Penelope, recensione: tentacoli nell'oscurità
Dado e savuland firmano il nuovo graphic novel young adult di casa saldaPress, Penelope: un urban fantasy da non perdere della collana Yaù!
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a cura di Rossana Barbagallo
In sintesi
Penelope: il graphic novel young adult di Dado e savuland per la collana Yaù! di saldaPress. Una storia urban fantasy di crescita e identità.
Quando spegniamo la luce non abbiamo sempre la sensazione, seppur irrazionale, che qualcosa si annidi nell'oscurità? E se non si trattasse di una semplice impressione? Dado e savuland firmano il graphic novel Penelope, per la collana Yaù! di saldaPress, realizzando un racconto a tratti divertente e spaventoso su ciò che ci attende tra le ombre più dense della crescita. Non una classica storia di formazione, quanto piuttosto un libro che, muovendosi tra leggera ironia e maturo senso dell'orrore, parla delle insidie lungo il viaggio verso la ricerca della propria identità, oltre che di amicizia e coraggio. Un graphic novel young adult che può essere letto da tutti, pur con le sue piccole pecche.
Chi è Penelope?
Lucca Comics and Games 2022 ha rappresentato, come di consueto, un'ottima occasione per autori ed editori per presentare le nuove opere in uscita. Non ha fatto eccezione saldaPress, che in occasione del festival ha mostrato al pubblico una delle sue novità inerenti al catalogo Yaù! (la collana dedicata alle proposte young adult). Si tratta di Penelope, graphic novel urban fantasy di Davide "Dado" Caporali e Silvia "savuland" Landucci, dall'aspetto oscuro e nero come l'inchiostro, l'animo "lovecraftiano" e il cuore rivolto a trovare sé stessi con coraggio (ma anche con l'aiuto di preziosi amici). Chi è, però, la Penelope protagonista di questo graphic novel?
Lei è una giovane di vent'anni che, trasferitasi in un'altra città, ha adesso l'occasione per studiare psicologia: una materia che, oltre ad affascinarla, sente affine alla sua esperienza personale. Penelope, infatti, è affetta sin dalla tenera età da un particolare tipo di allucinazioni, visioni di orrende creature che vivono nel buio e sembrano essere attratte da lei. Ciò che crescendo ha assunto sempre più i tratti di una forma di disturbo della percezione, per Penelope diventa però adesso qualcosa di più sinistro e consistente man mano che le "visioni" si fanno sempre più nutrite, e per la giovane è giunto il momento di scoprire cosa sono realmente. E chi è lei davvero. A fiancheggiare Penelope, la gentile Veronica, sua coinquilina, e il bizzarro Orazio, proprietario di un negozio di oggetti esoterici, che la aiuteranno nella sua spaventosa ricerca mentre una misteriosa fanciulla fa capolino nella vita di Penelope, a metà tra questo mondo e quello dell'oscurità.
Mostri e tentacoli
Per alcuni il buio non è qualcosa da temere. Per altri, si tratta di un elemento estremamente spaventoso da scacciare con qualsiasi fonte di luce. La soggettività della percezione in merito all'oscurità non esclude, tuttavia, che essa rappresenti sicuramente qualcosa, quasi un luogo fisico, per la quale stare all'erta: l'istinto umano più ancestrale sa che nelle ombre più fitte possono attendere pericoli e minacce. Penelope gioca quindi con la nostra "paura del buio", che sia più o meno accentuata, parlando direttamente al nostro io più giovane: una mossa certamente geniale ed efficace per questo graphic novel young adult, affondando i suoi "tentacoli" direttamente in uno dei maggiori timori che sviluppiamo fin dall'infanzia. La tecnica è semplice, e al contempo estremamente valida: il graphic novel di Dado e savuland si struttura attraverso una bicromia netta, decisa, in cui i neri sono profondi, scuri come la pece e privi di sfumature, mentre da essi si dipanano spesso minacciosi tentacoli o si dischiudono occhi appartenenti a mostruose creature.
Non solo. La narrazione in Penelope risulta coinvolgente perché piuttosto vicina a quella che potrebbe essere la nostra comune percezione. Vediamo delle mostruosità nel buio, iniziamo a temerlo, ma ci diciamo che si tratta solo di irrazionali visioni di qualcosa che non esiste, bollando il tutto come un disturbo cognitivo della percezione. Il twist – inevitabile – è che ciò che credevamo essere solo allucinazioni potrebbero non esserlo in realtà, addentrandoci, come Penelope, nel mondo dell'occulto, del magico del paranormale.
Anche qui, Dado e savuland riescono a intessere un'ottima narrazione avvincente fatta di oscurità, mistero e segreti da svelare partendo da una base semplice ed essenziale, che strizza l'occhio indubbiamente ad alcuni dei capisaldi dell'orrore lovecraftiano. L'ambientazione che potrebbe essere quella di un misterioso New England (anche se alcune architetture sembrano indirizzarsi verso una più magica e occulta Edimburgo); i mostri tentacolari che albergano in dimensioni sconosciute ma parallale alla nostra; la costante sensazione di una follia in sottofondo di cui il protagonista (in questo caso Penelope) crede di essere vittima; il disvelamento di un mistero legato alle proprie origini attraverso strani manufatti che accennano addirittura a potenze cosmiche.
In fondo, al di là della spaventosa oscurità e di tutto il corredo di implicazioni che conduce con sé (incluse le atmosfere lovecraftiane), Penelope è nella sua essenza un racconto su quanto possa essere spaventoso crescere e scoprire il proprio vero e profondo sé. Dado e savuland, in questo, non temono di inserirvi anche una misurata dose di ironia, che probabilmente non può prescindere dallo stile che i due artisti hanno costruito negli anni con i loro fumetti, ma che risulta fortemente gradita in Penelope. Perché, diciamocelo, crescere e andare all'origine del proprio Io è forse essenzialmente questo: uno spaventoso viaggio in cui siamo costretti a misurarci con insidie sconosciute che ci attendono in agguato nell'ombra (soprattutto quando ci si trova soli in una città nuova), ma anche un percorso in cui, grazie ad affetti, amicizie o semplici "alleanze" possiamo scovare momenti di luminosità, occasioni per ridere degli ostacoli sul nostro cammino, istanti di condivisione e convivialità. Penelope riesce a catturare la sostanza della ricerca della propria identità? Sì, con grande efficacia, seppur vi siano dei "ma".
Penelope: young adult, ma forse non per tutti
Nella stesura di un graphic novel young adult un aspetto da non sottovalutare è la capacità della narrazione di saper arrivare alla percezione e al gradimento anche delle fasce più adulte. Penelope si dimostra certamente interessante e coinvolgente, tuttavia sembra possedere (soprattutto dalla seconda metà del volume in poi) un tono più vicino a un'ingenua spettacolarità, un modo di raccontare rivolto più verso un sentire giovane e a tratti "immaturo". Non bisogna lasciarsi ingannare, poiché non mancano sequenze horror piuttosto agghiaccianti che abbiamo trovato sconcertanti, ma sembra quasi che il graphic novel viri verso una piega più acerba sul finire della narrazione.
Questo non vuol dire che Penelope sia da cassare, anzi tutt'altro. Il graphic novel di casa saldaPress si presenta come una proposta validissima nella collana Yaù, ben fatto tanto a livello narrativo, quanto nella realizzazione dei disegni (il layout è stato curato da Dado, mentre le matite e le chine portano la firma di savuland). Uno stile pulito, essenziale pur con numerosi dettagli, che riesce a trasmettere l'angoscia della protagonista attraverso una bicromia pura e netta, mentre si fa strada nel suo nuovo, spaventoso percorso di vita. Non dimentichiamo inoltre l'attenzione impressa dalla casa editrice per i dettagli grafici: Penelope presenta infatti una sovraccoperta molto intrigante, che nel riprendere la bicromia delle illustrazioni interne è impreziosita da inserti argentati in rilievo, indizi di magia, mistero e quel pizzico di luminosità di cui andremo alla ricerca insieme alla protagonista in questo bel graphic novel urban fantasy.
Voto Recensione di Penelope
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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- Semplice ed efficace, Penelope gioca con la nostra "paura del buio";
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- Avvincente, misterioso, lovecraftiano;
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- Una storia di crescita e identità che cattura i lati più spaventosi e ironici del percorso;
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- Una tecnica illustrativa semplice, pulita, netta...
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- ...in una bicromia che trasmette l'angoscia della protagonista
Contro
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- Dalla seconda metà del racconto, vira verso una narrazione un po' più ingenua
Commento
Penelope gioca con la nostra "paura del buio", che sia più o meno accentuata, parlando direttamente al nostro io più giovane: una mossa certamente geniale ed efficace per questo graphic novel young adult, affondando i suoi "tentacoli" direttamente in uno dei maggiori timori che sviluppiamo fin dall'infanzia. La tecnica è semplice, e al contempo estremamente valida: il graphic novel di Dado e savuland si struttura attraverso una bicromia netta, decisa, in cui i neri sono profondi, scuri come la pece e privi di sfumature, mentre da essi si dipanano spesso minacciosi tentacoli o si dischiudono occhi appartenenti a mostruose creature. Penelope però è anche, nella sua essenza, un racconto su quanto possa essere spaventoso crescere e scoprire il proprio vero e profondo sé.