A distanza di anni dalla pubblicazione originale, e della sua tormentata storia editoriale nostrana, Bao Publishing riporta in fumetteria e libreria i volumi della bellissima “Lega degli Straordinari Gentlemen” di Moore e O'Neill, prodigandosi, per altro, di concludere in modo dignitoso la pubblicazione della serie, che un alterco di diritti passati da Magic Press alla Planeta De Agostini, si era persa in un continuo di ristampe e serie incompiute. Bao mette dunque un ordine doveroso alle pubblicazioni della Lega che porterà, per altro, oltre alla pubblicazione del filone “Century”, anche ad un volume unico dedicato ai tre racconti in solitaria del personaggio di Nemo, concludendo infine il tutto con l'inedito “La Tempesta”, in uscita questo autunno.
Un'occasione, diciamolo subito, più che ghiotta sia per i vecchi fan, sia per i nuovi che, magari, legano Alan Moore solo alle sue opere più popolari, sdoganate con successo da pellicole come Watchmen e V per Vendetta e che invece trova nella Lega, uno dei momenti più autentici e divertiti dell'autore inglese, che con questa serie dimostra non solo una grande passione per la letteratura, ma anche uno straordinario talento nel ricreare insieme a Kevin O'Neill le sensazioni narrative e visive che potevano suscitare le letture episodiche del diciannovesimo secolo.
Il “pasticcio”
Sviluppata sulla falsariga dei racconti ad episodi dell'Ottocento, pubblicati all'interno dei quotidiani dell'epoca, e costruita sullo scheletro del racconto più propriamente “pastiche”, La Lega degli Straordinari Gentlemen è la storia di un super gruppo inglese di aperta ispirazione supereroistica. Ispirandosi alla Justice League DC (da cui una citazione aperta nel nome della squadra), Moore recupera dalla letteratura gotica, fantascientifica e avventurosa alcuni dei personaggi più popolari di sempre, unendoli assieme in una squadra per la difesa dell'Inghilterra dalle forze del male, siano esse umane, mistiche o extraterrestri.
Se lo scopo del racconto pastiche è quello dello sviluppo di una trama inedita creata per imitazione, utilizzando parti di brani tratti da opere terze, lo scopo di Moore è più raffinato e, volendo, anche più moderno, ispirato palesemente a quanto fatto dallo scrittore Philip José Farmer nel corso della sua carriera secondo il modello detto “The Wold Newton family”, per cui si sviluppa un crossover narrativo estrapolando personaggi letterari con elementi propri della letteratura sci-fi.
Allo stesso modo, dunque, Moore estrapola da diversi racconti i suoi personaggi principali, inserendoli in un contesto diverso e complesso, in cui le personalità, i tratti e parte del background narrativo è del tutto ereditato dalle opere di riferimento (Dracula, Ventimila leghe sotto i mari, Le miniere di re Salomone, solo per citare alcuni dei più celebri), sviluppando a mano a mano una caratterizzazione personale e precisa che rende, di fatto, i membri della Lega molto più che mere citazioni letterarie, il tutto coadiuvato da un racconto di stampo fantastico.
Va letto, va compreso, va ammirato. Perché si tratta di un lavoro solo apparentemente semplice, che negli anni è stato spesso confuso come un guizzo letterario o, se vogliamo, un mero esercizio di stile da parte del'autore, ma che in realtà nasconde la volontà di costruire un mondo definito e appassionante, utilizzando il contesto letterario ottocentesco solo come “comodo” e affascinante luogo di sviluppo della storia, più che come compiaciuto esercizio di sceneggiatura. Tant'è che se il primo volume, ritmato e incalzante, sembra offrire una caratterizzazione solo blanda di molti dei protagonisti, è con il secondo volume (e specie con le sue pagine finali), che Moore dimostra al lettore quanto le sue versioni dei vari beniamini letterari siano, in realtà, più tridimensionali di quanto non si vorrebbe credere.
I personaggi “d'autore”, in sostanza, sono solo un pretesto o, se vogliamo, una dichiarazione d'amore molto personale al romanzo fantastico e d'avventura, che per altro conferisce al racconto un'accessibilità forse persino maggiore rispetto ai più blasonati lavori di Moore, ma che dimostra – come già era successo con From Hell – quanto l'autore sappia mettersi (e metterci) a nostro agio, anche quando i protagonisti narrati sono estrapolati da altre fonti, altri luoghi o altri miti.
La scelta dell'autore, in ogni caso, è in qualche modo furba, perché sul piatto ci sono offerti da subito alcuni personaggi la cui notorietà prescinde le fonti originali. Uomini come Nemo, il Dottor Jekyll o anche solo Mycroft Holmes, non richiedono infatti la conoscenza diretta delle opere originali per essere noti ai più eppure, nonostante questo, Moore riesce comunque a sorprenderci, con una narrazione come sempre raffinata, e un'azione incalzante, per altro coadiuvata da tavole meravigliose a firma, dall'inizio alla fine, della mano esperta di Kevin O'Neill che in virtù della sua esperienza sulle pagine di 2000 AD, non risparmia al lettore momenti di pura violenza, offertaci in modo efferato e senza mezze misure.
Straordinari!
Nei primi due volumi, ad ora disponibili per Bao, avremo quindi la possibilità di leggere le avventure di quella che è nota come la squadra principale della Lega, ovvero i membri del 1898. Radunati da Mycroft Holmes per combattere la minaccia del Professor Moriarty, arcinemesi del più noto Sherlock, e raccattati da tutto il mondo nonostante la comune origine inglese. La squadra, che da subito sembra quasi sconclusionata nella diversità dei suoi membri, offre al lettore un affresco di alcuni dei più bei racconti dell'epoca, assemblati insieme con una maestria tale da rendere non solo la narrazione, ma gli stessi personaggi, inediti, pur seguendo il canone narrativo tipico del racconto episodico ottocentesco. Faremo quindi la conoscenza dello stoico e incrollabile Capitano Nemo, l'anarchico comandante del Nautilus, così come immaginato da Verne nel suo “20.000 Leghe sotto ai mari”; di Allan Quatermain, cacciatore temprato dagli anni in Africa così come narrati da H.R. Haggard, e ormai ridottosi ad un vecchio stordito da laudano e oppiacei; di Hawley Griffin, l'uomo invisibile creato da H.G. Wells, subdolo e doppiogiochista; del taciturno e pavido Dottor Jekyll, e del suo mostruoso doppio Mr Hyde, ricreati secondo la traccia di Louis Stevenson ed infine di Mina Murray Harker, ovvero la donna sopravvissuta al morso di Dracula nell'omonimo romanzo di Bram Stoker.
A quest'ultima, per altro, il compito di guidare il lettore nel corso degli anni, non solo in quanto leader democraticamente riconosciuto da tutti i membri (persino da Mr. Hyde), ma anche come unico personaggio a stabilire una connessione in un canone che, di volume in volume, compierà un passo avanti nel tempo, sino a raggiungere l'anno 2009. Un affresco immenso, perpetrato da Moore non solo grazie alla perizia del racconto a fumetti, ma anche grazie a numerosi inserti che, specie nel volume 2, offriranno al lettore la possibilità di scoprire di più sul mondo in cui si muove la Lega, in cui romanzi celebri come L'Isola del dottor Moreau, il Ciclo di Barsoom e I viaggi di Gulliver si mescolano con la storia ed il mito folcroristico per dare ulteriore contesto e credibilità all'intero universo narrativo.
La Lega degli Straordinari Gentlemen: volume 2
Se nel primo volume la trama verterà attorno al racconto spionistico e d'avventura, ripercorrendo in parte il canone del racconto di stampo “holmesiano”, con il secondo volume il fulcro narrativo cambia, passando al racconto più squisitamente fantascientifico, precisamente ispirato a “La Guerra dei Mondi”, così come narrata da H.G. Wells a partire dal 1897. La Lega, infatti, si troverà a dover affrontare una minaccia marziana che, atterrata sfortunatamente proprio a Londra e dintorni, comincerà a distruggere l'umanità a causa della schiacciante forza bellica e tecnologica.
Al netto di un volume forse un po' meno coinvolgente del primo, il volume 2 della Lega investe parte del suo tempo nel tratteggiare meglio i personaggi che, nel particolare di Hyde e Quatermain, offrono al lettore aspetti molto distanti dalle loro caratteristiche distintive, quasi invertendosi di ruolo. Si tratta di una scelta intrigante, che tiene alte le sorti del volume al netto, comunque, di molte trovate comunque azzeccatissime, specie sul piano estetico ed immaginifico, con tavole ricchissime e affascinanti. Con il volume 2 Moore sembra ripercorrere appieno di passi di Farmer, il cui stile “World Newton Family”, spesso esplosivo, sessualizzato e granguignolesco, si ripercuote fortissimo anche sulla Lega, che oltre ad una violenza sempre esplicita (ma gratificante) esplora la sessualità dei personaggi nelle loro tensioni più carnali, divise tra ferinità, amore e odio.
Straordinaria, per quanto forse pesante ai più, la sezione finale del libro, che a trama chiusa offre al lettore non solo alcuni simpatici “easter egg” a tema letterario, ma anche il corposo e interessante “almanacco del nuovo viaggiatore”, un testo in prosa che proponendosi come un testo storico/geografico, illustra al lettore gran parte del contesto mondiale in cui è ambientata l'opera, non mancando – ovviamente – di citare altre numerose opere letterarie, arricchendo anche il background dei protagonisti della serie.
Entrambi i volumi, come del resto tutta la saga, sono coadiuvati dagli straordinari disegni di Kevin O’Neill il cui stile, immediatamente riconoscibile, taglia le forme con linee nette e angoli appuntiti, dando ai personaggi un aspetto quasi marziale, perfetto per l'alone di mistero e misticismo che permea gran parte dell'opera. I personaggi sono definiti, affascinanti e straordinariamente espressivi e spesso (positivamente) si perdono in tavole in cui la sovrabbondanza di dettagli restituisce un effetto sfarzoso, quasi pomposo, più che adatto ad immergere il lettore in un mondo vittoriano in cui scienza, fantascienza e magia sembrano mescolarsi di continuo, sulla scia del grande racconto d'avventura dell'epoca di cui, per altro, la Lega è – come detto – uno straordinario tributo. Le tavole sono avvolgenti, spesso imponenti, e non si prendono la briga di seguire uno schema prestabilito, sfoggiando spesso virtuosismi nella composizione delle griglie che rendono, se possibile, l'azione ancor più schietta e dinamica di quanto il solo disegno non sappia restituire. Un pregio di O'Neill, e va detto, è quello di saper perfettamente bilanciare azione e stasi, riuscendo a costruire il movimento e i posizionamento dei corpi in modo sempre intelligente rispetto allo spazio, restituendo così un movimento e un'azione dinamica, ma anche una straordinaria introspezione quando la trama lo richiede.