La moderna scienza medica ha consentito di evolvere il concetto spesso ghettizzante di malattia mentale in un’accezione meno stigmatizzata. Laddove in precedenza i manicomi erano visti come una sorta di oblio per individui disturbarti, oggi giorno abbiamo strutture che accolgono, comprendono e guidano verso un recupero menti ferite e affette da diverse patologie, non più relegate al ruolo di semplice pazzia, ma ricondotte all’interno di una più comprensiva pratica medica. Niente più manicomi, ma istituti preposti all’accoglienza e cura di pazienti, come il Mulholland Institute, lo scenario in cui veniamo accolti con La Prova della tua Esistenza, primo capitolo di Mr. Evidence.
All’interno della collana Audace, il format bonelliano pensato per la libreria che ci ha già presentato opere come Il Confine, Nero e K-11, Mr. Evidence trova una collocazione ideale. Creare un contesto narrativo dal gusto contemporaneo, in cui diverse ispirazioni trovano la giusta crasi per dare vita a un percorso evolutivo di concept narrativi familiari, non è un esperimento narrativo semplice, eppure l’esperienza di due veterani della narrativa come Fabio Guaglione e Adriano Barone sembra assumere il ruolo di perfetta traghettatrice in questo moto rivoluzionario. Mr. Evidence, sin dalle sue prime battute, sembra volere ghermire l’attenzione del lettore muovendosi su più livelli emotivi, andando a costruire una complessa trama che promette grandi emozioni.
Mr. Evidence: Sergio Bonelli Editore infrange i limiti della mente umana
- Mr. Evidence, la mente è una prigione o una chiave?
- Oltre i confini della mente
- I volumi di Mr. Evidence
Mr. Evidence, la mente è una prigione o una chiave?
Come detto in apertura, la narrativa tradizionale, schiava di una certa mentalità, ha portato alla creazione di una visione monolitica delle mattie mentali. Storicamente associate a devianze folkloristiche nei secoli bui, divenendo poi oggetto di progressive analisi durante l’evoluzione della scienza medica, la scoperta delle complicate meccaniche della mente umana si è rivelata una vera e propria frontiera, tanto per la scienza quanto per la narrativa. Man mano che la medicina svelava sempre più misteri del funzionamento del computer biologico che abbiamo nel nostro cranio, le ipotesi scientifiche sulle incredibili potenzialità della mente umana, dai casa conclamati alle più sfrenate ipotesi, ha condotto alla nascita di un complesso corpus narrativo che ha visto nel rapporto con la nostra mente una vasta gamma di esperienze.
Dall’analisi clinica resa celebre da pellicole come Qualcuno volò sul nido del cuculo a più fantastiche interpretazioni che hanno visto la nostra mente divenire la fonte di poteri incredibili. Da un approccio più realistico alle più sfrenate fantasie che hanno visto negli insondabili misteri della mente umana una scintilla narrativa poliedrica, una radice narrativa che arriva anche nell’ultima proposta della scuderia bonelliana. Affidata all’estro di due narratori dalla spiccata personalità come Barone e Guaglione, la mente umana non poteva rimanere una struttura monolitica, ma era destinata a divenire la forza trainante di una storia che sappia continuamente ampliarsi, infrangendo gli apparenti limiti entro cui si muovono i personaggi.
Non poteva esserci miglior punto di partenza di un centro di cura mentale. Il Mulholland Institute è un confine precario, entro cui si muovono inizialmente i personaggi di Mr. Evidence, uno spazio limitato e limitante che consente non solo di inquadrare epidermicamente queste figure apparentemente spezzate agli occhi del lettore, ma che assume il ruolo di elemento aggregante che alimenta la origin story di un gruppo di personaggi atipici e immediatamente attraenti. Merito di una cura che non fosse puramente scenografica, ma che rendesse personaggi e ambientazione un tutt’uno emotivo, come ha specificato durante un’intervista Fabio Guaglione:
Un po’ per il mio mondo di provenienza, ovvero l’audiovisivo, un po’ per il DNA del progetto, la componente attoriale – ma se vogliamo anche di regia – di Mr.Evidence è molto importante. Quindi nella sceneggiatura abbiamo aggiunto una serie di indicazioni che magari a volte non si mettono negli script fumettistici (e Adriano mi sgridava ogni volta!) ma servivano a far capire il mood della scena, l’umore dei personaggi che – per un disegnatore eccelso come Fabrizio – si sarebbe andato a tradurre in una gamma vasta di sfumature: dalla postura della schiena all’inarcamento delle sopracciglia. Poi ovvio, nelle varie fasi di layout e matite abbiamo supervisionato tutto in maniera manicale: quindi la postura della schiena di Mr. Pain – eretto, nobile – è quasi l’opposto di quella di Mr.Truth – insicuro, ingobbito. La colonna portante dei dialoghi di cui parla Adriano si rifà ad un format quasi da serie tv. Spesso quindi abbiamo parlato con Fabrizio (Fabrizio Des Dorides, illustratore del primo volume, NdR) di come far “recitare” i personaggi, e questo crediamo conferisca al fumetto una certa immedesimazione. Come a dire: non sono solo personaggi disegnati, sono proprio vivi.
La difficoltà nel creare una linearità tra personaggi e ambientazione non è stato un passaggio semplice. Lo scenario del manicomio ha una sua connotazione cristallizzate nell’immaginario collettivo, portando quindi i lettori a rimanere in un certo senso vittima di questo preconcetto.
Mr. Evidence aveva quindi la necessità di andare oltre questo elemento limitante, cheha visto proprio nella definizione delle diverse patologie dei protagonisti una base di partenza ideale, come raccontato da Adriano Barone:
In realtà sono nati prima i personaggi e le loro caratteristiche, e solo successivamente è nato il loro background. Ci sono state diverse lunghissime e articolate conversazioni tra me e Fabio per capire, facendo retro-engineering, quali potessero essere le basi realistiche delle loro condizioni, che poi abbiamo “stretchato” (si tratta pur sempre di un fumetto d’avventura e di genere) fino a definire ancora di più le loro capacità e le loro “features” psicologiche ed emotive. L’idea era di avere dei protagonisti fragili, con caratterizzazioni anche estreme (ma giustificate narrativamente), che fossero in qualche modo specchi di un rapporto col reale sempre più distaccato, sofferente, doloroso.
Ma Mr. Evidence non è solamente una storia di disagi mentali.
Oltre i confini della mente
Il primo volume di Mr. Evidence mostra immediatamente la natura poliedrica della serie bonelliana. Un avvio intrigante e complesso, che ha visto una concomitanza di differenti meccaniche narrative (dal thriller al medical drama), contribuendo alla genesi di un’opera che sembra dirigersi verso orizzonti ben diversi. Complice una complessa e ricca operazione di contestualizzazione dell’incipit di questo racconto, Mr. Evidence rappresenta un esempio di accurato set up, ossia della costruzione del momento dinamico della storia. Una sorta di patto con il lettore, in cui si richiede di concedere ai narratori la sicurezza di non dovere offrire una banale accelerazione degli eventi per creare una storia che abbia un fastidioso senso di deja vù, bensì una vicendevole fiducia tra autori e lettori, con il tacito accordo che questa comunione di intenti sia foriera di una storia dai toni forti e, soprattutto, innovativi.
Non sfugge che il lavoro effettuato sulla delineazione delle personalità dei protagonisti, vero fulcro di un’opera come Mr. Evidence, sia frutto di un’attenta e minuziosa preparazione. Per quanto evidente che il mondo del fumetto di Barone e Guaglione sia pronto ad evolversi oltre i confini del Mulholland Institute, l’iniziale concentrazione della storia nell’istituto è un ottimo e veritiero sistema per mettere in contatto personaggi che, schiavi delle proprie problematiche, difficilmente si accosterebbero. Una meccanica che non si fonda meramente sull’aspetto medico, scontato vista l’ambientazione, ma che rende quest’ultimo parte di una più profonda dinamica, che si sposta verso altre suggestioni, come il thriller psicologico. D’altronde, Guaglione non nega come le radici narrative di Mr. Evidence fossero figlie della ricerca di un nuovo concept:
Il concept di base è di Fabio Resinaro, ovvero una serie crime che avesse per protagonisti quattro individui disfunzionali che trovano nelle indagini di casi particolarmente complessi la loro funzionalità. Un team di quattro Sherlock Holmes borderline, diciamo. Abbiamo preso questo concept, abbiamo evoluto l’orizzonte narrativo sconfinandolo nel drama e nello spy (anche se nel primo volume ancora non si evince) e mentre ci lavoravamo ci siamo detti che sarebbe stata un’occasione meravigliosa per dar vita a personaggi molto contemporanei, ovvero caratterizzati più dai loro disagi psicologici che dai loro punti di forza. In questo senso, è vero che non sono protagonisti tradizionali, ma in un certo senso ognuno di loro incarna una debolezza archetipica dell’animo umano. Insomma, sono freaks in cui speriamo che i lettori si possano riconoscere e rispecchiare.
I volumi di Mr Evidence
La prova della tua esistenza
Frederick, Alexandra, Adam, Philipp, ovvero Mr. Truth, Miss Nerve, Mr. None e Mr. Pain. Quattro individui affetti da "anomalie psicologiche" che li portano a vedere il mondo in maniera unica. Ricoverati presso il Mullholand Institute, queste quattro menti afflitte dalle proprie patologie arriveranno a collaborare dopo che, seguendo una serie di piccoli segnali, iniziano a comprendere come ci siano segreti che vengono loro taciuti e che li riguardano direttamente. Costretti a trovare un modo di collaborare, Mr. Truth, Miss Nerve, Mr. None e Mr. Pain intraprendono un'avventura che li porterà oltre le proprie paure alla ricerca di una verità che cambierà radicalmente la loro esistenza.
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