John Wick 4, recensione: se pensate che ci sia un limite...

Con John Wick 4 la storia del celebre assassino prosegue seguendo una strada pericolosa, accompagnata da momenti sontuosi e spettacolari.

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a cura di Nicholas Massa

Atteso nei cinema italiani dal 23 marzo, John Wick 4 (John Wick: Chapter 4 in lingua originale), è il quarto capitolo di una saga che vuole tirare le fila di quanto mostrato nei tre precedenti capitoli, attraverso un percorso che metterà a dura prova il protagonista interpretato ovviamente da Keanu Reeves. Dal primo film a questo abbiamo imparato a conoscere sia la letalità di John stesso, che le regole segrete che definiscono il suo mondo. Sono proprio queste regole il motore pulsante del quarto episodio, presentando una narrazione semplice, in termini di struttura e scrittura, accompagnata da una sontuosità estetica da non sottovalutare affatto, e da un respiro che si fa più ampio nei dettagli che accompagnano e circondano la storia.

John Wick 4, quindi, come anche i film che lo hanno preceduto (il primo è presente su Netflix, i restanti sono disponibili in home video su Amazon), gioca le sue carte seguendo alcune strade precise, pur continuando a muoversi su un terreno che tutti i fan conoscono molto bene. Azione, morte e violenza, fuse però in un contesto che resta ancora estremamente misterioso e oscuro, fatto di ombre e volti sfuggevoli che non si mostrano mai veramente, che non esordiscono del tutto presentandosi alla luce del sole, offrendo un insieme di momenti molto vicini alle storie a fumetti più classiche, o anche a certi manga in un certo qual modo, dimostrando alcune potenzialità nel racconto e nella caratterizzazione molto interessanti.

John Wick 4: sistemare le cose con la vendetta

Il tema della vendetta non è affatto una novità nei film della saga, tornando sempre nel percorso di John e muovendo, nella maggior parte dei casi, le sue scelte mortali. Questa volta, però, la tematica è stata accompagnata da una certa consapevolezza generale che gioca con il passato, e al tempo stesso resta importante nell’insieme degli sviluppi.

La storia di John Wick 4 si apre poco dopo il finale del film precedente, con lo stesso John pronto a rispondere alle mosse della Gran Tavola a modo suo. Il problema è che i metodi adottati nelle storie precedenti sono ormai diventati inutili, dato che la morte, in questo caso, resta una scelta fine a se stessa che spinge solamente a un circolo vizioso e inutile. Tutto si evolve quando entra in scena un certo Marchese de Gramont (Bill Skarsgård), un nuovo e potente personaggio mandato dalla Tavola ad eliminare John a tutti i costi. I suoi metodi sono diversi da tutti quelli che abbiamo incrociato fino ad ora, anche perché invece di temere il leggendario assassino sfrutta tutte le informazioni e potere in suo possesso per portarlo fuori, allo scoperto, punendo anche quelli che conosce.

Al principio, quindi, John Wick 4 si presenta come una vera e propria caccia all’uomo senza esclusione di colpi e costellata di morti. Nello scappare da un agguato all’altro, però, vengono introdotti anche nuovi personaggi appartenenti al passato di Wick, assassini come lui che hanno scelto strade diverse, pur mantenendo un certo tipo di legame basato sull’onore e il rispetto. Questa dinamica ci consente di conoscere personaggi come Caine (Donnie Yen) o Shimazu (Hiroyuki Sanada), pur mantenendo sempre una certa aura misteriosa che alimenta ulteriormente la curiosità verso il mondo degli assassini.

Libertà, morte e identità restano saldamente legate a tutto quello che succede sullo schermo, proponendo un’esperienza che sfrutta la grande quantità di azione e violenza per tessere un percorso coerente con quello che conosciamo fino ad ora, spingendo ancora più in avanti John Wick 4 in termini di dettagli e regole con cui fare i conti al di sopra di tutto il resto.

Una regia che sa di tante cose

Il tocco inconfondibile di Chad Stahelski si riconferma anche in John Wick 4, con una regia al tempo stesso mozzafiato e sontuosa, anche grazie alla fotografia di Dan Laustsen. Parte della fascinazione generale della pellicola deriva proprio dal modo in cui sono state realizzate alcune sequenze, con uno studio generale sia in termini di messa in scena, che di coreografie, che, soprattutto, di scenografie. Le lunghe sequenze di lotta centrali sono sempre dinamiche in un certo qual modo, presentando anche personaggi eccentrici che influiscono in positivo sulla loro resa generale. Non semplici sparatorie o scontri corpo a corpo, ma un insieme di elementi che spingono i personaggi in gioco a muoversi continuamente e a sfruttare quello che trovano a loro disposizione.

La componente action la fa da padrona in John Wick 4, cercando di ampliare ulteriormente le proprie possibilità rispetto al passato (d’altronde i 3 mesi di allenamenti cui si è sottoposto Keanu Reeves dovevano pur portare a qualcosa). Nella regia del film, però, troviamo pure qualche contaminazione interessante proveniente sia da altri generi (dal Western innanzitutto), che da altri medium esterni al mondo del cinema. In moltissimi momenti sembra quasi che la telecamera assuma vita propria, proponendo inquadrature che non possono non ricordare il mondo dei videogiochi, spingendo al limite le possibilità formali delle sequenze più ricche di dettagli e personaggi a schermo.

Non solo, il particolare dinamismo della macchina da presa si muove di pari passo con gli sviluppi della storia, giocando continuamente con le infinite possibilità di un protagonista apparentemente immortale, e con un percorso costernato da mille ostacoli e personaggi che tentano di dimostrare la loro superiorità su di lui. Essere il protagonista di John Wick 4 significa affrontare ondate di assassini che tentano continuamente di farti fuori, di guadagnare notorietà e denaro sulla tua pelle, cercando in tutti i modi possibili di stanarti anche a discapito della leggenda che ti trascini dietro. Da un percorso così semplice, in termini di storia, il regista riesce ad estrarre un’esperienza che osa continuamente in termini estetici e formali, portando avanti un ragionamento, con le sue inquadrature d’inquadrature, che sa come tenere incollati alla sedia.

Fuso a tutto ciò troviamo gli stunt, altro elemento fondamentale del film. Lo studio di queste sequenze è palese, come anche la preparazione dei vari personaggi sul set, e l’attenzione nel cercare di rendere il tutto sempre più eccessivo e brutale, anche a costo di mettere in discussione le leggi della fisionomia umane.

Conclusioni

John Wick 4 è un buon sequel? Assolutamente sì. Si tratta pur sempre di una storia che prosegue, in termini di attenzione, quello che abbiamo visto nelle pellicole precedenti, cercando di osare ancora di più e di giocare con il mondo costruito fino a questo momento. La violenza e la morte si fanno il veicolo di una partita fra due giocatori che cercano di eliminarsi in un gioco che forse, come anche tutti noi, conoscono a malapena. La sensazione di trovarsi in qualcosa di enorme e oscuro, in questo film, si fa più tangibile che mai, come anche l’impegno generale nel rendere ogni cosa ancora più sontuosa rispetto al passato, in termini estetici e formali. Ne fuoriesce un’esperienza che sa come intrattenere e giocare con gli spettatori, impegnandosi al massimo dall’inizio alla fine. La semplicità della storia viene ben presto surclassata da un insieme di scelte formali da brivido da non trascurare affatto. La pecca più grande del film resta la sua durata, anche perché le due ore e quasi cinquanta minuti si fanno sentire abbastanza.

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