Che ci fosse il rischio di sollevare parecchio rumore intorno al nuovo live action Mulan, ne eravamo ben consci. Il motivo principale di discussione sempre più accesa, ovunque siano stati pubblicati contenuti dedicati al film sugli account social ufficiali di Disney, e sulle bacheche degli utenti, riguarda la scelta della compagnia di aver dato accesso anticipato alla visione del film solo a coloro che sono disposti a spendere poco più di 20 euro, solo per questo titolo. Ma non è il solo motivo: tante sono le differenze tra live action e cartone animato, come andiamo a vedere a breve, senza dimenticare che nel lontano 1998, il film di animazione fu un flop in Cina. Ventidue anni dopo, al lancio del live action, l'attivista Joshua Wong, leader delle proteste pro democrazia nella città asiatica, pare abbia risollevato un polverone gigantesco attorno all'attrice protagonista.
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Dopo aver trovato un post di Liu Yifei pubblicato su Weibo nel 2019 a sostegno della polizia di Hong Kong, con riferimento alle proteste scoppiate nell'agosto del 2019 nella città stessa, si era scatenato un dibattito social fomentato con l'hastag #BoicottaMulan. Wong e il movimento non hanno dimenticato e hanno subito riaperto il vaso di Pandora al lancio del live action, con l'obiettivo di boicottare di nuovo il film, accusando anche casa Disney di essere troppo accondiscendente rispetto ai consigli delle autorità cinesi, restituendo sullo schermo una sceneggiatura più filogovernativa. Le premesse non sono state delle migliori, dunque, ma cosa è cambiato tra live action e film a cartoni animati? Analizziamo da vicino i due titoli nella maniera più oggettiva possibile, ricordando fin da ora che la versione appena uscita su Disney Plus è un remake, dunque, come suggerisce il termine stesso, non è previsto un calco preciso del modello stabilito dal film d'animazione.
https://www.youtube.com/watch?v=01ON04GCwKs&t=25sDue film, due protagoniste
Ci rendiamo conto di avere sul nostro schermo un prodotto che si distingue, nel bene e nel male, dalla versione a cartoni animati che aveva fatto breccia nel cuore dei fan di oggi, e spesso bambini di allora, non solo per via dell'indomita combattente cinese e delle sue gesta, ma anche per i brani originali, che come sempre entrano nella mente e nel cuore degli spettatori per non uscirvi più. Un altro aspetto che ci apprestiamo a osservare più avanti. Ritroviamo dunque le stesse caratteristiche anche in questa nuova versione? Non si direbbe.
Sia ben chiaro, la differenza tra i due film non sta solo banalmente nella durata piuttosto distinta, dove i circa 75 minuti di cartone animati vengono quasi doppiati dai 116 del live action, ma anche da ben altre caratteristiche, a partire dalla storia mostrata sullo schermo. Come vi anticipavamo, le distanze prese dal cartone animato, figlio del cosiddetto Rinascimento Disney, sono parecchie ma a nostro parere questa versione live action è risultata sicuramente più completa e approfondita, portando sullo schermo un prodotto che non si rivolge più a un pubblico composto prettamente da piccoli spettatori.
La regista Niki Caro e il suo team sono stati in grado di rivelarci una storia dai decisi sapori e colori orientali sul conto di Ha Mulan, e non Fa Mulan, al contrario di come viene chiamata nel cartone. Si tratta di una prima, sostanziale distinzione legata alla diversa lettura degli ideogrammi che compongono il nome della nostra eroina. Inoltre, questo film comincia dall’infanzia di Mulan, quando già dimostrava di avere un certo carattere irruento, giocoso ed estroverso, proprio come nel film di animazione. E’ anche vero che abbiamo conosciuto la ragazza come inesperta delle armi, nel film a cartoni, mentre qui compare subito come colei che si allenava duramente fin dalla tenera età.
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Il viaggio di Mulan in questo live action si prospetta dunque come un vero e proprio percorso di crescita dell'eroina, seguendola nei suoi progressi nemmeno troppo evidenti. Ci spieghiamo: se la ragazza si mostra già abituata ad addestrarsi in solitudine per via della sua inclinazione alle arti marziali, nonostante la buona educazione la volesse chiusa tra le quattro mura domestiche a prepararsi per un buon matrimonio, nel cartone animato assistiamo a una minore analisi della vita di Mulan, ma a progressi più sostanziosi in ambito militare.
Sarà soltanto in Mulan 2 che la troveremo pronta ad allenarsi, anche in compagnia di giovani ragazzine combattenti che la adorano e la vedono ormai come una stella polare verso cui rivolgersi, ma non certo in questo primo capitolo.
Del resto la stessa Liu Yifei, come ci raccontava Niki Caro nell'incontro con lei, non ha avuto bisogno di addestramenti o di controfigure. Disney ha trovato in lei un’abile spadaccina, cavaliera e anche esperta di arti marziali, un fattore che non poteva che volgere a favore dell'attrice.
Amorevoli nonnine e dragoni non pervenuti
Il live action spazia dunque dagli anni dell'infanzia e dell'adolescenza, accompagnati non più da un'amorevole nonnina che abbiamo conosciuto nel film di animazione, ma da una sorella, Hua Xiu, sicuramente meno ardita e più paurosa della sorella. Un ritratto quasi del tutto fedele alla storia originale, che vede Mulan con un fratello, del quale si appropria del nome per poter sostituire il padre sul campo di battaglia.
Una figura trasposta in maniera particolare, quella del fratello. Se nel cartone animato risultava essere figlia unica, senza tenere conto del suo fedele cagnolino che Mulan considera un fratello e che veniva presentato anche in versione originale come Little Brother, non venivano menzionati altri parenti al di fuori dei genitori e della nonna. Nel live action invece non solo spariscono questi due personaggi, ma anche il simpatico grillo portafortuna, qui rimpiazzato dal simbolo ricorrente della Fenice, che la aiuta in diversi momenti cruciali della storia.
Una mancanza sentitissima è stata poi quella degli antenati, gli spiriti guida che nel cartone animato avrebbero chiamato a rapporto il draghetto rosso Mushu, a sua volta assente dal live action. Presentato in questo modo, sembra che il remake del 2020 abbia perso parecchio smalto rispetto alla freschezza del cartone animato, ma in questa versione l'attenzione si è focalizzata su altri aspetti. A partire dall'aderenza alla storia vera raccontata nella ballata.
Ci teniamo a precisare infatti che non vi erano dragoni nella leggenda originale e Mulan non era affiancata da alcun animale. Solo Roy E. Disney propose di inserire il personaggio di Mushu nel cartone animato, un tratto che per questo motivo viene perso a favore di una maggiore coerenza con la Ballata di Mulan, una canzone popolare composta durante le dinastie del Nord (386 dC – 557 dC) che narra le sue gesta.
Ricordiamo inoltre che, se qui viene dato particolare risalto a gesta dal sapore cinematografico, tra parkour in fase di combattimento e arti marziali rese in maniera molto elegante e nel rispetto del classico stile cinematografico cinese, abbiamo anche osservato come il cast sia stato scelto con una certa cura, per evitare, almeno su questo fronte, ulteriori critiche intorno al tema del cosiddetto whitewashing che hanno preso nel mirino altri film Disney, tra cui Pocahontas, per fare solo un esempio.
Se infatti nella versione animata la banalizzazione dell'universo asiatico e il ricorso a stereotipi vicini alla cultura del pubblico occidentale sono stati tra le principali critiche ricevute anche dalla platea "bianca", qui il cast vede solo attori asiatici, e scelti anche con una certa cura, come quello di Jason Scott Lee nei panni di Böri Khan, già noto al grande pubblico per la sua interpretazione di Mowgli nel film del 1994.
Cattivi, ma non troppo
Soffermiamoci proprio sul tema "antagonismo": accanto a Böri Khan, nemico genericamente proveniente dal nord e che sostituisce la furia del capo degli Unni Shan Yu nella versione animata, troviamo Gong Li nella parte della strega Xianniang, un nuovo personaggio inedito. Questa "strana coppia" di cattivi però non ha avuto una parte effettivamente pregnante a livello di storia, rimasta molto focalizzata e imperniata sulle vicende di Mulan. Attenzione, però: il personaggio di Xianniang non è nuovo, né inventato.
Il romanzo di Sui e Tang, uno dei testi che racconta le vicende della combattente, presenta una trama articolata, dove Mulan diventa "sorella giurata" della principessa Xianniang (nota anche come Xian Lang), ossia ragazze non consanguinee legate da un rapporto di sorellanza speciale. Certo, nel film non si incontrano dapprima nel migliore dei rapporti, ma la strega insiste parecchio sul fatto che le due donne siano identiche, per quanto solo alla fine ammetterà che Mulan potrà fare ancora di meglio: non diventare la reietta che lei è stata in vita.
Un'altra particolarità della strega è la capacità di trasformarsi in una miriade di corvi neri, oppure anche in un solo rapace. Non ricorda nessuno? Chiaramente stiamo parlando di Hayabusa, il falco di Shan Yu nel cartone animato, qui appunto sostituito dalla strega, un personaggio che inizialmente sembra condividere gli obiettivi del capo degli invasori, ma solo alla fine della sua lotta, cadendo in battaglia, depone le armi anche nei confronti di Mulan. Nonostante abbia provato a ucciderla.
Il "riflesso" che non c'è più
Tra i tanti divari tra le due pellicole però, per nostra fortuna, sono rimasti invariati alcuni passaggi, come la scena della presentazione di Mulan alla famiglia del potenziale pretendente marito, che non ha perso la sua ironia originale, così come la consegna della chiamata sul campo di battaglia accettata dal padre di Mulan, o ancora i compagni di plotone della ragazza mentre si allena per diventare la leggenda che conosciamo.
A tal proposito, se nell'allenamento e nei primi tempi trascorsi nell'esercito visti nel cartone siamo accompagnati dal brano Farò di te un uomo, una delle maggiori critiche mosse alla pellicola è l'assenza di pezzi interpretati dai protagonisti. Se di fatto nemmeno nel cartone animato c'erano parecchie canzoni, qui abbiamo solo quelli interpretati da Cristina Aguilera, il cui titolo riprende i tre valori incisi sulla spada del padre di Mulan, che lei "ruba" con l'armatura per prestare servizio: Loyal, Brave, True. Tre valori che nel live action sono poi accompagnati da un quarto, quando verrà data in dono una nuova spada a Mulan alla fine della storia: l'amore per la famiglia.
https://www.youtube.com/watch?v=G6PZm8vhm6IUn secondo pezzo proposto nel live action è Reflections, che riprende nel titolo e nel testo quello originale del cartone animato:
https://www.youtube.com/watch?v=RNprQYHenNI
Ebbene sì, nel remake del 2020 non ascoltiamo il brano diventato così famoso nel tempo, così come l'imperatore, alla fine del film non cita una delle frasi più note del mondo Disney:
Il fiore che sboccia nelle avversità è il più raro e il più bello di tutti.
Una citazione che sarebbe dovuta avvenire dopo che uno dei suoi funzionari aveva proposto a Mulan di ricoprire una carica all'interno della fedele schiera di consiglieri imperiali. Qui invece la celebrazione di Mulan di fronte all'imperatore viene reinterpretata con un omaggio decisamente esplicito al femminismo: una schiera di donne attende la salvatrice della dinastia, così come viene annunciata all'imperatore sempre da una donna, ricordando questa aggiunta voluta come una di quelle "variazioni sul tema" già viste nel sopracitato live action Aladdin con l'originale e inedito brano di Jasmine, La mia voce.
Cambiano così diversi personaggi, anche quello originale di Li Shang, comandante dell'esercito nel cartone animato. Qui il suo apparente interesse amoroso non è certo il severo comandante Tung, che si fida ciecamente di Mulan fino a che non scopre la sua vera identità, ma il suo pari Chen Honghui, un ragazzo smilzo che cerca di fraternizzare con lei, seppur con parecchie difficoltà.
Anche a proposito del comandante abbiamo una aderenza con la storia originale; quest'ultima racconta che la vera identità della ragazza fu scoperta a causa delle diatribe con un comandante anziano che cercò in ogni modo di offrirle sua figlia in sposa, con continui rifiuti da parte di Mulan. Se nel film è lei a rivelarsi per come è davvero (e senza tagliarsi i capelli, proprio come accade secondo la leggenda), è sempre nel film che Tung, durante la guerra, apprezza talmente tanto le sue gesta da annunciarle che avrebbe voluto dare luogo al matchmaking tra sua figlia e il presupposto ragazzo che aveva di fronte.
In conclusione, notiamo che sì, le differenze sono parecchie tra live action e film, ma sono state ragionate e ponderate, effettuate sulla volontà di una resa finale ben più corposa di dettagli a livello narratologico e scenico rispetto a quanto presentato nel cartone animato di oltre vent’anni fa, così come hanno voluto rispettare maggiormente la storia originale che ancora oggi viene studiata sui banchi delle scuole cinesi. Una leggenda destinata a non morire, quale che sia la versione tramandata sui libri e nei film.
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