Caratterizzato per la sua penna tagliente, e per il suo atteggiamento sprezzante nei confronti del panorama supereroistico, Garth Ennis è forse uno degli sceneggiatori più eclettici e divertenti del panorama fumettistico, da quasi 30 anni a questa parte, quando cominciò a scrivere su disegni di Steve Dillon il suo ciclo per Hellblazer e, più tardi, consacrandosi al mondo per il suo The Preacher.
Ennis è uno che ama mettere in discussione, che ama la controtendenza e che, in buona sostanza, si diverte terribilmente nel prendere in giro i suoi personaggi ed anche il lettore, grazie ad uno stile che non utilizza mezze misure, e che fa un uso smodato di turpiloquio, sesso, parolacce e chi più ne ha più ne metta. Un iconoclasta, fatto e finito.
Jimmy's Bastards, miniserie nata sotto l'egida dell'etichetta AfterShock, nata appena nel 2015, ma che ha già riunito nelle sue pubblicazioni artisti del calibro di Cullen Bunn, Paul Jenkins, Warren Ellis, Marguerite Bennett e ovviamente lo stesso Ennis, che insieme a Russ Braun (ovvero l'artista dietro a The Boys, sempre di Ennis ovviamente), ha dato vita ad una scapestrata mini a tema spionistico, da poco arrivata in forma completa in Italia grazie a Saldapress, detentrice dei diritti di pubblicazione nostrani dell'intera AfterShock.
Ma chi è Jimmy Regent?
Protagonista dei due volumi, rispettivamente “Una cascata di bastardi” e “Bastardo mobile”, Jimmy Regent è un agente segreto al servizio dell'MI6, incarnante praticamente ogni stereotipo possibile di derivazione squisitamente “fleminghiana”. Ennis non nasconde in nessun modo la derivazione del suo personaggio da quello di James Bond, e come l'icona dello spionaggio anche Regent risulta essere tremendamente efficiente, incredibilmente avvenente e sin troppo sicuro di sé.
Regent tuttavia, a differenza di Bond, sublima al massimo ogni stereotipo, risultando quindi non solo un donnaiolo da record mondiale, ma soprattutto un sessista senza speranza, nonché un cinico da manuale, tanto da risultare quasi apatico nel perpetrare la sua “licenza di uccidere”, e questo fino all'arrivo di una nuova partner: Nancy McEwan, in pratica l'unica donna che pare capace di resistere al suo fascino, oltre al saper fare il suo lavoro bene quanto la leggendaria spia di Sua Maestà.
Tra una avventura a caccia di nemici quanto mai scalcagnati e paradossali (come nello stile di Ennis del resto), Jimmy e Nancy si imbatteranno ben presto in una nuova minaccia globale che, più che altro, sembra interessata solo a fare la pelle a Regent. Una minaccia che, come intuibile già dal titolo della serie, sarà composta interamente dai figli bastardi di Jimmy, che nel corso della sua carriera si è dato da fare con praticamente ogni donna avvenente che gli capitasse a tiro.
Questa in sintesi è la trama di Jimmy's Bastards e se vi pare senza senso non temete, è del tutto normale. Come è proprio del suo stile, Ennis si diverte a mettere in discussione un genere caro alla narrativa multimediale, in questo caso quello dello spionaggio e delle spy stories in generale, e ne destruttura gli archetipi, creando personaggi paradossali ed a tratti surreali. Non c'è qui la critica teologica di Preacher, o quella allo star system più tipica di The Boys, Jimmy's Bastards è solo una monumentale presa in giro al mondo della narrativa spionistica che, partendo da Ian Flemming, ha creato con il tempo la figura dell'agente segreto di classe, con abito a tinta unita, una smodata passione per le donne e per la bella vita.
Ennis, come detto, porta ogni aspetto dell'archetipo della spia doppio zero all'estremo, condendo il racconto la sua ironia più tipica, tagliente e a volte surreale, che in combutta con il carattere del suo protagonista rende l'intera vicenda godibile e divertente, anche quando il livello di incredulità è ormai ben oltre la soglia critica e le battute sono pesantemente sopra le righe.
La risultante è un'avventura divertente e ben bilanciata, in cui l'azione la fa quasi completamente da padrona, e la trama non rischia neanche per un attimo di prendersi sul serio, complice anche dei colpi di scena che, voluti o meno, sono decisamente prevedibili. Ma non importa, perché come "divertissement" per noi, quanto evidente per il suo creatore, Jimmy's Bastards funziona dannatamente bene, specie nel primo volume, sicuramente il migliore tra i due per ritmo e risvolti narrativi. Il secondo, invece, pur rimettendo in discussione il suo stesso protagonista e le sue capacità, è tutto dedicato alla violenza, mai come in questo caso "catartica" per i personaggi coinvolti, ma anche qui non c'è nulla di nuovo sotto il sole: è lo stile di Ennis, che trova sfogo come e quando vuole, e soprattutto ogni volta che può.
Se, dunque, Jimmy's Bastards si comporta come ci si aspetterebbe dal punto di vista narrativo, regalandoci due volumi vivaci, divertenti e squisitamente in linea con quello che è lo stile dell'autore, anche dal punto di vista artistico l'ormai maturo sodalizio tra Ennis e Braun ci rimette per le mani due volumi dal tratto invitante, in cui alcune pagine portano all'estremo quella fascinazione per l'azione (e per la violenza) che è poi una delle caratteristiche di buona parte dell'Ennis post Punisher in poi.
Si passa da inquadrature che richiamano apertamente ad alcuni momenti dei vari Bond cinematografici, ad un uso estremo della violenza che, specie nel secondo volume, non farà sconti praticamente mai, tra esplosioni di corpi, fiumi di sangue e budella ed anzi Braun, come da costume, si dimostra veramente molto abile nel rendere le situazioni sempre leggibili rendendo la lettura del racconto sempre accattivante e mai confusionaria, complice il suo stile pulito e ricco di dettagli, sulle cui chine si sposano più che degnamente i colori di John Kalisz, particolarmente vivaci e saturi, quasi in contrasto con quelle che sono spesso le tematiche della storia.
Se vuoi leggere di più di Garth Ennis ma non sai da dove cominciare, allora l'edizione deluxe di Preacher fa al caso tuo! RW Lion ha infatti ripubblicato, proprio di recente, l'intera serie in un formato pregevole e facilmente reperibile.