Considerato, senza riserve, come uno dei padri, se non IL padre del manga, Osamu Tezuka ha dalla sua una carriera lunga e incredibilmente prolifera, che partendo dal suo esordio ad appena 17 anni (Maa-chan no nikkichō, nel 1946), lo ha portato a definire alcuni degli aspetti più importanti dello sviluppo del manga come racconto ma, soprattutto, strumento culturale.
Definito, per questo, anche “dio del manga”, Tezuka ha affrontato diverse tipologie di racconto, da quello più squisitamente narrativo ed avventuroso, passando per il fantasy, la fantascienza e persino la guerra, con il suo “I tre Adolf”, ancora oggi considerato, assieme al celebre Astro Boy, una delle sue opere più importanti e riuscite.
La nostrana J-Pop, nel suo amore per il grande Maestro, e nella sua volontà di rendergli omaggio in modo più che dignitoso, ha da qualche tempo avviato una serie di pubblicazioni dedicate proprio al grande artista, dando i natali alla fine dello scorso anno alla collana “Osamushi Collection”, che si pone l'obiettivo di proporre tutte le storie di Osamu Tezuka, comprese quelle che da noi sono ancora inedite, in volumi autonomi e dal formato accattivante, con tanto di sovracopertina morbida.
Partendo proprio da questa nuova, straordinaria, iniziativa editoriale, vi offriamo oggi la recensione di “Melmo – I bonbon magici di Lilly”, manga di Osamu Tezuka pubblicato a partire dal 1970, e considerato, insieme a Sally la maga, uno dei primi del genere maho shojo, o più comunemente noto come “majokko”, ovvero quel filone narrativo della letteratura manga in cui la protagonista è sempre e comunque dotata di poteri magici, e le cui tematiche tipiche dello shojo, si mescolano ad elementi fantastici e fantasy.
Arrivato da noi prettamente nella sua versione anime (I bonbon magici di Lilly) del 1971, Melmo nasce come racconto per l'introduzione all'educazione sessuale ed alla teoria dell'evoluzione darwiniana, il che spiega perché all'epoca, nell'anime, ci fossero diverse spiegazioni sullo sviluppo del corpo umano, sulle differenze tra i sessi, e perché il racconto televisivo indugiasse, spesso, sulle forme sinuose di Melmo/Lilly (è stato uno dei primi anime ad utilizzare le cosiddette inquadrature “panchira”, ovvero quelle inquadrature dal basso che indugiano sulla biancheria femminile).
Melmo in quanto manga, tuttavia, non ha praticamente alcuna di queste pretese, ed anzi si caratterizza per essere un racconto molto delicato, per certi versi semplice, per quanto ovviamente l'anime abbia ripreso gran parte degli episodi presenti nel racconto originale.
La storia è quella di una bambina di 9 anni di nome Melmo, che a causa di un incidente automobilistico, perde precocemente sua madre, restando orfana insieme a suo fratello minore. La madre, arrivata nell'aldilà, chiede che i suoi figlia possano ottenere un aiuto per superare le difficoltà che gli andranno incontro ora che sono soli, e le autorità del paradiso le concedono una bottiglietta ricolma di caramelle rosse e blu da portare alla bambina.
Lo spirito della donna, quindi, discenderà sulla terra giusto il tempo di annunciare alla bambina la sua dipartita, regalandole le caramelle divine che potranno permetterle di alterare l'età del suo corpo. Le blu per crescere di 10 anni, le rosse per ringiovanire allo stesso modo. Melmo, grazie alle caramelle, si troverà quindi coinvolta in diverse situazioni, e proprio le caramelle magiche le permetteranno di venirne a capo, risolvendo spesso le situazioni in modo buffo e quasi paradossale, che porteranno tuttavia la piccola a conoscere e capire meglio il mondo che la circonda, diventando così una donna matura, indipendente e sicura di sé.
Il tono del manga, come detto, è leggero e divertente, per certi versi prototipale in confronto con la versione anime che fu sviluppata dallo stesso Tezuka per mezzo della sua “Mushi Productions”. Se la Melmo televisiva è più matura, meno scanzonata, e certamente più precisa nella costruzione di una trama orizzontale, la Melmo cartacea è invece più frammentate e “antologica” nella sua costruzione narrativa, e il racconto altro non è che un godibile e scanzonato gruppo di avventure in cui, per altro, non sussiste un finale vero e proprio, a differenza della versione anime, in cui Tezuka diede a Melmo un epilogo alle vicende.
Il lavoro di J-Pop è in ogni caso lodevole. Le tavole sono pulite e nitide, e il manga non sembra aver particolarmente risentito del tempo trascorso dalla pubblicazione originale. Lo stile grafico, conservativo e tradizionale di Tezuka, è ancora oggi sorprendentemente efficace e la cosa è particolarmente evidente nella seconda storia contenuta nel volume, ovvero “Le avventure di Rubi”, inserita anch'essa in forma completa all'interno del volumetto.
Data la brevità delle due storie, J-Pop ha sapientemente pensato di inserire ambo i racconti nel volume, per quanto la presenza delle “Le avventure di Rubi” non sia citato sul fronte della copertina. Il racconto è un one shot del 1969, e fa parte di quei racconti del tutto inediti del nostro paese che rendono la Osamushi Collection un prodotto di spessore immane all'interno del nostrano panorama manga. La storia qui è quella di due bambini, Rubi e Riko, che un giorno entreranno in possesso di due misteriosi caschi caduti dallo spazio. Con questi acquisteranno incredibili poteri, che dovranno utilizzare per salvare il pianeta dall'arrivo di una gigantesca creatura spaziale, Zonda, che sopravvive succhiando l'energia dai pianeti sul suo cammino.
Per quanto semplice e quasi parodistico, Le avventure di Rubi è comunque un esperimento interessante di Tezuka, che torna alla fantascienza che già lo aveva consacrato con il suo più noto Astroboy. In particolare Le avventure di Rubi, si caratterizza per un design molto sofisticato (ed in linea con l'epoca) per le creature spaziali, e per una ricerca raffinata dell'uso delle inquadrature che, specie nei combattimenti, ed in certi frangenti del viaggio nello spazio, dimostrano come l'immaginario di Tezuka, pur legandosi indissolubilmente all'epoca (molti mostri, ad esempio, hanno quell'aspetto tentacolare e “polpoide” che caratterizzava la fantascienza degli anni '70), sia stato per certi versi avanguardistico. Un'aggiunta deliziosa dunque, che permetterà a tutti, data la natura inedita, di scoprire un pezzetto in più della produzione di un autore tanto importante quanto seminale come raramente ce ne sono stati nel campo del racconto a fumetti orientale.