Il terzo e ultimo romanzo della trilogia uscì nel 1988 con il titolo di Monna Lisa Overdrive. La maturazione di Gibson come scrittore è ormai palese anche al lettore meno attento ai canoni accademici, e la sua scrittura si è fatta ancora più complessa, sfaccettata e barocca. Senz'altro un testo più difficile da affrontare, ma anche più ricco e piacevole per chi sa coglierne la ricchezza letteraria e linguistica - anche in traduzione.
Cronologicamente gli eventi di Monna Lisa Cyberpunk si collocano otto anni dopo gli eventi del secondo romanzo, e quindici anni dopo Neuromante. Ritroviamo la stessa struttura di "Count Zero", con più storie che s'incrociano a formare un'unica trama che si risolve nel finale.
Tengono banco due ragazze giovanissime, in altrettante storie parallele. Monna, che dà il titolo al romanzo, è un adolescente con una dipendenza da Simstim e da droghe sintetiche che finisce in un piano per rapire una pop star. Kumiko è invece la figlia di un malavitoso che si trova casualmente a contatto con Molly, la "Razor Girl" di Neuromante che ha un diverso aspetto e si fa chiamare Sally. Una terza storia è incentrata su un senzatetto che vive in una sorta di discarica abbandonata, dove per caso arriva Bobby Newmark (da "Giù nel Cyberspazio") in un curioso stato comatoso e costantemente collegato al ciberspazio. Anche la pop star è un personaggio già visto: si tratta infatti di Angie, la ragazza salvata da Turner in "Count Zero".
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Con il finale di Monna Lisa Cyberpunk quindi Gibson si trova a tirare le fila su una narrazione che aveva cominciano quindici anni prima. È davvero lodevole il modo in cui questo scrittore riesce a sostenere la struttura incredibilmente complessa che ha costruito, mettendo in scena tra l'altro anche un ottimo finale che riesce a sorprendere e a far riflettere - come ci si aspetta da ogni grande storia d'altra parte.