Difficile credere che all’interno dell’universo Marvel possa esistere una dimensione più gretta e meschina come quella della criminalità urbana. Abituati a grandi saghe come Fenice Nera o Secret Wars, dopo aver seguito le avventure cosmiche dei Vendicatori e le incredibili battaglie degli X-Men, tornare in un contesto più contenuto, umano verrebbe da dire, come i bassifondi newyorkesi e la loro mala può sembrare incredibile. Eppure, è in questo ambiente malsano, tra picchiatori e comuni delinquenti che impera una delle figure più affascinanti del Marvel Universe: Wilson Grant Fisk. Nome che potrebbe non dire molto, ma sicuramente il soprannome con cui è conosciuto nel mondo marveliano non manca di incutere rispetto, perché tutti temono il Kingpin.
Personaggio che sarebbe ingiusto definire come un semplice villain, Wilson ‘Kingpin’ Fisk è una delle figure più riconoscibile del mondo marveliano, che pur nato come semplice caricatura dei classici boss della mafia dei gangstar movie dell’era d’oro del cinema noir, è riuscito, specialmente a partire dagli anni ’70, a trovare una maggior definizione all’interno del mondo supereroico della Casa delle Idee. Tanto da apparire in serie animate, in cinecomic e videogiochi, affascinando per via della sua morale e della sua visione del mondo atipica.
Da Wilson Fisk al Kingpin
La prima apparizione di Wilson Fisk nel Marvel Universe, a onor del vero, non lasciava presagire una carriera così promettente. The Amazing Spider-Man #50, luglio 1967, rappresenta l’esordio del signore del crimine, una figura che si oppone all’eroe urbano per eccellenza del periodo, considerato come Spidey sia ancora profondamente legato alla sua New York, e con il Diavolo Custode non ancora completamente esploso. Ancora saldamente nelle mani di Stan Lee e John Romita sr, il Tessiragnatele stava vivendo, in quegli anni, un’epoca aurea, con la comparsa di alcuni dei suoi nemici più iconici, e sembra il destino ad avere ispirato a Lee e Romita una storia che faccia comparire questo personaggio stupendo.
A dare l’ispirazione ai due autori, soprattutto a Romita, sono i grandi signori del crime dei film noir. Evidente come sia stato il Kasper Gutman de Il mistero del Falco (1941), intepretato da Sydney Greenstreet, ad aver fatto da bozzetto vivente alla creazione di Wilson Fisk. Greenstreet, con la sua recitazione sanguigna e la sua espressione sprezzante, ha canonizzato un’idea di capomafia che ha segnato un’epoca cinematografica, sino all’arrivo del Padrino per eccellenza, il Vito Corleone di Marlon Brando. Quando Romita Sr. deve dare visione al suo personaggio, parte dalla recitazione di Greenstreet, dall’abbigliamento vistoso dei suoi alter ego criminali, estremizzandone le caratteristiche, quasi una caricatura. Tratti che vennero impreziositi dalle influenze di un altro celebre interprete di crime lords, Robert Middleton.
Ecco che Wilson Fisk allora appare gigantesco, con un abbigliamento che è un biglietto da visita inconfondibile. La giacca bianca, il bastone da passeggio completo di armi nascoste (noto come l’Obliterator Cane) e l’immancabile sigaro (arrivato dopo una più classica sigaretta con annesso bocchino) erano elementi tradizionali dei crime lord cinematografici, e in mano a Romita sr. diventano i tratti essenziali di Kingpin. Che viene reso mastodontico, una figura imponente che nella sua prima copertina non a caso torreggia minaccioso su Spider-Man (The Amazing Spider-Man #51). Contrariamente ai tipici signori del crimine, gli esordi di Fisk lo vedono intervenire direttamente negli affari criminali, aspetto che viene successivamente accantonato, portando Kingpin a divenire una mente della malavita, meno attivo sul piano pratico. Cambio impresso da Lee, che vuole rendere il personaggio un villain più articolato, capace di cogliere opportunità e di architettare grandi piani criminali. In questa sua prima vita, Kingpin è essenzialmente un avversario dell’Arrampicamuri, ma è un altro degli eroi marveliani che offrirà a Fisk il ruolo di grande nemesi: Daredevil. E se si parla di storia del Cornetto, inevitabilmente si arriva a parlare di Frank Miller.
Kingpin e Daredevil: due facce della stessa medaglia
C’è un Daredevil prima e un Daredevil dopo Frank Miller, giusto per capire come l’opera di Miller abbia profondamente influenzato il mito del Diavolo Custode. La scelta dell’autore fu quella di rendere Matt Murdock e il suo alter ego supereroico profondamente radicati al proprio territorio, quel covo di criminalità e disperazione che era Hell’s Kitchen, oggi nota come Clinton, quasi a voler ripulire la brutta nomea del quartiere newyorkese. Miller decise di raccontare un Daredevil umano, spinto al limite delle sue convinzioni e spezzato da una vita doppia che lo pose in netto contrasto con quello, che a ben vedere, era la sua controparte perfetta, il suo lato oscuro: Wilson Fisk.
Entrambi cresciuti tra i vicoli impietosi di Hell’s Kitchen, sia Matt che Wilson hanno conosciuto la violenza, i soprusi. Deriso e sbeffeggiato per la sua cecità il futuro Cornetto, bullizzato per la sua stazza colui che guiderà la criminalità newyorkese un giorno. Due lati della stessa medaglia, con Matt che sceglierà la legge, dei tribunali e il suo codice morale da supereroe, e Wilson che si avvierà verso un ruolo di capomafia, ma entrambi con un obiettivo ben in mente: proteggere Hell’s Kitchen, i suoi abitanti. Metodi diversi, antitetici, ma obiettivo comune.
Sarebbe facile vedere in Fisk un semplice criminale, specialmente se ripensiamo alle sue prime apparizioni nelle storie del Tessiragnatele. Se il concept iniziale del corpulento criminale è di Lee e Romita sr., è a Miller che dobbiamo tributare la prima opera di caratterizzazione della sua indole più autentica. È il futuro autore de Il ritorno del Cavaliere Oscuro a rendere profondamente urbani i due antagonisti, rendendo Fisk realmente un Kingpin, non solo nell’accezione di capomafia, ma nel significato di perno. Fisk, intenzionato a fagocitare la criminalità newyorkese imponendo il proprio potere, si scontra con Matt Murdock e diventa il perno della sua distruzione, sia durante la run dello stesso Miller che in anni successivi. Non solo una caratterizzazione umorale, ma anche visiva, con la tendenza a ritrarre Fisk sempre nell’ombra, nella penombra delle stanze, o mostrandolo dietro finestre perennemente protette da veneziane, linee scure che attraversavano le vignette dietro cui si muoveva questo onnipresente calcolatore.
Ma la rivalità col Cornetto è cresciuta continuamente, giocata come una partita a scacchi, fatta di spietati attacchi al cuore di Matt, portandolo ad affrontare minacce di incredibile entità, come un folle Nuke aizzato contro il Cornetto in Rinascita (Born Again), occasione in cui vediamo intervenire niente che Capitan America, utilizzando killer professionisti come Bullseye o creandone anime tormentate ossessionate dalla morte di Daredevil, come Maya Lopez, che avvelenata dalle menzogne di Fisk diventa Echo (ricorda nulla?), in Parti di un buco di David Mack e Joe Quesada.
Un dialogo fatto di scontri, vittorie e sconfitte, in crescendo, vissuto da Matt con un fiorire di rivelazioni da urban legedns su questo titanico boss, da lui considerate esagerate, sino al loro primo scontro fisico, occasione in cui l’Uomo senza Paura rimane interdetto dalla presenza di Fisk, imponente, opprimente. Non grasso, come molti pensano, ma una montagna di muscoli, addestrato nella lotta, capace di tenere testa a Matt e condurlo al limite fisico. Come nelle sue origini su The Amazing Spider-Man, Kingpin pianifica e orchestra, ma alla fine non dimentica di esser Wilson Fisk, e si sporca le mani, come ha fatto a inizio carriera nei vicoli di Hell’s Kitchen. Come uccidere il suo primo boss, Rigoletto (L’uomo senza paura).
Miller ha sicuramente contribuito a dare uno spessore incredibile a Fisk, ma anche altri autori hanno partecipato al ritratto di uno dei più affascinanti villain del Marvel Universe. È stato Chicester , a inizio anni ’90, a raccontare la perdita dell’innocenza di Fisk, costretto a uccidere un innocente che lo coglie in flagrante mentre allestisce un incendio doloso. Morte non intenzionale, ma causata dalla preventiva esplosione, che travolge il malcapitato, il cui sangue ricade, letteralmente, sulle mani di Fisk. Un momento catartico, con il giovane criminale, che cerca di ripulirsi le mani nelle acque di scolo di Hell’s Kitchen, quasi un patto faustiano tra l’anima della città e il futuro Kingpin.
Sempre ai primi tempi della vita criminale di Fisk ha guardato il trio Bruce Jones, Sean Phillips e Klaus Johson, che con il loro Wilson Fisk: Kingpin, ha raccontato i primi passi del boss nella mala newyorkese, cercando un contatto con le sue origini fumettistiche. Niente Cornetto, ma nuovamente il Tessiragnatele, anch’egli alle prime armi, coinvolto in una storia in cui Fisk cerca di farsi strada tra i criminali della Grande Mela, vedendo sempre comparire questo svolazzante eroe a infastidire i suoi piani.
Oltre i fumetti
Ma non solo nei comics si è percepita la presenza di Kingpin. Anzi, non solo nei comics Marvel, considerato che spesso si tende a vedere nel Lex Luthor di John Byrne comparso dopo Crisi sulle Terre Infinite, una sorta di versione più smilza del boss maverliano, o per dirla con le parole di Neil Gaiman ‘a skinny Kingpin’.
Tralasciando questa piccola facezia, va ricordata la presenza di Kinpgin come uno dei villain principale dell’Arrampicamuri in Spider-Man: The Animated Series, mentre possiamo sorvolare la sua prima apparizione in carne ossa nel vituperato Daredevil con Ben Affleck, dove la sua fisicità è stata comunque ben resa dal compianto Michael Clarke Duncan.
Ma come ben sappiamo dopo aver visto l’ultimo episodio di Hawkeye, c’è solo un attore che può rendere al meglio sul piccolo (e grande) schermo il Kingpin: Vincent d’Onofrio. Dopo aver dato il volto al signore del crimine in Marvel’s Daredevil, serie non in continuity del MCU che ha segnato anche l’esordio di Netflix in Italia, d’Onofrio torna come Fisk anche nel Marvel Cinematic Universe. Un’ottima notizia, considerato che la sua interpretazione nella serie Netflix era stata sublime, capace di lasciar emergere tratti unici del personaggio che ricordavano momenti incredibili letti in Wilson Fisk: Kingpin e nel capolavoro Amore e Guerra.
Senza nulla togliere al bel Kingpin animato versione Sinkiewictz visto in Spider-Man: Un nuovo universo, d’Onofrio resta il Kingpin perfetto, pronto a estendere il suo potere anche nell’MCU. E dopo aver visto fiorire il sottobosco criminale marveliano anche nel contesto cinematografico, con la comparsa di una Mecca della mala come Madripoor in The Falcon & the Winter Soldier, non ci sono dubbi che una figura come Kingpin non può che essere un importante valore aggiunto al MCU. Soprattutto, dopo quanto ( o meglio chi) abbiamo visto in Spider-Man: No Way Home.