Sin dalla loro apparizione, i mutanti di casa Marvel hanno dovuto lottare per ritagliarsi un posto all’interno della comunità umana, spesso scontrandosi anche con altri supereroi della Casa delle Idee. Quando vennero concepiti a inizio anni ’60, gli X-Men dovevano essere la metafora degli adolescenti che si scontrano il mondo, ma questa loro natura si è evoluta, rendendoli sempre più dei pariah all’interno della società. Ma cosa accadrebbe se infine i mutanti dovessero prendere il sopravvento sul resto dell’umanità? Un interrogativo affascinante che venne raccontato da Brian Michael Bendis in House of M, arco narrativo dedicato agli X-Men che stravolse il mondo mutante, recentemente ripubblicato da Panini all’interno della collana Marvel Must Have.
Quando Bendis diede vita a questa sua visione del mondo marveliano, l’idea che i mutanti potessero diventare la specie dominante del pianeta non era ancora stata pienamente sfruttata. Se oggi siamo abituati a vedere i mutanti dominare il mondo dalla loro nazione su Krakoa, come ci racconta Hickman a partire dal ciclo di House of X/Power of X, quando Bendis prese in mano le redini del mondo Marvel nei primi anni del nuovo millennio, la situazione era decisamente diversa. Ma in una condizione simile, con la volontà della casa editrice di dare una scossa al proprio universo, Bendis colse l’occasione di imprimere nuova energia a questa complessa unità eroistica, trovando in una mutante la sua scintilla vitale: Wanda Maximoff.
House of M: Bendis continua la sua rivoluzione
Wanda era il trait d’union tra le due formazioni più iconiche della Marvel del periodo, Vendicatori e X-Men. Pur essendo una mutante, Wanda, dopo un passato da nemicia all'interna della Confraternita dei Mutanti, era da sempre una Vendicatrice e in seno alla squadra aveva vissuto la sua intera esistenza, tra eventi felici come il matrimonio con Visione o i drammi della perdita dei suoi gemelli. È proprio quest’ultimo dettagli dell’esistenza di Wanda, rimosso nella continuity marveliana tramite la magia di Agatha Harkness, a divenire il punto di svolta della nuova linea narrativa di Bendis, che vede nella sfortunata mutante la sua musa.
Senza Wanda, in effetti, non si sarebbe potuto sviluppare quella che è stata la rivoluzione di Bendis. Il primo passo fu proprio Vendicatori Divisi, una linea di demarcazione tra passato e futuro della Casa delle Idee che sorprese (e irritò) parte della fan base Marvel del periodo. Bendis non si scoraggiò, ma proseguì la sua opera rinnovatrice, spostando la sua attenzione sui mutanti, ma sempre tenendosi stretto i Vendicatori. L’idea dello scrittore, infatti, era quella di rendere più coesa la schiera di eroi marveliani, farli interagire a più livelli sfruttando al meglio le loro peculiarità. Un intento che avrebbe cambiato anche la percezione del ruolo di questi personaggi per gli autori successivi, che non solo avrebbero dovuto gestire l’eredità di Bendis in senso di continuity, ma anche in termini di slanci narrativi.
Soprattutto, quello che Bendis intendeva fare con House of M era cambiare il dogma narrativo insito nei grandi eventi che coinvolge team di supertizi, che prevede inevitabilmente scontri e battaglie devastanti. Il telaio narrativo su cui Bendis stava modellando la sua rivoluzione era invece psicologico, mirava a deliziare i lettori con degli scontri muscolari ed epici, ma non intendeva lasciare a questo dettaglio il ruolo principale. Una decisione che lo stesso Bendis precisò chiaramente:
“L’ho sempre sostenuto: violenza non è sinonimo di trama. Se Mary Jane lascia Peter, è un evento fondamentale, nessuno lo ha preso a pugni, ma la sua vita è cambiata. È tutta una questione di percezioni: per me è il personaggio a essere sinonimo di trama. Quando un personaggio vive un evento emotivamente rilevante, allora sta succedendo ‘qualcosa’”
Forte di questo principio, Bendis in House of M decide di non accadere quel ‘qualcosa’ a un solo personaggio Marvel, ma di coinvolgere tutti i pezzi da novanta della Casa delle Idee, dagli X-Men agli Avengers, senza dimenticare gli urban heroes come Daredevil o Cage. E per rendere il tutto più appassionante mette in scena un primo atto in cui le conseguenze di Vendicatori Divisi non possono più essere ignorate: cosa fare con Wanda Maximoff?
Il mondo di House of M
L’artefice della caduta dei Vendicatori, seppure protetta a Genosha dal padre Magneto e dal fratello Pietro e curata dai poteri psichici di Charles Xavier, è come un’arma nucleare pronta a esplodere, con i suoi poteri di alterazione della realtà al centro delle preoccupazioni della comunità metaumana. Un timore che crea una spaccatura tra chi vorrebbe estirpare il problema alla radice e coloro che intendo proteggere Wanda, decisione che viene rimandata all’arrivo su Genosha, dove mentre gli eroi si ritrovano a dover fronteggiare questo lacerante dilemma, accade l’incredibile: il mondo cambia.
Al loro risveglio, Vendicatori, X-Men e gli altri metaumani si ritrovano in una realtà totalmente diversa. Wolverine si ritrova agente di punto di uno S.H.I.E.L.D. comandato da Sebastian Shaw, Peter Parker vive un’esistenza felice con la moglie Gwen e i suoi adorati zii Mary e Ben, Scott Summer e Emma Frost sono sposati e Stephen Strange è uno pischiatra. Ma soprattutto, i Mutanti non sono minacciati, ma hanno preso il controllo del mondo, relegando l’homo sapiens a un ruolo subalterno. L’ascesa dell’homo superior agognata da anni da Magneto è finalmente realtà, con buona pace dell’utopia della convivenza sognata da Xavier, dando vita a un dominio della Casa di Magnus, da cui anche il titolo: House of M, dove la M sta per Magneto. Una visione del mondo incredibile, in cui si sentono solo due voci discordanti: quella di Logan, che ha ricordi del mondo ‘reale’, e quella della giovane mutante Layla Miller, capace di libera i veri ricordi delle persone. Toccherà a loro risvegliare gli eroi e costringerli a una scelta: vivere il loro sogno o tornare nella realtà?
Con House of M, Bendis non si limita a giocare con i poteri di Wanda, ma li utilizza per un discorso narrativo più ampio, offrendo ai personaggi della Casa delle Idee la possibilità di iniziare una nuova esistenza, in cui possono finalmente avere ciò che desiderano. Una possibilità che ci presenta uno Steve Rogers anziano, che ha finalmente vissuto un’esistenza normale, o che ci svela, qualora ce ne fosse bisogno, che Parker nell’inconscio continua a vedere Gwen Stacy come il vero amore della sua vita. L’intuizine di Bendis, quindi, è rendere Wanda lo strumento con cui stravolgere la quotidianità degli eroi Marvel, realizzando al contempo i loro desideri più intimi, costringendoli a viverli, facendo emergere anche tratti spesso poco percepiti, come per Magneto.
Abituati a concepirlo come il villain per eccellenza del mondo mutante, Erik diventa un dominatore tutt’altro che spietato, benevolo e anche comprensivo verso la minoranza sapiens. Una visione differente che rientra all’interno della concezione di House of M di Bendis, che non voleva essere una storia cupa ma un momento di riflessione, di analisi interiore per i supereroi Marvel:
“Pensavo che invece di Magneto che punisce gli eroi, sarebbe stato più interessante vederlo esaudire i loro desideri più reconditi.”
Occasione, appunto, in cui emergono anche dei ruoli poco nobili, come il Cage versione boss di quartiere che incontriamo nelle prime pagine. Bendis, infatti, non si affida al principio dell’eroe assolutamente buono, ma si rivolge alle origini dei personaggi, ne prende l’essenza, ciò che gli ha resi super, e trasforma questa genesi nell’elemento catartico di House of M. Scelta coraggiosa, che ci regala dei momenti di grande intensità drammatica, come il ‘risveglio’ di Peter Parker, e che consente a Bendis di premere su corde emotive spesso ignorate da altri autori, lasciando emergere interrogativi eticamente scomodi. Problemi affrontati sulle principali serie Marvel, che per l’occasione accolsero storie che cambiavano radicalmente i protagonisti, come Tony Stark, divenuto una sorta di gladiatore tecnologico per il diletto dei mutanti, o i Nuovi Mutanti trasformati in squadra di intervento rapido dello S.H.I.E.L.D.
Il tutto ritratto da Olivier Coipel, che pur dovendo limitare le tavole dall’alto tasso adreanlinico, ha modo di mostrare la sua bravura lavorando in modo attento sul ritratto emotivo dei personaggi, ritraendo orrore e rabbia, rimorso e dubbio, incorniciando il tutto in un modo che, affianco a tratti familiari, integrava peculiarità di questa nuova realtà. Un lavoro che fu stimolante per Coipel:
“Mi piace disegnare i combattimenti, li adoro. Ma ancora di più amo le scene di tipo maggiormente emotivo, perché richiedono del vero storytelling. Non si tratta soltanto di disegnare, ma di raccontare una storia con i tuoi disegni. Quando nella trama ci sono elementi di questo tipo, puoi lavorare con le emozioni e farle trasparire dalle tavole, che è molto interessante. Per quanto mi riguarda, è uno dei motivi per cui ho scelto questa professione”
Una dichiarazione che è un manifesto del lavoro di Coipel in House of M, in cui la costruzione emotiva dei personaggi, soprattutto sul piano visivo, è fondamentale.
L'eredità di House of M
House of M divenne uno dei tasselli fondamentali del percorso di rinnovamento pianificato da Bendis. La figura di Wanda diventa sempre più centrale, tanto che proprio a lei lo scrittore riserva una battuta nell’atto finale di questo arco narrativo, che avrà un grosso impatto sui Figli dell’Atomo: Basta mutanti. Vedendosi utilizzata come uno strumento da tutti, Wanda infatti matura la convinzione che i mutanti siano un pericolo, un cancro per la sicurezza del mondo, come lei stessa ha dimostrato con i suoi poteri privi di controllo.
Con quell’urlo rabbioso, Bendis lascia che Wanda porti i mutanti all’esistenza, lasciando solo 198 mutanti ancora tali nel mondo, privando dei poteri nomi amati come Bobby ‘Uomo Ghiaccio’ Drake o il fratello Pietro, alias Quicksilver. O facendo sì che Wolverine, da sempre contraddistinto dalla sua amnesia antecedente agli eventi di Arma X, finalmente riacquisisse i suoi ricordi. Un momento epocale, che segna l’inizio di una nuova era per gli X-Men, passati dall’essere sull’orlo di essere una forza sociale riconosciuta al ruolo di specie in via di estinzione, con la Scuola di Xavier trasformata in una sorta di eremo. Da questo finale sorprendente prendono vita altri eventi, come Decimation, che segnano profondamento la vita dei mutanti tra il 2005 e il 2012, che vede in Avengers vs X-Men il suo capitolo finale.