Dopo una lunga attesa, John Luther è finalmente pronto a tornare in azione grazie a Netflix, che nelle sue proposte di marzo offre ai sottoscrittori del servizio streaming Luther: Verso l’Inferno (Luther: The Fallen Sun), film che segna un passaggio importante per la storia del detective londinese interpretato da Idris Elba. Un film che può rappresentare un ottimo motivo per una nuova visione di una delle migliori serie crime degli ultimi anni, spesso poco considerata, ma che oltre ad avere valorizzato le doti recitative di Elba ha mostrato un’interessante evoluzione della tradizione narrativa crime britannica. Anziché lanciarci in una disamina di Verso l’inferno, ci sembra quindi più interessante solleticare la vostra curiosità lasciandovi qualche indizio sul perché vedere Luther.
Chiaramente, avvicinarsi a Luther: Verso l’inferno senza una conoscenza pregressa del personaggio, soprattutto considerata la sua complessità, rischia di essere fonte di incomprensioni per questa trama, il che ci spinge a consigliarvi di recuperare il passato dell’investigatore londinese.
Il crime britannico nella sua forma migliore: ecco perchè vedere Luther
Luther: come riscrivere il crime britannico
Parlando di serie crime, il primo pensiero tende a portarci oltreoceano, pensando a titoli come NCIS, CSI, Law & Order, giusto per citare le produzioni più recenti. Il taglio urbano e solitamente più dinamico e intenso del crime americano ha raccolto il favore del pubblico, riuscendo a mostrare anche delle declinazioni differenti come Colombo o Per le strade di San Francisco, ma il cuore di questa percezione del crimine ha vista una predominanza di una componente dinamica, con rare eccezioni verso la meccanica del procedural drama, incarnato al meglio in Law & Order, o lasciandosi suggestionare dalla visione britannica dell’investigatore ‘per diletto’ che ha trovato in Jessica Fletcher una degna rappresentante, grazie all’indimenticabile Angela Lansbury, non a caso di origine britanniche e quindi avvezza alle peculiarità del crime inglese.
Guardando alla produzione britannica, l’eredità di una letteratura ‘gialla’ fatta di personaggi come Sherlock Holmes o il pantheon di Agatha Christie ha improntato lo sviluppo di un gusto per il crime più raffinato, a tratti aristocratico. Prendendo come esempio i due caposaldi della letteratura crime inglese, l’Holmes di Doyle era protagonista di indagini che spesso puntavano su un crescita progressiva dell’indagine tramite la soluzione di incredibili enigmi, per quanto spesso forzati, finalizzati all’attestazione di un’incredibile superiorità intellettuale del detective per eccellenza, mentre nella produzione della Christie la finalità dell’indagine punta a costruire un ritratto sociale e culturale in cui l’omicidio e il crimine sono un casus belli rapidamente accantonato, preferendo puntare alla scoperta di retroscena personali e asti inconfessabili.
Pur riconoscendo un valore non indifferente alle produzioni seriali britanniche degli anni ’50 e ’60, è con la serializzazione di film per la tv negli anni ’70 e ’80 che il crime britannico ha raggiunto una visibilità mondiale, grazie ai fortunati cicli di Poirot, magistralmente interpretato da attori del calibro di Peter Ustinov, Albert Finney e David Suchet. Questa definizione del giallo inglese ha quindi impostato una certa aspettativa negli spettatori, che hanno trovato questa identità nelle serie e nei film crime britannici sino alla rottura giunta nel nuovo millennio.
La consueta visione pacata e ammantata di savoir fair british è venuta meno con il nuovo millennio, dove si è abbandonata la classica impostazione retrò per accogliere nuove suggestioni, che fossero specchio di una moderna società cosmopolita e caratterizzata da tensioni sociali differenti. Non stupisce che in questo periodo fanno la loro apparizione serie come The Wired o rivisitazione di grandi classici come lo Sherlock di Moffat e Cumberbatch, culminando con la nascita di una delle migliori serie crime degli ultimi anni, Broadcurch. In una simile rinascita del genere crime inglese, una presenza come quella di Luther, serie creata da Neil Cross, che opera a un livello differente rispetto alla dinamica classica: l’investigatore non è immune dal crimine
Luther e il mondo reale
Per comprendere la rilevanza emotiva di John Luther, basterebbe citare le parole con cui il suo interprete, Idris Elba, lo ha ritratto durante un’intervista:
Sapete quando guardate il notiziario e vedete che qualcuno ha ucciso i suoi figli? e il tuo istinto è “se ce l’avessi sotto le mani!”, ecco questo è quanto succede a Luther ma lui è un poliziotto, un uomo di legge e, quando ha tra le mani questi uomini, non sempre segue la procedura. Lui diventa vendicativo quanto un criminale
Fotografia perfetta di un poliziotto londinese, che ha varcato quel sottile confine tra giustizia e vendetta. Parte della SCU (Serious Crime Unite), John Luther è stato oggetto di un’indagine degli affari interni dopo che ha quasi ucciso Henry Madsen, reo di esser un serial killer di bambini. Questo suo aver varcato il confine tra poliziotto e uomo lo ha reso un elemento inviso alla polizia, che tuttavia non può fare a meno di avvalersi delle sue doti di investigatore, offrendo a Luther un appiglio per non cedere alla totale disperazione, considerato come le sue azioni non solo hanno causato la fine del suo matrimonio, ma hanno messo in crisi anche la sua visione di sé. Elba magnificamente interpreta questo personaggio diviso, brillante e incredibilmente intuitivo, ma al contempo viziato da un carattere irascibile ed esplosivo, che trova nella criminale Alice Morgan una degna avversaria. L’unica assassina che Luther non riesce a smascherare, nonostante lei stessa giochi con il detective vantandosi del proprio reato, sfidandolo in un gioco di incastri e inganni magistrale. Uno dei punti saldi di Luther è proprio questo legame, costruito essenzialmente su una serie di dialoghi, quasi un duello al fioretto in cui Luther e Alice si confrontano e provocano.
Pur apprezzando l’adattamento italiano, la potenza di questi dialoghi, tratto caratteristico dell’intera serie, mostra la sua piena forza se ascoltati in lingua originale. La forte connotazione emotiva di queste schermaglie verbali viene enfatizzata dalla pronuncia degli attori, che conferiscono all’intensa costruzione di una vivacità narrativa che si fa interprete non solamente dell’essenza dei personaggi, ma anche del mondo in cui si muovono.
Facendosi portatrice del rinnovamento del crime britannico, Luther, come Sherlock prima, rende l’ambiente sociale un protagonista vivace della storia, trasformando Londra e la sua anima urbana in parte integrante del racconto, mostrando non solamente i più riconoscibili elementi della capitale inglese, ma spingendo Luther, e quindi lo spettatore, all’interno degli angoli più nascosti e inquiete della tentacolare metropoli, sfruttando l’occhio attento della videocamera per seguire i personaggi in una dimensione spesso ignorata di Londa, rendendola teatro di una vicenda che dietro le dinamiche crime lascia emergere una graffiante umanità. E questo è uno dei motivi principali per cui chi cerca un crime differente dovrebbe vedere Luther.
Perché vedere Luther
La serialità ha eletto il crime come uno dei generi più floridi, declinandolo in diverse chiavi, presentando agli spettatori diverse esperienze. La predominanza di produzioni americane ha sottilmente creato una certa visione quasi stereotipata, che pur cercando nuove ispirazione in serie come Mayor of Kingstown, manca di trovare una nuova radice emotiva e narrativa. Laddove oltreoceano si prova ad andare oltre il poliziesco tradizionale cambiando il punto di vista e spostandolo verso l’altro lato della barricata, facendosi affascinare dal criminale della storia.
Luther appartiene a una diverse scuola, in cui non si cambia la prospettiva spostando l’attenzione sul criminale, ma in cui si affronta la narrativa crime dando al protagonista per eccellenza una nuova immagine, rendendolo più fallace e umano. Il motivo per cui vedere Luther è la capacità con cui gli sceneggiatori hanno trovato una nuova cifra emotiva per dare un nuovo spirito al crime britannico, rendendolo appassionante anche per il pubblico internazionale, mostrando come esistano ancora possibilità la narrativa crime da prospettive inusuali.