Kappa At Work, la recensione di un manga insolito

Kappa At Work, manga protagonista della recensione di quest'oggi, è un'opera ambigua, originale e difficile da descrivere. Ecco a voi la recensione.

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a cura di Giovanni Arestia

Kappa At Work, manga protagonista della recensione di quest'oggi, è una delle opere più complesse da recensire che ci sia capitato di leggere. Si tratta, infatti, di un fumetto decisamente complicato da inquadrare e racchiudere in un solo concetto o genere. È un’opera di assoluta rottura rispetto ai canonici fumetti giapponesi che di solito vengono venduti in edicola o i fumetteria e proprio per questo motivo va fatto un applauso a Edizioni Star Comics che ha deciso di portare in Italia, tramite la sua collana Umami, la particolare e innovativa opera di Imiri Sakabashira dopo aver già presentato il mangaka in Italia con The box man.

Kappa At Work: un'insolita storia tra realismo e surrealismo

La storia di Kappa At Work è quella di Anne, una giovane ragazza alla ricerca di un lavoro che possa permetterle di mantenere sia se stessa che suo padre, il quale non può lavorare a causa di una strana e rara malattia. Un giorno, mentre si reca ad un colloquio di lavoro, la ragazza si trova improvvisamente all'interno di un sottomarino che si dedica alla pesca di polpi, il Takobune. All'interno di questo sottomarino la ragazza dovrà fare la cuoca per una ciurma di Kappa pirati, ovvero delle creature animalesche nate dal folklore giapponese. Da questo momento inizierà per lei un viaggio indimenticabile tra paesaggi allucinanti, combattimenti contro esseri spaventosi e creature mistiche, incontri con soggetti indescrivibili ed esperienze folli a metà tra il realismo e il surrealismo. 

Narrazione leggera, ma non banale

Già dalla trama si può comprendere come la narrazione sia tutt'altro che lineare e non vi sia alcuna logica né nel susseguirsi degli eventi né nelle azioni dei personaggi. Kappa At Work è un'opera a tratti rivoluzionaria che mescola all'interno della tradizione nipponica delle accese influenze occidentali. Basta osservare attentamente il ricco mercato per notare personaggi originali, a tratti disgustosi, che mescolano yokai e kaiju insieme a robot e icone delle cultura occidentale. Le fusioni tra oriente e occidente, tra magia e tecnologia e tra natura e artificialità rendono le atmosfere sognati, psichedeliche e fortemente illogiche, ma hanno anche permesso all'autore di essere inserito nell'Olimpo del genere gekiga.

L'opera di Imiri Sakabashira non va compresa, ma non va nemmeno letta con velocità e superficialità poiché mostra un percorso di crescita che coinvolge sia la protagonista che il lettore. Analizzando attentamente il manga, si comprende quanto il caos non sia il risultato finale di una disorganizzazione o inesperienza dell'autore, bensì il frutto di uno studio dettagliato e lungamente approfondito negli anni. Anche i personaggi sono abbastanza imperscrutabili poiché sono caratterizzati da una mancanza di logica assoluta sia nei loro comportamenti sia nella maggior parte dei loro dialoghi. La trama, quindi, si mette quasi in secondo piano lasciando lo spettatore all'interno di un viaggio sia fisico che mentale compiuto dalla protagonista che regala non pochi interessanti spunti di riflessione.

Tra quadri e disegni "sgraziati"

Questa è senz'altro una tecnica narrativa molto intelligente che permette di rendere Kappa At Work un'opera universalmente godibile da ogni tipologia di pubblico. È infatti in grado di intrattenere coloro che cercano un'avventura leggera e scanzonata, ma può anche essere goduta da tutti i lettori che invece vogliono tenere la mente occupata con l'osservazione di ricchi dettagli e importanti riflessioni del mondo antico e moderno. Tutto ciò si rispecchia anche nel comparto estetico: le tavole sono ricchissime di dettagli sia ambientali che anatomici per quanto riguarda i personaggi.

L'espressività sia dei protagonisti che dei personaggi secondari, consente di comprendere le vicende semplicemente osservando le tavole senza necessariamente leggere i dialoghi. Si nota una imponente influenza del movimento artistico Heta-uma, con uno stile di disegno quasi sgraziato caratterizzato da un tratto spesso che ricorda i manga più retrò. I personaggi presentano un tratto quasi da principiante che consente di rendere l'opera ancora più particolare e originale. Se poi pensiamo che le ambientazioni sono a metà tra l'era pre-industriale e l'era moderna con influenze della società russa della prima metà del Novecento, ma anche di forti tratti culturali giapponesi, comprendiamo come il disegno sia il principale mezzo per mostrare l'irregolarità dell'opera.

La componente editoriale

L'edizione italiana realizzata da Edizioni Star Comics è di pregevole fattura. La copertina, brillantemente decorata con una delle tavole a colori di Imiri Sakabashira, presenta delle alette comode per essere usate come segnalibro.

Le prime pagine sono caratterizzate dalla presenza di altre stupende tavole a colore dell'autore che oltre ad essere conosciuto come un abile mangaka, è anche un famoso pittore giapponese (quest'ultimo aspetto si può osservare dalla presenza di tavole in cui sono presenti dei dialoghi intervallate da tavole totalmente prive). A fine volume è anche presente una foto e un breve racconto in prosa. Infine ottima la scelta della carta ruvida che dona all'opera una bella sensazione visiva e tattile.

In conclusione...

Kappa At Work è quindi un'opera che permette al lettore di abbandonare la propria comfort zone fatta di manga classici e a volte privi di originalità. L'opera va letta e osservata godendosi la sua filosofia fatta di illogicità e ambientazioni psichedeliche e oniriche, ma anche grande cura e non pochi insegnamenti. La leggerezza dei disegni e della narrazione può, però, trarre in inganno: Kappa At Work non è un manga da prendere alla leggera.

Le emozioni e i dettagli vanno colti solo prestando la giusta attenzione, magari leggendo l'opera più volte. Insomma, se siete amanti dei manga e dei fumetti in generale, non potete perdervi questo gioiellino.

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