Libri, in Italia si legge poco e gli eBook non trainano il mercato

Stando ai dati dell'Associazione Italiana Editori, nonostante la crescita degli ultimi anni, in Italia si legge ancora poco rispetto alla media europea e gli e-book non farebbero da traino al mercato. Il settore digitale infatti varrebbe appena il 5% dell'intero comparto.

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a cura di Alessandro Crea

In occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell'Associazione Italiana Editori sono stati diffusi i dati dell'ultimo Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia, e quelli del Libro Bianco sulla lettura, una ricerca commissionata dall'AIE a un pool composto da ricercatori e studiosi dell’Università di Bologna e dell'Università del Piemonte orientale. Ne emerge sostanzialmente un ritratto in chiaroscuro del mercato attuale: in Italia tra il 2015 e il 2017 il mercato è cresciuto costantemente, con tassi in progressivo aumento. Tuttavia rispetto ad altri Paesi leggiamo ancora poco e il digitale non aiuta a trainare il mercato.

"Il mercato del libro nel 2017, con 2,773miliardi di euro, conferma l’uscita dal lungo periodo di recessione. Per il terzo anno consecutivo l’andamento risulta positivo. E per di più con un trend progressivamente crescente: +0,2% nel 2015; +1,2% nel 2016; +2,8% nel 2017 (escluso Amazon). Considerato il peso di Amazon (stimato da AIE) e l’usato (il cosiddetto "secondo mercato"), il fatturato 2017 risulta essere di 3,104miliardi di euro con un +4,5% rispetto al 2016", si legge nel Rapporto.

Nel 2018 invece "i dati mostrano un segno negativo compreso tra -0,2% e -0,4% a valore delle vendite. Effetto, in un quadro economico nazionale e internazionale, nuovamente in fibrillazione (+1,4% la previsione Istat del PIL 2018 contro il +1,5% del 2017), e delle inevitabili prime ricadute sui consumi delle famiglie (solo +0,1% nel secondo trimestre) in cui anche i consumi culturali vengono coinvolti". Tuttavia i dati raccolti dai ricercatori per il primo semestre 2019, evidenziano una rinnovata crescita sia del fatturato (+3,8%, 530milioni di euro) che, in maniera più contenuta, del numero di copie (+2,9%, 39,7 milioni di copie vendute).

Nell'insieme dunque tra il 2015 e il primo semestre del 2019 il mercato è cresciuto, seppur non a ritmi irresistibili, resta però il gap con altre nazioni europee. Solo il 60% dei connazionali con età compresa tra 15 e74 anni legge infatti almeno un libro all’anno, il più basso indice di lettura tra la popolazione adulta tra i cinque maggiori mercati editoriali europei.

E il digitale? Secondo il Rapporto, nel 2017 la produzione di titoli di e-book è diminuita del 15,9% e solo 6.419 (13,7%) sono stati pubblicati da case editrici, mentre la parte restante è stata pubblicata da piattaforme o da aziende che si limitano a vendere servizi anche sofisticati di pubblicazione ad autori (o ad aspiranti tali). "Gli e-book dal 2010 hanno una prima battuta d’arresto. La crescita continua ma è solo ad una cifra (+ 3,2%)". Un dato confermato anche dai ricercatori, secondo cui gli e-book valgono non più del 5% del mercato totale, un dato comunque in linea con quello europeo.

Da noi comunque c'è un problema radicato sulla lettura in generale. "Il basso indice di lettura costituisce il principale problema di crescita dell’editoria nazionale: significa avere un bacino di potenziali clienti più piccolo rispetto a quello delle altre editorie continentali con cui la nostra editoria si confronta. Gran parte dei deboli lettori sono a loro volta deboli acquirenti (sono 11,1 milioni di persone che generano circa 15,9 milioni di copie vendute)", si legge sempre nel Rapporto dell'AIE. "Lo dimostrano anche i dati OCSE-PISA sulle competenze di comprensione dei testi e di lettura, che risultano essere i più bassi tra i Paesi avanzati. Tra i ceti dirigenti e professionali il 38,1% non legge alcun libro e tra gli stessi laureati il 32,3% non legge nessun libro nel tempo libero. Dietro questi numeri ci sono cambiamenti nell’uso del tempo (treni e mezzi pubblici sono un buon punto di osservazione sulla trasformazione dei comportamenti e delle abitudini), contrazioni del reddito, smarrimento e sfiducia rispetto a quelli che tradizionalmente erano ritenuti gli ascensori sociali: in primo luogo l’occupazione, ma anche l’istruzione, il titolo di studio, le abitudini di lettura, i consumi culturali, il possesso di una biblioteca domestica".

Una situazione complessa dunque, tanto da far dire al presidente AIE Ricardo Franco Levi che "non ci sarà ampliamento del mercato del libro se non ci sarà un innalzamento dei livelli di istruzione, di cultura e, infine, di lettura degli italiani". Per Levi dunque sarebbe necessaria "una politica di effettiva promozione della lettura. Una politica che deve comprendere agevolazioni e incentivi alle famiglie e ai singoli cittadini per l’acquisto dei libri. E poi, e soprattutto, scuola, scuola, e ancora scuola".

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