Divertente e poliedrico, Dado è diventato un fenomeno solo nel corso dell'ultimo anno e mezzo, quando ha deciso di utilizzare Instagram per raccontare un aspetto della propria vita: quello genitoriale. Artista cresciuto in seno a Shockdom dove ha pubblicato la sua serie "Maschera Gialla", è solo con "Vita di Pai" che Dado è arrivato al grandissimo pubblico, collezionando un favore meritatissimo grazie alle sue strip dedicate alla vita di tutti i giorni, vissuta in casa con sua moglie Chiara, il gatto Filippo e il piccolo Leo, incontrastato protagonista della serie.
Ho incontrato Dado a Lucca per una colazione molto informale, vissuta con attorno un gran caos che andava accumulandosi presso lo stand di Sergio Bonelli. Lì ho voluto chiedergli del suo rapporto con i social, grazie al quale ha potuto farsi conoscere da tantissimi nuovi lettori, della sua vita da genitore e delle strampalate avventure raccontate nel suo ultimo volume, "Prima di Pai", che racconta i mesi immediatamente precedenti la nascita del piccolo Leo.
Partendo dall'assunto che Leo sia il vero protagonista delle tue strisce, perché hai sentito il bisogno di raccontare cosa c'è stato prima di Vita di Pai in cui, ovviamente, Leo è (quasi) del tutto assente?
Non saprei dirti. In realtà a me piace fare fumetti e basta. Parlo proprio del processo di creare un fumetto da zero. Quando mi è stato chiesto un altro volume dedicato a Vita di Pai, ho pensato che non mi andava di proporre un secondo volume contenente le strisce che avevo già pubblicato, quindi ho pensato che raccontare raccontare l'esperienza “Pre-Leo”, sviluppandola come una sorta di prequel. La cosa mi è sembrata divertente anche perché uno sa già come andrà a finire questo prequel: ovviamente finisce con la nascita di Leo. Il finale è già rovinato! Scherzi a parte mi andava di raccontare questa esperienza delle nostre vite, e tutto quello che c' stato nel mezzo, proponendolo in maniera divertente ma non troppo.
Ad un certo punto del fumetto hai una serie di disavventure rocambolesche, ma quanto di questo è vero?
Allora, posso dire un 50% ma non dirò di cosa. Il 50% del fumetto è vero.
Ok, ma la scena del furto d'auto è vera?
Questo lo posso dire. La macchina non l'ho rubata.
Seguendoti su Instagram ho notato una cosa davvero carina che hai pubblicato: la “poké evoluzione” di Leo. Ovviamente immagino che sia dovuto da una necessità, cioè dal fatto che Leo stia crescendo e che tu non possa tenerlo intrappolato nella sua età fanciullesca.
Vita di Pai racconta parti della nostra vita in fin dei conti, quindi penso sia normale che ad un certo punto Leo sia dovuto crescere rispetto a come lo disegnavo all'inizio. Le strisce hanno all'incirca un anno e mezzo ed è normale che ora si sia dovuto dargli un aspetto più in linea con la sua età e la sua crescita.
Hai provato ad immaginartelo già tipo a 15 anni?
No, perché avere un figlio ti proietta proprio nel presente. Sei così concentrato sul presente, su quello che sta facendo in questo momento, che hai proprio difficoltà ad immaginarlo nella versione adulta. È un po' come se Leo si aggiorni ogni cinque o sei mesi e la versione successiva è completamente diversa dalla precedente. Un po'come avere un altro figlio, diverso da quello che avevi sei mesi prima. Il cambiamento è così rapido che è difficile immaginarselo quando sarà grande. Magari attorno ai 10 anni smetterà di fare questi cambiamenti così repentini e quindi a quel punto sarà diverso, ma per ora non ci penso.
Ci conosciamo da un sacco di tempo e so benissimo tutto quello che hai fatto prima. Come vivi il fatto che molte persone credano che tu sia un esordiente perché ti conoscono olo per le strisce di Vita di Pai?
Non so... Molto spesso mi chiedono: “Ah! Ma hai fatto dei fumetti? Hai fatto altri fumetti?”. Oggi viviamo in questa epoca del fumetto in cui se azzecchi la cosa sui social diventi super conosciuto da quel momento in poi, ma è una notorietà che sembra ignorare tutto quello che hai fatto prima. In ogni caso son comunque contento, perché il successo di Vita di Pai e di Prima di Pai si sta trascinando anche vendite di altri fumetti precedenti. Molte persone vengono a recuperare in blocco tutto quello che ho fatto prima. Molta gente ci tiene a farmi sapere c di aver scoperto Maschera Gialla e si complimenta per il mio lavoro e molti mi incitano anche a proseguire quella serie o qualunque altra vecchia idea messa un po' da parte.
Parlando proprio dei social, ti va di dirmi come hai percepito l'impatto che essi hanno avuto sulla tua carriera? Come ha cambiato la tua percezione su i lavori che avevi fatto prima?
Maschera Gialla aveva una formula diversa. Era un fumetto fatto e finito e non strisce autoconclusive come poi è stato per Vita di Pai sui social. In ogni caso penso che il suo lavoro sui social l'abbia comunque fatto, anche se non attraverso la pubblicazione diretta. Per quanto riguarda il successo arrivato con i social, devo dire che è arrivato nel giro di un anno e mezzo, ed è stato come un'esplosione, specie su Instagram. Mi ha sorpreso molto, anche perché Vita di Pai era partito così, in maniera goliardica, con delle strisce che facevo vedere solo ai miei parenti e ad una ristretta cerchia di amici. Sono queste persone che mi hanno incoraggiato a pubblicarle sulle mie pagine di Facebook, ed è da qui che ho poi deciso di passare su Instagram. Per quel che mi riguarda non avrei mai pensato potessero avere successo. Sai, parlo di figli, paternità e di argomenti che non pensavo fossero adatti ad un social "giovane" come Instagram.
Allora perché pensi che abbia funzionato?
Forse perché ho cercato di fare una cosa che, innanzitutto, sarebbe piaciuta a me e che mi diverto a fare cercando di proporre un umorismo più moderno. Inoltre mi piace sperimentare con Instagram, ad esempio inserendo video all'interno delle strisce, sfruttando proprio al massimo le possibilità della piattaforma.
Come pensi che percepirà Leo, quando entrerà nell'età della ragione, tutto il lavoro che hai fatto sulla sua infanzia? Ci hai mai pensato?
Si, ci ho pensato. Al massimo mi denuncerà! Spero che quando sarà grande io avrò già smesso di fare strisce e questo sarà solo un bel ricordo. Immagino che avere fumetti in cui si parla della sua infanzia potrà essere come sfogliare un album fotografico.
Prima di Pai si concentra, giustamente, in gran parte su Chiara e la sua gravidanza. Come ha percepito lei il modo in cui hai parlato della sua gravidanza?
Le ho dovuto far leggere ogni bozza del fumetto. Ci siamo messi lì e ho detto “Ora dimmi tu cosa posso tenere e cosa no” e quindi lei si è messa lì a fare “il grande censore”: “Questa parte no. Questa qui la togliamo questa parte qua la cambi”.
Quindi potresti fare una “Extended Edition” praticamente. Una sorta di "Chiara Cut".
Esatto, con tutte le parti scartate da Chiara! Comunque credo che sia stato il modo più giusto di fare le cose. Del resto, è vero che i personaggi siamo noi, ma molte delle cose che racconto sono drammatizzate al massimo per accentuarne la comicità. Alcune sono aggiunte, altre sono totalmente inventate, altre hanno un fondo di verità. Ecco perché la coinvolgo nella revisione anche se devo dire che Prima di Pai, pur avendo al centro delle vicende anche Chiara, voleva essere un racconto sulla mia visione della mia vita da papà.
E come pensi che stia reagendo il tuo gatto, Filippo a tutta questa cosa?
Quello che posso dire su Filippo è che lui odia Leo. Era abituato ad essere il re della casa fino a che non è arrivato Leo. Quindi ora si odiano. La realtà è che, ora che Leo è un po' più grande ha imparato a trattarlo, anche perché Filippo lo ha messo in riga!
Diverso tempo fa e comunque prima del successo di Vita di Pai, avevi disegnato delle tavole per proporti sia in Bonelli che in Marvel. Ci stai ancora provando o sei più concentrato, in questo momento, sul lavoro su te stesso?
In questo momento sono molto concentrato sui miei progetti. Le tavole di Spider-Man le avevo disegnate per propormi alla Marvel, ma la cosa non andò. Quelle di Dylan, invece, le disegnai per divertimento, in uno di quegli esperimenti che faccio spesso per sbizzarrirmi un po'. Magari poi le riproporrò in una salsa diversa.
L'introduzione di Vita di Pai te l'ha scritta Giacomo Bevilacqua, contemporaneamente in questo momento sta uscendo la terza parte di Dragor Boh con Sio. Qualche tempo fa, sempre insieme a Sio e insieme a Bigio, hai fatto Tre Trighi. Sostanzialmente sei sempre stato un autore che non ha disprezzato lo sviluppo di collaborazioni di vario tipo. Ora che sei concentrato sulle tue cose, stai comunque continuando ad elaborare progetti grandi ed elaborati insieme ad altri autori?
Sono sempre aperto alle collaborazioni e sono contento che tu abbia citato Tre Trighi, un progetto che è scaturito dalla 24ore Comics (una manifestazione online in cui diversi artisti si "sfidano" a completare un fumetto da 24 tavole in altrettante ore ndr), che continuerò sicuramente a fare. Ho avuto un periodo di pausa perché tra figli e figliare vario ci siamo un attimo fermati, ma ben presto riprenderemo.
C'è un autore o uno sceneggiatore italiano con cui vorresti collaborare adesso?
Sarò sincero: ad un certo punto mi sono stancato di collaborare con sceneggiatori, perché trovo più divertente scrivere le mie storie, ed anzi posso dirti che sto già lavorando su dei progetti in cui scriverò e basta. Questo perché la parte che mi diverte di più è proprio il raccontare una storia. Però, appunto, mi piacerebbe poter lavorare con degli autori che disegnino quello che voglio raccontare. Una delle autrici con cui vorrei sicuramente collaborare è Chiara Zuliani, ma mi piacerebbe anche lavorare insieme a Ilaria Catalanio, Eleonora Bruni o Walter Baiamonte.
Secondo te quando smetterai di fare le strisce di Vita di Pai?
Quando? Credo che succederà quando non avrò più nulla da raccontare. Cioè, quando diventerà una cosa che devo fare tanto per farla, ed allora smetterò e basta, perché allora non avrà più senso. Per ora mi diverto a farle e sono contento, quindi finché il mood rimarrà questo sono contento di farle.
Andiamo in chiusura. Leo ha smesso di guardare Oceania?
No, abbiamo ripreso da poco.
Davvero?
C'è stata una parentesi di un annetto, ma ora si è ricordato che quel cartone animato esiste. La colpa è di un pigiama invernale di Oceania che abbiamo riesumato dall'armadio. Lui l'ha visto, si è ricordato che esiste Oceania, e quindi adesso ci sta chiedendo di nuovo di vederlo in continuazione.
Quante volte l'hai visto?
L'ho visto almeno cento volte! A cento volte ci arrivo tranquillamente.
Allora mi domando: nello stacco che c'è stato tra la fase 1 e la fase 2 di Oceania, che cosa c'era nel mezzo? Da che cosa è stato sostituito?
Ad un certo punto si è fissato con Miraculous LadyBug, poi ci siamo visti I Gormiti, diverse volte. Sappiate che la serie dei Gormiti è composta da sole 25 puntate, e noi le abbiamo viste in circolo per tantissimo tempo. Poi è arrivato il cartone per bambini molto piccoli chiamato "Bing", con protagonista un coniglietto. Quest'ultimo però è stato molto carino, perché Bing ha come genitore un peluche, Flop, i cui insegnamenti genitoriali sono diventati il mio mantra. Ormai è il mio spirito guida per la paternità, perché ha una pazienza infinita quel cosetto e io ogni volta penso: “Pensa a Flop. Pensa a Flop. Pensa a Flop..”.
Quindi possiamo dire che tu hai imparato a fare il padre da Flop?
Si. Possiamo dirlo tranquillamente. Sto ancora imparando, in realtà, che non ho ancora visto tutte le puntate.
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