La cultura comanche in Prey è stata degnamente rispettata?

Come è stata valorizzata la cultura Comanche in Prey, il nuovo capitolo di Predator?

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a cura di Manuel Enrico

Il ritorno degli Yautja con Prey, il nuovo capitolo della saga di Predator disponibile su Disney+, ha spinto il franchise nato negli anni ’80 con Predator in una nuova direzione. Contrariamente alle precedenti pellicole, ambientate nel mondo contemporaneo, il film di Dan Trachtenberg ha sposato gli eventi nel passato, nel ‘700, presentandosi come un prequel dell’intera saga. Scelta che ha consentito di utilizzare in Prey i Comanche, una della più note tribù indiane, come antagonista per il letale cacciatore alieno. Considerata l’importanza della tradizione e della cultura comanche nelle dinamiche di Prey, viene lecito chiedersi quanto sia stata rispettosa la produzione nel film nel dare il giusto risalto a questa popolazione indiana..

Ambientato nel 1719, Prey vede uno Yautja eleggere i Grandi Piani come suo terreno di caccia, una terra dove i Comanche dominano ancora, nonostante la presenza dei primi trapper ed esploratori che stanno prendendo piede in questa gigantesca pianura. La scelta di creare questa contrapposizione tra il più celebre cacciatore alieno del cinema e una delle tradizioni di caccia e cultura venatoria riconosciuta come tra le più letali della storia è al centro della trama della pellicola, al punto che diventa lecito domandarsi quanto Prey abbia realmente mostrato della cultura Comanche. Al fine di ottenere quanto più veridicità possibile, ci si è avvalsi della presenza come produttrice Jhane Myers, che vanta origini Comanche e Blackfoot, nella speranza di poter ritrarre al meglio Naru e la sua tribù.

Come è stata valorizzata la cultura Comanche in Prey, il nuovo capitolo di Predator?

L’importanza della cultura Comanche

Pur comprendendo come la caratterizzazione della cultura Comanche dovesse sottostare alle esigenze di un film, va riconosciuto che il buon esito nel dare una visione rispettosa della tradizione comanche. Se da un lato è apprezzabile l’accuratezza con cui sono stati realizzati i costumi e gli abiti tipici di questa tradizione dei nativi americani, altrettanto ammirevole è la scelta di aver creato una situazione ambientale che contempli anche un rispetto sul piano storico. La presenza di trapper francesi nei Grandi Piani durante lo scontro tra Comanche e Predator è un preziosismo storico che nobilita la cura profusa nel contestualizzare al meglio la vicenda dal punto di vista storico.

Aspetto non da poco, considerata la presenza in Prey di un elemento che lega l’avventura di Naru ad altri capitoli del franchise, come Predator 2 e la short story a fumetti pubblicata in A Decade of Dark Horse. La pistola vista nel film, infatti, è la celebre ‘flintlock pistol’ del capitano Rafael Andolini , offerta come premio dagli Yautja a Mike Harrigan in Predator 2. Dettaglio che consente di unire continuity del franchise e storia, contribuendo a creare una connotazione cronologica credibile all’interno della saga.

A rendere ancora più importante il retaggio comanche è stata la cura di un tratto spesso poco considerato: la lingua. Pur essendo girato in inglese, Prey viene presentato su Disney+ con la possibilità di vedere il film in lingua comanche. Segno profondo di rispetto verso i Comanche, ma che perde parzialmente di lustro considerato l’evidente mancanza di sincronismo tra il labbiale degli attori e il parlato. Eppure, per la protagonista Amber Midhtunder anche questo piccolo omaggio alla cultura dei nativi americani rappresenta un passo importante all'interno del mondo dell'entertaiment, dove a fatica si riesce a far emergere l'importanza di questa tradizione:

"Per i Nativi Americani essere di nuovo considerati, forti e riconosciuti come persone reali con emozioni, desideri e tratti tipici che ci rende unici e un volto a cui potere associare un'identità è importante. Credo che crescere ai tempi dei nostri genitori, non fosse possibile essere parte di un film o vivere i propri sogni, quali che fossero, quindi poterlo fare e mostrare che è possibile per me è stupendo. E spero che in futuro la cosa sia ancora più possibile. Credo che proprio ora, questo sia reso possibile da Prey o da serie come Reservation Dogs e Rutherford Falls, che mostrano come ci sia davvero motlo da raccontare nel cinema e nella serialità sulle tradizione indigene."

Considerata la struttura di Prey, un altro aspetto della cultura Comanche è particolarmente interessante: il ruolo delle donne in seno alla tribù.

Le donne nella cultura Comanche

Sin dalle prime battute di Prey, è evidente come Naru (Amber Midthunder) sia soggetta a una cultura in cui le donne sono vincolate a ruoli precisi, a prescindere dalle loro ambizioni. Naru, considerata una donna di medicina, vorrebbe essere una cacciatrice come il fratello, ma le usanze della sua tribù non contemplano questa possibilità.

Anche storicamente, la società Comanche era nettamente divisa, con gli uomini visti come cacciatori e guerrieri, oltre che in altri ruoli in cui era fondamentale la fisicità, mentre le donne avevano il compito di accudire i bambini e gestire le questioni più domestiche. Prey si focalizza su questo aspetto per costruire una storia in cui questo tratto della cultura comanche diviene il punto di svolta della vita di Naru, portandola non solo a ribellarsi a una legge che la limita nelle sue aspirazioni, ma rendendola, almeno all’interno degli eventi del film, capace di rivaleggiare con i cacciatori della sua tribù, come il fratello Taabe (Dakota Beavers). Nel farlo, Naru non segue un approccio tradizionale, eppure dimostra come un tratto tipico della parte maschile del suo retaggio culturale, ossia la prodezza nella caccia, si rivela essere così centrale nella trama da consentire di invertire anche una tendenza tipica del franchise: avere una protagonista donna.

Solitamente abbiamo visto operativi delle forze speciali, poliziotti o combattenti provetti dei tempi moderni affrontare gli Yautja, mentre Prey ci presenta una protagonista capace di sovvertire questa regola non scritta.

Colori di guerra

Come accennato prima, il retaggio culturale dei Comanche è stato garantito dalla presenza di consulenti appositi e da numerosi membri del cast che hanno sangue indiano. Come abbiamo potuto vedere nel film, il ritratto della cultura indiana non è stata resa solamente tramite costumi e comportamenti sociali, ma anche ricorrendo ad aspetti tradizionali dei comanche, come i tatuaggi di guerra. Uno dei poster promozionali di Prey mostra Naru con un tatuaggio di guerra in cui compare anche traccia del sangue di Yautja, a ribadire l’importanza della tradizione del trucco di caccia per i comanche.

Questo tratto caratteristico è stato enfatizzato da Amber Midthunder durante un’intervista con InStyle:

“Ci siamo presi diversi giorni di prove per capelli e trucco prima di girare, e tutti noi, vale per me come per i ragazzi, abbiamo dovuto collaborare nel creare la nostra pittura di guerra. Alcuni di loro hanno inserito disegni della propria famiglia sulle decorazioni del volto o del corpo, il che è sembrato incredibilmente spettacolare e al contempo rispettoso da parte della produzione il volere incorporare la nostra cultura e la nostra identità”

La Midthunder non ha chiarito, però, se il trucco della sua Naru, che risalta in modo particolare durante le scene corali, sia legato al suo retaggio cultura di natia americana. Tuttavia, bisogna riconoscere che la scelta della produzione di coinvolgere gli attori nella realizzazione delle proprie pitture di guerra rappresenta, nuovamente, un segno di rispetto verso le tradizioni comanche.

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