Mashle 1, recensione: no pain no gain

Arriva in Italia, grazie a Star Comics, Mashle 1 uno dei nuovi shonen di punta della storica rivista Weekly Shonen Jump.

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a cura di Domenico Bottalico

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Star Comics
porta in Italia Mashle 1 di Hajime Komoto. Si tratta di uno dei nuovi titoli in rapidissima ascesa dal punto di vista di critica e pubblico in Giappone e ancora in corso di pubblicazione sulla storica rivista Weekly Shonen Jump nonché una delle proposte più interessanti in seno al "genere" shonen. 

Mashle 1, magia e muscoli

In un mondo in cui a dominare è la magia, il giovane Mash è una incredibile eccezione: non ha alcun potere. Cresciuto con suo nonno in una remota foresta il più lontano possibile dalla città, Mash si è sottoposto ad un allenamento fisico estenuante diventando di fatto un ragazzo dalla forza e dalle abilità fisiche sovraumane. Ma Mash ha una debolezza: i bignè. Spinto dalla sua golosità, si addentra in città attirando però, a causa di un banale incidente, l'attenzione della Polizia Magica e di un dirigente troppo zelante del Dipartimento della Magia che notano subito come Mash non abbia poteri magici (contrassegnati da una o più voglie sul viso).

Convinti di far rispettare l'ordine, e per un tornaconto personale, il gruppetto non esita ad attaccare il nonno di Mash intimandogli di consegnare il nipote. Tuttavia il ragazzo, ingenuo ma dal cuore puro, non può di certo sopportare violenza e soprusi nei confronti dell'unico parente e mostra le sue strabilianti capacità respingendo con facilità gli attacchi magici. È a questo punto che, messo alle strette, il dirigente del Dipartimento ricatta Mash: farsi accettare alla prestigiosa scuola di magia Easton e diventare un Illuminato Divino ovvero un mago di alto rango selezionato tramite prove ardue ed eterogenee.

L'arrivo di Mash alla Easton è ovviamente osteggiato da alcuni professori e soprattutto da alcuni compagni che cercano di metterlo in difficoltà in tutti i modi. Il ragazzo tuttavia, per quanto completamente estraneo al mondo della magia, dimostra di essere pieno di risorse sfoggiando in più di una occasione, e in maniera estrosa e creativa, le sue incredibili abilità fisiche. Mash ha in mente solo un obbiettivo diventare un Illuminato Divino e per farlo non esita ad usare la forza e punire gli arroganti e prepotenti incuriosendo nel contempo il Preside Wahlberg che gli concede a il benificio del dubbio. Il ragazzo infatti sembra mal digerire la rigida impostazione classista della società magica preferendo guardare ai sentimenti e alle intenzioni reali della persone.

Il primo ostacolo vero per Mash tuttavia è rappresentato dal compagno Lance Crown che non esita a catturare i suoi nuovi amici Finn Ames, Tom Knowles e Lemon Irvine per metterlo alle strette.

Mashle 1, no pain no gain

In un calderone come quello dello shonen che raccoglie spesso titoli troppo ancorati a stilemi e canoni classici del genere, Mashle 1 si differenzia inserendosi di prepotenza nel filone che vuole un po' decostruire il classico battle shonen prendendone di fatto la struttura, spogliandola dei suoi orpelli e mettendovi al centro un personaggio dai connotati marcatamente parodistici. In questo senso la bravura Hajime Komoto è quella di caratterizzare Mash subito con tratti semplici e precisi amplificandoli attraverso situazioni decisamente comico-demenziali come la sua scarsa attenzione, il totale distacco dal mondo che lo circonda e la passione per i bignè, subito candidata a nuovo "tormentone" fra gli appassionati.

Al netto di questo è importante sottolineare come Mash sia un protagonista shonen abbastanza classico mosso cioè da quella nobiltà d'animo che fa da forte contrasto non tanto con un antagonista ben delineato, almeno in questo primo volume, quanto invece con un società rigida e classista. Stilemi classici e urgenze moderne collidono quindi in una sorta di cortocircuito che attinge a piene mani dalle opere di ONE e dal Gintama di Hideaki Sorachi, giusto per dare due coordinate di facile comprensione.

Durante la lettura paiono evidenti però almeno altri due aspetti nella scrittura di Hajime Komoto. Il primo è legato all'impostazione decisamente character driven di Mashle 1. Pur introducendo alcuni personaggi secondari, che tornano nei capitoli finale del volume, gli antagonisti, non solo studenti ma anche professori, invece durano ben poco sotto i colpi di Mash che diviene il volano assoluto del racconto lasciando ai comprimari una caratterizzazione macchiettistica e/o identificabile con un singolo tratto distintivo (la spalla comica, quella "romantica" e così via).

Il secondo aspetto è legato invece alla spinta inequivocabilmente parodistica dell'ambientazione della serie che non nasconde l'ispirazione diretta ad uno dei grandi successi della cultura pop degli ultimi 20 ovvero Harry Potter. Allorquando Mash arriva alla Easton è lapalissiano come Hajime Komoto voglia un po' canzonare il mondo favolistico creato da J.K. Rowling e, in maniera dissacrante, stravolgerlo, basti vedere la partita di "quidditch". Non si tratta di un elemento da sottovalutare ma da inquadrare invece un desiderio di sincretismo (pop) culturale per un immaginario che va sempre più assottigliandosi fra oriente e occidente.

Dal punto di vista grafico Hajime Komoto mostra personalità ma anche un notevole margine di miglioramento. È interessante da questo punto di vista notare il netto contrasto che l'autore utilizza fra stilizzazione e dettaglio, fra l'utilizzo di linee semplici e contorni marcati per Mash ad esempio e una maggior attenzione per i personaggi secondari in cui evidenti sono le influenze di autori come il già citato Hideaki Sorachi o Hiro Mashima. Komoto sembra quasi accompagnare un protagonista volutamente ingenuo con un tratto minimale aumentando il dettaglio per gli altri personaggi più "complessi".

Al netto di questa simpatica caratteristica, Komoto ha sì un tratto deciso ma ancora estremamente minimale. Ambienti e inquadrature sono elementari, l'utilizzo delle mezze tinte è minimo preferendo il più semplice contrasto fra bianchi e neri e la dinamicità è data soprattutto dalle immancabili linee cinetiche e dall'utilizzo di deformazioni anatomiche particolarmente pregnanti e tipiche dello shonen. Un lavoro efficace, merito anche di una costruzione della tavola chiara e altamente leggibile, che però deve ancora maturare definitivamente.

Da segnalare le pagine di raccordo fra i vari capitoli. Oltre ai classici studi dei personaggi sono interessanti le note dello stesso autore che racconta come è nato Mashle e come ha deciso di intraprendere la professione del mangaka. 

Il volume

Star Comics ha deciso di pubblicare Mashle 1 nel suo tradizionale formato tankobon economico. Si tratta infatti di un volume brossurato 11.5x17.5 cm senza pagine a colori e senza extra, fatta eccezione per le checklist con le uscite dell'editore perugino collocate in fondo al volume. La carta è quella usomano spessa e scura dalla resa discreta, unico appunto potrebbe essere mosso alla rifilatura delle pagine e alla rilegatura che costringono spesso ad aprire al massimo il volume stressando la costina. Buona la cura editoriale: l'adattamento e la traduzione sono scorrevoli e puntuali, il lettering chiaro e preciso. Da segnalare la scelta di tradurre anche le onomatopee. Il volume infine è stato presentato anche con copertina variant (la Magic Edition) arricchita da effetti speciali e nello speciale Cream Puff Pack (in tiratura limitata per le fumetterie) contenente anche il secondo volume.

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