Odessa: la nuova fantascienza di Sergio Bonelli Editore

Odessa è a nuova serie a fumetti Bonelli dedicata alla fantascienza. Sapete di cosa parla questo fumetto? Quali le ispirazioni? Scopriamolo insieme

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a cura di Manuel Enrico

La fantascienza in casa Bonelli non è mai mancata. Da sporadiche apparizioni in collane storiche come Zagor e Martin Mystere, la letteratura d’anticipazione non poteva certo mancare in una realtà editoriale come quella della redazione milanese. Da Nathan Never ad Orfani, passano per Gregory Hunter, Brad Barron e Greystorm, ogni aspetto dalla fantascienza è stato affrontato con curiosità ed attenzione, dando vita ad una tradizione che si è recentemente rinnovata con Odessa.

Ultima nata nella scuderia Bonelliana, Odessa è una sfida rivolta ad una nuova generazione lettori, nata all’interno di un progetto che potrebbe espandersi in direzioni inattese. Creata da Davide Rigamonti e Mariano de Biase, sotto l’attento occhio di un narrattore fantascientifico di razza come Antonio Serra, Odessa rappresenta una sfida avvincente, sia per i lettori che per il team creativo della serie.

Yakiv, figlio di due mondi

In Odessa, un’astronave aliena, il Serraglio 457, si schianta sul nostro pianeta, impattando sulla città di Odessa. L’astronave è in realtà una prigione in cui sono detenuti rappresentati di diverse razze, catturate dagli Ignoti, esseri temuti da ogni specie. Al comando di questo vascello, era posto un essere telepatico costretto, suo malgrado, a svolgere il ruolo di pilota e controllore del Serraglio, un ruolo che sceglie di tradire alla prima occasione, per dare una speranza agli alieni dell’astronave. Il suo piano, però, non riesce completamente, e l’astronave si fonde con il nostro pianeta, mentre l’essere si ritrova ad esser fuso parzialmente con un giovane abitante di Odessa, Yakiv.

All’epoca dello schianto, Yakiv è un ragazzino, costretto a fronteggiare la malattia della sorellina. Il giorno della Fusione, Yakiv ha salutato la sorella e i genitori, partiti per tentare un’ultima terapia per la piccolina, in un’altra città. Da quel momento, il ragazzo è rimasto isolato dalla sua famiglia. Durante la Fusione, per proteggere la città da un attacco, l’alieno a capo del Serraglio ha racchiuso Odessa in una sorta di bolla temporale, isolando al di fuori il resto del mondo.

Col tempo, Yakiv e l’alieno sviluppano un rapporto telepatico, che guida il giovane nella crescita e lo rende parte integrante del piano dell’alieno: creare un’arma capace di fermare l’inevitabile invasione degli Ignoti. Gli anni sono passati veloci, gli elementi necessari per comporre l’arma sono sempre meno e lo scontro finale è ormai incombente. E il lettore entra nel mondo di Odessa proprio a questo punto.

Incentrare la vicenda su Yakiv è un punto fermo che costringe quindi gli autori a giocare in modo accorto con il carisma del personaggio. Figlio di due mondi dopo la Fusione, Yakiv non è più completamente umano né totalmente alieno, diventando il simbolo stessa di questa nuova comunità, ma perdendo una propria identità sociale di appartenenza: umano e alieno al contempo, senza esser però realmente nessuno dei due. Rigamonti ha creato un personaggio affascinante, complesso e che, proprio per questa sua natura, è il perfetto strumento di analisi di questo mondo da parte del lettore.

Tormentato, in cerca di un modo per ricongiungersi con la sua famiglia, Yakiv diventa un eroe per necessità più che per vocazione. La ricerca dei componenti per la costruzione dell’arma contro gli Ignoti lo porta ad accettare incarichi da mercenario, svolgendo missioni per conto di diversi alieni. Ottimo modo per mostrarci la complessità dell’universo narrativo, unendo esplorazione fisica di Odessa ad una più sociologica ed emotiva delle diverse componenti della comunità cittadina.

Odessa, dalla fantascienza classica a nuove frontiere

Come spesso accade, le contaminazioni con opere di fantascienza famose, dal cinema alla letteratura al mondo della serialità televisiva, sono una parte essenziale di un progetto come Odessa. Questo aspetto non deve esser considerato come una mancanza di originalità da parte dei creatori della serie, ma piuttosto come una scelta di un background comune con il lettore, che consenta un’empatia e una familiarità tali da facilitarne l’ingresso nell’ambientazione.

In questi casi, il valore aggiunto della serie è il modo in cui elementi noti vengono rielaborati. Odessa ha ovviamente dei richiami ad una fantascienza più o meno nota, da Star Trek a Defiance, ma quella che può esser un’ispirazione di partenza viene immediatamente sviluppata in una forma personale da Rigamonti e de Biase. Compito non semplice, considerato che a far da sfondo alle avventure di Yakiv e dei suoi compagni è un vero e proprio microcosmo, umano e alieno al contempo, vitale e intrigante, con  la forza di emergere come ambientazione indipendente rispetto ai protagonisti. Per quanto sia ovvio familiarizzare con una ristretta cerchia di personaggi o un eroe unico, come da tradizione bonelliana, offrire un impianto narrativo autonomo rispetto a figure cardine è possibile solo se si architetta un mondo auto-sufficiente in cui l’eroe sia uno dei nostri punti di vista, privilegiato magari, ma che possa anche cambiare.

Ad oggi, una simile impostazione in casa Bonelli è rintracciabile in modo evidente in serie come Dragonero o Nathan Never, universi narrativi così dettagliati e solidi da poter offrire avventure indipendenti rispetto al titolare della serie. Odessa potrebbe serenamente presentarsi come terzo componente di un ideale triumvirato, considerato come la presenza di Yakiv, protagonista designato, sia un elemento di sicuro fascino, ma possa anche funzionare come primo passo all’interno di un universo narrativo più complesso.

L’idea di spingere ad una convivenza forzata specie diversa all’interno di un microcosmo è sicuramente uno dei punti di forza di Odessa. Sin dal primo episodio, Dopo la Fusione, veniamo inseriti in media res, dovendo prendere per garantito quanto ci viene velocemente presentato, confidando che gli autori ci diano spiegazioni future per quanto stiamo vedendo.

Questa tipologia di narrazione travolge il lettore, catapultandolo direttamente nell’ambientazione. Odessa vuole anzitutto puntare ad un impatto emotivo, puntando molto sulla tematica dell’integrazione, qui vista come fusione. Tema piuttosto caro alla fantascienza, che da Asimov sino a Star Trek è stato spesso portato alla ribalta. Odessa sviluppa questo spunto narrativo da un trauma, rendendo il tutto forzato almeno in prima battuta, ma rivelandosi anche una possibilità per i protagonisti.

Fondamentale, in tal senso, l’impatto visivo. A darci la prima immagine di questo modo variegato, nel primo numero, è stato Matt Resinanti, che con il suo disegno vivido e libero, ha perfettamente inquadrato quella commistione tra pesante architettura sovietica e slanciata e anarchica geometria aliena. Ogni settore di Odessa è frutto della Fusione con un particolare ambiente del Serraglio, decretando quindi una varietà di ambientazioni e sotto-culture appassionanti e ben scandite.

Rigamonti non perde più tempo del necessario a caratterizzare i personaggi o il contorno urbano in cui si muovono. Salvo un passaggio piuttosto forzato nel secondo volume, Eroe a metà, Rigamonti ha una tale padronanza dell’ambientazione da poter creare delle situazioni veritiere ed emotive, lasciando emergere anche slanci di poetica emotività che uniscono esseri fisicamente diverse, ma con cuori e anime molto simili.

Odessa: presente e futuro di una serie a fumetti eccezionale

Giunti al terzo numero della serie, Speranze di ghiaccio, i caratteri essenziali della nuova serie fantascientifica Bonelli sono piuttosto evidenti. I meriti di Rigamonti come sceneggiatore non sono certo una novità, dopo averlo visto al lavoro con l’alto pilastro fantascientifico della casa editrice, Nathan Never, Anche per Odessa, Rigamonti riesce a creare un’alchimia convincente tra emozioni e avventura, unendo alla perfezione l’estro eroistico del protagonista e dei suoi compagni con una narrazione di sentimenti e passioni che dona ulteriore spessore a questa convincente ambientazione. Certo, alcuni elementi vanno analizzati con maggior attenzione, dando maggior caratterizzazione a personaggi che rischiano di rimanere relegati al ruolo di archetipo, ma sono punti su cui sicuramente si lavorerà sulle future uscite.

Dove invece si è già pienamente strabiliati è il comparto artistico. I disegni dei primi tre volumi, firmati da Resinanti, Ragazzoni e Arduini, sono perfetti interpreti di questa varietà culturale e architettonica, che viene approfondita e caratterizzata con cura e passione in ogni albo. La colorazione accesa e vivace è un altro elemento chiave di Odessa, tocco finale per dare quel senso di contrasto tra umano e alieno. Sarebbe forse stato preferibile scegliere un tono più acido e meno vivace, dando un taglio più urbano e cupo a questa vicenda, ma qui si scende nel gusto personale, mentre va riconosciuto al team artistico di aver dato comunque una propria interpretazione personale ai colori di questa società dalla mille anime e dai mille cuori.

Odessa sta ancora muovendo i primi passi, ma sono sicuramente incoraggianti e promettenti. In un periodo in cui il fumetto, specialmente quello più popolare e meno elitario, sta cercando di mostrare la propria ricchezza narrativa e un’anima da vera opera letteraria, il voler sperimentare di Bonelli e la solidità di Odessa sono due piacevoli sfide che possono sostenersi a vicenda per trovare una giusta collocazione nelle librerie degli appassionati di fumetti.

Per conoscere al meglio Odessa e il nuovo mondo in cui si muove Yakiv, il consiglio è di recuperare quanto prima il primo albo, Dopo la Fusione!
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