La Nuova Zelanda è un regno magico
Non sono un giornalista di cronaca cinematografica, ma sono un grande appassionato del genere Fantasy e Sci-Fi, ecco perché mi piacciono in egual maniera tutti i libri/film/videogiochi ispirati a entrambi gli universi. Uno il prolungamento dell'altro, dopo tutto cosa c'è di più scientifico della magia? Così intesa come la vediamo trasportata in universi fatti di mondi, vicini e lontani, razze aliene e mitologiche, tra l'antico e l'arcano, il passato e il futuro. Sarà la voglia di evadere e il malcontento per il mondo com'è veramente, e oltre che con la fantasia la Nuova Zelanda è il paese più lontano in cui avrei potuto scappare, anche se solo per pochi giorni. Se solo avessi tentato di andare oltre, in realtà mi sarei riavvicinato al punto di partenza.
Eccomi arrivato a Wellington, nel "Mezzo" della Terra di Mezzo. Un gioco di parole coniato dai neozelandesi stessi, che mi accoglie a grandi lettere in aeroporto, tra foto di animali e piante esotiche, e rune elfiche disegnate un po' qua e un po' là. Tengo a precisare che questo viaggio è durato solo una manciata di giorni, una settimana in totale, viaggio compreso, che porta via si e no un paio di giorni. Qualsiasi riferimento alla Nuova Zelanda e ai neozelandesi è quindi frutto di un giudizio non rafforzato da una conoscenza profonda, ma ad ogni modo entrare in New Zealand è come approdare su un nuovo pianeta.
E non sto parlando dei panorami mozzafiato e dall'idea di essere così lontani da casa, ma dall'aria stessa che si respira, dal modo in cui le persone ti parlano e dal modo in cui conducono la loro vita. Ho girato il mondo, per lavoro e per piacere, e non mi impressiono facilmente. Anzi a dire il vero non mi emoziono quasi per niente, e ogni volta che ritorno e la mia compagna mi chiede "Com'era il posto", la risposta è priva di sentimento. Ma se oggi c'è un posto per cui mollerei tutto, probabilmente è proprio la Nuova Zelanda. E ora capisco perché un film come "Il Signore degli Anelli" e "Lo Hobbit" sono stati girati proprio qui, perché non c'è una terra che si avvicina in modo così violento, più di questa, all'immaginario di fantasia.