Le tre stigmate di Palmer Eldritch: gli dei ci guardano dall'alto
Le tre stigmate di Palmer Eldritch: droghe, giocattoli e divinità visti dalla mente di Philip K. Dick, il maestro della fantascienza americana
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a cura di Manuel Enrico
Spesso viene associata alla produzione di Philip K. Dick il concetto di irrealtà, una visione del mondo che trascende quanto possiamo percepire solitamente con i nostri sensi, che non riescono a varcare un limite sensoriale che ci impedisce di trovare risposte e rivelazioni che rimangono a noi ignoti. Lettura come Ubik possono confermare questa visione del corpus letterario di Dick, ma questa fotografica della produzione di uno dei maestri della fantascienza sociale sarebbe limitante, ingiusta. Nella sua prolifica attività, il romanziere americano è andato ben oltre questo principio emotivo, si è spinto in una più sfrenata e lisergica ricerca di verità ulteriori, che hanno trovato forma in caposaldi della letteratura di genere come La svastica sul sole o Ma gli androidi sognano pecore elettriche?. Eppure, se decide di avvicinarsi a Dick utilizzando come punto di contatto Le tre stigmate di Palmer Eldritch, la sensazione è che non sia l’irreale la scintilla vitale della vis narrativa di Dick, quanto un’iper-realtà che, all’epoca, veniva filtrata dalle percezioni iperstimolate dello scrittore.
Le tre stigmate di Palmer Eldritch rappresenta un momento particolarmente interessante nella produzione di Dick. Non è un mistero che il romanziere americano fosse uno spirito tormentato, afflitto da una serie di disturbi che vennero acuiti dal suo uso improprio di anfetamine, utilizzate come stimolante per la sua produzione letteraria, che ebbero un impatto nefasto sulla sua psiche già fragile. A questo, andrebbe aggiunto che Dick fu attivo nel secondo dopoguerra, all’interno di una società che reduce da un conflitto inumano si ritrovava a dover gestire decenni di sfiducia interna, con lotte sociali e una progressiva invasività del potere costituito nella vita dei cittadini. Tra il pericolo di un olocausto nucleare e la continua sensazione di essere un individuo costantemente controllato, non stupisce che Dick arrivasse a concepire una storia come quella de Le tre stigmate di Palmer Eldritch.
Le tre stigmate di Palmer Eldritch: droghe, giocattoli e divinità
L’umanità è riuscita a liberarsi delle catene che la legano alla Terra, riuscendo a muovere i primi passi nellos spazio, colonizzando i pianeti del Sistema Solare. Quello che sembrava un sogno a lungo accarezzato, si rivela foriero di profondi disagi, specialmente per i coloni, che si sentono oramai lontani dal proprio mondo, una mancanza che viene colmata da Perky Pat, una bambola che diventa il simbolo della vita sulla cara, vecchia Terra. La linea di giocattoli di Perky Pat comprende una serie di plastici entro cui ricreare la vita ideale della bambola, che i coloni possono vivere tramite un’acuta esperienza sensoriale assumendo il Can-D, un composto lisergico che consente loro di espandere la propria coscienza e sentirsi parte integrante del mondo di Perky Pat.
A vendere questi prodotti, e l’illegale Can-D, è Leo Bulero, che tramite l’utilizzo di pre-cog, individui capaci di intuire le future potenzialità di nuovi prodotti legati a Perky Pat, ha imbastito un impero economico basato sullo sfruttamento della nostalgia dei coloni. Una sicurezza economica che viene messa a repentaglio quando ricompare sulla scena Palmer Eldritch, concorrente sparito dieci anni prima durante una missione commerciale verso Alpha Centauri. Il ritorno di Eldritch, apparentemente in possesso di una nuova droga capace di sostituire il Can-D, diviene un rischio a cui Bulero non intende soccombere, al punto di voler scoprire se chi è tornato sulla Terra dopo così tanti anni sia realmente Eldritch o una minaccia aliena sotto mentite spoglie.
Le tre stigmate di Palmer Eldritch è probabilmente uno dei lavori più paranoici e disturbanti di Dick. Pur essendo presenti elementi tipici della sua produzione ritrovati anche in altre opere di maggior successo (i pre-cog hanno raggiunto la notorietà con Minority Report, film tratto da un omonimo racconto di Dick), con questo romanzo si profila maggiormente la costante paranoia che caratterizzava l’esistenza di Dick. L’ispirazione per questo romanzo, vuole il mito, venne all’autore dopo che un giorno ebbe la visione di un volto titanico che lo osservava dal cielo, una manifestazione del suo inconscio secondo lo psicanalista presso cui era in cura, l’apparizione di Satana a sentire una sua conoscenza, una ex-poliziotta alcolizzata che aveva trovato nella religione la salvezza. Ovviamente Dick, da sempre studioso di religioni e misticismo, riconobbe la correttezza della visione della donna.
Non stupisce che in Le tre stigmate di Palmer Eldritch si sviluppi quindi questa visione di un microcosmo (Perky Pat) che diviene rifugio di personalità al limite (i coloni), ma non è salvezza, quanto una volontaria arrendevolezza, un cercare sollievo in una consuetudine che preferisce una menzogna sicura a una spaventosa verità. Dick, in tutta la sua produzione, fa muovere i suoi personaggi su questa dicotomia, che si tratti del cacciatore di replicati di Ma gli androidi sognano pecore elettriche? alla morte atipica dei protagonisti di Ubik. Con Le tre stigmate di Palmer Eldritch si spinge oltre, lascia trapelare con nuova urgenza la visione di un’ingerenza religiosa ossessiva e spiazzante.
Indagine lisergica nel credo
Ad arricchire questa trama estremamente personale, Dick affianca spunti rodati della sua produzione. L’ingerenza dell’industria, intesa come polo di potere, e la presenza di una tecnologica capace di manipolare il vissuto quotidiano tornano prepotenti in Le tre stigmate di Palmer Eldritch, avvicinando questi due elementi alla spietata critica al potere costituito, figura incorporea della narrativa di Dick che assume all’occorrenza la consistenza di burocrati melliflui o di macchinazioni ostinate prive di apparenti origini. Tasselli fondamentali dei romanzi di Dick, capace di prendere elementi della sci-fi coeva e proiettarla in una chiave critica lisergica e figlia dei suoi tempi, andando a creare i presupposti di una ‘nuova’ fantascienza, più terrena e quotidiana, tanto che il romanziere americano sarebbe stato in seguito considerato come uno degli ispiratori del cyberpunk. In ogni suo romanzo, infatti, Dick cerca di focalizzarsi sulla realtà, metaforizzando le sue acredini, riuscendo a dare una personale visione dell’alieno, visto come il lontano nemico intangibile, lontana dalla tradizione caratterizzazione della minaccia dello spazio cara ai precedenti autori, che nella fantasia di Dick rispecchia invece il sottile ma onnipresente ‘pericolo rosso’ del periodo.
Mondadori pubblica una nuova edizione de Le tre stigmate di Palmer Eldritch all’interno della collana Oscar Moderni Cult, proseguendo un viaggio nella narrativa di Dick iniziato con Ubik e che dovrebbe presto arricchirsi di una nuova tappa, La svastica sul sole. La serie di volumi delle opere di Dick, curata da Emanuele Trevi, mostra di volere offrire una quanto più possibile autentica esperienza della narrativa di Dick, avvalendosi della traduzione di Marinella Magrì, che tramite una scelta convincente di vocaboli ripropone la claustrofobica costruzione emotiva del romanziere americano. Il volume di Mondadori mantiene l’identità semplice ma dai toni disturbanti della grafica di copertina già apprezzati in Ubik, accogliendo il lettore con una prefazione di Emmanuel Carrère, che fornisce i giusti punti di riferimento per comprendere la complessità interiore di uno dei numi tutelari della narrativa di fantascienza del secolo scorso.
Voto Recensione di Le tre stigmate di Palmer Eldritch
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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- La narrativa di Dick nella sua pienezza
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- Spunto narrativo intrigante
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- Edizione curata
Contro
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- Lettura impegnativa
Commento
L’ingerenza dell’industria, intesa come polo di potere, e la presenza di una tecnologica capace di manipolare il vissuto quotidiano tornano prepotenti in Le tre stigmate di Palmer Eldritch, avvicinando questi due elementi alla spietata critica al potere costituito, figura incorporea della narrativa di Dick che assume all’occorrenza la consistenza di burocrati melliflui o di macchinazioni ostinate prive di apparenti origini. Tasselli fondamentali dei romanzi di Dick, capace di prendere elementi della sci-fi coeva e proiettarla in una chiave critica lisergica e figlia dei suoi tempi, andando a creare i presupposti di una ‘nuova’ fantascienza, più terrena e quotidiana, tanto che il romanziere americano sarebbe stato in seguito considerato come uno degli ispiratori del cyberpunk. In ogni suo romanzo, infatti, Dick cerca di focalizzarsi sulla realtà, metaforizzando le sue acredini, riuscendo a dare una personale visione dell’alieno, visto come il lontano nemico intangibile, lontana dalla tradizione caratterizzazione della minaccia dello spazio cara ai precedenti autori, che nella fantasia di Dick rispecchia invece il sottile ma onnipresente ‘pericolo rosso’ del periodo.