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a cura di Manuel Enrico

Cosa lega un giovane inventore squattrinato e un’affascinante e misteriosa circense? Gli appassionati di anime con qualche anno sulle spalle avranno già la risposta pronta, pronti a raccontare di una delle serie animate più amate e celebrate degli anni ’90: Nadia e il mistero della pietra azzura. Vero e proprio cult dell’animazione nipponica del periodo, Fushigi no umi no Nadia è una serie animata che ha lasciato una traccia indelebile nell’immaginario collettivo del periodo. Facile, d’altronde, pensando che dietro questo avvincente progetto ci sono i nomi di alcuni dei grandi nomi dell’animazione del Sol Levante. Epoca florida per gli anime, gli anni ’90, che si erano oramai attestati anche nel nostro Paese, una familiarità che contribuì non poco alla calda accoglienza di cui beneficiò Nadia e il mistero della pietra azzurra.

L’ambientazione storica fu una delle caratteristiche più iconiche dell’anime, scaturita dalla voglia di rendere omaggio a uno dei padri nobili della fantascienza moderna: Jules Verne. Lo scrittore francese è da sempre considerato l’innovatore della narrativa d’avventura, capace di unire una spiccata fantasia alla passione per i grandi traguardi raggiunti dall’ingegno umano sul finire dell’800. D’altronde la ricca produzione letteraria di Verne è un universo di possibilità che non può lasciare indifferenti, e di questa fascinazione fu vittima anche uno dei maestri dell’animazione nipponica: Hayao Miyazaki.

La genesi di Nadia e il mistero della pietra azzurra

Fu proprio il maestro Miyazaki l’artista a cui, sul finire degli anni ’70, si rivolse la Toho, casa di produzione nipponica celebre per avere dato i natali a Godzilla, intenzionata a realizzare nuove serie televisive. Suggestionato dallo spirito avventuroso delle produzioni di Verne, Miyazaki inizialmente pensò di realizzare un adattamento animato de Il giro del mondo in ottanta giorni, ma questo concept ben presto si allargò sino a coinvolgere tutto il corpus letterario del romanziere francese. Ispirandosi a Ventimila leghe sotto i mari e L’isola Misteriosa, venne introdotta la figura del Capitano Nemo, che avrebbe accolto due giovani in fuga per intraprendere con loro un viaggio incredibile intorno al mondo.

Sfortunatamente, le idee del maestro non trovarono spazio alla Toho. Convinto della sua visione, però, Miyazaki utilizzò alcune delle sue intuizioni come elementi narrativi di altre sue idee, realizzate con il suo Studio Ghibli, come Laputa – Il Castello nel cielo e Conan il ragazzo del futuro. Tuttavia, l’imprinting dato a questo apparentemente sfortunato progetto era oramai radicato, si trattava solo di aspettare un decennio, prima che alla Toho qualcuno riesumasse questa idea.

Nel 1989, infatti, la casa di produzione decise di ingaggiare lo Studio Gainax affinchè desse vita a questa avventura animata. Affidato inizialmente al fondatore di Gainax, Hiroaki Inoue, il progetto ancora senza nome prese vita dalle idee di Miazaki, evolvendosi in una storia più articolata e ricca. Forse eccessivamente, visto che quanto Inoue presentò la sua visione, corredata di bozzetti e artbook, i costi preventivati furono talmente elevati da spingere al suo licenziamento, rendendo necessario coinvolgere un altro nome caro ai fan di anime: Hideaki Anno.

Nome oggi noto principalmente per Evangelion, Anno era all’epoca reduce dal successo di Gunbuster, ma aveva già iniziato a concepire l’idea che avrebbe condotto alla creazione del suo celebre anime a base di robot e adolescenti problematici. Non è un caso, infatti, che alcune delle radici della trama di Nadia e il mistero della pietra azzurra, come alcuni concetti biblici o il concetto di proto-umanità, siano poi presenti anche in Evangelion, tanto che l’idea di Anno era di creare dei palesi collegamenti tra le due serie animate tramite Neo-Atlantide, ma a bloccare il tutto fu la questione dei diritti di Nadia e il mistero della pietra azzurra, saldamente in mano alla NHK. Sfortunatamente, la cosa non si concretizzò, lasciando ai fan più attenti del lavoro di Anno il compito di rintracciare questi collegamenti, che sono soprattutto di natura narrativa. Anche se, quasi come un inside joke, venne ipotizzato che il protagonista di Evangelion, Shinji, fosse la versione maschile di Nadia, ipotesi confermata anche dal character design dei due anime, Yoshiyuki Sadamoto, che ironizzò su questa similitudine con un celebre sketch.

Nella prima fase di lavorazione, Anno e il suo team dovettero affrontare anche alcune piccole difficoltà tecniche, che portarono a modificare l’aspetto iniziale della protagonista, Nadia. Inizialmente concepita con tratti somatici spiccatamente africani e con una folta capigliatura riccia, la giovane infine portata al suo stato attuale dopo che venne rilevata la difficoltà nel mantenere un alto livello qualitativo dei suoi ricci. La qualità dell’animazone di Nadia e il mistero della pietra azzurra, infatti, è uno dei punti di forza di questa produzione, che sin dal primo episodio, andato in onda in Giappone 13 aprile 1990, metteva in chiaro una cura maniacale specialmente nella realizzazione delle attrezzature meccaniche e degli scenari.

Episodi da dimenticare e finali alternativi

Tanto che quando, per dare maggior respiro alla serie, venne affidato a un altro studio guidato un blocco di episodi filler, si diede vita a quello che i fan ancora ricordano ancora oggi come il disastroso ciclo dell’isola. Dopo avere deciso di allungare di nove episodi la serie, portandola a 39 puntate, la NHK aveva notato come Anno fosse oramai stremato, una problematica che venne risolta affidando ad altri il compito di realizzare degli episodi riempitivi.

Come spiegò Toshio Okada, membro di Gainax, venne scelto il male minore, ovvero un livello qualitativo sensibilmente inferiore per una manciata di episodi, che non un calo drastico su tutta la produzione. Di sicuro, non ci sarebbe mai aspettata che questa scelta finisse nientemeno che in parlamento, quando il partito comunista giapponese prese questa debacle della serie come spunto per criticare l’impiego di compagnie estere che minavano con lavori di scarso valore uno dei grandi valori culturali nipponici.

Come conseguenza di questa scarsa qualità del ciclo dell’isola, Anno non nascose che se avesse potuto avrebbe rimosso quegli episodi. Un’intenzione che prese poi la forma della versione ribattezzato The Nautilus Story, in cui il minutaggio complessivo della serie scese a cinque ore, grazie al taglio degli episodi incriminati.

Al netto di questo piccolo incidente di percorso, la serie fu comunque un successo, anche se la forma che conosciamo oggi è frutto di una rielaborazione delle idee di Anno. Nella prima bozza di finale, infatti, era previsto che Nadia divenisse una giornalista del New York Times, e che lei e Jean venissero ritratti oramai invecchiati sotto le Tour Eiffel nel 1945, mentre apprendevano la notizia dello sgancio della prima bomba atomica. Queste idee vennero poi riprese per Nadia e il mistero di Fuzzy, film animato ambientato tre anni dopo la conclusione della serie, realizzato senza il supporto di Anno, troppo provato dalla realizzazione di Nadia e il mistero della pietra azzurra, e da un altro studio, Group TAC, che riciclò gran parte delle animazioni della serie animata.

Come mai non se ne occupò Gainax? Semplice: lo studio era ridotto alla miseria. La realizzazione della serie, infatti, era costata una cifra esorbitante che non venne recuperata, considerato che lo studio non poteva vantare alcun diritto e gli unici introiti furono quelli del videogioco realizzato dalla serie. Insufficienti comunque, come lo fu l’anticipo milionario per la realizzazione del film ispirato alla serie, realizzato poi da Group Tac. Solo l’uscita di Evangelion consentì alla Gainax di rimanere in vita.

Ispirazioni e influenze

Il titolo originale di Nadia e il mistero della pietra azzurra, Fushigi no uno no Nadia è ispirato alla versione nipponica di Alice nel Paese delle Meraviglie, ovvero Fuishigi no uni no Alice, scelta fatta per predisporre gli spettatori del Sol Levant al giusto mood per gustare al meglio la produzione. Meno fortunati gli appassionati esteri, che godettero di titoli meno evocativi, visto che in inglese divenne The Secret of Blue Water, che in Italia divenne Il mistero della pietra azzurra.

Nadia e il mistero della pietra azzurra si fonda sulla narrativa di Verne, e questo particolare è fondamentale per comprendere anche alcune delle tematiche della serie. Lo scrittore francesce produsse gran parte della sua opera nella prima parte della sua vita, epoca in cui le conquiste umane avevano per Verne ancora una grande fascino e una potenzialità infinta, visione che, a causa di eventi cupi nella seconda metà della sua esistenza, cambiò radicalmente.

https://youtu.be/M9d32kJ4E88

Ad incarnare questo dualismo di Verne sono Jean e Nadia. Il primo, entusiasta e geniale inventore, è il primo Verne, capace di vivere con genuino ottimismo l’avanzata della tecnologia vedendone solo il buono. Tocca alla giovane, invece, dare voce al Verne maturo e disilluso, che difficilmente vede in questo impero del meccanico un aspetto positivo del futuro dell’umanità. Da qui, nasce il contrasto tra progresso e natura, che si accompagna alla disillusione di Nadia nel comprendere come le invenzioni di Jean siano comunque necessario. A questo, però, corrisponde anche una presa di coscienza del giovane genio, che nell’apprendere la storia di Atlantide comprende il pericolo di un utilizzo scriteriato della scienza. Una narrazione ambivalente, mai volutamente definita, ma che viene sviluppata con una tentata obiettività, mostrando i limiti di entrambi gli approcci e lasciando allo spettatore la possibilità di formarsi una propria idea.

Ma il dualsimo in di Nadia e il mistero della pietra azzurra si spinge anche ad altri aspetti, come il rapporto uomo/bambino o dio/uomo, che trovano incarnazioni perfette in personaggi come Gargoyle e Nemo. In merito a Nemo, ispirato concettualmente al principe Dakkar di Verne, la sua fisionomia è ispirata all’Harlock di Matsumoto, così come il suo Nautilus contiene elementi che ricordano due astronavi simbolo della produzione di Matsumoto, la Yamato e l’Arcadia del pirata spaziale.

L’impatto culturale di Nadia e il mistero della pietra azzurra fu tale che anche opere insospettabili pagano pegni a questa serie animata. Basta citare le particelle Nadion (o nadioni), la cui interazione con degli appositi cristalli, chiamati fushigi-no-umi, alimenta i phaser in dotazione agli ufficiali di Star Trek: The Next Generation, un piccolo omaggio realizzato dallo storico designer trekkie Michael Okuda, fan della serie animata di Anno. Curioso, considerato che sul cappello del capitano Nemo compare un simbolo che ricorda l’alfa federale tipica della Flotta Stellare nel periodo di Star Trek: The Next Generation, uscita una manciata di anni prima di di Nadia e il mistero della pietra azzurra.

Decisamente più controversa l’influenza esercita da Nadia e il mistero della pietra azzurra su Atlantis – L’impero Perduto, film di Disney uscito nel 2001. Nonostante il colosso dell’entertainment abbia sempre negato il plagio, vedendone nella comune genesi legata alla produzione di Verne l’origine di tale similitudine, è difficile non ravvisare nel film Disney una certa aderenza anche a scelte stilistiche e visive viste in Nadia e il mistero della pietra azzurra. Ironicamente, gli artisti Disney hanno addotto come difesa l’essersi ispirati maggiormente alle opere di Miyazaki, che dopo avere dato il via alla genesi della serie, aveva riutilizzato alcune delle idee scartate per la sua proposta alla Toho all’interno di sue produzioni successive.

Come vedere Nadia e il mistero della pietra azzurra

In Italia, Nadia e il mistero della pietra azzurra venne trasmesso una prima volta, in versione censurata, dall’allora Fininvest nel 1991, mentre solo nel 2003 Yamato Video ha realizzato una versione priva di tagli e con maggior rispetto dell’originale giapponese.

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Quale che sia il modo in cui torneremo a vivere questo cult dell’animazione, sarà difficile non sentire il familiare brivido della promessa di grandi avventure quando sentiremo l’incipit del primo episodio:

“Sei uno spirito avventuroso? Nelle leggende cerchi forse la verità che dimora, remota e nascosta, oltre le terribili cascate del pericolo? Allora è me che cercherai”

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