato ai Predator.

Predators e Aliens: l’inizio di una rivalità

Ad essere centrale in Predator 2 è la presenza di un riferimento a un altro alieno molto amato nel periodo: lo xenomorfo di Alien. Se la sensazione di sentire il verso dell’alieno dal sangue acido all’inizio del film può esser opinabile, è indubbio che nella sala dell’astronave dei Predator, tra i trofei di caccia, figuri anche un teschio di uno dei letali xenomorfi, alle spalle del clan di Yautja, che erano interpretati, per volontà di Glover, da giocatori dei Los Angeles Lakers, squadra di basket di cui l’attore è accanito tifoso.  All’epoca, dal punto di vista cinematografico, non era stato ancora previsto un collegamento tra le due specie aliene, cosa che invece era avvenuta nel mondo dei comics, dove, seguendo una consuetudine del periodo, venivano proposto team-up tra diversi protagonisti della scena pop. Anche i Predator erano stati coinvolti da questa tendenza, incontrando Judge Dredd, Batman e, ovviamente, anche gli xenomorfi di Aliens. Aliens versus Predator era sia un fumetto uscito sul finire degli anni ’80, in cui le due razze si scontravano per la prima volta.

Si dovette attendere il 2004 per consacrare anche sul grande schermo l’incontro tra le due razze aliene con Aliens vs. Predator, in cui si cercò di creare una continuity tra tutte le pellicole realizzate con protagonisti xenomorfi e Yautja, dando vita a un universo condiviso. Una narrazione condivisa in cui, però, non rientra il romanzo ispirato a Predator 2, scritto da Simon Hawkes, in cui venivano forniti anche dettagli non presenti nel film, come la sorte di Dutch, che, dopo esser stato ricoverato in un ospedale militare segreto per curarlo dall’esposizione alle radiazioni dell’esplosione finale di Predator, riuscì a scappare dall’installazione facendo perdere le sue tracce. Sempre in questo romanzo, Hawkes contribuisce a dare una caratterizzazione al Predator, raccontando alcuni passaggi dal suo punto di vista, lasciando anche emergere tratti del codice d’onore degli Yautja, descrivendo l’umiliazione dell’alieno quando Harrigan gli toglie l’elmo o la sua scelta di non uccidere la Cantrell quando scopre la sua gravidanza.

Nonostante questa ricchezza di dettagli, Predator 2 all’epoca non fu accolto come un degno erede del primo film della saga. Pur se rivalutato in tempi recenti, questo secondo capitolo del franchise rappresentà per anni il finale dell’avventura cinematografica degli Yautja, che proseguirono la loro esistenza in altri media, come fumetti e videogiochi. Tornati in auge con il primo Aliens vs. Predator (2004), solo nel 2010 si ebbe un nuovo film della saga, frutto di una lunga lavorazione iniziata nel 1994 con uno script di Robert Rodriguez che riuscì a prendere vita solo nel nuovo millennio, inaugurando una nuova stagione

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