Lucca Comics & Games 2019, come ogni anno, celebra la bellezza del fumetto, in tutte le sue forme. Gli appassionati possono perdersi all’interno della splendida cornice della città toscana, saziando la propria fame di fumetti, cercando di scoprire ogni segreto e dettaglio del mondo delle nuvole parlanti. All’insegna di questa curiosità, abbiamo deciso di andare alla scoperta di una delle componenti meno note del fumetto, il lettering, avvalendoci della presenza di Marina Sanfelice, storica figura del lettering di Casa Bonelli.
Marina Sanfelice è la signora del lettering bonelliano. Attualmente è impegnata a fumettare, come si dice in gergo, la saga di Dragonero, ma il suo tocco si manifesta anche su produzioni come Sottosopra o la prossima serie di fumetti ispirati ai giochi da tavolo di CMON.
Marina Sanfelic ed il lettering
Inevitabilmente, la nostra chiacchierata non poteva che iniziare con una spiegazione su cosa sia il lettering
“Il lettering è dare voce, nero su bianco, ai protagonisti di un fumetto. Per fare un parallelo cinematografico, il lettering, o fumettare, è il doppiaggio di un fumetto. Sono anni che faccio questo lavoro, non saprei dirti quanti fumetti ho doppiato!”
Nell’era del digitale, verrebbe da pensare che il lettering sia oramai una prassi semplice, veloce. Marina Sanfelice e molti dei suoi colleghi hanno una carriera spalle iniziata quando era tutto ancora manuale, come avranno vissuto questo evolversi delle tecniche lavorative?
“Quando ho cominciato, era tutto manuale, artigianale, ma questa concezione non si è persa col tempo, almeno per noi in Bonelli. Dico sempre che il lettering bonelliano è un’anomalia, perché, quasi tutti i nostri collaboratori arrivano dal lettering manuale, una competenza che cerchiamo in tutti i modi di salvaguardare, preservandola anche nell’era digitale. Ci sono inevitabilmente parti che, per motivi di tempo, possono esser lavorate in digitale, ma non esiste un solo albo Bonelli privo della componente manuale di un letterista"
"Prendi i grassetti, o la presenza di voci particolari, sono tutti elementi che realizziamo, su supporto digitale, in manuale, per dare un tocco di ulteriore caratterizzazione a questi personaggi. Capita che si usino dei font già esistenti, ma alla fine nella quasi totalità dei casi realizziamo manualmente nuove soluzioni. Cosa è cambiato per me in questi anni? Il supporto, solo quello. Se prima lavoravo direttamente su carta, ora utilizzo un foglio elettronico. Abbiamo standardizzato un font unico per i dialoghi (che per modestia Marina non dice che ha realizzato lei, NdR), ma non manca mai la componente creativa dei letteristi, che vanno ad inserire a mano libera i caratteri particolari.”
Il lettering: il doppiaggio del mondo dei fumetti
Appare chiaro quindi come ci sia una sinergia tra innovazione e tradizione, un modo di preservare una concezione artigianale del lavoro del letterista nell’era delle tavolette grafiche e del digitale. Come spiega Marina, ci sono progetti editoriali che richiedono apposite creazione, in termini di lettering, per dare piena concretezza alla storia, come per Dragonero
“In modo particolare, con lo spin off di Dragonero, Senzanima, che è tutto manuale. La serie regolare di Dragonero è l’esempio di fumettatura composita, parte digitale e parte manuale. Certo, con Dragonero è più facile trovare il modo di sfruttare la creatività di un letterista, basti pensare al dover dare voce a creature, a demoni e Abomini, o anche solo caratterizzare i diversi dialetti e le varie lingue dell’Erondar. Si tratta di dare maggior profondità al fumetto anche attraverso questo aspetto”
Se fumettare è ancora un’attività che consente di liberare la creatività di un letterista, va ricordato che esistono delle consuetudini anche in questo campo, e Marina Sanfelice è categorica su questo aspetto
“Nel lettering ci sono delle regole ferree, inviolabili. Anzitutto l’ordine di lettura, che prevede che leggere i balloon sia un’operazione naturale, chiara, senza insicurezze, a comandare è il filo narrativo. Capita che a volte, a livello di disegno di una vignetta, non venga rispettato questo dettaglio. In questi casi magari riusciamo a correre ai ripari, ma se i personaggi non sono inseriti in un modo che ci consenta, anche in modo romcambolesco, ad inserire i balloon in modo funzionale, allora siamo costretti a cambiare la vignetta. In quei casi, si richiede al disegnatore, o ai correttori presenti in redazione, di correggere la vignetta, di ribaltarla, l’importante è arrivare ad una soluzione che rispetti l’ordine di lettura dei dialoghi, che è ciò che comanda, sempre! La lettura deve essere sempre immediata e semplice”
Da questo discorso è chiaro come il letterista vada a lavorare sull’opera dei disegnatori, per inserire didascalie e balloon. In questa operazione, inevitabilmente, si deve coprire parte del disegno. Il rischio, come segnala Marina Sanfelice, è quello di coprire parti importanti delle vignette.
“A volte, purtroppo, fumettare una vignetta diventa complesso, siamo costretti, inevitabilmente, a sacrificare dei dettagli importanti, oppure incidere proprio su parte dei personaggi. Nel limite del possibile, cerchiamo di essere il meno invadenti possibile, al punto che i letteristi in Bonelli hanno come direttiva primaria quella di rispettare il più possibile il disegno, cercando soluzioni impegnative, riposizionando i balloon, fare l’impossibile per preservare il più possibile il disegno, tutelando la narrazione visiva del disegnatore. Intervenire sul disegno è l’ultima spiaggia, una condizione che spesso ci porta a sacrificare qualcosa, incontrando anche le lamentele dei lettori. Che sono comprensibili, ma posso assicurarti che si tratta di casi in cui era impossibile fare altrimenti, il tutto sempre per preservare la leggibilità della storia.”
Le regole del lettering
Questo discorso di Marina Sanfelice sembra essere calzante nel caso di una tavola di un fumetto completamente nuovo. Ma come ci si comporta in caso di traduzioni di opere estere?
“Solitamente, andando a pubblicare fumetti che arrivano dall’estero, si tratta di sostituire il dialogo originale con la traduzione italiana. Non ci si deve soffermare a pensare dove posizionare la nuvoletta, non si bada a quale porzione della vignetta sacrificare, il campo in cui scrivere è già deciso, bisogna solo sostituire il testo. La vera sfida del fumettare un albo da zero è prendersi una responsabilità maggiore. Si deve trovare un equilibrio che preservi sia la leggibilità che il disegno, si cercano soluzioni che rispettino ogni componente del fumetto, a volta anche andando contro le regole di cui ti dicevo, creando anche delle soluzioni artistiche nuove. Spesso capita di vedere una tavola prima del processo del lettering e il suo aspetto dopo che è stata fumettata, la sensazione è quella di avere influito in modo diretto all’aspetto artistico finale del prodotto”
All’interno della componente artistica del lavoro di un letterista non è presente la scelta dei dialoghi, come specifica Marina Sanfelice.
“I dialoghi che il letterista inserisce nei balloon sono già presenti nella sceneggiatura. Mi è capitato di trovarmi di fronti a righe di dialogo che era impossibile inserire nei balloon. In questi casi, il letterista, o almeno così facciamo in Bonelli, ha l’obbligo di segnalare grosse difficoltà all’editor della testata. Può capitare che allora l’editor si prenda la responsabilità di trovare autonomamente una soluzione intervenendo sul testo, magari dividendo in due i balloon o togliendo parti della battuta, oppure decide di consultarsi con lo sceneggiatore stesso.”
Marina Sanfelice non è solamente una letterista dotata, ma è anche un’esperta calligrafa. Per lei poter creare un qualcosa di nuovo da inserire nei balloon è un momento da assaporare al meglio
“E’ la mia passione, perché è un istante in cui puoi veramente lasciar libera la tua creatività. Dare vita ad una calligrafia o un lettering espressamente dedicato a quella testata, che si sposi con il disegno, è una delle esperienze più emozionanti del mio lavoro. Ora non prendermi per matta, ma sono dell’idea che il lavoro dei letteristi debba esser invisibile, non deve disturbare l’interezza del fumetto, ma esserne una parte integrante, valorizzando tutto il contesto narrativo senza sconvolgerne l’equilibrio. Si tratta di dare un taglio stilistico che esalti l’identità artistica dell’opera, diventando un ulteriore strumento per far acclimatare il lettore all’ambientazione”
Nel modo in cui Marina Sanfelice ci ha spiegato il lettering traspariva una professionalità spinta da un sincero amore per il suo lavoro, una dedizione che ogni mese si legge nelle pagine di Dragonero o si ammira nella sua piena potenza in lavori come Sottosopra. La prossima volta che leggerete un fumetto, non limitatevi a leggere i nomi di sceneggiatori e disegnatori, ma proseguite per vedere chi ha prestato la propria mano per dare voce ai vostri eroi.
Se volete apprezzare al meglio il lavoro di Marina Sanfelice, una buona prova della sua arte è disponibile nel primo volume di Dragonero Senzanima!