Isaac Asimov: dalla Fondazione verso l'infinito e oltre

Una guida ragionata per iniziare a conoscere l'opera di Isaac Asimov e le sue diramazioni multimediali.

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a cura di Emanuele Manco

Isaac Asimov (1920-1992) è stato uno degli autori più prolifici della fantascienza dello scorso secolo. Laureato in chimica, fu anche divulgatore scientifico. Per connotazione biografica (cominciò a scrivere a 11 anni), i suoi esordi sono da considerarsi come parte dell’Età dell’Oro della fantascienza, collocata dalla critica tra gli anni ’30 e ’50 del XX secolo. Si stima che abbia scritto oltre 500 titoli. La sua data di nascita ufficiale è il 2 gennaio 1920, in Bielorussia, e i suoi genitori emigrarono negli USA tre anni dopo. C’è un piccolo mistero relativo alla vera data di nascita, poiché in alcune occasioni la madre dichiarò che il figlio fosse nato nel 1919.

Nella confusione intercorsa tra il crollo della russia zarista e la nascita della Repubblica Sovietica, poi divenuta Unione Sovietica è possibile si siano perse le registrazioni, per cui comunque rimane fissata la prima data dichiarata all’immigrazione statunitense. Asimov morì il 6 aprile 1992, ufficialmente per infarto. Solo dieci anni dopo la moglie rivelò che era morto per le complicazioni dovute all’aver contratto il virus HIV nel 1983, a causa di una trasfusione per un’operazione cardiaca.

L’opera asimoviana oggi

Asimov ha scritto fantascienza di intrattenimento che non lesinava speculazioni scientifiche rigorose, dovute alla fusione del suo talento di narratore alla preparazione dello scienziato. In un catalogo così vasto è difficile uscire dalle due grandi direttive che l’hanno reso uno dei padri fondatori della fantascienza: il Ciclo delle Fondazioni e il Ciclo dei Robot.

La sua presenza massiccia in passato nel mercato italiano ha prodotto in questi anni due fenomeni distinti e opposti: un eccesso di adorazione da parte di quei “passatisti” per i quali la fantascienza è solo quella dell’età dell’oro; un eccesso di rifiuto di tutti i “modernisti” per i quali Asimov, Campbell e tanti altri sono da respingere in blocco perché hanno detto a loro tempo tutto quanto c’era da dire.

Personalmente, essendo del 1968, posso essere il fratello minore, se non il figlio, di coloro che hanno a casa un altare dedicato ad Asimov e non nego che sia stato uno degli autori che ho letto di più in adolescenza. Questo non credo sia dovuto al fatto che di per sé la fantascienza di Asimov sia roba da adolescenti, ma per il semplice fatto che durante quella fase onnivora degli esordi di ciascun lettore abbia trovato, nei primi anni ’80, molto materiale in libreria, facente parte della mia attuale collezione. E così è successo a quasi tutti i fan nati dagli anni ’60 in poi.

Mondadori ha pubblicato tutto e di più di Asimov. Racconti e romanzi, in diverse edizioni, rilegate ed economiche. Ed è indubbio che tanti appassionati stagionati abbiano in casa questa produzione. Questi appassionati reagiscono male alla notizia di una nuova edizione di opere asimoviane, perché ritengono inutili ulteriori edizioni. Personalmente penso che ci voglia un bilanciamento tra vecchio e nuovo nelle letture e che sia giusto riproporre all’attenzione dei nuovi lettori delle opere che sono ormai dei classici, da contestualizzare magari, ma comunque importanti nella formazione di ogni appassionato. Opere che forse, alla luce del saccheggio operato dagli epigoni, forse appariranno datate, scritte con uno stile asciutto e poco letterario, ma piene comunque di tante buone idee sulle quali la fantascienza si è evoluta fino alle forme più attuali.

Ma entriamo nel dettaglio dei percorsi prima i citati. Cominciando dal Ciclo della Fondazione, che presto il grande pubblico delle serie TV conoscerà in una serie prodotta da Apple TV, alla quale spetterà l’arduo compito di ammodernare e rendere fresche idee concepite negli anni ’40.

La trilogia galattica

Come lettore di fantascienza posso dire di essere nato quando il ciclo di libri scritti da Isaac Asimov era ancora una trilogia, anzi La Trilogia Galattica, e non Il ciclo della Fondazione, o delle Fondazioni. Nel corso dell'articolo userò in maniera indifferente Fondazione e Fondazioni.

All’epoca era composto da tre libri: Cronache della Galassia (Foundation, 1951), Il crollo della galassia centrale (Foundation and Empire, 1952) e L’altra faccia della Spirale (Second Foundation, 1953) . Non si trattava in realtà di veri e propri romanzi, bensì di quelli che in gergo si chiamano fixup, ossia la raccolta in volume unico di racconti in precedenza pubblicati su riviste o antologie, con l’aggiunta di materiale il cui scopo è armonizzare i racconti come se facessero parte di un’unica storia. Un’operazione diversa dalla semplice antologia di racconti di un solo  autore appartenenti a diversi mondi narrativi. Nel caso di Fondazione, ai racconti originali pubblicati sulla rivista Astounding Science-Fiction diretta da John Campbell, venne aggiunto un primo capitolo, denominato Gli Psicostorici, come introduzione al mondo narrativo del volume.

La storia e il mondo narrativo di partenza, visti con gli occhi di oggi, possono apparire semplici. C’è un Impero Galattico, il cui pianeta capitale Trantor, è un’unica immensa città. È in declino ma nessuno se n’è accorto, tranne il matematico Hari Seldon, come conseguenza dello sviluppo di una branca della matematica chiamata psicostoriografia (poi psicostoria in traduzioni successive), in grado di prevedere le tendenze della storia. Secondo i suoi calcoli l’Impero crollerà e sarà spazzato via entro 500 anni, dopo i quali sarebbero seguiti almeno 30.000 anni di barbarie e inciviltà.

Inascoltato come tutte le cassandre, anzi perseguitato dai vertici imperiali, Seldon decide di creare, in un pianeta sperduto ai margini della galassia, una Fondazione (da cui il titolo originale Foundation). Una colonia di letterati, scienziati, uomini e donne illuminati che preserveranno la civiltà e ne consentiranno il ritorno entro soli mille anni. Lo scienziato lascia a questi uomini una via da seguire, un Piano. Registra dei messaggi che dovranno essere ascoltati dai coloni a scadenze ben precise, in quei momenti critici da lui identificati con i suoi studi, per ricevere consiglio su come comportarsi per risolvere la criticità.

La prima trilogia è quindi il racconto di vari momenti critici di questo Piano, durante la quale assisteremo allo scontro inevitabile tra i resti dell’Impero e la Fondazione (nel secondo libro) e scopriremo l’esistenza di una Seconda Fondazione (terzo volume), voluta da Seldon per controllare di nascosto l’esito del piano e intervenire qualora la prima avesse deviato dal progetto originale. Nel mezzo, scontri stellari, intrighi, minacce mutanti in grado di mettere a repentaglio il Piano Seldon perché imprevedibili come tutte le mutazioni.

Dalla trilogia al ciclo

Asimov ha più volte dichiarato di essersi ispirato alla caduta dell’Impero Romano nel concepire questo affresco di storia futura, ambientato in una galassia interamente popolata da umani, solcata da astronavi a velocità iperspaziali. In particolare al saggio del 1776 di Edward Gibbon, Declino e caduta dell'Impero romano, modello di riferimento metodologico per gli studiosi di storia tutt’oggi.

Nell’articolo La storia dietro la Fondazione, pubblicato come introduzione al romanzo Fondazione e Terra, Asimov raccontò che propose l’idea di scrivere un romanzo sulla caduta dell’Impero Galattico a Campbell nell’agosto del 1941, quando aveva 21 anni. Campbell preferì una serie di racconti nei quali fosse narrata la storia del millennio di interregno tra la caduta dell’impero e la nascita di un secondo impero e aiutò Asimov a definire il ruolo nella vicenda della psicostoria.

Gli episodi vennero quindi pubblicati su Astouding a partire dal 1942. Ne vennero pubblicati otto entro il 1950, per poi essere raccolti in tre volumi nel decennio successivo dalla Gnome Press. Può stupire oggi apprendere che quell’edizione fu un insuccesso, forse a causa della poca capacità promozionale dell’editore, e che Asimov non percepì né anticipo né diritti d’autore.

Fu nel 1961 che, Asimov ricevette da un editore estero la richiesta di pubblicare i volumi, che invogliò Timothy Seldes, l’editor dello scrittore alla Doubleday, ad acquisirne i diritti, insieme a quelli di Io, Robot. Fu quindi l’attività della Doubleday, che ne pubblicò anche un’edizione in volume unico, a rendere la Trilogia Galattica un successo di pubblico che contribuì alla vittoria nel 1966 del premio Hugo come Migliore Serie in assoluto. La nuova edizione italiana di questo volume è ancora reperibile su Amazon, anche in ebook.

Nonostante il successo, per anni Asimov rifiutò di continuare la serie, fino al 1981, anno in cui la Doubleday convinse l’autore con una consistente offerta economica, un anticipo decuplicato rispetto a quelli che solitamente pagava all’autore. Va osservato che se i racconti del primo volume sono di lunghezza medio-lunga, già quelli del secondo e terzo titolo sono lunghi come romanzi brevi. Nelle note introduttive ai volumi Asimov spiegò che man mano che progrediva nella storia doveva sempre rileggere tutto quanto scritto in precedenza per evitare contraddizioni tra i vari racconti. Contraddizioni che pure emersero e vennero sistemate nella versione in volume.

Inoltre proprio il complicarsi delle vicende contribuiva a sempre maggiori lunghezze. Il primo racconto in lingua originale era di dodicimila parole. Due degli ultimi tre erano di cinquantamila parole ciascuno. Il romanzo L’orlo della fondazione (Foundation's Edge, 1982), pubblicato nel 1982,  risultò di 140 mila parole, il doppio degli altri volumi già usciti, e quasi il triplo di qualsiasi racconto o romanzo breve precedente. Il romanzo restò nella classifica dei libri più venduti del New York Times per 25 settimane.

L’orlo della fondazione ha una visione molto diversa rispetto a quella degli anni ’50 e cambia in modo radicale il percorso tracciato dal Piano Seldon. Questa visione continuò nel quinto volume, Fondazione e Terra (Foundation and Earth, 1986), nel quale Asimov inserisce elementi del ciclo dei Robot, contribuendo all’operazione di dare a tutta la sua opera la collocazione in un universo condiviso. Dal titolo si comprende inequivocabilmente che Asimov fa entrare in scena il pianeta originale dell’umanità.

Due anni dopo venne poi pubblicato il primo dei prequel, ambientati nello scenario precedente al Piano Seldon, aventi per protagonista Hari Seldon: Preludio alla Fondazione (Prelude to Foundation, 1988). Come molti prequel poco aggiunge al ciclo. Da un lato rese protagonista di una vicenda complessa il matematico Hari Seldon, dall’altro continuò l’introduzione di personaggi del ciclo dei robot, e quindi il progetto dello scrittore di incasellare tutta la sua opera in una sola ideale cronologia, narrante un’immensa storia futura. Il suo finale sembra costituire un ideale corto circuito con gli eventi di Fondazione e Terra.

L’ultimo romanzo del ciclo, pubblicato postumo, fu Fondazione anno zero (Forward the Foundation, 1993). È strutturato come una raccolta di racconti ambientati in diversi momenti della vita di Hari Seldon, raccordandosi definitivamente con Prima Fondazione.

L’ultima edizione italiana del ciclo (link su Amazon), pubblicata nella collana Oscar Draghi, ripubblica in volume unico i romanzi, proponendoli in ordine cronologico degli eventi, anche in ebook:

Preludio alla Fondazione (Prelude to Foundation, 1988)

Fondazione anno zero (Forward the Foundation, 1993)

Fondazione o Prima Fondazione (Foundation, 1951)

Fondazione e impero (Foundation and Empire, 1952)

Seconda Fondazione (Second Foundation, 1953)

L'orlo della Fondazione (Foundation's Edge, 1982)

Fondazione e Terra (Foundation and Earth, 1986)

Fondazione e la matematica

Hari Seldon è il matematico che nel ciclo della Fondazione getta le basi per la Psicostoria (Psicostoriografia nella prima traduzione), una scienza che il suo allievo Gaal Dornick definirà come quella “branca della matematica che studia le reazioni d'un agglomerato umano a determinati stimoli sociali ed economici”, fornendo modelli matematici e statistici in grado di prevedere il futuro. Pur tuttavia le basi teoriche della psicostoria sono decisamente sfumate. Ad Asimov sicuramente mancavano le formalizzazioni della Teoria del Caos o della Teoria dei Giochi, che nascevano in contemporanea alla sua opera, o sarebbero arrivate poco dopo, e non erano sicuramente ancora uscite al di fuori dell'ambito della ricerca. Gli assiomi fondamentali della psicostoria sono ricavabili dagli estratti dell’Enciclopedia Galattica, contenuti in Prima Fondazione, e da considerazioni dello scienzato Ebling Mis in Fondazione e Impero:

  1. E' implicito in tutte queste definizioni che l'agglomerato  umano  in questione  deve  essere  sufficientemente  grande da consentire valide elaborazioni

  2. Le dimensioni  minime   dell'agglomerato possono essere calcolate con il primo Teorema di Seldon che dice...

  3. Un ulteriore assunto  è  che  la  comunità  esaminata deve essere,  essa stessa,  all'oscuro dell'analisi psicostorica affinché le sue reazioni siano assolutamente istintive...

  4. La base  di  ogni  scienza psicostoriografica valida è nello sviluppo delle Funzioni Seldon che conferiscono  proprietà  analoghe  a  quelle forze sia economiche sia sociali che...

  5. che non avvengano cambiamenti fondamentali nella società umana nei mille anni del progetto

  6. le reazioni umane a determinati stimoli sono costanti

L’assioma implicito, descritto in Fondazione e Terra, è

gli esseri umani sono 1'unica specie intelligente della Galassia, e pertanto i soli organismi capaci di azioni significative nello sviluppo della società e della storia

La narrazione si basa spesso sui problemi che l’applicazione pedissequa degli assiomi porti al compimento del piano Seldon. Il conflitto tra le due Fondazioni scaturisce dal 3. Vista come comunità, la Prima Fondazione è sotto l’esame della Seconda, di conseguenza il piano Seldon viene messo a rischio nel momento in cui la Prima Fondazione viene a conoscenza dell’esistenza dell'altra fondazione.

L’apparazione di un mutante, il Mulo, un conquistatore assolutamente imprevedibile, sembra scardinare i postulati 5 e 6, rischiando di invalidare il piano Seldon, in una trama che da Fondazione e Impero in poi arriva ad avere conseguenze fino a L’orlo della fondazione, romanzo in cui sarà in effetti posate per le basi per la fallacia dell’assioma implicito, data l’esistenza di Gaia, un pianeta vivente nel quale ogni essere vivente è parte di una sola coscienza collettiva.

Potremmo quindi affermare che più che ad assiomi matematici siamo di fronte a postulati sociologici. Sicuramente la via scelta da Asimov è stata di non esplicitare la matematica sottesa, poiché in fondo si tratta anche in questo caso di quelle “scatole nere” necessarie al patto di sospensione dell’incredulità. La technobabble ricorrente nei romanzi è che Seldon abbia preso come modello la teoria cinetica dei gas, per la quale, poiché ogni molecola di un gas si muove a caso, non possiamo conoscerne né la velocità né la posizione.

Però, usando metodi statistici possiamo estrapolare le regole che governano il loro comportamento generale. Allo stesso modo, Seldon estrapola il comportamento generale delle società umane anche se le soluzioni non sarebbero state applicabili al comportamento dei singoli esseri umani, che rimangono imprevedibili.

Non è peregrino pensare che concepire oggi una scienza come la psicostoria non dovrebbe trascurare che al suo interno possano essere presenti sviluppi di Teoria delle reti sociali e di Fisica Sociale. L’Analisi delle reti sociali, o Teoria delle reti sociali è una branca di studi multidisciplinare, coinvolgente sia la matematica che la sociologia. Al centro di questi studi ci sono le reti sociali, definite come gli insiemi degli attori sociali e delle relazioni che tra loro si definiscono. L’obiettivo è studiare, misurare e rappresentare le relazioni sociali tra gli individui o gruppi di individui. In tal senso è importante la differenza tra gruppo e rete di individui.

Un gruppo di individui è un insieme di soggetti che si riuniscono, anche a scadenze regolari, mentre in una rete sociale non è necessario che i soggetti interagiscano tutti insieme e potrebbero anche non conoscersi tutti fra loro. La Fisica Sociale, oggetto di un saggio omonimo di Alex Pentland (link su Amazon, anche in ebook), utilizza proprio modelli matematici ispirati dalla Fisica per lo studio delle reti sociali.

Torniamo quindi, decenni dopo all’analogia della teoria dei gas di Asimov e Campbell, con la differenza sostanziale che quello che i narratori non si preoccupano di dimostrare è stato ed è tuttora oggetto di studio per chi deve applicare queste analogie in campo scientifico.

Fondazione e altri media

Dopo aver letto il ciclo della Fondazione, riconoscerete senz’altro elementi in Star Trek e Star Wars, giusto per citare alcune saghe fantascientifiche cronologicamente successive. Più volte è stato osservato il paragone tra Coruscant, il pianeta capitale dell’Impero in Star Wars, con Trantor.

Se lo stesso Asimov si è ispirato a se stesso, incasellando ogni sua opera narrativa in un affresco storico che comincia da Io, Robot a La fine dell’eternità (The End of Eternity, 1955), sono tantissimi gli autori che in qualche modo hanno preso elementi dal ciclo.

Alla Enciclopedia Galattica curata alla Prima Fondazione sembra ispirata, in versione parodistica, la Guida Galattica per Autostoppisti di Douglas Adams (link su Amazon, anche in ebook), mentre il critico Tim O’Reilly affermò che l’intera saga di Dune sembra essere il contraltare a quella della Fondazione. Partendo infatti dal comune presupposto di parlare del declino di un impero Galattico, Herbert pone come eroe della vicenda un singolo, Paul Atreides, il Kwisatz Haderac, opposto a complesse macchinazioni millenarie di ordini come il Bene Gesserit o la Gilda Spazioale. Esattamente speculare alla vicenda asimoviana nella quale il Mulo in Asimov era una figura negativa e perturbativa dell’ordine costituito dal Piano Seldon delle Fondazioni.

Il romanzo per ragazzi Il pianeta degli dei (Star Rangers, 1953), di Andre Norton, pseudonimo di Alice Mary Norton, vede le peripezie di un gruppo di esploratori stellari inviati da un Impero in declino ai margini estremi delle galassia.

Se quindi gli elementi asimoviani si sono disseminati nella fantascienza in ogni forma. Persino Reed Richards, il capo dei Fantastici Quattro si trovò a elaborare modelli matematici psicostorici durante la saga Civil War. Pur tuttavia affinché Hollywood e in generale il mondo dei media visivi si interessasse alla fonte originaria è passato molto tempo.

Se già nel 1973 fu la BBC a produrre un radiodramma sull’opera asimoviana, all’epoca ancora solo una trilogia, fu nel 1998 che la New Line Cinema iniziò le fasi preliminari della produzione di una serie di film che però non proseguì oltre e la New Line produsse la trilogia de Il signore degli anelli. Nel 2009 doveva essere Roland Emmerich a cimentarsi nell’impresa, con i diritti passati nel frattempo alla Columbia Pictures. Più di recente la HBO che ha contribuito in maniera determinante all’attuale età dell’oro delle serie TV acquisì i diritti per una serie che doveva essere prodotta da Jonathan Nolan.

Le loro energie furono dirottate verso Westworld. Dopo il passaggio dei diritti a Apple TV è finalmente iniziata la produzione della prima stagione di 10 episodi di una serie denominata Foundation, con David Goyer come showrunner. Hari Seldon sarà interpretato da Jared Harris (Mad Men, Chernobyl, Sherlock Holmes) e Gaal Dornick dalla esordiente Lou Llobell. Nel cast anche Lee Pace (Lo Hobbit, I guardiani della galassia, Pushing Daisies).

Ispirata in modo esplicito al ciclo della Fondazione è Galactic Foundation Games, una serie di libri gioco italiani scritti da  Leonardo Felician, pubblicati nei primi anni ’90 da Mondadori. Reperibili ormai solo sul mercato dell’usato, coprono l’arco della trilogia originale.

Al mondo asimoviano s’ispira Isaac Asimov Presents Star Traders, boardgame della Steve Jackson Games del 1987 che riprende le figure dei mercanti spaziali di uno dei racconti contenuti in Prima Fondazione. Del 2002 è Asimov’s Foundation, gioco di carte.

In rete attualmente è presente un MMORPG ispirato al ciclo al link https://foundationgame.com/.

I robot

I racconti sui Robot sono sicuramente un altro dei più importanti lasciti della fantascienza amimoviana, in grado di influenzare il concetto di robot nella narrazione ancora oggi. I rapporti tra uomini e robot in Asimov sono regolamentati da tre leggi fondamentali della robotica:

  1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.

  2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.

  3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima e con la Seconda Legge.

Sono vere e proprie clausole di salvaguardia dei creatori dei robot, concepite da Asimov nei primi anni ’40 insieme a Campbell per essere sfruttate narrativamente in racconti pubblicati all’epoca su Astouding Science Fiction e poi raccolta nelle antologie Io, robot (I Robot, 1950), Il secondo libro dei robot (The Rest of the Robots, 1964) e Antologia del bicentenario (The Bicentennial Man and Other Stories, 1976) e poi definitivamente in Tutti i miei robot (The Complete Robot, 1982) tuttora tre le più ristampate antologie asimoviane. Le tre leggi apparvero in dettaglio nel racconto Girotondo, del 1942.

A differenza del ciclo delle Fondazioni, i racconti dei robot non tracciano inizialmente un percorso cronologico ben delineato. Ciascun racconto, autoconclusivo, nasce da una idea, una situazione contigente da risolvere, e può essere letto in modo autonomo. Di certo con la lettura sequenziale dei racconti si delinea gran parte del pensiero asimoviano sulla tecnologia. Non mancano nei racconti figure ricorrenti, dalla dottoressa robopsicologa Susan Calvin, e i tecnici della U.S. Robots and Mechanical Men (abbreviazione di United States Robots and Mechanical Men) Michael Donovan e Gregory Powell. I racconti sono recuperabili nel volume mondadoriano attualmente in catalogo Io, Robot (link Amazon, anche in ebook).

I robot sono apparsi anche in vari romanzi, a partire da Abissi d'acciaio (The Caves of Steel, 1953), in cui apparve per la prima volta R. Daneel Olivaw, robot umanoide assistente dell’investigatore umano Elijah Baley che sarà uno dei punti di unione tra la saga delle Fondazioni e quelle dei Robot. Il personaggio dopo essere stato co-protagonista dei successivi Il sole nudo (The Naked Sun, 1957), I robot dell'alba (The Robots of Dawn, 1983) e I robot e l'Impero (Robots and Empire, 1985) è apparso poi in Fondazione e Terra e nei prequel Preludio alla Fondazione e Fondazione anno zero.

Ne I robot e l’impero è Oliwav battezza come legge zero il caso particolare della prima legge postulato da Susan Calvin nel racconto Conflitto evitabile (The Evitable Conflict, 1950):

Un robot non può fare del male all'umanità o, tramite l'inazione, permettere che l'umanità riceva danno.

Si tratta in modo evidente di una legge che in pratica permetterebbe a un robot di uccidere un essere umano se in gioco c’è il bene dell’umanità. In vari romanzi sembra dare l’opportunità ai robot di prendere il controllo dell’umanità, allo scopo paradossale di salvarla da se stessa, ovvero dando l’occasione a Olivaw di interagire con Hari Seldon e i personaggi della saga della Fondazione per la salvaguardia del genere umano.

I robot positronici e i dilemmi di Turing

Nell’articolo Macchine Intelligenti (Intelligent Machinery, 1948) il matematico inglese Alan Turing sviluppò alcuni concetti in materia di Intelligenza Artificiale, elencando e confutando alcuni dei motivi che potrebbero far apparire a un profano il concetto di macchina intelligente una specie di contraddizione in termini:

a) Una riluttanza ad ammettere la possibilità che il genere umano possa avere dei rivali nei poteri intellettuali. Un timore condiviso sia fra gli intellettuali che i profani: i primi infatti avrebbero molto più da perdere. Anche coloro che concordano con la possibilità che possa accadere non lo ritengono un evento piacevole. Un timore simile a quello che qualche altra specie animale possa un giorno soppiantarci. Evento quasi altrettanto sgradevole, ma la cui possibilità teorica è indiscutibile.

b) La convinzione religiosa che qualsiasi tentativo di costruire una macchina simile sia una sorta di “empietà prometeica”.

c) La limitatezza delle macchine dell’epoca favorisce la convinzione che le macchine siano necessariamente limitate a compiti estremamente semplici, e fors’anche solo ripetitivi.

d) Il Teorema di Gödel da lui stesso dimostrato sarebbe la prova che l’uso delle macchine per determinare la verità o la falsità darebbe luogo a macchine che in alcuni casi non riuscirebbero a fornire una risposta.

e) Anche ammettendo che la macchina possa dar prova di intelligenza, questa andrebbe considerata null’altro che un riflesso dell’intelligenza del suo creatore.

Turing considerava le obiezioni a) e b) “puramente emotive”, pertanto ritiene che non abbiano alcun bisogno di essere confutate, così come riteneva la c) fondamentalmente inutile, anche alla luce delle tecnologie di quel momento, che avevano portato a macchine sempre più potenti, dalla Enigma, alla ENIAC, al costruendo ACE, con sviluppi ancora in itinere.

La confutazione dell’obiezione d) fu ottenuta da Turing separando il concetto di intelligenza da quello di infallibilità narrando un esempio, tratto dall’infanzia del matematico Gauss, con cui dimostrerà come un approccio intelligente potesse essere sbagliato, e come un approccio corretto potesse essere stupido, non escludendo pertanto che una macchina intelligente non potesse commettere errori.

Scrive Turing:

Viene in mente l’aneddoto in cui Gauss, ancora scolaro, richiesto di eseguire l’addizione 15 + 18 + 21 + … + 54 (o qualcosa del genere), scrisse immediatamente il risultato 483, probabilmente avendolo calcolato come (15 + 54) (54 - 12)/ 2 • 3. Si possono immaginare situazioni in cui un maestro sciocco dicesse al ragazzo che egli avrebbe invece dovuto sommare 18 a 15 ottenendo 33, quindi aggiungere 21 e così via. Da alcuni punti di vista, quello di Gauss sarebbe un “errore”, nonostante l’intelligenza ovviamente manifesta nel suo procedimento. Si può anche immaginare una situazione in cui ai ragazzi fossero date alcune addizioni, di cui le prime cinque fossero progressioni aritmetiche, ma la sesta fosse ad esempio 23 + 34 + 45 + ... + 100 + 112 + ... + 199. Gauss avrebbe potuto calcolare questa somma come se fosse una progressione aritmetica, senza accorgersi che il nono termine era 112 invece dell’atteso 111. Questo sarebbe stato un vero errore, che ragazzi meno intelligenti non avrebbero corso il rischio di fare.

Turing infine confutò l’obiezione e) che l’intelligenza nelle macchine sia solo un riflesso di quella del loro creatore rilevando quanto sia simile all’opinione che il merito per le scoperte di un allievo dovrebbe essere assegnato al maestro. In caso di successo l’insegnante sarebbe lieto della riuscita dei suoi metodi di educazione, ma non potrebbe pretendere i meriti a meno che non sia stato egli stesso a comunicarle all’allievo. Se il maestro prevede a grandi linee il tipo di risultati conseguibili dall’allievo, non è certo in grado di entrare nei dettagli.

Turing chiudeva la questione affermando:

E già possibile costruire macchine per cui una situazione del genere accade, sia pur in minima misura. Si possono realizzare “macchine di carta” per giocare a scacchi. Giocare contro una tale macchina dà la precisa sensazione di stare scontrandosi contro qualcosa di vivo.

Se confrontiamo l’agire dei robot notiamo come Asimov abbia delineato un sistema di assiomi in grado di confutare da solo queste obiezioni.

  1. I robot non sono meglio o peggio dell’umanità. Sono diversi come può esserlo una razza aliena. Le leggi fondamentali impediscono loro di fare del male.
  2. Ne segue che pertanto gli umani che li hanno creati non hanno di certo “rubato il fuoco agli dei”
  3. La U.S. Robots ha ingenti risorse umane e tecnologiche investite nello sviluppo dei Robot
  4. In particolare accettare l’esistenza della tecnologia posistronica, che consente di realizzare un “globo spugnoso di platiniridio delle dimensioni di un cervello umano” con “settantacinquemiladuecentotrentaquattro operazioni” così delicate che “una qualsiasi di queste operazioni è imperfetta, il cervello è rovinato”. Una tecnologia che rende possibile il salto logico che ci serve per accettare la flessibilità dei robot di fronte a problemi di varia natura, non meramente limitati al calcolo.
  5. I robot di Asimov non sono affatto una mera espressione dei tecnici che li hanno creati, ma la matrice positronica li rende capaci di percorsi di apprendimento autonomi, ossia di imparare.

Nel suo articolo Robot intelligenti ed organismi cibernetici Asimov spiega dal punto di vista più scientifico il suo pensiero. Intanto definendo meglio la scelta narrativa

[...]la scelta del materiale (platino iridio) era motivata dal fatto che si tratta di un metallo particolarmente inerte e poco suscettibile alle modificazioni chimiche, mentre la sua natura porosa rispondeva all’esigenza di avere una grande superficie per la formazione degli impulsi elettrici. Infine, il cervello era “positronico” perché quattro anni prima che io scrivessi il mio primo racconto, gli scienziati avevano scoperto il positrone, come antiparticella dell’elettrone, e l’aggettivo “positronico” suonava straordinariamente fantascientifico.

Insomma, tutto asservito alla narrazione. Nello stesso articolo Asimov spiega come già 10 anni dopo il suo primo racconto di robot questa sua visione fosse già antiquata perché "già alla fine degli anni ’40 ci eravamo resi conto che il cervello di un robot doveva essere una specie di computer". Pur tuttavia rimane un’invenzione narrativamente efficace, che ha germinato in opere successive.

I robot e i media

Adattamenti di racconti del ciclo dei robot sono stati realizzati sin dagli anni ’60 per la TV statunitense, in varie serie antologiche.

Una sceneggiatura cinematografica scritto da Harlan Ellison negli anni ’70, che aveva ricevuto l’approvazione dello stesso Asimov, fu giudicata infilmabile per le tecnologie dell’epoca, anche in relazione ai budget che i produttori ritenevano di poter stanziare. Star Wars poco dopo dimostrò che si potevano stanziare alti budget per la sci-fi. Asimov definì la sceneggiatura "il primo film di fantascienza davvero adulto, complesso e utile mai realizzato". Pur tuttavia forse la sua fedeltà all'opera originale avrebbe portato a un film scevro di quelle componenti di azione ritenute necessarie a Hollywood. Ellison litigò con la produzione e il film cadde nel limbo dei progetti mai realizzati. La sceneggiatura fu pubblicata a puntate nel 1987 sulla rivista Asimov's Science Fiction e poi raccolta in un volume illustrato.

Del 1988 è Robots, film interattivo per VHS diretto da Doug Smith e Kim Takal, basato esplicitamente sul ciclo asimoviano, tanto da avere per protagonisti Elijah Baley e R. Daneel Olivaw.

Il film Io, Robot (I, Robot) del 2004, diretto da Alex Proyas nulla aveva a che fare con la sceneggiatura di Ellison. Pur mutuando dalle opere originali i nomi di alcuni personaggi chiave, come Susan Calvin, interpretata da Bridget Moynahan, e alcuni concetti basilari come le tre leggi, il film era a tutti gli effetti un action fracassone cucito addosso al divo Will Smith, interprete del Detective Del Spooner, personaggio inesistente nei racconti originali. Si trattava infatti di un progetto che in origine era basato su una sceneggiatura originale del 1995 scritta da Jeff Vintar chiamata Hardwired, un generico giallo fantascientifico.

Passata di mano in mano, persino alla Disney, con Bryan Singer indicato come possibile regista, approdò alla 20Th Cenury Fox. Lì vennero acquisiti i diritti per sfruttare l’opera asimoviana e Akiva Goldsman gli mise il suo suggello, cofirmando la sceneggiatura, con Vintar accreditato anche come autore del soggetto.

Nel frattempo nel 1999 era arrivato in sala L’uomo bicentenario, ispirato all’omonimo racconto robotico del 1976, poi espanso nel 1992 nel romanzo L’uomo positronico (The Positronic Man) insieme a Robert Silverberg, Abbastanza fedele alla sostanza del materiale originale, il film fu un totale fiasco di botteghino, nonostante la presenza dell’accoppiata di successo Chris Columbus/Robin Williams rispettivamente regista e protagonista.

I Robot è il nome di un album degli Alan Parsons Project pubblicato nel 1977, Nel progetto originale doveva adattare più fedelmente i racconti asimoviani in forma musicale, così come era avvenuto per gli scritti di Edgar Allan Poe nel precedente Tales of Mystery and Imagination. Per problemi di diritti l’album fu solo vagamente ispirato e fu levata la virgola dopo I proprio per non infrangere il copyright sull’opera originale. È un’ottima colonna sonora di sottofondo mentre leggete fantascienza.

È del 1984 Robots of Dawn, adventure game testuale prodotto dalla Epyx per il Commodore 64 e Apple II, adattamento dell’omonimo romanzo.

Difficile essere esaurienti quando si parla di autori così influenti da permeare la cultura popolare. Il Sig. Data di Star Trek è un androide dal cervello positronico, ispirato quindi in modo esplicito al mondo asimoviano. Come asimoviano è Link, robot del fumetto italiano Nathan Never. Sono solo i primi due esempi che mi vengono in mente. Di robot ispirati a Robbie ne troverete a bizzeffe ovunque, sin da quello presente nel film Il pianeta proibito (Forbidden Planet, 1956), film ispirato a La Tempesta di Shakespeare. Forse per problemi di copyright fu chiamato Robby, ma l’ispirazione era palese, visto che ubbidiva alle leggi della robotica, altro punto da cui ancora oggi è difficile affrancarsi.

In generale è praticamente impossibile per uno scrittore di fantascienza scrivere di robot e androidi senza imbattersi nel confronto con i concetti asimoviani. Il discorso però sarebbe da approfondire, perché grandi autori ci sono ovviamente riusciti ad affrancarsene, basti pensare ai problematici androidi di Philip K. Dick in Ma gli androidi sognano pecore elettriche? ( Do Androids Dream of Electric Sheep?, 1968) e della sua trasposizione cinematografica Blade Runner (1982).Ci porterebbe lontano.

Voglio terminare, per comprendere quanto pervasiva sia stata l’opera asimoviana, ricordando che il nome dell'azienda U.S. Robotics, produttrice di quei modem con i quali ci connetteva in rete negli anni ‘90, è un diretto omaggio alla U.S. Robots asimoviana.

Il ciclo dell’impero

Il Ciclo dell'Impero è costituito da tre romanzi degli anni ’50, Il tiranno dei mondi (The Stars, Like Dust, 1951), Le correnti dello spazio (The Currents of Space, 1952) e Paria dei cieli (Pebble in the Sky, 1950). Pur se indipendenti l’uno dall’altro, per la presenza di elementi mutuati dalla saga delle Fondazioni, quali l’Impero Galattico e la sua capitale Trantor tra gli altri, sono stati poi collocati dall’autore nel suo progetto finale di cronologia unificata. Gironzolando per la rete per raccogliere informazioni tecniche, mi sono imbattuto sul sito di Mondadori nella copertina che potete ammirare di seguito e nel link Amazon di un volume che raccoglierà il ciclo, disponibile a settembre.

Lucky Starr

Nella sua prolificità e versatilità, Asimov scrisse romanzi di fantascienza avventurosa indirizzati ai ragazzi. Il ciclo dei romanzi di Lucky Starr, pubblicati tra in origine tra il 1952 e il 1958, ambientato in un sistema solare interamente colonizzato, con descrizioni dei pianeti rese obsolete dalle più recenti scoperte, è un godibile esempio di pura avventura. D’altra parte, all’epoca scrivere degli oceani di Venere non era diverso da quanto nel secolo precedente faceva Emilio Salgari descrivendo i mari di una Malesia del tutto immaginaria. I sei romanzi sono del tutto godibili anche da un pubblico adulto se ci si basa su queste premesse. È un futuro che ormai fa parte del passato, ma può concedere un ottimo intrattenimento. I romanzi nacquero come progetto per una serie TV, mai realizzata. Una serie che potrebbe essere riproposta oggi, cambiando ed estendendo l’universo narrativo, magari portandolo in altri sistemi solari.

Anche in questo caso non è improbabile pensare che chiunque abbia da quel momento in poi scritto di Space Ranger non abbia dovuto confrontarsi con questo modello. Dai Ranger già citati della Norton a Gregory Hunter, serie bonelliana durata 17 numeri.

Lucky Starr, il vagabondo dello spazio (David Starr, Space Ranger, 1952)

Lucky Starr e i pirati degli asteroidi (Lucky Starr and the Pirates of Asteroids, 1954)

Lucky Starr e gli oceani di Venere (Lucky Starr and the Oceans of Venus, 1954)

Lucky Starr e il grande sole di Mercurio (Lucky Starr and the Big Sun of Mercury, 1956)

Lucky Starr e le lune di Giove (Lucky Starr and the Moons of Jupiter, 1957)

Lucky Starr e gli anelli di Saturno (Lucky Starr and the Rings of Saturn, 1958)

Romanzi

Non mancano nella produzione di Asimov anche romanzi isolati, scollegati dai cicli principali, anche se alcuni vi sono stati inseriti per attinenza tematica a posteriori dallo stesso autore.

Viaggio allucinante (Fantastic Voyage, 1966) nasce per esempio dalla collaborazione di Asimov con la produzione del film omonimo diretto da Richard Fleischer uscito lo stesso anno. Il film narrava la storia di un batiscafo contenente degli esseri umani miniaturizzato e inviato dentro il corpo di un importante politico ferito a morte per un attentato, allo scopo di curarlo. Si tratta di un adattamento dalla sceneggiatura di Harry Kleiner che però arrivò in libreria prima del film. All’epoca non temevano gli spoiler!

Il romanzo ebbe un seguito/remake nel 1987, Destinazione Cervello (Fantastic Voyage II: Destination Brain) che nacque dall’esigenza di Asimov di scrivere una versione della storia più verosimile scientificamente di quanto non fosse stata la prima, nata su commissione e quindi frutto di cambiamenti imposti da soggetti terzi.

Il tema del viaggio nel tempo e del controllo delle sue conseguenza è al centro di La fine dell'eternità (The End of Eternity, 1955). Nel romanzo l’Eternità è un organo di controllo del flusso temporale, volto a decidere in quale direzione vada il progresso umano mediante operazioni mirate in diverse epoche storiche. Il suo protagonista, innamorato di una donna  che gli Eterni vorrebbero rimuovere dalla storia, si ribella, causando l’evento che ovviamente è anticipato dal titolo. Un evento che però avrà ripercussioni positive sul progresso umano. Il romanzo è leggibile ed è nato come autonomo, ma è stato collocato a posteriori come ideale conclusione dell’intero progetto di unificazione dell’opera asimoviana.

Di questo romanzo esistono due adattamenti prodotti all’epoca del Blocco Sovietico. Il primo, A halhatatlansag halala,  è di matrice televisiva, prodotto in Ungheria nel 1976 (link youtube), la cui estetica non è dissimile da quello di alcune serie di Doctor Who. Il secondo è un film per il cinema prodotto in Russia, Konets Vechnosti (Конец вечности, 1987), diretto da Andrei Yermash, co-sceneggiatore insieme a  Budimir Metalnikov, mai doppiato in Italia, e forse mai distribuito al di fuori della patria, fatta eccezione per qualche copia arrivata per vie traverse in cineforum di appassionati. In entrambi i casi si tratta di adattamenti abbastanza fedeli alla sostanza del romanzo, pur se allestiti con pochi mezzi, con qualche modifica più sostanziale nel finale nel film russo, reperibile solo in DVD sul mercato estero.

Altro romanzo da citare è Neanche gli Dei (The Gods Themselves, 1972), vincitore dei premi Hugo e Nebula, nel quale gli umani si trovano a dover fronteggiare le macchinazioni di una razza aliena di un universo parallelo. Non inserito in alcun ciclo.

Nemesis, del 1989, è ambientato nel futuro del nostro mondo, agli albori della colonizzazione dello spazio. Racconta sia dell’incombente minaccia di Nemesis, una stella gemella del sole che dopo milioni di anni sta per incrociare il nostro sistema solare, causando distruzione, sia dell’impulso che da questa scoperta ricevono gli studi per la propulsione iperspaziale. In questo caso il romanzo è inserito a pieno titolo e scientemente nella cronologia complessiva, con l’intenzione di raccordare l’epoca pre-iperspaziale con quella dell’Impero e quindi poi delle Fondazioni.

Racconti

Con una scelta del tutto personale credo che, tra i tanti racconti dai Asimov valga la pena soffermarsi un momento almeno tre racconti geniali.

Nel primo, Notturno (Nightfall, 1941) Asimov immagina le conseguenze sulla cività di un mondo che non ha mai conosciuto il buio, a causa della conformazione del suo sistema solare, quando scoperte astronomiche rivelano che il modo degli astri sta per condurre alla prima notte che la civiltà abbia mai visto. Nel secondo, L’ultima domanda (The last question, 1956), a un super computer viene chiesto se la seconda legge della termodinamica possa esser invertita, dando vita a un calcolo che, millenni dopo si conclude con un risultato del tutto imprevedibile. Il mio terzo racconto “del cuore” è di Asimov Nove Volte Sette (Feeling of Power, 1958), nel quale si esplorano le devastanti conseguenze della riscoperta dell’umanità di poter effettuare calcoli, dopo aver delegato per millenni alle macchine. Tutti i racconti di Asimov sono stati più volte stampati e ristampati in raccolte, ampiamente disponibili sul mercato dell’usato.

Se gli elementi asimoviani hanno pervaso la fantascienza, pochi in realtà sono stati gli adattamenti di racconti al di fuori di quelli robotici. Possiamo citare solo Nightfall, film del 1988, adattamento povero di mezzi di Notturno, diretto da Paul Mayersberg e prodotto da Julie Corman, moglie di Roger. Il film si trova su youtube,  dove è reperibile anche un adattamento animato amatoriale di L'ultima domanda.

Gialli e saggi

Se i romanzi robotici hanno la struttura del giallo deduttivo a congegno, per il quale l’investigatore deve scoprire l’arguto piano dell’assassino, Asimov scrisse anche gialli non fantascientifici, come i racconti dei Vedovi Neri, raccolti in varie antologie, e alcuni romanzi.

Vanno ricordate le raccolte dei suoi saggi di divulgazione è contenuta nei due volumi Il libro di fisica e Il libro di biologia, raccolte italiane degli articoli della serie Asimov's Intelligent Man's Guides to Science, e tanti altri articoli pubblicati su varie riviste in patria, sono apparsi in Italia anche in appendice a Urania.

L’universo asimoviano

Di seguito riporto l’ordine cronologico degli eventi dell’universo che comprende i cicli dei Robot, Impero e Fondazioni.

Io Robot (I, Robot, 1950)

L’uomo positronico (The Positronic Man, 1992, insieme a Robert Silverberg)

Nemesis (1989)

Abissi d’acciaio (The Caves of Steel, 1954)

Il sole nudo (The Naked Sun, 1957)

I robot dell’alba (The Robots of Dawn, 1983)

I robot e l’Impero (Robots and Empire, 1985)

Il tiranno dei mondi (The Stars, Like Dust, 1951)

Le correnti dello spazio (The Currents of Space, 1952)

Paria dei cieli (Pebble in the Sky, 1950)

Preludio alla Fondazione (Prelude to Foundation, 1988)

Fondazione anno zero (Forward the Foundation, 1993)

Prima Fondazione (Foundation, 1951)

Fondazione e Impero (Foundation and Empire, 1952)

Seconda fondazione (Second Foundation, 1953)

L’orlo della fondazione (Foundation's Edge, 1982)

Fondazione e Terra (Foundation and Earth, 1986)

La fine dell’Eternità (The End of Eternity, 1955)

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