Le terrificanti avventure di Sabrina sono molto più di un teen drama

Le terrificanti avventure di Sabrina è uno show che mescola teen drama e horror, ma con qualche spunto o twist inedito che lo fa risaltare rispetto ad altre produzioni simili.

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a cura di Andrea Balena

Pochi generi letterari hanno la forza mediatica del teen drama, e questo assunto Netflix lo ha compreso da diversi anni ormai. L’adolescenza è un’età critica nella crescita di un individuo, e rappresentarla sul piccolo o grande schermo è un compito ben più arduo e complicato di quello che si immagina, come il controverso caso Tredici ha ampiamente dimostrato. Il passaggio dall’infanzia alla fase adulta comporta un sacco di cambiamenti non solo fisici ma anche psicologici, e la vera bravura di uno scrittore è quella di cogliere le sottili sfumature di questa delicata fase senza dare un giudizio perentorio e assoluto. In questo caso, gli autori di Le terrificanti avventure di Sabrina hanno compiuto un buon lavoro, facendo saltare questo strano miscuglio di teen e horror in cima ai migliori prodotti per ragazzi da qualche tempo a questa parte, anche se con qualche difetto di troppo.

Back from the dead

Tratto dai fumetti della Archie Comics e liberamente basato sulla sitcom Sabrina vita da strega degli anni ‘90, la Sabrina del 2018 è profondamente diversa dall'immagine che in molti portano nella memoria - dovuto anche al reboot cartaceo della testata nel 2014 i cui particolarissimi disegni sono stati trasportati nella sigla – che ha sacrificato la componente umoristica e teen in favore di un’atmosfera più dark e incentrata sui topoi noti del genere horror, una scelta probabilmente dovuto al successo di American Horror Story.

La duplice natura di Sabrina (metà umana e metà strega) è il perno su cui si regge la premessa di questo nuovo adattamento. Incastrata tra due realtà diametralmente opposte, Sabrina vive una doppia vita: di giorno frequenta un liceo normale a Greendale con la sua cerchia di amiche e un fidanzato, mentre di notte frequenta il mondo oscuro e satanico della Chiesa della Notte, di cui fanno parte le zie Zelda e Hilda e il cugino Ambrose. Questa situazione sarebbe dovuta finire la notte del suo sedicesimo compleanno, quando avrebbe dovuto seguire la tradizione di famiglia, ma la ragazza rifiuta di scegliere, optando per una terza via di mezzo.

Il racconto della mezza strega, in questa versione interpretata dalla piccola Kiernan Shipka (Mad Men), si traduce in un percorso di formazione all'apparenza piuttosto classico, ma con qualche twist ed elemento unico a farlo risaltare su tutti. Non è solamente l’impostazione da horror – che comunque fa molto del lavoro – ma qualche accorgimento nella sceneggiatura unico e ben orchestrato. L’autore Roberto Aguirre-Sacasa (già capo creativo della Archie Comics) ha imbastito un mondo dove il pregiudizio e la paura del diverso è ancora molto marcato e che la protagonista, grazie alla sua duplice natura, riesce a combattere.

Un horror socialmente attivo

Il percorso della protagonista ricalca in maniera abbastanza diretta le avventure di un altro famoso maghetto inglese, non solo nelle premesse ma anche in alcune parti dell’intreccio: l’introduzione dell’Accademia delle Streghe non sono apporta tanti nuovi elementi al mithos dello show, ma permette a Sabrina di approcciarsi al reale volto della società delle streghe, che nonostante promesse di libero arbitrio offerte dal Diavolo in persona, è ancora dominata da un patriarcato totale e un dogmatismo religioso indiscusso.

Sabrina non è l’unica a confrontarsi con una tradizione scomoda e antiquata: lo stesso fidanzato Harvey con l’hobby del disegno rifugge dal padre alcolista che vuole portarlo a lavorare in miniera, oppure l’amica Susie Putnam, soggetta ad attacchi transfobici da parte di altri studenti per via del suo aspetto androgino. Tutta Greendale, sia mortale che sovrannaturale, si trova sotto un’invisibile coltre di machismo tossico alla quale le figure femminili oppongono una strenua resistenza.

Girl Power

Le donne della serie e le corrispettive interpreti sono la punta di diamante dello show: a partire dalla giovanissima protagonista, che riesce a impostare un personaggio profondo e sfaccettato, ma la vera figura da leonesse la fanno Miranda Otto e Lucy Davis nel ruolo delle due zie, le quali dimostrano una compostezza unica e un piglio british facilmente riconoscibile e apprezzabile. Ma a vincere questa ardua competizione interna è indubbiamente la gigantesca e onnipresente figura di Michelle Gomez (recentemente vista in Doctor Who come Missy) nei panni ambigui di Ms. Wardwell, l’insegnante di Sabrina.

Ma tranquilli amanti dell’horror, Sabrina non è una serie che vi lascerà con l’amaro in bocca. Dal liceo di Greendale fino alla composizione della sinistra foresta, ogni ambientazione è stata realizzata visivamente con una atmosfera gotica e ricolma di tante piccole citazioni che solo chi ha l’occhio e la memoria veramente allenati potrà riconoscere. Il nostro consiglio in particolare è di andare a darvi una rilettura di Sandman di Neil Gaiman, di cui l’autore si professa un grande fan.

L’unico vero problema della serie, che ormai è un difetto congenito delle produzioni Netflix, è la durata: nonostante il limite di puntate si sia abbassato a dieci, persiste ancora qualche episodio filler di troppo, unitamente alla tradizione del weekly monster che tormenta la povera Sabrina. Per il resto Le terrificanti avventure di Sabrina si è rivelato un piacevole passatempo autunnale, con una caratterizzazione che farà la gioia degli appassionati - eccetto il Tempio Satanico, a quanto pare – e qualche spunto inedito.

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