Josée, la Tigre e i Pesci, la recensione: una storia di formazione, struggente e delicata

La nostra recensione in anteprima di Josée, la Tigre e i Pesci, il film evento in arrivo il 27-28-29 prossimi grazie ad Anime Factory.

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a cura di Beatrice Villa

Josée, la Tigre e i Pesci, titolo originale Josee to Tora to Sakana-tachi, è l’adattamento animato dell’omonimo romanzo di Seiko Tanabe, vincitore del premio Akutagawa, pubblicato in Giappone nel giugno del 1984 sulla rivista Gekkan Kadokawa, mentre in Italia è in arrivo per J-Pop che pubblicherà il romanzo originale che l'adattamento manga in due volumi, disponibili sia singolarmente che raccolti in un box da collezione.

Josée, la Tigre e i Pesci è una storia generazionale che, dal romanzo, passando per il film live-action fino a questo adattamento animato, vuole raccontare l’avventura della crescita, il raggiungimento periglioso del coming of age e dell’indipendenza, tra difficoltà, sfide, lacrime ma anche gioie, il tutto colorato dai toni caldi e dolci di una storia d’amore, nata per caso o forse perché il destino ci ha messo una mano.

Josée, la Tigre e i Pesci: qualche dettaglio tecnico

Da quando Seiko Tanabe scrisse per la prima volta il romanzo Josée, la Tigre e i Pesci la storia di Josée e Tsuneo entrò nel cuore e nell’anima dei giapponesi, spalancando le porte a un successo senza precedenti, che proseguì per ben tre generazioni e tre epoche diverse, rappresentato dapprima nella letteratura, per poi passare al cinema e, infine, essere trasposto in animazione.

Josée, la Tigre e i Pesci è stato nominato come “Miglior film d’animazione” al Japan Academy Film Prize, ed è stato usato come film di apertura al Festival Internazionale del film d’animazione di Annecy e di chiusura del Festival internazionale del cinema di Busan.

Uscito in Giappone il 25 dicembre 2020 il lungometraggio di Josée, la Tigre e i Pesci è creato dal regista della serie Noragami e assistente alla regia di Wolf Children, Kotaro Tamura che fa il suo debutto alla regia cinematografica con una sceneggiatura scritta da Sayaka Kuwamura (Strobe Edge, Drive). Il disegnatore di manga Nao Emoto (Savage Season) si è occupato dell’ideazione dei personaggi, mentre Haruko Iizuka (Horimiya) ha curato character design e la direzione generale delle animazioni.

Ora Josée, la Tigre e i Pesci arriva nei cinema italiani nelle giornate del 27-28-29 settembre grazie ad Anime Factory, l’etichetta di Koch Media Italia.

Questo il trailer ufficiale:

Josée, la Tigre e i Pesci: la mia libertà porta il tuo nome

Che sapore ha la libertà? Quello salato dell’acqua dell’Oceano, oppure il sapore dolce di una crepe alla fragole? La protagonista di Josée, la Tigre e i Pesci si chiama Kumiko (doppiata da Luna Iansante), la quale si fa chiamare Josée come la protagonista del libro Tra un mese, tra un anno della scrittrice francese Françoise Sagan. Ha ventiquattro anni, è costretta su una sedia a rotelle fin dalla nascita e vive chiusa nel suo piccolo mondo. Trascorre le giornate immersa in quei libri che le piacciono così tanto e la pittura, dipingendo le parati di camera sua, creando opere dai colori sgargianti nelle quali, grazie alla sua fervida immaginazione, può dare vita a mondi magici, inesplorati, dove sentirsi finalmente libera da quelle catene che la tengono imprigionata.

L’Oceano, quella maestosa distesa d’acqua, così vasta, ricca di vita e simbolo di libertà, sarà una costante di tutta la narrazione. L’acqua, dove vivono i pesci così cari a Tsuneo (doppiato da Mosé Singh) e dove persino Josée può librarsi, padrona del suo corpo e della sua mente.

Non a caso la prima immagine che compare è proprio l’Oceano, nel quale Tsuneo si sta immergendo insieme a suoi due amici Mai Ninomiya (doppiata da Margherita De Ris) e Hayato Matsura (doppiato da Davide Perino) per studiare i pesci. Tsuneo è un universitario di ventidue anni, laureando in biologia marina che, tra i vari part-time che svolge lavora anche in un negozio di articoli d’immersione, per poter mettere da parte abbastanza soldi per studiare all’estero. Il suo sogno è infatti quello di poter vincere una borsa di studio per l’università messicana per potere finalmente vedere quel pesce leggendario che tanto l’ha affascinato da bambino e sarà proprio per questo che deciderà di accettare la richiesta della nonna di Josée.

L’incontro tra i due avviene in modo davvero inusuale. Josée perde il controllo della sua sedia a rotelle su un pendio pericoloso e, proprio quando si prepara all’impatto, viene salvata da Tsuneo. Il compito del ragazzo da ora in poi? Esaudire qualsiasi richiesta di Josée. Compito di certo non facile visto che Josée si presenta come una ragazzina capricciosa e viziata, che assilla il povero ragazzo con richieste assurde: scoprire quanto tempo una persona può resistere seduta in ginocchio, contare gli intrecci di paglia del tatami, raccogliere dieci quadrifogli e altro ancora. Queste però, se a prima vista possono apparire richieste assurde, in realtà sono la rappresentazione del desiderio di Josée di poter essere finalmente libera di uscire da quella stanza, senza più limitazioni o preoccupazioni per il mondo esterno. Perché il mondo non è solo pieno di pericoli e di bestie spaventose come la nonna Chizu è solita dirle. Josée desidera avere un paio di ali per spiccare finalmente il volo e liberarsi dai vicoli che la incatenano a terra.

Ma da dove nascono questi limiti? Siamo noi stessi che ce li imponiamo o è colpa della società? Grazie a Tsuneo, Josée inizia a uscire di casa, scoprendo piano piano le bellezze che la sua città, Osaka, ha da offrire, facendo cose che mai avrebbe sognato essere in grado di potere fare, da una semplice gita nel parco, alla sua prima crepe, riesce a stringere amicizia con la commessa di una libreria, Kana Kishimoto (doppiata da Giulia Tarquini), a vedere un film al cinema e persino a prendere il treno per visitare l’Oceano, per rispondere a quella domanda che si porta dietro da bambina: sì, l’acqua del mare è salata e sì, il mondo è così vasto che molte volte risulta soverchiante.

Talvolta fa paura e abbiamo così tanto timore di mettere piede fuori dalla nostra zona sicura, sfidare i nostri limiti, che ci manca il fiato. Qualche volta le aspettative che ci carichiamo sulle spalle e che gli altri ci scaricano letteralmente addosso sono troppe, e la prima cosa che ci viene spontanea da pensare è che non ce la possiamo fare. Ma vale davvero la pena arrendersi prima ancora di scoprire effettivamente se ce la possiamo fare? 

In fondo basta poco, una sola persona che crede in noi, sulla quale possiamo contare, per guardare la vita da un’altra prospettiva. Ed è questo che Tsuneo diventa per Josée: le sue ali. Ma quando tutto all’improvviso sembra sbriciolarsi come sabbia tra le dita, dopo la morte della nonna e un incidente che allontanerà Tsuneo dal suo sogno, ecco che sarà proprio Josée, quella ragazza che non aveva fiducia in se stessa, insicura e timida, che utilizzava quella facciata di arroganza e supponenza come scudo per tenere alla larga gli altri, ad aiutarlo e a spronarlo a non arrendersi.

Tsuneo e Josée sono due ragazzi che si completano a vicenda, che trovano nell’altro ciò che a loro manca e insieme sono pronti a spiegare le ali per realizzare i loro sogni e affrontare il mondo.

Josée, la Tigre e i Pesci: vietato uscire di casa

Uno dei temi fondamentali della storia di Josée, la Tigre e i Pesci è senza ombra di dubbio la disabilità di Josée. Dovete sapere che il Giappone è uno dei Paesi più all’avanguardia per quanto riguarda l’organizzazione infrastrutturale per eliminare le barriere architettoniche. Guardiamo semplicemente con quanta facilità Josée riesce a salire e scendere sul treno e sulla metro.

Allo stesso tempo però, fino a qualche tempo fa e purtroppo anche ora, vi è diffusa quella che viene chiamata la “cultura della vergogna” ovvero il fatto che, soprattutto nelle piccole città, avere un disabile in famiglia veniva considerato simbolo di vergogna e perciò, erano molte le famiglie che decidevano di tenere chiuso il disabile in casa impedendogli persino di andare a scuola.

Anche in Josée, la Tigre e i Pesci assistiamo a scene del genere. Prima di tutto la nonna Chizu, la quale fa uscire la nipote solo la sera proprio per evitare gli sguardi delle altre persone e qualsiasi pericolo creda possa capitare alla ragazza. Quando poi Josée e Tsuneo camminano in stazione, un uomo si scontra contro la carrozzina, ma preferisce insultare e dare la colpa alla povera ragazza piuttosto che ammettere che non l'aveva vista. Quando Josée ha difficoltà a pagare il biglietto viene semplicemente ignorata dalle persone che le passano attorno senza prestarle attenzione, come se fosse invisibile.

Una persona non è disabile perché non può camminare. Una persona lo è quando la società e l’ambiente in cui vive la considerano tale e non gli danno gli strumenti per poter essere libera. Chiunque può avere un paio di ali anche Josée, ma per lei è difficile credere di potere essere in grado di realizzare qualsiasi cosa vuole, visto che le hanno insegnato fin da piccola ad adeguarsi ai propri limiti.

Anime e manga sono terreni fertili per mettere in scena situazioni spesso nascoste agli occhi dei più, forse perché ritenute poco importanti, forse perché sono parte di un modo di pensare retrogrado ma ritenuto normale e Josée, la Tigre e i Pesci è senza dubbio una storia formativa, di grande impatto emotivo, che mette bene in evidenza molte delle problematiche che ancora permeano la società contemporanea.

Josée, la Tigre e i Pesci: i tre simboli del titolo

Il titolo del film è Josée, la Tigre e i Pesci, tre simboli importanti che fanno da collegamento a tutta la storia. Josée dà il titolo alla storia ed è il simbolo di colei che ce l'ha fatta, che ha superato i propri limiti e che ha finalmente trovato il suo posto nel mondo.

La storia di Josée, la Tigre e i Pesci si estende a ben tre epoche giapponesi, l'epoca Showa che va dal 1926 al 1989 con l'uscita del romanzo originale, diventato uno dei più importanti romanzi della letteratura giovale, l'epoca Heisei che va dal 1989 al 2019 con l'uscita del film e infine l'epoca Reiwa, iniziata nel 2019, che vede la nascita del film animato. La nostra Josée è diventata quindi il simbolo di tre epoche, di tre generazioni differenti.

La Tigre rappresenta tutto ciò che più fa paura a Josée ed era anche il modo in cui la nonna Chizu definiva le persone. Il mondo è pieno di tigri, ovvero di pericoli che Josée credeva non essere in grado di superare. Significativo il fatto che, alla fine del film, Josée decide di tornare allo zoo per incontrare di nuovo la Tigre e affrontare così una volta per tutte le sue paure. Non è più quella ragazza spaventata e insicura di un tempo, ora ha la sicurezza, la motivazione e la fiducia in se stessa per realizzare i suoi sogni e non avere più vergogna di quella che è.

Infine abbiamo i pesci, abitanti del mare, simbolo della libertà di potere essere finalmente se stessi. Ritorneranno più volte nel corso della storia, durante le immersioni in acqua di Tsuneo e in quelle immaginarie di Josée.

Altrettanto importanti nel film le musiche e i paesaggi, curati nei minimi dettagli, con disegni spettacoli e fondali che ripropongono scene di vita quotidiana di Osaka. Le colonne sonore, create da Evan Call (Violet Evergarden) riescono a esprimere ciò che risiede nel profondo dell’anima dei due protagonisti, i loro sentimenti, le loro emozioni, spesso negative, cariche di ansia e turbamento, ma anche la loro felicità e la gioia.

È una storia che entra nel cuore quella Josée, la Tigre e i Pesci, un inno alla libertà, che sprona a non arrendersi, ma andare avanti a testa alta, perché la vita sarà pure salata come l'acqua dell'Oceano, ma trabocca anche di mille e più cose da scoprire.

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