Il 22 dicembre 1932 segna l’ingresso nel mondo del cinema di una creatura spaventosa, che si è fatta largo nell’immaginario horror e, altrettanto capillarmente, in quello avventuroso. Si tratta de La Mummia, protagonista del film di Karl Freund che per la prima volta in assoluto porta nel monster universe della Universal Pictures una delle figure egizie per eccellenza, tornata dall’oltretomba per terrorizzare i vivi. Interpretata dal camaleontico Boris Karloff, la mummia di Freund rappresenta perciò uno dei mostri per antonomasia la cui eredità è visibile a livello trasversale in tutta la cultura pop, ma anche il personaggio di un film che si pone come uno tra gli spartiacque dell’epoca per ciò che riguarda la concezione dell’horror. Nel giorno dei suoi 90 anni, raccontiamo la storia de La Mummia e di ciò che vi ha fatto seguito nel tempo.
La Mummia: 90 anni fa nasceva un mostro
La Mummia di Karl Freund: la trama
Sulla scia delle spedizioni archeologiche che sul finire dell ‘800 e nei primi anni del ‘900 hanno acceso gli animi del pubblico con racconti di esotico fascino, misteri antichi e maledizioni, si colloca la produzione di una pellicola che sa di certo sfruttare il momento. Lo stupore suscitato dalla spedizione di Howard Carter nel 1922 non si è ancora del tutto spento, dopo aver riportato alla luce la tomba di Tutankhamon, e il sacro terrore causato dai reperti rinvenuti viene riverberato e amplificato dai racconti degli archeologi. La Mummia, pellicola diretta da Karl Freund, cavalca i sentimenti e i gusti del pubblico e porta infine sul grande schermo ciò che finora era rimasto circoscritto tra le pagine dei giornali.
La storia che narra trova i suoi presupposti proprio in una spedizione archeologica: nel 1921, alcuni studiosi del British Museum capeggiati da sir Joseph Whemple (Arthur Byron) rinvengono un sarcofago e scoprono che al suo interno è contenuta la mummia del fu sacerdote Imhotep (Boris Karloff). Da alcune analisi preliminari condotte dal dr. Muller (Edward Van Sloan) sul corpo e sul sarcofago, risulta che nonostante Imhotep sia stato avvolto nelle bende come da tradizione, i segni lasciati indicano che è stato sepolto vivo. A nulla valgono gli avvertimenti di Muller e, ritrovato il papiro di Toth nei pressi della mummia, esso viene letto ad alta voce, riportando in vita l’antico sacerdote, che fugge.
Trascorrono dieci anni e Imhotep ha assunto le sembianze dell’eccentrico studioso Ardath Bey. Desideroso di riportare in vita la sua amata, Ankh-es-en-Amon, contatta il figlio di sir Whemple, Frank (David Manners) e gli fornisce indicazioni su dove trovare la sua tomba. Tuttavia l’antico sacerdote fa la conoscenza di Helen Grosvenor (Zita Johann), fidanzata di Frank, e in lei rintraccia la reincarnazione della sua amata. Imhotep rapisce quindi Helen, per ucciderla e riportarla in vita come Ankh-es-en-Amon: per Frank e il suo gruppo di archelogi inizia una corsa contro il tempo per salvare la donna e annientare una volta per tutte la mummia.
22 dicembre 1932: la nascita di un mito
Non c’è dubbio alcuno sul fatto che la strabiliante scoperta di Howard Carter nel ’22 abbia rivoluzionato il mondo dell’archeologia e della storia tutta, divenendo allo stesso tempo una notizia capace di affascinare il popolo grazie allo spaventoso mistero di cui è ammantata (tra l'altro, geniale trovata di marketing). Strano a dirsi, tuttavia, non esistono all’epoca dei veri e propri romanzi che prestino il fianco a una simile, sensazionale vicenda. Se ne rende conto il produttore cinematografico della Universal Carl Laemmle Jr., che intende cavalcare l’onda di fortunati titoli horror come Dracula e Frankenstein, film ispirati da celebri romanzi della letteratura gotica che con la Universal sono entrati a far parte della storia. Lo story editor Richard Schayer, incaricato da Laemmle Jr. di scovare un romanzo a tema egizio, comunica l’esito negativo delle sue ricerche e si decide quindi di optare per la lavorazione di una sceneggiatura partendo dal principio. Insieme alla scrittrice Nina Wilox Putnam, Schayer presenta così una prima stesura al produttore intitolata Cagliostro, ispirata alla figura dell’alchimista ed esoterista italiano Alessandro Cagliostro. Carl Laemmle Jr. apprezza la storia che gli viene proposta, riguardante un mago in vita da ben 3000 anni, sopravvissuto tanto a lungo grazie a iniezioni di nitrato. Ora, però, non resta che trasferire l’azione in Egitto.
Mette le mani sul soggetto l’autore John L. Balderston: chi meglio di lui saprebbe redigere un copione adatto, dopo aver lavorato già a Dracula e Frankenstein e aver seguito la copertura mediatica della scoperta di Carter? Balderston ambienta la trama in Egitto e fornisce una nuova identità al mago protagonista della prima bozza, ispirandosi a una figura storica realmente esistita. Il protagonista diventa così il sacerdote Imhotep che, benché in questa storia dell’orrore rappresenti il villain, il mostro, nella realtà è stato un personaggio largamente apprezzato della sua epoca: cancelliere del faraone Djoser della III dinastia egizia, architetto che supervisionava i lavori del faraone, poeta e anche medico, sembra che intorno alla sua figura fosse stato costruito addirittura un culto che vedeva in Imhotep una semidivinità.
John L. Balderston si rifà inoltre ancora una volta alla storia inserendo il personaggio di Ankh-es-en-Amon, citazione ad Ankhesenamon, sposa del faraone Tutankhamon. Per quanto riguarda invece il papiro di Toth, si tratta certamente di un artefatto prodotto dall’immaginazione dell’autore, ma ispirato al Libro dei Morti egizio, che si dice sia stato scritto da Toth, dio della conoscenza e inventore degli stessi geroglifici. La sceneggiatura a questo punto cambia il titolo da Cagliostro a La Mummia e viene assunto Karl Freund a dirigere il film: una scelta singolare, dal momento che Freund aveva lavorato fino a quel momento come direttore della fotografia, ma il suo occhio espressionista si rivela utile avendo lavorato per Dracula di Tod Browning e Metropolis di Fritz Lang. Per il ruolo della mummia protagonista, invece, la Universal punta su un trasformista del suo tempo, che già in Frankenstein con l'aiuto del make up artist Jack Pierce si è dimostrato una "creatura" di grande efficacia: si tratta di Boris Karloff, ormai emblema dello stesso cinema horror. Inutile sottolineare come, anche in questo caso, Karloff sia sottoposto a intense ed estenuanti sessioni di applicazione del trucco, che rendono la recitazione piuttosto difficoltosa. La mano di Pierce, tuttavia, è ancora una volta miracolosa, trasformando l'attore nella mummia perfetta. Le riprese hanno così inizio nel settembre 1932. Il film farà il suo debutto in sala il 22 dicembre dello stesso anno.
Un'eredità lunga 90 anni
La proizione de La Mummia di Karl Freund ottiene larghi consensi, ma allo stesso tempo spacca la critica in due: da un lato, si pone infatti come una pellicola pionieristica nel cinema horror, dall'altro genera opinioni non proprio entusiaste circa l'effettivo terrore in grado di suscitare. Spaventoso o meno, non c'è dubbio in merito ad alcune sequenze particolarmente agghiaccianti di questo film: quella del risveglio di Imhotep, ad esempio, con la terrificante risata di uno degli archeologi in predia all'isteria; così come il flashback che mostra come il sacerdote sia stato bendato e sepolto vivo. Probabilmente proprio a causa di certe scene, in Italia La Mummia giunge con diverse censure, nel 1933, e addirittura diversi anni più tardi subisce persino una revisione sonora che fa storcere il naso a molti spettatori. In TV la RAI trasmette infatti il film con un commento sonoro aggiuntivo che si sovrappone in maniera piuttosto udibile a quello originale.
La Mummia lascia comunque in eredità un personaggio che entra di diritto nell'immaginario collettivo e nel cinema horror per eccellenza. La Universal non produce tuttavia dei sequel ufficiali alla pellicola di Freund, quanto piuttosto dei titoli che riprendono l'ambientazione egizia e la figura mortifera della mummia, tutta bende e versi sovrumani. Nel 1940, innanzitutto, fa la sua comparsa al cinema The Mummy's Hand, di Christy Cabanne, dove la mummia Imhotep è sostituita da Kharis (interpretato da Lon Chaney Jr.): alla pellicola Universal fanno seguito ben 3 sequel che vengono proiettati quasi con cadenza biennale, ovvero The Mummy's Tomb, The Mummy's Ghost e The Mummy's Curse, rimpinguando il monster universe di nuovi film in cui la spaventosa creatura è ancora una volta protagonista.
Con l'avvento della britannica Hammer Productions, casa di produzione cinematografica dedita quasi esclusivamente all'horror, la mummia si sposta dal suolo americano e trova la luce all'interno dei titoli girati nel Regno Unito. Il primo tra essi è La Mummia del 1959, di Terence Fisher, dove la creatura tornata dall'oltretomba è interpretata stavolta da un altro grande nome del cinema che afferra l'eredità lasciata da Karloff, ovvero Christopher Lee. Non si tratta tuttavia, in questo caso, di un remake del film di Freund, ma piuttosto di una rivisitazione delle pellicole Universal sorte dagli anni '40 in poi, con protagonista la mummia Kharis. La Hammer non perde la mira sul bersaglio e negli anni successivi produce altri 3 film legati alla figura della mummia, benché essi non rappresentino un sequel al primo titolo girato: si tratta de Il Mistero della Mummia, Il Sudario della Mummia e Exorcismus – Cleo, la Dea dell'Amore.
Dopo quest'ultima pellicola, risalente al 1971, bisognerà attendere ancora diversi anni perché il cinema riporti in auge la figura della mummia. Sebbene essa sia stata però utilizzata sempre nell'ambito del cinema horror, nel 1999 la Universal ridà nuovo splendore alla sua primissima produzione con un film avventuroso e dai toni spesso piuttosto ironici: La Mummia, di Stephen Sommers, remake ufficiale della pellicola girata da Karl Freund. Protagonisti di questo nuovo film sono Brendan Fraser, Arnold Vosloo e Rachel Weisz. La trama è pressoché simile a quella della pellicola originale, tuttavia diversi nuovi personaggi vengono inseriti e i toni sono quelli di una frenetica avventura: un film capace di intrattenere con entusiasmo, che con la sua distribuzione al cinema ha ottenuto la bellezza di 416 milioni di dollari ai box office mondiali. Al film di Sommers hanno fatto seguito altri due titoli: La Mummia – Il Ritorno e La Mummia – La Tomba dell'Imperatore Dragone, oltre a numerosi spin-off dedicati alla figura del Re Scorpione, tuttavia essi non hanno ottenuto lo stesso successo del primo titolo. A peggiorare le cose, il reboot del 2017 diretto da Alex Kurtzman con protagonista Tom Cruise che, nonostante gli incassi soddisfacenti, ha generato critiche perlopiù negative.
Se pensiamo al personaggio della mummia come lo conosciamo oggi, è comunque merito di quel primissimo film in bianco e nero che nel 1932 terrorizzava gli spettatori in sala. La Mummia di Karl Freund ha dato vita a un vero e proprio fenomeno che, nato in seno all'horror, è diventato parte integrante della cultura pop a livello trasversale andando a toccare i generi e i media più disparati.