Lupin parte seconda, la recensione del ritorno del ladro su Netflix

La recensione della seconda parte della serie Netflix Lupin, con Omar Sy nei panni di Assane Diop.

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a cura di Francesca Sirtori

Nel 1911 allo Chatelet davano il primo spettacolo di Lupin. E domani sarà il nostro turno per esibirci. Un’ultima volta. In realtà, come da recenti rumours, pare sia già in cantiere una terza parte dedicata al ladro più famoso della storia, interpretato come nei primi cinque episodi su Netflix da Omar Sy, dunque non si tratta di un addio, ma solo di un arrivederci. E il saluto arriva proprio con le nuove puntate di Lupin - Parte Seconda, che prevedono il prosieguo della storia dalla sesta alla decima puntata, disponibili dall'11 giugno in streaming. Tornano dunque le scorribande pianificate precisamente da Assane Diop, in arte Arsenio Lupin, che avevamo lasciato proprio sul finale di episodio con un cliffhanger al cardiopalma: il rapimento del figlio. Abbiamo assistito a una virata progressiva di storytelling, cambia il focus sui temi principali della storia, ma come avviene questa variazione sul tema? Scopriamolo insieme nella nostra recensione in anteprima.

Lupin Parte Seconda, un ritorno al cardiopalma

Raoul, il figlio del ladro, è sparito per mano di uno degli scagnozzi di Hubert Pellegrini, magnate acerrimo nemico di Assane che ne ha ucciso il padre, con l’accusa di aver rubato la collana di Maria Antonietta, uno dei tesori della famiglia. La scomparsa del ragazzino diventa sia collante tra le due parti della serie, sia motore propulsore dell’azione per ritornare sugli schermi in medias res. Subito partono infatti le ricerche al cardiopalma da parte di Assane sulle tracce di Raoul, e della polizia a sua volta sulle tracce del ladro.

Questo però è solo il primo degli eventi pregnanti di questa parte di serie, dove ci si concentra molto di più sulle relazioni che Assane/Lupin mantiene con il suo fedele amico, Benjamin Ferel, sia quelle che va a intessere da un punto di vista sentimentale con Juliette Pellegrini, figlia del suo acerrimo nemico, e che conosceva già in epoca adolescenziale. Ma fino a che punto è vera attrazione, e quando diventa puro interesse per raggiungere lo scopo di incastrare Pellegrini e metterlo fuori gioco una volta per tutte?

Come nella prima parte della serie, inoltre, torna l’alternanza tra presente e passato, facendo balzi temporali grazie a una serie di flashback e flashforward tra i nostri giorni e il 1995, quando Assane e Benjamin erano adolescenti scapestrati e già con gli spiriti bollenti, oppure Claire era una giovane violinista in erba, infatuata del giovane ladruncolo, ma che aveva già subodorato l’impossibilità di potersi fidare pienamente di lui. Dunque, si stavano già dipanando all’orizzonte le prime crepe relazionali, destinate a diventare vere e proprie spaccature profonde nel loro rapporto. 

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In buona sostanza, nel corso di questa seconda parte, lo spettatore non viene più solo sorpreso con i colpi tattici e scenici messi a segno da Lupin, tra un travestimento e un piano d'azione sempre ben orchestrato, tratti comunque immancabili, ma ci si concentra maggiormente sui movimenti dei personaggi coinvolti come se fossero pedine sulla scacchiera, ognuna con le sue tattiche e i suoi obiettivi da raggiungere. Ma chi sarà il primo dei due re a finire sotto scacco ora? 

Un ladro hacker

La seconda parte di Lupin è il fisiologico proseguimento delle prime cinque puntate, legandole strettamente a queste nuove uscite, dove non manca  il dramma e il pathos fin da subito. La regia, questa volta affidata a Ludovic Bernard (The Climb) e Hugo Gélin (Love at second sight) presenta nuovamente una produzione ben curata nei minimi dettagli, riuscendo a posizionarsi senza alcun dubbio allo stesso livello delle serie americane più patinate e attente a ogni aspetto tecnico, dal montaggio alla colonna sonora. In questa fase della storia di Assane/Lupin aumentano gli stilemi e gli elementi più vicini al classico thriller/drama dove tecnologia e hackeraggio fanno da padroni, facendo l’occhiolino a titoli quali Mr Robot o un titolo più agé come Alias, ma sempre in grado di tenere alta la tensione.

Lo ricordiamo, il personaggio di Lupin che vediamo qui in azione è leggermente diverso da quello presentato nella versione originale della storia scritta da Maurice Leblanc, di cui vi abbiamo parlato nella nostra recensione del romanzo lanciata proprio in occasione dell'arrivo della serie Netflix. Questa rivisitazione però non va a inficiare in maniera drastica la presentazione di un eroe classico, che ha saputo conquistare i cuori di lettori, e chiaramente anche spettatori, di tutto il mondo. Lontano anche dalla versione in giacca e cravatta dell'anime storico ideato nel 1967 dal mangaka Monkey Punch, Omar Sy interpreta un ladro davvero degno della nostra attenzione, accompagnato però da una serie di comprimari che non sono da meno e che riescono a creare una potente miscela adrenalinica di tutto rispetto. Ancora una volta.

In conclusione

I nuovi episodi, della durata classica di circa 40-45 minuti ciascuno, riescono a catalizzare la nostra attenzione, tra una corsa nelle catacombe parigine a un quadro rubato e recapitato “anonimamente” a Juliette, per passare dal tradimento di Claire che decide di denunciare Assane a un finale...spettacolare. Si riaccendono le luci della ribalta su questa rivisitazione del ladro più famoso al mondo, ancora una volta, letteralmente mettendo a segno non solo i colpi che il ladro compie, ma anche grazie al pathos sempre a ottimi livelli e senza annoiare mai la visione.

Se Netflix aveva riscaldato l’inizio dell’anno con i primi episodi di Lupin, ora torna alla carica con una nuova bomba della serialità contemporanea per celebrare l’inizio dell’estate, ma a quando la terza (e ultima?) parte di questa vicenda thriller sempre più complessa e avvincente?

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