Lo Strangolatore di Boston è un film basato su una misteriosa e intricata storia vera. Agli inizi degli anni '60 le strade di Boston si macchiarono del sangue di 13 vittime, 13 donne brutalizzate, sembrerebbe, dal medesimo serial killer. Eppure, fin dall'inizio qualcosa non quadra per la giornalista Loretta McLaughlin (Keira Knightley) e Jean Cole (Carrie Coon), la collega che le viene affiancata dal suo caporedattore Jack MacLaine (Chris Cooper).
Come spesso accade, infatti, inizialmente non si è pensato a un serial killer, quanto piuttosto a sporadici casi isolati. Tuttavia, una certa somiglianza fra alcuni dettagli delle vittime portano le due giornaliste a ipotizzare che le donne siano tutte vittime del medesimo serial killer. Fra le somiglianze che accomunano le diverse scene del crimine c'è un fiocchetto attorno al collo delle vittime, realizzato con calze in nylon, che ha un puro fine "estetico". Questo dettaglio e il modus operandi del killer portano così Loretta a coniare per il misterioso assassino il nomignolo con cui è passato alla storia e che dà il titolo al film: Lo Strangolatore di Boston.
Lo Strangolatore di Boston: il giornalismo indaga, la polizia insabbia
La prima trasposizione cinematografica di questa surreale storia risale al 1968 (acquistate Lo Strangolatore di Boston di Richard Fleischer con Tony Curtis qui su Amazon), ma nella pellicola i fatti furono romanzati, attribuendo al serial killer una malattia mentale, la schizofrenia, che in realtà non gli fu mai diagnosticata. Questa nuova versione cinematografica di quei terribili fatti propone, invece, una ricostruzione molto più aderente ai fatti reali. Questo dettaglio è di fondamentale importanza, perché vi garantiamo che quello che vedrete non sembra affatto reale, ma frutto di una sceneggiatura molto ben imbastita. E invece...
Durante la conferenza stampa internazionale a cui hanno preso parte il regista Matt Ruskin e gli attori Chris Cooper, Keira Knightley, Carrie Coon e Alessandro Nivola (che nel film interpreta il detective Conley), Ruskin ha dichiarato di conoscere già bene la storia dello Strangolatore perché, essendo nato e cresciuto a Boston, qualche anno fa ha iniziato a fare ricerche. Purtroppo entrambe le giornaliste sono decedute, ma Ruskin ha scoperto in maniera del tutto casuale, grazie ad una fotografia su Facebook, che una sua cara amica era la nipote di Jean Cole! In questo modo, è venuto in contatto con le famiglie di entrambe le giornaliste per poter raccogliere ulteriore materiale per il suo film.
Scoprendo, fra le altre cose, il ruolo di primaria importanza delle giornaliste Loretta McLaughlin e Jean Cole non tanto nel dare un nomignolo al killer, quanto nell'intuire che quegli omicidi erano collegati. Eppure, il modus operandi dello Strangolatore sembra subire un brusco mutamento, da un certo momento in poi, ma perché? Forse c'è più di un serial killer? Qualcuno potrebbe anche essere folle abbastanza da pensare di poterci speculare, dato l'enorme risalto mediatico delle macabre imprese dell'omicida. E magari la polizia potrebbe anche decidere di intralciare le indagini; anche in questo caso, ci chiediamo le ragioni di questi comportamenti, il tutto sotto l'asfissiante spettro della discriminazione sessuale.
American Psycho in real life
I risvolti misteriosi di questa vicenda mi ha riportato alla mente American Psycho, celeberrimo film in cui Christian Bale interpreta Patrick Bateman, avvocato rampante col vizietto dell'omicidio. Nel film, Bateman (che è un personaggio immaginario) può sempre contare sull'aiuto di qualcuno che copre le sue tracce, insabbiando i suoi cruenti, efferati e insensati omicidi. Ebbene, anche lo Strangolatore di Boston sembra avere qualche Santo in Paradiso. Questo genera un paradosso incredibile quanto inspiegabile: quando le donne intuiscono che gli omicidi che stanno piagando Boston sono collegati fra di loro, la polizia, incredibile, ma vero, ostacola le indagini.
Va inoltre ricordato che, negli anni '60, le donne subivano molte più discriminazioni rispetto a oggi (il che ovviamente non significa che il problema sia risolto, anzi), per cui, inizialmente, lo stesso caporedattore delle due imperterrite e impavide giornaliste le prende poco sul serio, anche per via di spinte esterne...
Il film si muove quindi egregiamente su un terreno sconnesso e impervio, in cui a ogni passo in avanti delle indagini corrisponde una uguale pressione atta a impedire l'avanzamento delle indagini, dipingendo, così, un quadro intriso di corruzione e discriminazione sessuale, aberrazioni contro cui McLaughlin e Cole si oppongono con forza e tenacia, rischiando perfino di mettere in pericolo le loro vite e la loro stabilità familiare. Keira Knightely, nella conferenza stampa, ha dichiarato di essersi sentita ispirata dal suo personaggio, una donna forte che, per il solo fatto di voler essere sia moglie e mamma che lavoratrice, si ritrova a dover lottare duramente contro i pregiudizi del tempo. D'altro canto, Carrie Coon ha posto l'accento sul rapporto delle due donne, legate da una profonda amicizia che durò per tutta la loro vita, ma anche dalla competizione: essendoci già una donna in redazione, la presenza di un'altra complicava tutto, in un'epoca e in un ambiente lavorativo così fortemente maschilista.
Colpisce poi moltissimo l'estremo divario fra la fedeltà delle due giornaliste al loro dovere di cronaca, portato avanti senza timore delle autorità e del killer stesso, e la facilità con cui la polizia non solo volta lo sguardo dall'altra parte, ma cerca di impedire alle giornaliste di giungere alla scoperta della reale identità dell'assassino seriale.
La vicenda dello Strangolatore di Boston ha moltissimi coni d'ombra che lasciano spesso lo spettatore a chiedersi le ragioni che spingono i personaggi ad agire in un certo modo. Questa costante e opprimente atmosfera di dubbio, incertezza, terrore e pericolo permea da ogni poro della pellicola, forte della presenza sulla scena di attori rodati che conferiscono alla vicenda ulteriore verosimiglianza, grazie alle loro intense interpretazioni.
Fra le scelte di Matt Ruskin di cui ha parlato durante la conferenza stampa c'è anche quella di non mostrare mai in volto il killer mentre commette gli omicidi, e gli omicidi stessi non vengono mai mostrati. La regia, quindi, non indugia mai sui dettagli più cruenti, dimostrando con questa scelta anche molta delicatezza e rispetto nei confronti delle vittime. Del resto, lo stesso Ruskin non considera Lo Strangolatore di Boston un horror proprio per questo; in effetti, il film è un ottimo thriller.
La pellicola pone l'accento più che sull'introspezione psicologica dei personaggi sulle loro azioni e sulla vicenda in sé: inganni, menzogne, insabbiamenti e discriminazione sono i nemici senza volto delle due reporter, instancabili, determinate, caparbie, ligie al loro dovere di cronaca fino in fondo, in un mondo dominato da falsità e pregiudizi del tutto in mano a uomini che cercano in ogni modo di ostacolarle. Questo costante senso di tensione, incertezza e freddezza nei confronti delle due protagoniste si riflette nella scelta cromatica di una fotografia attenta a cogliere le espressioni degli attori, come ulteriore veicolo di trasmissione di queste sensazioni spiacevoli, rievocate anche da una tavolozza che predilige le tonalità fredde.
Donne sono le vittime e donne sono le uniche persone davvero interessate a scoprire una verità evidentemente scomoda che fatica a emergere proprio a causa dell'ostracismo degli uomini. Quella dello Strangolatore di Boston è una storia di per sé macabra, incredibile, ricchissima di risvolti inattesi e del tutto imprevedibili a cui ogni elemento di questo film rende giustizia, proponendoci così, per la prima volta, un racconto cinematografico fedele ai fatti reali, talmente incredibili da non avere bisogno di essere romanzati.
Lo Strangolatore di Boston sarà disponibile per la visione in esclusiva su Disney Plus da domani, 17 marzo 2023.