Le Grandi Storie Marvel: La Saga di Fenice Nera

L'evoluzione di Jean Grey, storico personaggio degli X-Men, all'interno della Saga di Fenice Nera, l'arco narrativo che ne segna la rinacita

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a cura di Manuel Enrico

All’interno della storia degli X-Men sono molte le storie che hanno segnato profondamente l’animo dei mutanti di casa Marvel. Vuoi per la loro natura di emarginati e di ‘diversi’ all’interno del Marvel Universe, vuoi perché i mutanti sono probabilmente il miglior strumento all’interno del pantheon della Casa delle Idee per raccontare la realtà e i mutamenti, gli X-Men sono sempre stati, nel bene e nel male, protagonisti di avventure che hanno segnato i tempi, non solo della loro esistenza, ma anche del Marvel Universe. Una caratteristica che si manifesta in modo evidente nella Saga di Fenice Nera, uno dei momenti focali della storia degli X-Men.

Un passaggio essenziale, soprattutto, per un personaggio: Jean Grey. Sin dalla prima apparizione degli X-Men, Jean era l’unica donna del gruppo. Un ruolo che, specchio della mentalità dell’epoca, la aveva resa il centro dell’attenzione dei suoi compagni di corso. E anche del suo mentore, Xavier, che pur conoscendola sin da bambina, come si scoprì in seguito, non rimase insensibile al suo fascino, anche se questo slancio stile Nabokov svanì presto.

In principio c'era Jean

Jean Grey non era la classica ragazzina. Non solo per via dei suoi ovvi poteri mutanti, ma anche per il suo desiderio di non essere una semplice donzella in pericolo. Sin dal primo numero ostenta sicurezza nel mostrarsi a livello dei suoi compagni, ma inevitabilmente finisce per essere la damigella da salvare in alcune storie. Ma nella prima fase della storia degli X-Men, Jean assume importanza anche per via del rapporto che nasce con Scott ‘Ciclope’ Summer, che diventa una delle più amate e tormentata love story del mondo Marvel.

L’evoluzione di Jean, non come personaggio bidimensionale, ma come donna trova pieno compimento dopo la rinascita dei mutanti con Seconda Genesi, grazie all’arrivo dell’autore considerato l’artefice del successo della X-Family: Chris Claremont.

Quando Claremont prese in mano le redini dei mutanti, gli X-Men erano in una fase ascendente a cui però serviva una dimensione più realistica e al passo con i tempi. Le atmosfere di anni ’70 erano ideali per inserire nel fumetto tematiche più importanti e attuali, e il mondo mutante era un terreno fertile per queste idee. Claremont decise di ampliare l’universo dei personaggi, seguendo quanto fatto da Wein con l’introduzione di nuovi personaggi, ma soprattutto di dare maggiore definizione alle figure storiche della saga. E Jean Grey aveva un potenziale immenso.

Claremont aveva una particolare maniera di tratteggiare i personaggi femminili. Pur mostrandone delle debolezze, cercava sempre di far emergere lati forti, rendendo le sue donne carismatiche e autentiche, vive. La sua Ororo, ad esempio, era sì spaventata dagli spazi ristretti e angustiata da fragilità interiori, ma mostrava sempre grinta e una tempra da leader. Per un autore come Claremont, Jean Grey era una tela su cui realizzare un dipinto magnifico.

Liberandola dall’immagine di ragazza ideale, stereotipo perfetto della perfetta fidanzatina d’America degli anni ’60, Claremont vuole, in un certo senso, far emergere tutta la gamma emotiva di Jean, anche i suoi tratti più ferini e sfrenati. E per farlo serve una rinascita.

Primo passo, era portare Jean Grey ad un livello superiore come mutante. L’occasione ideale fu la storia Nessun X-man ha mai amato tanto, in cui i mutanti sono costretti, dopo una missione nello spazio per fermare il progetto Armageddon di Steven Lang, a rientrare sulla Terra a bordo di uno shuttle. L’astronave, però, è stata danneggiata dalla battaglia e l’arrivo di una tempesta solare complica il rientro. L’unica speranza è che qualcuno si sacrifichi, e Jean Grey decide di salvare i propri amici a discapito della propria vita.

Nell’ammarrare sull’Hudson, lo shuttle si distrugge, ma gli X-Men sono ancora vivi. Mentre piangono la morte di Jean, ecco che Marvel Girl emerge dalle acque presentandosi come Fenice, mostrando un potere incredibile, prima di svenire.

Questo primo passaggio, spesso escluso dalla lettura della Saga di Fenice Nera, è essenziale. Come viene spiegato nei numeri successivi, la tempesta solare conteneva in realtà l’entità cosmica Fenice, che trova in Jean un ospite in grado di contenerla. Claremont, nel creare questa simbiosi, fissa uno dei cardini narrativi dei successivi decenni della vita degli X-Men.

Da Fenice a Fenice Nera

La forza di Fenice diventa per Jean un momento di rivoluzione. Come il mitologico animale, anche lei rinasce, priva di alcuni dei blocchi, mentali ed emotivi, che la avevano caratterizzata. Claremont la ritrae come un adonna più consapevole, non solo dei propri poteri ma anche di ciò che desidera e di come vuole esser realmente. La sua ritrosia nel mostrare il proprio potere, una delle sue caratteristiche tipiche, viene meno, sostituita da una voglia di affermarsi come donna padrona dei propri poteri. Mutamento che si riflette anche nel rapporto con Scott, che diventa quasi il transfert emotivo del lettore che assiste a questo cambiamento di Jean. Una Jean che diventa seducente, appassionata, finalmente libera dei limiti che erano stati i suoi freni negli anni precedenti.

Avviata la rinascita di Jean, che coincide con l’affermazione della sua femminilità, Claremont crea un piano machiavellico del Club Infernale di Sebastian Shaw, intenzionato a distruggere gli X-Men privandoli di un loro membro: Jean Grey. Per farlo, Jason Wyngarde, meglio noto come Mastermind, utilizza il suo potere di creare illusioni per insidiare nella mente di Jean il pensiero di una sua ‘antenata’ legata ad un misterioso gentiluomo, per cui provare ancora attrazione. La trama ordita dal Club Infernale assume sempre più consistenza sino al momento in cui Wyngard prende pienamente possesso della mente di Jean, che abbandona i suoi amici e diventa la Regina Nera del Club Infernale.

Passaggio fondamentale per il personaggio. Da ragazzina acqua e sapone, Jean assume il tono di una mistress, riflesso anche dall’abbigliamento provocatorio che sfoggia in quanto Regina Nera. Quello che Claremont racconta è una donna che cede alle sue voglie più nascoste, rendendola intrigante e ammaliatrice. Wyngarde avrà sicuramente lavorato sulla mente di Jean, ma la Saga di Fenice Nera è il momento in cui Jean Grey diventa pienamente se stessa, attraverso un viaggio di ricerca che passa da momenti ambigui a semplice desiderio di una donna di poter esser libera da schemi e convenzioni sociali.

Gli X-Men riescono a sventare i piani del Club Infernale, riportando Jean ad un’apparente normalità, ma è chiaro che la donna non sia più la stessa. L’esperienza ha risvegliato in lei una furia primitiva, una sete di potere che stravolge l’anima di Jean, al punto che non esita, sul finale della storia Wolverine, solo che chiude l’arco narrativo del Club Infernale, a far esplodere il veivolo dove sta viaggiando assieme ai suoi compagni.

E la storia successiva è una dichiarazione di intenti: Fenice Nera. Jean oramai è totalmente asservita alla Fenice, si scontra con i suoi compagni e li sconfigge, sentendosi invincibile e desiderando esser libera di mostrare il proprio potere. A più riprese si scontra con i propri amici, anche all’interno della casa dei genitori, sino a quando è Scott a ricondurla alla ragione, non prima che Fenice Nera abbia seminato disastri e morte. Questa dimostrazione di potere richiama l’attenzione non solo di alcuni supereroi (Spider-mna, Doctor Strange e Fantastici Quattro), ma anche dell’Impero Shi’ar, forza aliena che ha una profonda conoscenza dell’entità cosmica nota come Fenice.

Ma il potere, come spesso accade in casa Marvel, ha un costo. L’entità Fenice che alberga nel corpo di Jean è considerata un pericolo per gli Shi’ar, che sottopongono Jean e gli X-Men ad una prova che ha in palio la vita di Jean: se i mutanti non riusciranno a sconfiggere le forze congiunti Shi’ar, Kree e Skrull allora Jean dovrà morire. Lo scontro si mette male per gli X-Men, intenzionati a salvare l’amica, ma quando tutto sembra perduta, Jean cede alla forza della Fenice. Evento che spinge anche Xavier a schierarsi contro la sua allieva, chiedendo all’unico X-Man ancora in piedi, Ciclope, di uccidere Fenice. Una decisione tremenda per Summer, ma che viene risolta dalla stessa Jean che, spaventata da cosa sta diventando, decide di sacrificarsi.

L'eredità di Fenice

La morte di Fenice fu una decisione presa dall’editor Marvel Jim Shooter, che intendeva punire il personaggio per il caos creato. I lettori Marvel avevano già assistito ad una morte eccellente, quella di Gwen Stacy nella straziante storia di Spider-Man La notte in cui morì Gwen Stacy, ma all’epoca si trattò comunque di un semplice interesse amoroso di Spidey. Jean era una delle figure simbolo degli X-Men, parte del primo gruppo di mutanti e i lettori erano profondamente affezionati. La sua morte, sul momento, venne trasformata in una parentesi tragica che spinse i membri più anziani del supergruppo mutante, come Ciclope, Angelo e Bestia, ad abbandonare la divisa e cercare altre strade.

Tuttavia questa morte non fu mai ben accolta dai lettori, che chiesero a gran voce il ritorno di Jean. Volontà che spinse Claremont, pochi numeri più tardi, a riportare in vita Jean tramite un escamotage narrativo legato al finale di storia Nessun X-man ha mai amato tanto. Questo ritornosi configura come uno dei punti narrativi più caratteristici della storia degli X-Men, dato che il complesso rapporto tra Jean Grey e l’entità Fenice assume negli anni un significato profondo, diventando spesso il punto di rinascita anche per la vita dei mutanti, specialmente in relazione alla figura di Scott Summer.

A margine, è da notare come in una saga in cui una donna, Jean Grey, metaforicamente trova la piena maturità e accettazione di sé, compare una figura diametralmente opposta ma che negli anni seguenti diventa una delle personalità chiave del mondo mutante: Kitty Pryde. La futura Shadowcat compare nel primo numero della Saga di Fenice Nera, Dio protegga l’innocente, e viene ritratta come una teen ager alle prese con la scoperte del proprio potere di intangibilità. Kitty, in questi primi anni, è l’anima innocente e genuina dei mutanti, una giovane donna che si affaccia alla vita, cercando un equilibrio tra chi è e come il mondo la vedrà. Curioso che Claremont inserisca proprio a questo punto della storia degli X-Men un contrasto emotivo con Fenice, protagonista di una delle più emozionanti e strazianti pagine del mito degli X-Men.

Per apprezzare al meglio questo capitolo dell'epopea degli X-Men, vi consigliamo al lettura del volume da collezione La Saga di Fenice Nera
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