Le precedenti serie Disney+ ispirate ai personaggi Marvel hanno visto tornare in azione alcuni degli eroi della Casa delle Idee visti sul grande schermo, un nuovo, appassionante modo di esplorare il Marvel Cinematic Universe da una prospettiva differente, evolvendo la storia conclusasi con Avengers: Endgame e lanciandosi nella Fase Quattro dell’MCU. WandaVision ha visto protagonisti Wanda e Visione, mentre The Falcon & The Winter Soldier ha affrontato delicato il tema dell’eredità dello Scudo di Capitan America. Trait d’union di queste serie è il focalizzarsi su beniamini del pubblico, una linea narrativa che viene ora spinta in un’altra direzione con Loki, in uscita il 9 giugno su Disney+, basata sulle avventure del tutt’altro che eroico Dio dell’Inganno. Loki non è un semplice villain, specialmente alla luce della sua uscita di scena nelle prime scene di Avengers: Infinity War, ma una figura appassionante e imprevedibile che ha trovato in Tom Hiddleston un interprete assolutamente perfetto. Una simbiosi quella tra attore e personaggio che resta una delle più riuscite all’interno dell’MCU, ribadita anche dai trailer di Loki che hanno riproposto, in pochi fotogrammi, questa travolgente sinergia. Comprensibile, quindi, l’alta aspettativa per questa serie, di cui abbiamo potuto vedere i primi due episodi in anteprima.
Loki, non si scherza con il tempo
Punto di partenza di questa serie è una scena di Avengers: Endgame, il divertente siparietto che ha visto Tony Stark e Steve Rogers tornare indietro nel tempo sino al 2012, durante gli eventi del primo Avengers, per recuperare il Tesseract. Come ben sappiamo, il piano non è andato esattamente come sperato, e l’artefatto magico è finito tra le mani di Loki, prigioniero dei Vendicatori, che in un batter d’occhio è sparito. Ma dove è finito?
Tocca a Loki dare una risposta a questa sua misteriosa sparizione. La fuga del Dio dell’Inganno, infatti, non era prevista nemmeno dalla TVA, la Time Variance Authority, un’agenzia creata dai Custodi del tempo, il cui compito è impedire che il regolare flusso del continuum temporale venga sconvolto da eventi non autorizzati. La sparizione di Loki è una di queste anomalie, motivo per cui l’asgardiano viene catturato dagli agenti della TVA per essere reintrodotto nel suo corretto posto nella storia, in modo da correggere questa variante impazzita. Ma non tutti gli agenti della TVA sono concordi, soprattutto Mobius (Owen Wilson), che vede in Loki un asset importante per contrastare un’altra anomalia che sta dando filo da torcere all’agenzia.
Rimane solo una domanda: può Loki essere affidabile? D’altronde, parliamo del Dio dell’Inganno, famoso per essere imprevedibile e tutt’altro che fidato. Eppure, Moebius decide di dargli fiducia, considerato che le alternative sono infauste. Sin dai primi due episodi di Loki, è chiaro come lo showrunner abbia fatto proprie le caratteristiche del personaggio. Michael Waldron, head writer della serie, durante la preparazione della serie aveva chiarito come fosse sua intenzione dare uno sguardo onesto all’interiorità di Loki, scoprendo cosa lo rende ciò che è e dando finalmente una risposta al quesito essenziale: buono o cattivo?
La cifra emotiva di Loki appare subito evidente in questo primo assaggio della serie, in cui Hiddleston, ancora una volta, si mostra un interprete sopraffino. L’attore inglese riesce a passare in modo perfetto dalla boria tipica del dio asgardiano a una dimensione emotiva più drammatica, lasciando emergere una vena vagamente percepita in precedenza nel personaggio, ma che, specie nel primo episodio, è il fulcro di alcune scene particolarmente toccanti e struggenti. Tutto ruota attorno all’animo di Loki, al suo voler essere qualcuno, al compiere grandi imprese, come ama ripetere, ma che vengono sempre, inesorabilmente, schiacciate dal fallimento.
https://youtu.be/qfaooHPiGgECome gli viene ricordato dall’agente Mobius, un divertente (e divertito) Owen Wilson. Guardiano di Loki, Mobius vede nel dio asgardiano una risorsa, pericolosa ma essenziale, e sceglie di utilizzarla nonostante la contrarietà dei colleghi. Wilson, con la sua recitazione composta e gigionesca, diventa il controcanto perfetto per Hiddleston, dando vita a una coppia comica impagabile, in cui ogni aspetto delle loro performance, dalla postura alla dizione, compone un duo narrativamente impeccabile e divertente, capace di strappare sorrisi ed esprimere i giusti toni emotivi.
Una serie ricca di promesse
L’anteprima che abbiamo visionato offriva l’audio in lingua originale, consentendoci di apprezzare pienamente anche la caratterizzazione vocale dei due personaggi. Tanto Loki è impostato, con l’impeccabile accento british di Hiddleston, tanto Moebius viene impreziosito dalla cadenza più misurata di Wilson. Nei battibecchi tra i due protagonisti questo tratto vocale è funzionale e divertente, mostrandosi come una caratteristica tutt’altro che banale della serie. La speranza è che anche nell’adattamento in italiano si possa preservare questa ricchezza vocale di Loki.
Senza addentrarci troppo nella trama onde evitare odiosi spoiler, ci limitiamo a dire che, come da copione, le cose non andranno come sperato da Mobius, ma già il finale del secondo episodio offre un colpo di scena di grande impatto. Come spesso accade per le produzioni Marvel, alcuni dei tratti essenziali della serie sono facilmente identificabili da chi ha familiarità con la controparte cartacea dei personaggi, tradizione ribadita da Loki in cui il sottotesto di missioni segrete inserite all’interno di un percorso di redenzione ricorda non poco il ciclo di Agente di Asgard di Al Ewing. Come per la citata run, anche in Loki la molla che anima il Dio dell’Inganno sembra essere la ricerca di una nuova versione di sé, maturata in seguito a uno struggente primo incontro con Moebius in cui Loki scopre eventi già noti agli spettatori, ma per lui non ancora accaduti.
Una condizione che consente agli sceneggiatori di potersi muovere con una certa libertà su diversi registri narrativi, dal comico al drammatico, offrendo anche scene d’azione che daranno la giusta scarica d’adrenalina agli spettatori. Dei due episodi visti in anteprima, è sicuramente quello d’apertura il più emozionante, soprattutto per il modo garbato ma travolgente in cui si indaga l’animo di Loki, facendone emergere tutta l’umanità, sorprendendo anche lo spettatore.
Se narrativamente Loki promette di essere un capitolo molto interessante della vita del Dio dell’Inganno, non meno lodevole è l’impegno profuso tecnicamente. Curiosa e gradevole la scelta di improntare l’estetica della TVA su una visione molto anni ’70, in modo da ricreare una sensazione di atemporalità che ben si addice al ruolo dell’agenzia. La tecnologia impiegata dagli agenti della TVA, per quanto avveneristica, mantiene un tocco di classicità, che crea un intrigante carattere per questa serie dalle molte potenzialità.
Le due precedenti serie Disney+ dedicate agli eroi Marvel hanno mostrato una diversa cifra narrativa, con WandaVision che ha puntato molto sulla metanarrazione, appellandosi alla dinamica di evoluzione della serialità televisiva, e The Falcon & The Winter Soldier che ha invece scelto di cogliere aspetti sociali. Loki, in questi primi due episodi, ha mostrato di avere una propria identità, virata alla sci-fi, lasciando emergere suggestioni che ricordano i racconti di Poul Anderson dedicati alla sua Pattuglia del Tempo, specialmente nella definizione del look della serie e di alcune sue prassi.
Se è vero che due episodi sono solo l’antipasto di una serie composta da sei capitoli, è altrettanto vero che questa prima incursione nella nuova vita di Loki ha mostrato il carattere di una produzione che promette di offrire un nuovo lustro alla figura del Dio dell’Inganno, lasciandoci il dubbio su come alla fine di questa sua missione per la TVA potrà ancora figurare all’interno del Marvel Cinematic Universe. Conoscendo l’arguzia del Dio dell’Inganno tutto è possibile, ma ne riparleremo il 14 luglio, dopo la messa in onda dell’ultima puntata di quella che a oggi promette di essere una serie esilarante e ricca di colpi di scena.