Newburn 1, recensione: chi è il vero re di New York?
Chi è davvero Easton Newburn: uomo di giustizia o servo del crimine newyorkese? La risposta è in Newburn 1 edito da saldaPress.
Advertisement
a cura di Manuel Enrico
In sintesi
Chi è davvero Easton Newburn: uomo di giustizia o servo del crimine newyorkese? La risposta è in Newburn vol. 1
Sembra passato il tempo in cui le storie crime erano nettamente divise, separando con un’invisibile, ma percettibile line criminali e giustizia. A partire dal mondo seriale, stiamo assistendo a una visione meno ideale e più sporca, cinica della meccanica della narrativa poliziesca, in cui ironicamente la figura del poliziotto passa in secondo piano, asservito alla preminenza di ruoli più dominanti e moralmente ambigui. Se il piccolo schermo interpreta questa nuova anima del crime con serie come Mayor of Kingstwon, all’interno del mondo fumettistico questa dinamica ha già condotto a diverse produzioni in tal senso, come ricorda la prolifica produzione di Brubaker e Phillips con Kriminal o la serie di Reckless. Ad arricchire questo filone narrativo si impone ora Newburn 1, nuova serie creata da Chip Zdarsky, creata per Image Comics e pubblicata in Italia da saldaPress.
Vedere Zdarsky associato a una produzione al cui centro sono inseriti temi legata alla meccanica della giustizia non è certo una novità. I lettori marveliani ricordano con piacere la gestione di Zdarsky del Diavolo Custode, in cui il tipico elemento legal del personaggio viene ben caratterizzato, riportando Matt Murdock all’interno del complesso sistema legale americano. Forte dei suoi trascorsi personali all’interno del mondo giudiziario americano, Zdarsky ha mostrato di padroneggiare con tagliente precisione i tratti essenziali del mondo giudiziario declinandolo all’interno dei storie in cui queste leggi vengono aggirate e asservite alle esigenze narrative. Se all’interno del contesto supereroico questa libertà poteva essere gestita con una certa facilità, dando vita a una storia maggiormente concreta e realistica si richiede un’interpretazione che mantenga una certa attinenza al quotidiano, giocando con equilibrio tra rispetto della legge e asservimento della medesima ai fini dei personaggi.
Chi è davvero Easton Newburn: uomo di giustizia o servo del crimine newyorkese?
Un tratto che per Zdarsky si sposa alla perfezione con la concezione di police procedural, dove a dominare non sono tante le dinamiche azioni di polizia, quanto il lavoro ‘da marciapiede’, fatto di indagini, confronto con testimoni e costruzione di un caso da portare in tribunale. Meno NCIS e più Law & Order, per fare un paragone televisivo, ma in Zdarsky questo interesse lo porta a uscire da un distretto di polizia e arrivare nelle strade della Grande Mela, lontano da occhi indiscreti e svelare quali siano i veri poteri che controllano il potere a New York.
Easton Newburn è un uomo solitario, granitico, che si muove con compassata sicurezza tra le lotte di potere che dominano le strade della Grande Mela. Un tempo poliziotto, Newburn è ora un investigatore, coinvolto spesso in casi che rischiano di trasformare il delicato equilibrio di potere delle strade newyorkesi in una polveriera pronta a esplodere. Motivo per cui i clienti di Newburn non sono normali cittadini, ma le famiglie criminali che controllano New York, che consce della necessità di aver una figura di riferimento super partes vedono in Newburn il loro uomo di riferimento.
Rispettato e odiato, protetto ma anche sempre nel centro del mirino, Newburn è la faccia pubblica di un mondo criminale che cerca di preservare una facciata di rispettabilità, mantenendo un’ipocrita aura di intoccabilità. Tramite le sue conoscenze, dalla polizia alla stampa, Newburn riesce ad arrivare sia dove le famiglie criminali non hanno accesso, come schedari e fascicoli della polizia, sia dove gli uomini in blu non sono ben accetti. La fama di Newburn aggira questi ostacoli, rendendolo l’uomo perfetto per operare su questo labile confine tra giustizia e politica, considerato come il modus operandi che Zdarsky imposta alle relazioni tra famiglie sembra ispirarsi più a un delicato gioco di alleanze e concessioni che non alla tradizionale visione violenta e sanguinaria tipica dei gangster movie.
Easton Newburn diventa il fulcro di una dinamica sociale cinica e utilitaristica, lontana dal concetto ideale di giustizia, che coinvolge non solamente i criminali, ma ponendo anche le forze polizie all’interno di un meccanismo che si allontana dalla sua etica. Il mondo che ruota attorno a Newburn sembra risentire di un rapporto bipolare con il detective di Zdarsky, come se la sua importanza per mantenere uno status quo sempre in precario equilibrio non lo manlevi dall’esser visto come un burattinaio odiato e tollerato come male necessario. Percezione che non sfugge allo stesso Easton, che in diverse occasioni si dimostra consapevole di come il suo ruolo sia quello di tramite tra due mondi antitetici per via delle sue conoscenze, dove un’apparente visione cinica e utilitaristica del proprio ruolo non manca di mostrare crepe da cui emerge una personalità non scontata, figlia di un vissuto personale che si rivela rapidamente la chiave di lettura del personaggio. Il tratto tipico di Newburn è la forte connessione tra i protagonisti, compresa la collaboratrice del detective, Emily, le cui vicende personali vengono ricondotte all’ecosistema criminale in cui si muovono.
Pur imbastendo una narrazione episodica, Zdarsky crea un’evoluzione continua dei rapporti tra personaggi e ambiente, che pur consentendo di apprezzare la verticalità di ogni racconto contribuisce a creare una più ampia visione di Newburn. Non solo tramite la lenta ma puntuale dei tratti specifici dei personaggi, trattata tramite una scansione anche verbale dell’indole dei diversi characters, ma dando vita a una serie di tensioni interpersonali che servono sia come motore della singola storia che come specchio del ruolo di Newburn in questo mondo criminale. Zdarsky ha il merito di creare una vera e propria cosmogonia criminale, non limitandosi a identificare nomi familiari per gli appassionati di crime, ma stabilendo un corpus di regole che regolamentano la vita criminale di New Yorkese, una liturgia con tanto di luoghi preposti alla sua perpetua consacrazione, come il famigerato Castello Nero. Con la sua solita attenzione, Zdarsky rende Newbrun contemporaneamente custode di questo gentlemen agreement e manipolatore dello stesso, rendendolo apparentemente il grande burattinaio di questo racconto crime, lasciando comunque al lettore un interrogativo: Newburn è il vero signore di New York o è divenuto schiavo della sua stessa funzione?
Con Newburn 1 inizia un'avvincente saga crime
Per dare corpo al suo Newburn 1, Zdarsky si è affidato a un figlio d’arte, Jacob Phillips, che arriva dall’esperienza di colorista alle dipendenze del padre Sean e di Ed Brubaker. Occasione perfetta per familiarizzare con un disegno che esprima le vene drammatiche e tese di una mafia story, declinandola però in una personale visione. Pur mostrando una certa familiarità con lo stile paterno, Jacob ha un tratto più pulito e definito, valorizzando maggiormente l’espressività dei personaggi in funzione della storia, con una fisicità che riempie le tavole senza soffocarle, evocando una grinta e una dinamicità in linea con le tensioni emotive suggerite dalla trama di Zdarsky. Anche la colorazione si mostra autonoma rispetto alla precedente opera di Phillips sui lavori paterni, mostrando una maggior chiarezza e adattandosi con più freschezza alle diverse situazioni. Dove in Reckless si aveva una cromia accesa e a tratti lisergica, per Newburn Phillips opta per un approccio più sintetico, meno vivace e con una propensione per tinte definite e dall’ombreggiatura attenta, operando al meglio anche in vignette prive di sfondo dove l’assoluto candore in cui si muovono i personaggi viene ben bilanciato da giochi di ombre e prospettive suggerite tanto dal punto di vista dei disegni quanto da una colorazione di movimento.
Contrariamente all’altra interessante proposta di saldaPress firmata da Zdarsky, Stillwater, Newburn 1 viene presentato in un volume cartonato solido e compatto, che sin dall’asciutta ma spettacolare copertina coglie le giuste atmosfere della storia di Zdarsky, proposte in un’edizione di ottima fattura, impreziosita da un ricco comparto di extra che svela al lettore il processo creativo dietro questa appassionante serie.
Newburn 1 rappresenta un ottimo inizio per una serie crime dalle ricche premesse, capace di farsi erede del genere crime tradizionale dando vita a una crasi tra il classico noir e il più contemporaneo police procedural, spostando l’attenzione dai ragazzi in divisa a una figura che si muove nel grigio territorio tra giustizia e crimine.
Voto Recensione di Newburn vol. 1
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
-
- Inizio incoraggiante
-
- Zdarsky si rivela nuovamente impeccabile sulle serie crime
-
- Jacob Phillips mostra di essere un artista encomiabile
-
- Edizione di saldaPress rispettosa dell'opera
Contro
-
- Non pervenuti
Commento
Newburn vol. 1 rappresenta un ottimo inizio per una serie crime dalle ricche premesse, capace di farsi erede del genere crime tradizionale dando vita a una crasi tra il classico noir e il più contemporaneo police procedural, spostando l’attenzione dai ragazzi in divisa a una figura che si muove nel grigio territorio tra giustizia e crimine.