Pornhub sta cercando di limitare i danni e le perdite dopo il resoconto pubblicato dal New York Times a Dicembre, dove si accusava il sito di monetizzare anche con video di revenge porn e sfruttamento di minori, oltre ad altri contenuti decisamente illegali; per questo il sito si appoggerá ad una societá esterna per la verifica delle identitá di coloro che caricano contenuti sulla piattaforma stessa.
Dopo il fattaccio, infatti, Pornhub ha vietato tutti i caricamenti da utenti non verificati e ha impedito alle persone di scaricare video. Ne ha quindi rimosso milioni sua piattaforma, tutti caricati da utenti non verificati. Il sito Web e tutte le proprietà facenti parte della società madre MindGeek, ora accettano solo caricamenti da parte dei membri del suo "programma modello", vale a dire partner di studio e utenti verificati.
Chiunque desideri aderire al programma dovrà verificare la propria identità tramite Yoti, una piattaforma che richiede ai candidati di inviare una foto attuale e un documento d'identità approvato dal governo.
Secondo Ars Technica, Yoti è un'azienda con sede a Londra, i cui clienti (Pornhub, in questo caso) non vedrebbero affatto la documentazione presentata. Nei suoi documenti di supporto, Yoti afferma di poter vedere i dati inviati dalle persone solo per un massimo di sette giorni, mentre verifica che la loro foto corrisponda a quella nel loro documento di identità, utilizzando un software di riconoscimento facciale. Dopodiché, crittografa le informazioni in modo che la società stessa non sia più in grado di visionarle.
Inoltre, Pornhub afferma che la sua società madre ha ampliato i suoi sforzi inserendo moderatori umani dedicati alla revisione di ogni singolo caricamento. Recentemente ha lanciato anche un programma chiamato "Trusted Flagger Program", che offre a 40 organizzazioni no-profit dedicate alla sicurezza dei bambini su Internet il potere di segnalare tutto ciò che ritengono violi i termini di servizio del sito web. I video segnalati dai partner senza scopo di lucro verranno immediatamente disabilitati per impedirne la diffusione, nel caso in cui contengano veramente contenuti illegali.