Leiji Matsumoto e l'eterno viaggio nel cosmo

Leiji Matsumoto, il viaggio e il cosmo: come lo spazio diventa lo specchio della nostra anima

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a cura di Manuel Enrico

Non diciamo che è morto, vi prego. Un po’ per concederci quel momento di rifiuto inevitabile della perdita, che inevitabilmente colpisce duramente chi ha fondato il proprio immaginario sugli avventurosi futuri creati dall’artista giapponese, un po’ perché è più poetico crogiolarsi nell’illusione che Leiji Matsumoto abbia intrapreso un viaggio, l’ultima sua avventura tra quelle stelle che tanto hanno segnato la sua opera.

Perché il viaggio è parte essenziale della fantasia di Matsumoto. Difficilmente troverete qualcuno che nel ricordare Leiji Matsumoto non citi Space Battleship Yamato (o Starblazers, come era nota fuori dal Giappone), Galaxy Express 999 o Capitan Harlock, le opere più celebri di un autore che nella sua prolifica carriera ha saputo costruire un verso e proprio universo, vitale e appassionante, in cui riversare le mille sfumature della vita. In ogni sua opera si possono ritrovare non solamente protagonisti in cui riconoscersi, ma una serie di compagni di avventura con cui empatizzare, che si tratti di un medico ubriacone dal cuore d’oro o un ragazzo sperduto tra le stelle. Figure appassionanti e vitali, accumunate da una visione del cosmo come foriero non solo di grandi avventure, ma soprattutto ideale scenario di uno temi cari al maestro Matsumoto: il viaggio.

Leiji Matsumoto, il viaggio e il cosmo: come lo spazio diventa lo specchio della nostra anima

Che si tratti della traversata cosmica della Yamato verso Iskandaar o delle imprese piratesche di Harlock e Queen Emeraldas, le stelle non sono state solamente teatro di un racconto di viaggio nelle opere di Leji Matsumoto, ma sono divenute testimoni privilegiate di un’interiorità in divenire, di cui il viaggio era una metafora sublime. La delicatezza di Matsumoto era la sua forza narrativa, il sapere offrire un concept narrativo tutto sommato tradizionale evolvendolo in un racconto emozionante fatto di passaggi tragici e di tappe dolorose, in cui trionfi e vittorie erano sempre velate dalla malinconica presenza di perdite e rinunce. I personaggi di Matsumoto sono sempre caratterizzati da una gravitas interiore potente, che si tratti di fratelli perduti o patrie dimenticate, ferite mai sanate che solo una continua inerzia tra le stelle in cerca di nuove speranza sembra poter guarire.

Un tema ricorrente, ma mai banale o ripetitivo. Se in Space Battleship Yamato la finalità narrativa del viaggio era la salvezza di un’umanità condannata, per Harlock il pellegrinaggio cosmico era un’affermazione di libertà in una galassia che pareva soffocare questa affermazione di personalità. Figlio di un Giappone reduce dall’incubo nucleare della Seconda Guerra Mondiale e dalla presenza straniera post-bellica, Matsumoto trasla nel viaggio una ricerca della propria identità, artistica e umana, dando ai suoi personaggi la propria voce e le proprie sensazioni, trovando una chiava emotiva inconfondibile che permane in tutta la sua produzione. Un’universalità che ha consentito alle sue opere, dal manga alle trasposizioni animate, di venire percepite epidermicamente da adolescenti (e non solo) di diversi paesi, parlando con una dialettica emotiva che va oltre ogni limite culturale, rivolgendosi direttamente al cuore dei lettori. E non poteva esserci un linguaggio più universale della fascinazione del cosmo, delle stelle come guide di un’eterna avventura in cui il viaggio è specchio di una ricerca dell’io interiore. Anni luce percorsi per scoprire lati di sé, per crescere tramite trionfi e sconfitte, verso una destinazione che non è mai un traguardo, ma un’ennesima tappa della nostra avventura più autentica e impagabile: la vita.

Pur amando visceralmente le imprese della Yamato, non posso fare a meno di ricordare come sia Harlock il miglior interprete di questo immenso e impagabile viaggio che ci ha regalato Leji Matsumoto. Se il giovane Susumu Kodai in Space Battleship Yamato scopriva un universo ricco di vita abbandonando una Terra morente, sottile metafora di una voglia di non arrendersi alle brutture di un conflitto ancora così vivido nel quotidiano nipponico, è al più celebre dei pirati spaziali che dobbiamo guardare per vedere la più autentica espressione della poetica di Matsumoto:

Il suo teschio è una bandiera che vuol dire libertà,vola all’arrembaggio però un cuore grande ha

Non stupisce che una figura come Harlock sia diventata un simbolo ancor più della sua bandiera pirata. Ribelle, sovversivo, una figura di rottura in una società futura che appare sin troppo simile al Giappone post-bellico, in un periodo di forte transizione culturale. Visto come un criminale da un iniquo potere che vorrebbe sterminare il libero pensiero, nella sua crociata tra le stelle Harlock diviene un novello Robin Hood, temuto dai cattivi e osannato dai semplici cittadini, ammirato e considerato l’ultima speranza di un’umanità sconfitta. Nuovamente, Matsumoto crea un personaggio immortale, specchio non solo di un momento storico ma voce immortale di un’umanità autentica, mai doma. E’ questo il lascito culturale di Leiji Matsumoto, l’avere offerto a più di una generazione di lettori e spettatori un cosmo brulicante di vita e di emozioni, parlando di universalità e umanità, di libertà e eroismo, spingendoci a sognare e immaginare avventure incredibili.

Non è morto Leiji Matsumoto, non ditelo. Consentiamo a un sognatore che ci ha insegnato a sognare a nostra volta di lanciarsi in un ultimo, infinito viaggio nel cosmo che ha così amato, cantando ancora un volta l'inno di Harlock:

Fammi provare Capitano un’avventuradove io son l’eroe che combatte accanto a te,fammi volare Capitan senza una metatra i pianeti sconosciuti per rubare a chi ha di più

Yoi taibiwo, sainchō Leiji