Kingdom: Ashin of the North, la recensione del sidequel

Dopo un anno di attesa, torniamo nello Joseon con l'episodio speciale Kingdom: Ashin of the North, che amplia i retroscena più oscuri dell'ultima dinastia coreana.

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a cura di Francesca Borrello

Dopo circa un anno di attesa, Kingdom torna su Netflix con un episodio speciale. La serie, una tra le prime produzioni coreane originali del colosso dello streaming, è stata accolta dal pubblico con una certa positività, decretandone così il successo e facendogli guadagnare un posto di spicco nella sezione k-drama. Nonostante il genere horror possa risultare quasi saturo di prodotti, specialmente parlando di serie tv, Kingdom è riuscita a differenziarsi dalle altre produzioni per il piccolo schermo inserendo la trama in un contesto storico e aggiungendo un tocco politico senza però eccedere. Se volete saperne più nel dettaglio, potete trovare la nostra recensione qui.

Mentre la serie originale si basa sul manwha (cioè manga coreano) The Kingdom of the Gods, di In-Wan Youn, Kingdom: Ashin of the North ha come protagonista il personaggio che viene svelato alla fine della seconda stagione di Kingdom. Ma questo speciale sarà all'altezza della serie principale?

Un sidequel che arricchisce la serie Kingdom

L’episodio speciale si presenta come una sorta di sidequel, cioè un episodio che accade in contemporanea con la trama principale della serie. Tuttavia, si differenzia da Kingdom su diversi punti. Il primo viene svelato proprio nel titolo, visto che l’episodio va a toccare proprio nello specifico la storia di Ashin, la mercante della pianta della resurrezione che viene presentata nel dodicesimo episodio della serie centrale.

Pur seguendo principalmente la sua vita, vengono forniti numerosi dettagli e spiegazioni che rendono ancora più comprensibile e fluida la narrazione della serie principale. Grazie a Kingdom: Ashin of the North scopriremo diversi risvolti anche politici e ciò che l’ha portata ad essere una delle figure più importanti all’interno della trama di Kingdom. Ashin, pur non venendo mai nominata nelle prime due stagioni, si rivela grazie a questo episodio il perno focale attorno al quale si muovono tutti i fili.

Cosa c’è da sapere

Come la serie principale, Kingdom: Ashin of the Norh è ambientata durante il medioevo coreano, definito periodo Joseon. Tuttavia, nonostante venga considerato un sidequel di Kingdom, molti degli avvenimenti che vengono narrati in questo episodio speciale hanno luogo appena prima della trama principale. Il paesaggio attorno alle vicende di Kingdom: Ashin of the North è costituito principalmente dai territori a nord del regno Joseon, cioè la Corea del Sud, in un villaggio di confine con la terra dei Pajeowi, una tribù Jurchen. Storicamente, questo termine era utilizzato per definire tutti quei popoli che parlavano lingue tunguse o manciù, generalmente oltre il fiume Amnok che decretava il confine tra le attuali Corea del Sud, Cina e Russia.

Il villaggio che fa da sfondo a gran parte dell’episodio è quello della tribù di Ashin che, pur facendo parte del regno dello Joseon da oltre cento anni, non era considerato realmente tale. I suoi abitanti non venivano riconosciuti né sudditi della dinastia Joseon né tantomeno come un popolo Pajeowi, pur condividendone le origini.

La trama - senza spoiler

Mentre la parte meridionale dello Joseon si sta riprendendo dopo l’attacco da parte del Giappone, i confini a nord risultano più deboli e vulnerabili. Quando vengono trovati 15 Jurchen morti in un bosco proibito sulle montagne all’interno del confine Joseon, i governanti del regno cominciano a nutrire dei sospetti su una possibile invasione da parte dei Pajeowi per vendicare la propria gente. Per essere sicuro di agire per tempo, l’ufficiale Min Chi-Rok (interpretato da Park Byung-Eun) raggiunge il villaggio Seongjeoyain e incarica il capo Ta Heyop (Kim Roi Ha) di sviare le attenzioni dal regno raccontando di una tigre che li ha uccisi.

Nel frattempo, il capo tribù Ta Heyop incarica Ashin, sua figlia, di occuparsi del villaggio durante le sue assenze, ma la bambina, pur di salvare la madre molto malata, abbandona il villaggio alla volta del bosco proibito per cercare una pianta dal fiore blu-violaceo che si dice sia in grado di riportare in vita i morti. Nel tornare al suo villaggio però, fa una tragica scoperta che la renderà una pedina fondamentale nella trama di Kingdom.

I punti in comune con Kingdom…

Come la serie principale, Kingdom: Ashin of the North è in grado di mescolare il genere horror, gli intrighi politici e le difficoltà quotidiane rendendo l’episodio un degno sidequel. Al pari di Kingdom, questa puntata speciale ha uno sfondo musicale che ben accompagna il susseguirsi di eventi, rendendo così totalmente partecipe lo spettatore.

Come in Kingdom, la visione in lingua originale dell’episodio non è compromessa dall’assenza di un doppiaggio in italiano, ma anzi la musicalità della lingua coreana aggiunge enfasi e coinvolge maggiormente lo spettatore all’interno della storia. Un altro punto che il sidequel ha in comune con Kingdom, è indubbiamente il reparto costumi e make up, a cui la produzione ha dedicato la stessa cura e precisione della trama principale.

Impossibile non apprezzare la fotografia mozzafiato equiparabile a quella di Kingdom. I magnifici paesaggi della Corea del Sud, riescono ancora una volta a fare da sfondo alla storia, diventando i protagonisti in alcuni passaggi. Come nella produzione principale, le inquadrature naturalistiche sono pensate nel dettaglio, per enfatizzare la sensazione del momento.

… e quelli che lo differenziano

Sfortunatamente però, Kingdom: Ashin of the North ha alcuni lati negativi: risulta più lento rispetto alla serie, specialmente nella prima metà dell’episodio. Se Kingdom riesce a rimanere molto fluida ed in grado di azzerare i tempi morti lungo tutti gli episodi, dando un bel ritmo alla trama, questo speciale rischia di perdere l’attenzione dello spettatore a causa probabilmente di alcune scene un po’ troppo allungate. Nonostante ci sia una storia ben precisa da raccontare e la durata sia poco oltre quella di una puntata della serie, l’episodio non riesce a mantenere lo stesso ritmo narrativo tenuto da Kingdom, pesando così come punto a sfavore.

Dall’altro lato però, abbiamo un'aggiunta da non sottovalutare in Kingdom: Ashin of the North rispetto alla serie principale. In questo speciale è stata utilizzata la CGI in modo molto sapiente e senza risultare troppo distaccata dalla scena reale in cui era immersa, amalgamandosi bene anche grazie a qualche espediente di effetti speciali uniti al green screen.

In conclusione

Kingdom: Ashin of the North è indubbiamente un episodio da vedere per approfondire la storia e ciò che circonda la trama della prima produzione coreana originale di Netflix, senza però risultare necessario alla comprensione di Kingdom.

Per ingannare l'attesa mentre si aspettano notizie sulla terza ed ultima stagione, potete ampliare la vostra conoscenza sui risvolti più oscuri di questo k-drama horror con la visione di Kingdom: Ashin of the North!

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