Una delle cose più intriganti della cosmogonia concepita da H.P. Lovecraft, è senza dubbio il suo essere un universo narrativo "coerente" (il virgolettato è d'obbligo) con sé stesso nonostante le tematiche trattate. Si potrebbe dunque ipotizzare che un'opera come Miskatonic, che cerca di essere "onnicomprensiva" per quanto riguarda l'universo lovecraftiano, sulla carta avrebbe potuto risultare una delle migliori uscite recenti ispirate alle opere del Solitario di Providence. Purtroppo però, questo potenziale è rimasto soltanto sulla carta.
Miskatonic, edito in Italia da saldaPress , si presenta come una sorta di noir a tinte lovecraftiane, scritto da Mark Sable e illustrato da Giorgio Pontrelli, ambientato quasi interamente nella Valle del Miskatonic appunto, fittizio fiume del Massachusetts, il cui bacino accoglie la quasi totalità delle location inventate da Lovecraft per la sua versione narrativa del New England di inizio ventesimo secolo.
Su e giù per la valle del Miskatonic
In Miskatonic infatti, faremo visita alla sinistra città portuale di Innsmouth, cammineremo tra i cerchi di pietre senza età di Sentinel Hill, nei pressi della degenerata cittadina rurale di Dunwich e, naturalmente, visiteremo l'antica e inquietante Arkham, compreso il campus e la biblioteca della famosa Miskatonic University. Praticamente un tour completo del Massachusetts da incubo immaginato da Lovecraft. La protagonista principale della vicenda, Miranda Keller, è una donna fortemente emancipata per il periodo in cui si svolge la storia (siamo in pieno proibizionismo), elemento in comune con un'altra opera derivata dagli scritti di Lovecraft, il romanzo La Collera di N'Kai, ispirato alla serie di boardgames Arkham Horror.
Miranda è infatti uno dei primi agenti federali donna, agli ordini diretti di Edgar Hoover, a cui è stato affidato il compito di indagare su una serie di attentati esplosivi che sta avvenendo in Massachusetts, dietro ai quali sembra esserci uno strano gruppo eversivo. Qualcosa però, non torna nel quadro generale di un "comune" attentato dinamitardo, facendo prendere una piega piuttosto insolita alle indagini. Come Miranda avrà modo di scoprire nonostante il suo iniziale scetticismo, infatti, la realtà dietro agli attacchi è ben altra.
Nella sua indagine, l'agente Keller sarà affiancata da Tom Malone, un ex poliziotto di origini irlandesi che, tempo prima, aveva preso parte a una retata anti immigrati a Red Hook, Brooklyn, durante la quale fu testimone di cose non propriamente normali. Naturalmente, il Tom Malone di Miskatonic è lo stesso di Orrore a Red Hook, uno dei racconti più significativi di Lovecraft. Mark Sable, per il suo racconto, non ha quindi messo assieme soltanto i luoghi principali del New England lovecraftiano, ma anche alcuni dei personaggi creati dal Solitario di Providence.
Oltre al già citato Malone, in Miskatonic incontreremo anche Eprahim Waite, Asenath Waite e Edward Derby (La Cosa sulla Soglia), Zadok Allen (La Maschera di Innsmouth), Frank Armitage e Whilbur Whateley (L'Orrore di Dunwich), Herbert West (il Rianimatore) e anche l'infame famiglio Brown Jenkin de I sogni nella Casa Stregata, più altri soltanto citati o apparsi di sfuggita. Insomma, Miskatonic vorrebbe essere una storia veramente onnicomprensiva (o quasi) di tutto quello visto nell'universo letterario di Lovecraft. Il che, a conti fatti, avrebbe potuto anche essere un'ottima idea. Purtroppo però le cose, nel caso di Miskatonic, non sono andate nel verso giusto.
Confusione Cosmica
Miskatonic fallisce piuttosto clamorosamente su in due cose, purtroppo più che determinanti per un fumetto: la storia e i disegni. Di per sé, l'idea di unire in un'unica trama la maggior parte dei personaggi e delle situazioni viste nei racconti de il Ciclo di Cthulhu, non era affatto male, soprattutto se la storia riusciva a comunicare una certa tinta noir, oltre a quella orrorifica, che applicata agli anni '30 è sempre di grande impatto. Sfortunatamente, il tutto viene raccontato in maniera troppo banale e confusionaria, a volte si fa quasi fatica a tenere traccia del fil rouge che segue l'intera vicenda. Inoltre, alcune situazioni riprendono quelle lette nei racconti originali troppo alla lettera, riproponendole quasi pari pari, in una sorta di citazionismo sforzato. Un esempio su tutti, la fuga dei protagonisti da Innsmouth.
Altro, tragico, punto a sfavore di Miskatonic è la realizzazione stessa di alcune tavole. Se i personaggi generalmente sono disegnati piuttosto bene (compresa una certa somiglianza di Miranda Keller con la sua più nota collega agente federale Dana Scully di X-Files), gli ambienti e le creature lasciano davvero a desiderare, essendo rappresentate con un tratto poco preciso, poco dettagliato. In alcuni frangenti, l'aspetto delle creature potrebbe voler assomigliare a quelle dell'Hellboy di Mike Mignola, senza però neppure avvicinarcisi.
Conclusione
In definitiva, questo Miskatonic è una vera e propria occasione sprecata. Un'idea di fondo molto accattivante, come in effetti è quella di riunire in un'unica storia i più famosi personaggi e le più classiche situazioni dell'immaginario lovecraftiano, tingendoli anche di una certa vena noir, rovinata però da una trama debole, confusionaria e da una caratterizzazione visiva di mostri e ambienti davvero troppo piatta e grezza. Un vero peccato.