Tutti hanno sentito parlare di Peter Pan e del suo mito almeno una volta nella loro vita. Non stiamo parlando semplicemente di un personaggio inventato da un noto scrittore, ma di un vero e proprio simbolo immortale che ha ben presto abbandonato i palcoscenici in cui è nato, e la penna che lo ha generato, per diventare qualcosa di più, d’inarrivabile e indefinito, e allo stesso tempo familiare a tutti i bambini del pianeta. Quasi una fede segreta che tutti quanti continuano a custodire nel profondo, chi più chi meno, anche nell’età adulta, in quegli anni in cui le sue avventure all’Isola che non c’è sembrano lontane anni luce oscurate dagli impegni e sforzi della vita di tutti i giorni.
Potremmo aprire il discorso su questo personaggio riflettendo sulla risonanza mediatica che è riuscito a mantenere nel corso delle ere, soprattutto grazie a una serie di trasformazioni che gli anno consentito di arrivare a nuove generazioni in modo diverso (sul piccolo e grande schermo, ad esempio). Eppure non si tratta solamente di mezzi e di trasposizioni successive, quanto di una fascinazione che riesce sempre e comunque a catturare il cuore di chi sa guardare il mondo attraverso la propria immaginazione, soprattutto nel periodo dell’infanzia, passando dall’essere una semplice storia memorabile, a una sorta di mito irraggiungibile strettamente connesso con il percorso di crescita di tutti noi.
Non abbiamo la più pallida idea di cosa pensasse o provasse J.M. Barrie quando ha creato Peter Pan e il suo mondo, ma sappiamo benissimo cosa abbiamo provato noi durante le nostre avventure con pirati, indiani e sirene, senza abbandonare mai del tutto quella leggerezza magica che ci consentiva di librarci nel cielo spensierati.
Per raccontare al meglio Peter Pan, comunque, è bene partire dall’inizio, dai suoi primi passi a teatro e poi nella letteratura inglese, tutto grazie a un uomo che vedeva il mondo diversamente dagli altri
Il motivo per cui gli uccelli, a differenza degli esseri umani, sono in grado di volare, risiede nella loro fede incrollabile, perché avere fede vuol dire avere le ali.
Peter Pan: dalla penna di J.M. Barrie all'immortalità vera e propria
- Le origini di Peter Pan
- Chi è veramente Peter Pan?
- Qualche curiosità dalla trasposizione teatrale
- Andare oltre il racconto: tematiche e simbolismi
- Peter Pan nella cultura pop
Le origini di Peter Pan
Non tutti sanno che le prime tracce di Peter Pan si rintracciano nel 1902, più precisamente nel romanzo di J.M. Barrie L’uccellino bianco, dove viene descritto come un neonato con solamente sette giorni di vita che non vuole crescere, e quindi decide di scappare nei giardini di Kensington Park, dove fa amicizia con gli animali che ci vivono e con le fatine che lo popolano da quando apre al pubblico fino a quando chiude. Oltre ad alcune avventure iniziali, con il racconto scopriamo anche come impara a volare. Successivamente a questo primo abbozzo vediamo il personaggio sbocciare in tutto il suo splendore grazie alla piace teatrale: Peter Pan. Il bambino che non voleva crescere, del 1904.
Per cercare d’inquadrare al meglio la storia letteraria di Peter Pan, però, è bene abbozzare qualche accenno biografico del suo autore e ideatore. J.M. Barrie nasce in Scozia nel 1860 e fin da piccolo resta segnato da un trauma familiare che si trascinerà dietro per sempre: la morte precoce del fratello David per via di un incidente coi pattini sul ghiaccio, poco prima che avesse compiuto 14 anni. Questa scomparsa e il modo in cui impattò sulla madre, in primis, non abbandonerà mai lo sguardo dello scrittore, al punto di trovarne qualche accenno anche nelle opere letterarie e teatrali che comporrà in età adulta. Famosi, biograficamente parlando, i tentativi del piccolo Barrie di risollevare la madre arrivando addirittura a indossare i vestiti del fratello, comportandosi come lui. Tutto ciò lo avvicinò tantissimo a lei, con la quale condivideva l’amore per la letteratura, al punto di scrivere in suo onore una sorta di biografia Margaret Ogilvy (1886).
Dopo gli studi si trasferisce a Londra senza un soldo in tasca e cercando d’intraprendere la carriera di scrittore, che sboccia dopo qualche tentativo a vuoto, con Auld Licht Idylls, del 1888, una raccolta di frammenti in cui prende in giro alcune attitudini tipiche della vita in Scozia. Il primo successo teatrale, invece, arriva nel 1891, con The Little Minister. Da questo momento in poi la sua carriera come autore teatrale decollerà, non senza qualche caduta, arrivando a realizzare una sequenza di grandi successi che continuano ad essere ben accolti da pubblico e critica (tra questi vale la pena ricordare What Every Woman Knows, Jane Annie e The Admirable Crichton, per fare qualche esempio).
Proprio verso la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 troviamo i primi germogli della storia di Peter Pan. All’epoca, pur se sposato con l’attrice Mary Ansell, J.M. Barrie incontra a Kensington Park, per pura casualità, George, Jack, Peter, Michael e Nicholas, i 5 figli di Sylvia e Arthur Davies, con i quali stringerà un forte e duraturo legame di amicizia. Saranno proprio i pomeriggi spesi a giocare con loro ad ispirare le avventure di Peter Pan e la storia che tutti conosciamo. Il modo preciso in cui lo scrittore arrivò a congegnare il suo capolavoro massimo ci risulta sconosciuto, anche se le storie e gli aneddoti relativi alla sua frequentazione della famiglia Davies hanno più volte cercato di far luce sulla gestazione del personaggio. Sappiamo di per certo che Barrie ha cercato di fondere insieme sia la spensieratezza del tempo trascorso con i bambini, sia la sua esperienza personale fino a quel momento (e storia familiare particolare).
Il 27 gennaio del 1904 Peter Pan. Il bambino che non voleva mai crescere, arriva a teatro, diventando immediatamente un fenomeno di culto fra il pubblico di allora (celebre la storia secondo cui alla prima lo scrittore fece scansare 25 posti per gli orfani della città, così da ammorbidire la freddezza critica delle persone in sala con le reazioni dei bambini allo spettacolo). Il gigantesco successo e clamore spinse Barrie ad adattare l’opera teatrale trasformandola in un romanzo dal titolo Peter e Wendy, pubblicato nel 1911.
È curioso notare come la grande attenzione generata da pièce e romanzo abbia influito anche sulla stessa famiglia Davies in un modo o nell’altro, con più dichiarazioni che negli anni hanno riportato di un qualche “peso” strettamente connesso con l’eredità di Peter Pan, specialmente dal punto di vista di Peter Davies.
Nel 1910, dopo molti anni di amicizia, Sylvia Davis scompare per via del cancro, seguendo la precedente morte del marito. Questo evento segnerà per sempre la famiglia, dato che la giovane donna sceglierà la madre, il fratello e Barrie stesso come tutori legali dei suoi bambini. Storia vuole che la vicinanza e il sostegno dello scrittore non durò molto, soprattutto dopo lo scoppio della prima guerra mondiale che si portò via George ad appena 21 anni, traumatizzando Peter che si suiciderà nel 1960 (dopo la guerra aveva aperto una sua casa editrice, la Peter Davies), un anno dopo la scomparsa di Jack. La storia di Michael, invece, trova una fine molto tempo prima, quando a 20 anni annega al fianco di Robert Buxton (alimentando una serie di storie sulla sua probabile, o meno, omosessualità)
Uno dei più grandi omaggi ancora oggi presente nella città di Londra, è la statua di Peter Pan eretta nel 1912 nei Kensington Gardens come simbolo del successo di un personaggio che non sarebbe mai stato dimenticato dai lettori di tutto il mondo. Stando ai piani di Barrie lo scultore, sir George Frampton, avrebbe dovuto basare l’estetica della sua opera su alcune fotografie di Michael vestito come Pan, fornitegli da lui stesso, pensando che sarebbero state un modello perfetto per l’opera (queste fotografie, probabilmente, provenivano dalla serie di scatti che lo scrittore realizzò insieme ai bambini e alla loro famiglia quando li ospitò nel suo cottage fuori città; il Black Lake Cottage. Ad oggi le ultime copie di quelle immagini sono custodite presso la Beinecke Rare Book and Manuscript Library dell’università di Yale). Purtroppo, però, lo scultore non seguì i suggerimenti di Barrie, preferendo un bambino differente da quello delle fotografie, e ispirando una profonda delusione da parte dello scrittore.
Gli ultimi anni della sua vita sono disegnati da perdite difficili e da risultati ragguardevoli. Dopo aver ottenuto il titolo di Sir, nel 1922 J.M. Barrie riceve l'Ordine al Merito (una delle più grandi onorificenze cui un britannico potrebbe aspirare dalla famiglia reale), per poi diventare il rettore della St. Andrews University e Cancelliere dell'Università di Edimburgo, nel 1930.
Dopo la sua scomparsa, nel 1937, lo scrittore lascia tutti i diritti d’autore legati a Peter Pan al Great Ormond Street Hospital, un ospedale pediatrico sito nel quartiere di Bloomsbury.
Chi è veramente Peter Pan?
Dal punto di vista narrativo, come abbiamo accennato anche sopra, le origini vere e proprie di Peter Pan si rintracciano nel racconto L'uccellino bianco del 1902, per poi tornare successivamente in Peter Pan nei Giardini di Kensington del 1906, in cui apprendiamo come questo bambino è diventato il simbolo che tutti conosciamo. In base al libro, infatti, sembra che nei giardini di Kensigton ci sia la cosiddetta “Isola degli uccelli” gestita dal corvo Salomone. Questi riceve ogni giorno le madri della città che si recano sul posto supplicandolo di ricevere dei figli. Così il corvo manda loro degli uccellini che gradualmente diventano i loro bambini. Tutto cambia quando uno di loro, Peter, riesce a fuggire dalla casa della madre adottiva e a tornare sull’isola, scontrandosi con lo sconcerto di Salomone che spiega lui di trovarsi in un momento di transizione importante che non gli avrebbe più consentito né di essere un uccellino e né un bambino. A questo punto Peter si ritrova bloccato sull’isola e, grazie all’aiuto di altri animali, riesce comunque a raggiungere i giardini di Kensignton, imparando a suonare il Flauto di Pan (uno strumento a fiato formato dall’unione di canne con diverse lunghezze, che prende il nome da Pan, una divinità appartenente alla religione greca antica), da cui trae il suo celebre nome.
La storia che però tutti conoscono è quella raccontata nella pièce teatrale Peter Pan. Il bambino che non voleva crescere. Da questa, poi, è nato il mito da cui sono derivate le successive trasposizioni letterarie e soprattutto cinematografiche. Lo spettacolo a teatro, infatti, ci presenta un Peter Pan ben diverso da quello mostrato nei Giardini di Kensington, un preadolescente che sa volare e che dimostra un certo interesse nei confronti della famiglia Darling. La sua storia si apre proprio cogliendolo mentre cerca di ascoltare di nascosto le storie che Mary Darling racconta ai suoi bambini per farli addormentare. Quando il giovane, però, tenta di fuggire per non farsi vedere, perde la sua ombra ed è costretto a tornare nella stanza dei bambini per cercare di recuperarla. È in quest’occasione che conosce Wendy e i suoi fratelli e, scoprendo che la ragazza conosce moltissime favole come quelle delle madre, la convince a seguirlo sull’Isola che non c’è insieme a John (in italiano spesso Gianni) e Michael (Michele da noi). Così il gruppo parte alla volta dell’isola volteggiando nel cielo londinese.L’arrivo sul posto li trasporterà in una serie di avventure magiche fra pirati, pellerossa, sirene e Bimbi Sperduti, fino al confronto definitivo con il personaggio più negativo e perseverante del posto: il terribile capitano Giacomo Uncino. Quando il suo piano di avvelenare Peter Pan e di catturare la sua banda fallisce miseramente, Wendy e i fratelli decidono di tornare dai propri genitori e, conseguentemente, di crescere. Peter fatica ad accettare la situazione, ma resta disarmato davanti a una scelta del genere, e dopo l’addio ai ragazzi e ai suoi Bimbi Sperduti, adottati dai Darling, torna sull’isola promettendo alla bambina che sarebbe tornato a trovarla ad ogni primavera.
Un dettaglio curioso ha visto J.M. Barrie riscrivere il finale della storia qualche anno dopo (nel 1907-8), si dice spinto dal produttore Charles Frohman. In questo “finale alternativo” (intitolato When Wendy Grew Up – An Afterthought, Quando Wendy crebbe - un ripensamento) vediamo Peter Pan tornare da Wendy qualche anno dopo, trovandola con sua figlia Jane e, sentendosi tradito chiede a quest’ultima di seguirlo diventando sua madre. Così Wendy comincia a sperare che anche Jane, a sua volta, avrà una bambina che starà per un po’ vicina a Peter mentre lui continuerà a non crescere mai. Nel romanzo derivato dall’opera teatrale, inoltre, a questa conclusione alternativa si unisce anche un altro personaggio, quello di Margaret figlia di Jane. Storia vuole che Margaret fosse il nome di una piccola amica di J.M. Barrie che, non sapendo pronunciare adeguatamente la R nella parola "my friendly" continuasse a chiamarlo “fwendy”, portando alla genesi del nome Wendy.
Qualche curiosità dalla trasposizione teatrale
Nella primissima trasposizione teatrale di Peter Pan troviamo Gerald du Maurier nei panni di Capitan Uncino e Mr. Darling, e Nina Boucicault, invece, in quelli di Peter Pan. Il fatto che sia il signor Darling che Capitan Uncino fossero interpretati dallo stesso attore ritorna anche nelle produzioni successive, anche se non ha nulla a che fare con qualche significato secondario. La scelta di un solo attore per entrare le parti, molto probabilmente, era da legarsi al fatto che cercarono di sfruttare il più possibile l'interprete sul palco in questo senso. In molti, invece, ci lessero qualcosa di più, quasi che lo stesso attore in quei due ruoli rappresentasse, di volta in volta, una centralità adulta presente nella vita e sfide dei piccoli protagonisti.
Il ruolo di Campanellino, invece, venne inizialmente costruito sfruttando il riflesso su uno specchio di una grande lampada che restituiva la sua fugace figura alla perfezione, accompagnata dal suono di alcune piccole campane che aveva acquistato lo stesso Barrie forse pensando proprio a come avrebbe dovuto essere la sua voce (curiosamente nei primi annunci dello spettacolo compariva anche il nome di una ragazza nel ruolo: Jane Wren, senza mai comparire in scena). Tra il 1905 e il 1906 sarà Cecilia Loftus a vestire i panni di Peter Pan, mentre fino al 1914 troviamo Pauline Chase, seguita nel 1920-30 da Jean Forbes-Robertson.
Il grande successo a Londra spinse il produttore Charles Frohman a lanciare una produzione americana a New York, nell’Empire Theatre of Varieties, di cui è bene ricordare la memorabile interpretazione di Maude Adams, seguita da altre produzioni a dalle prime trasposizioni musicali a Broadway nel 1954, con al centro nomi del calibro di Mary Martin, Sandy Duncan e Cathy Rigby.
Andare oltre il racconto: tematiche e simbolismi
Una delle tematiche centrali nella storia di Peter Pan, nonché della sua stessa esistenza in ogni media in cui sia mai apparso, è quella dell’eterna giovinezza. Peter è un ragazzo che non cresce e che non vuole farlo, con lui anche i suoi compagni sull’Isola che non c’è. Di base la trama stessa intorno al personaggio è strettamente connessa con il “tempo che passa”, e con una certa paura proprio in questo senso, una vera e propria fuga dalla vita adulta, che vediamo comparire anche in altri elementi della trama (primo fra tutti il coccodrillo che insegue continuamente capitan Uncino ticchettando. Il suono della sveglia che ha ingoiato è la rappresentazione più manifesta del tempo che insegue tutti noi, senza risparmiare nessuno con la sua voracità e perseveranza. Ecco che nelle storie di Peter Pan il ticchettio diventa qualcosa da temere, un elemento sonoro che ispira terrore puro in alcuni personaggi, divertendo tantissimo tutti coloro che ne sono apparentemente immuni).
Con J.M. Barrie questo approccio alla nostalgia, quindi, diventa quasi un monito per tutti coloro che si approcciano alla narrazione, presentando un protagonista che è rimasto così tanto a lungo fuori dal tempo da non sembrare più umano, più simile, piuttosto, a uno spiritello irraggiungibile che non entra mai in contatto con la realtà di tutti gli altri. Un personaggio del genere, ovviamente, arriva ad avere anche plurime connotazioni se ci si sofferma ad analizzarne le caratteristiche e alcune scelte che prende. Il non voler crescere a tutti i costi descrive Peter come un essere che sembra senza cuore in alcuni momenti della narrazione, fermamente convinto che l’età adulta non vada bene, al punto di tenersi stretti i suoi Bimbi Sperduti fin quando può, senza starci troppo a pensare. Al di là del profondo infantilismo perpetuo che rappresenta, ci troviamo davanti a un personaggio abbastanza ambiguo nel suo insieme, specialmente dal punto di vista morale. A tutto ciò si aggiunge la centralità della figura materna, che qui assume una caratteristica sia conflittuale (sia per Peter, che soffre per il fatto che i suoi lo hanno dimenticato, che per tutti i Bimbi Sperduti abbandonati dai genitori o semplicemente persi nel marasma della vita) che necessaria (non a caso tutti i bambini sull’Isola che non c’è supplicano Wendy di far loro da mamma, chiedendole di raccontare storie e di prendersi cura di loro).
Peter Pan nella cultura pop
Il gigantesco successo di Peter Pan lo ha ben presto reso un personaggio immortale e indimenticabile per il mondo intero. In questo senso hanno contribuito tantissimo tutte le trasposizioni cinematografiche, televisive e cartacee realizzate negli anni. Parecchie pellicole hanno contribuito a espandere e prolungare la durata del mito di questo personaggio. Fra queste le più memorabili restano sicuramente: Le avventure di Peter Pan (film d’animazione del 1953 realizzato dalla Disney, diretto da Hamilton Luske, Clyde Geronimi, Wilfred Jackson e Jack Kinney e attualmente presente su Disney Plus. Tratto dall’opera teatrale questa pellicola presenta la storia costruita da Barrie che, anche se con qualche piccola variazione, custodisce alla perfezione lo spirito originario, presentandolo alle nuove generazioni e a quelle successive), Hook - Capitan Uncino (film del 1991 diretto da Steven Spielberg in cui viene proseguita la storia originale che tutti conosciamo, presentando un Peter Pan, interpretato da Robin Williams, che ha abbandonato l’Isola che non c’è scegliendo di crescere e diventare adulto. Tutto cambia, però, quando i suoi figli vengono rapiti da Capitan Uncino, Dustin Hoffmann, costringendolo a fare i conti con il suo mitico passato e con le origini di una storia leggendaria che lui stesso aveva dimenticato crescendo), Neverland - Un sogno per la vita (diretto da Marc Forster, racconta la storia dietro alle stesse origini del personaggio e del modo in cui J.M. Barrie è arrivato a congegnarlo. Presenta quindi la storia dello scrittore, interpretato da Johnny Depp, e la sua amicizia con la famiglia Davies in un biopic che al tempo stesso vuole essere sia sincero che romanzato per certe cose. Se interessati a recuperarlo lo trovate su Amazon), e Pan - Viaggio sull'isola che non c'è (film del 2015 diretto da Joe Wright con protagonisti Levi Miller e Hugh Jackman. Si tratta di una particolare rivisitazione della classica storia intorno a Peter Pan, delineata da un percorso narrativo sia fuori dal comune che estremamente familiare per tante cose. Una pellicola che sa sicuramente come giocare con il personaggio).
Il personaggio di Peter Pan è comparso, inoltre, anche sul piccolo schermo (con serie tv quali: Peter Pan (Peter Pan no bōken), anime di matrice giapponese, Nel covo dei pirati con Peter Pan, prodotta dalla Fox nel 1990 sempre nell’ambito dell’animazione e le Nuove Avventure di Peter Pan del 2012. Queste sono state seguite da una serie di cameo in altri prodotti di ogni tipo, e dai lavori sulla carta stampata (un esempio lo abbiamo col fumetto Peter Pan realizzato dalla Disney nel 2002, e da quello realizzato dall'autore francese Regis Loisel).
Peter Pan è stato la fonte d’ispirazione anche di parecchi artisti musicali come Edoardo Bennato, che realizzò un intero concept album su di lui intitolandolo Sono solo canzonette, o i Marbles, l’album Marillion (contenente una canzone dal titolo Neverland e tante altre citazioni dalla storia), o il secondo album del 2018 di Ultimo dedicato alla storia di Peter.