L'evoluzione di Ant-Man nel Marvel Cinematic Universe: da piccole dimensioni derivano grandi avventure

L'evoluzione di Ant-Man nel Marvel Cinematic Universe: Paul Rudd da simpatica canaglia al più amato degli Avengers.

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a cura di Manuel Enrico

Per quanto possa sembrare incredibile, considerato i grandi nomi che hanno contrassegnato il mito del Marvel Cinematic Universe, il futuro del franchise marveliano potrebbe vedere proprio in Ant-Man uno dei personaggi di riferimento per le prossime fasi. Nei precedenti capitoli della saga, fatta ovvia eccezione per i due film a lui dedicati (Ant-Man, Ant-Man and the Wasp), la presenza di Scott Lang nei film corali si è sempre contraddistinta per essere portatrice di una certa leggerezza, capace di stupire con improvvisi momenti di profonda umanità, rendendo l’ex galetto un elemento centrale nello svolgimento di alcuni degli snodi narrativi del mito degli eroi marveliani sul grande schermo. Non stupisce quindi che l’evoluzione di Ant-Man nel Marvel Cinematic Universe conduca i fan del franchise verso una sempre più attinenza tra le vicende private del minuscolo eroe e la trama orizzontale della saga.

All’intero della dinamica del Marvel Cinematic Universe, l’entrata in scena di Scott Lang come personaggio dall’approccio comico è stata gestita con estrema attenzione. In un mosaico supereroico in cui la comicità è sempre stata gestita con una certa attenzione, che si trattasse di semplici battute o di impostazioni più complesse ed estreme (come con il Thor di Waitit o la vivacità dei Guardiani della Galassia di James Gunn), il piglio scanzonato di Scott ha dato al Marvel Cinematic Universe una visione differente dell’alleggerimento comico. Tratto distintivo che appare anche nel recente trailer di Ant-Man and the Wasp: Quantumania, ma che viene presto stravolto da un latente senso di pericolo che potrebbe indicare un passaggio verson una connotazione più seria del personaggio.

L'evoluzione di Ant-Man nel Marvel Cinematic Universe: da simpatica canaglia al più amato degli Avengers

L'eroismo atipico di Ant-Man

Ripensando all’evoluzione di Ant-Man all’interno del Marvel Cinematic Universe, è difficile non notare come Scott sia il primo di tutti gli eroi del pantheon marveliano sul grande schermo ad avere, tramite il suo ruolo supereroico, una seconda possibilità. Fedeli alle sue origini fumettistiche, i Marvel Studios hanno lasciato intatto il passato criminale di Scott, per quanto addolcito, rendendolo nuovamente un punto essenziale del suo carattere. Una diversa concezione dell’eroe che si fa forte dello stesso concept iniziale del personaggio, ben spiegato dal creatore di Scott Lang, David Michelinie:

Volevo qualcosa di completamente differente, sia nelle origini che nelle motivazioni, rispetto a Pym. Così mi venne l’idea di un criminale redento, non qualcuno di innocente accusato ingiustamente, che avrebbe consentito di presentare l’immagine dell’eroe da un’altra prospettiva. E pensai che, in quanto ladro, avrebbe sentito la mancanza dell’adrenalina della sua vita precedente, vedendo nell’eccitazione delle avventure da eroe un ottimo sostituto, ma legale.

Questo approccio era perfetto per i comics Marvel, ma lo è ancora di più nelle dinamiche del Marvel Cinematic Universe. Non volendo rinunciare alla presenza del primo storico Ant-Man, alias Hank Pym (Michael Douglas) utilizzare il secondo eroe a indossare il casco metallicco di Ant-Man è stata una scelta obbligata. Pym non è un personaggio facilmente gestibile, vista la sua complessa vita editoriale e le storie dai toni acidi che lo hanno visto protagonista, e il Marvel Cinematic Universe si era già speso uno dei suoi massimi errori, ovvero la creazione di Ultron, riutilizzandolo come elemento di rottura nella vita di altri due personaggi centrali della saga, Bruce Banner e Tony Stark, in Avengers: Age of Ultron.

Meglio quindi utilizzare Hank come un eroe in pensione (Ant-Man), rendendolo una sorta di mentore per il giovane Scott Lang. Sotto questo aspetto, Scott è il primo personaggio del Marvel Cinematic Universe ad ereditare un ruolo supereroico, anticipando anche Sam Wilson, e ad avere una figura mentoriale che lo aiuti nell’affrontare questa sua nuova vita. Soprattutto, Lang si trova ad avere una sorta di famiglia allargata, che non comprende solamente la figlioletta Cassie, ma anche la fidanzata Hope van Dyne (Evangeline Lily) e i suoi genitori, Hank Pym e Janet van Dyne (Michelle Pfeiffer).  Diversamente dall’esperienza familiare di Hawkeye, che ha una famiglia ‘segreta’ anche per i suoi compagni, Ant-Man crea una stretta connessione tra il suo ruolo supereroico e la sua famiglia, al punto da coinvolgere direttamente i suoi cari nelle sue avventure. Lo abbiamo visto in Ant-Man and the Wasp e ancor più marcato sarà questo aspetto in Ant-Man and the Wasp: Quantumania.

 Essere un Avenger

Per sua natura, Scott Lang vive in modo atipico l’essere un supereroe. In Captain America: Civil War non esita a schierarsi con la fazione ‘irrispettosa’ guidata da Steve Rogers, non mancando di attaccare Stark durante la sua detenzione nel Raft, ricordando la pessima reputazione che i Pym hanno degli Stark, risalente ai primi anni dello S.H.I.E.L.D., come visto nelle scene iniziali del primo Ant-Man. Un approccio irriverente che si discosta da visioni più serie come quelle di Captain America (dovere) o Iron Man (auto-convinzione di essere l’unico a sapere cosa sia la ‘cosa giusta’ da fare), che viene vissuto da Scott in modo decisamente personale.

La Fase Quattro ci ha mostrato come la personalità eclettica di Scott gli abbia consentito di divenire l’Avengers più famoso del mondo. Complice anche la scomparsa dei due Vendicatori più noti, ossia Iron Man e Cap, e la scelta di altri di seguire altre strade, Scott diventa il più noto degli Avengers, grazie alla creazione di un podcast in cui svela le sue avventure supereroiche (si intravede una locandina in Ms. Marvel). Pur essendo a tutti gli effetti il vero fautore del piano che in Avengers: Endgame permette di correggere lo schiocco di dita di Thanos, Scott rimane ugualmente vittima del complesso dell’impostore.

Comprensibile, considerato come per un ex galeotto ritrovarsi improvvisamente a essere uno dei più noti supereroi del pianeta non deve esser semplice. E lo stesso Scott non manca di far emergere questo suo pensiero nelle prime battute del trailer di Ant-Man and the Wasp: Quantumania:

Mi son fatto mille domande. Scott, sei un ex galeotto, come puoi esser un Avengers? La cosa non quadra...

Pensiero che ha una radice emotiva per Scott. La sua figura supereroica è frutto di un’invenzione altrui, le persone a lui care sono apparentemente in grado di creare nuove tecnologie e avere un ruolo centrale nel migliorare il mondo, mentre Scott apparentemente è solo un tizio in grado di modificare le proprie dimensioni a piacimento. Se da un lato questa sua sensazione di esser l’elemento dissonante in questa comunità supereroica, dall’altro va notato come sia proprio questa sua apparente estraneità a essere il suo vero potere.

Conscio di come sia facile finire preda di scelte sbagliate, anche per ragioni che nulla hanno a che fare con il lato oscuro dell’animo umano, l’Ant-Man del Marvel Cinematic Universe è una delle migliori incarnazioni del celebre mantra marveliano: da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Non sarà un genio della scienza, non avrà armature incredibili o poteri da supersoldato, ma Scott Lang non si tira indietro se si tratta di seguire un giusto fine, animato da una morale intima, capace anche di opporsi a forze maggiori, con un misto di ironia e serietà che rende il piccolo supereroe uno dei più interessanti personaggi attualmente in forze al Marvel Cinematic Universe.

L’evoluzione di Ant-Man nel Marvel Cinematic Universe: grandi problemi e piccole soluzioni

Al netto della perfetta interpretazione di Paul Rudd, la caratterizzazione emotiva di Ant-Man si focalizza sulla diversa percezione del ruolo dell’eroe di Scott. Lo si vede nel modo quasi paradossale con cui si lancia nello scontro di Captain America: Civil War o nella sua assurda spiegazione del piano del viaggio nel tempo in Avengers: Endgame. Pur rivelandosi a suo modo geniale, Scott ha una dimensione più umana e amichevole, che avvicina lo spettatore e lo rende epidermicamente più rassicurante.

In un momento in cui il franchise sembra disperatamente alla ricerca di nuove figure di riferimento, Scott Lang potrebbe sorprendentemente divenire uno dei volti di riferimento del Marvel Cinematic Universe. La Fase Quattro, complessa elaborazione di una transizione emotiva e narrativa scaturita dagli addii di Avengers: Endgame, non ha saputo dare ai fan una nuova leadership della comunità supereroica. Stephen Strange, per sua natura, manca di carisma per essere un leader, presentandosi come un solitario guardiano, mentre il nuovo ruolo di Sam Wilson come Capitan America non si è manifestato pienamente in The Falcon and The Winter Soldier, che può essere considerato come il momento dell’investitura, rimandando poi l’esame finale sul grande schermo con Captain America: New World Order. In questa condizione di incertezza, l’evoluzione di Ant-Man nel Marvel Cinematic Universe può completarsi rendendo Scott Lang il volto umano e rassicurante di una compagine supereroica apparentemente priva di una guida.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania può rappresentare il passaggio finale di questa crescita. Il primo film della Fase Cinque del Marvel Cinematic Universe potrebbe rappresentare il momento più complesso della vita di Scott. Dopo aver affrontato minacce gestibili da parte di un eroe singolo, la sua prima minaccia di una certa entità è stata affrontata assieme ai Vendicatori e a tutti gli eroi marveliani, consentendogli di sentirsi un eroe al pari di figura come Thor, Black Panther o Thor. L’assenza di questi eroi negli anni seguenti ha consentito a Scott di accrescere, in un certo senso, il proprio ego, come dimostra la fama che si è creato con il suo podcast, ulteriormente alimentato dalla percezione dell’uomo medio che Ant-Man sia un salvatore.

Tuttavia, i dubbi espressi da Scott nel citato trailer sono eco di una voce interiore del personaggio, che troverà conferma nell’avventura nel regno quantico. Questa sua nuova personale avventura, in cui rimangono coinvolti anche i suoi famigliari, conduce Scott a riconsiderare il proprio ruolo, ponendolo di fronte a scelte morali che non hanno in palio solo la sicurezza del mondo, ma una più importante salvezza dei propri cari. Metaforicamente, il venire nuovamente ripotato a dimensioni infinitesimali nel mondo quantico diventa l’espediente narrativo con cui ricondurre anche emotivamente Scott, ricordandogli cosa significhi essere non solo un eroe, ma soprattutto un uomo. E come la storia dei fumetti Marvel ci insegna, è quando viene portato in primo piano l’uomo dietro la maschera che gli appassionati vivono le storie più emozionanti.

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