Intervista a Lorenzo De Angelis, attore e doppiatore di Andrew Garfield

Nel corso di Voices, lo show sul doppiaggio, abbiamo intervistato Lorenzo De Angelis, attore e voce di Andrew Garfield.

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a cura di Lorenzo Ferrero

In questa puntata di Voices, lo show che parla di doppiaggio e di tutto ciò che riguarda questa interessante professione legata al mondo del cinema, delle serie TV, dei videogiochi e di buona parte dei prodotti audio-visivi che vengono importati e adattati in Italia, abbiamo avuto il piacere di avere in trasmissione Lorenzo De Angelis, attore teatrale, televisivo e doppiatore, che ha prestato la sua voce a personaggi iconici come lo Spider-Man di Andrew Garfield, Casper il fantasmino nel film omonimo e ai gemelli Wesley nella saga cinematografica di Harry Potter.

Intervista a Lorenzo De Angelis

Cominciamo con una domanda di rito: perchè hai scelto di fare l'attore e non un altro mestiere?

Ti dico la verità: dovessi tornare indietro un po' ci penserei. Perchè la gente ha una concezione errata di cosa voglia dire essere un attore, specialmente al giorno d'oggi, poiché vi è molta richiesta e, allo stesso. tempo molta competizione. Oltre ad essere un mondo estremamente complesso nel quale entrare, ma come ogni ambito nel quale c'è rivalità e nel quale solo quelli che si impegnano veramente riescono a farcela. In sostanza, fare l'attore ti da moltissime gioie e soddisfazioni, ma anche tante “sveglie”, come si dice a Roma, dalle quali non tutti riescono a riprendersi. Io faccio l'attore da quando ho sei anni e sono contento di farlo, ma ho fatto anche tantissime rinunce e ammetto che a volte mi chiedo: come sarebbe stata la mia vita se avessi fatto una scelta diversa?

Molti dicono che un doppiatore non è nient'altro che un attore prestato al leggìo. Sei d'accordo con questa definizione?

Come dice Angelo Maggi, il doppiatore è un “Doppi-Attore”, perchè non è detto che un attore sia automaticamente un doppiatore, ma è vero il contrario. Ogni professionista che si appresta al leggìo ha studiato sicuramente recitazione, teatro, ha fatto arte drammatica, sa recitare un testo classico eccetera. Quando i ragazzi mi chiedono:”Ma cosa posso fare per iniziare a fare questo mestiere?”. Io rispondo sempre di fare una scuola di recitazione come prima cosa, non una di doppiaggio. Perchè il doppiaggio è una sorta di tecnica che impari a eseguire col tempo, mentre alla base c'è tutto il resto ed è molto importante. Studiare l'arte classica, il teatro greco, la dizione...Questo vuol dire fare doppiaggio.

Molti giovani fanno fatica ad affacciarsi al mondo teatrale, sia dal punto di vista professionale che semplicemente da fruitori. Secondo te perchè?

Banalmente perchè non è abbastanza supportato, sia da coloro che lo praticano, sia dalle istituzioni. Purtroppo, una persona che fa dell'attore un mestiere non può vivere di solo teatro, perchè paga molto poco e non ripaga dell'impegno e dell'incredibile fatica che si fa per portare in scena uno spettacolo. Di conseguenza, nessuno fa più teatro perchè non conviene e i giovani non sono spinti nemmeno ad andare a vedere degli spettacoli, perchè non si investe nemmeno nella realizzazione degli stessi, a meno che non siano produzioni molto grosse e private. Si pensi a quello che viene realizzato in Inghilterra, dove anche ragazzi di vent'anni prendono uno spettacolo come un vero e proprio evento e sono contenti di pagare il biglietto per vedere, ad esempio, Mary Poppins dove la protagonista letteralmente vola in mezzo alla sala. Chissà che, in futuro, non si possa arrivare anche a questo qua da noi.

Per quanto riguarda, invece, le tue esperienze davanti ad una cinepresa?

Anche in questo ambito, ho avuto sia esperienze positive, che negative. Io sono fortunato, perchè faccio questo mestiere da tutta la vita e continuo a farlo. Per rimanere in questo campo devi amarlo alla follia, perchè soprattutto al giorno d'oggi ci sono mille fattori che ti farebbero dire:”Ma chi me l'ha fatto fare?”. Bisogna ovviamente essere determinati e perseverare fino alla fine, perchè non tutti possono aspirare a diventare dei veri e propri professionisti.

Torniamo a parlare di doppiaggio. Uno dei ruoli che più di ha caratterizzato, soprattutto agli inizi è stato quello del fantasmino Casper. Raccontaci come hai ottenuto il ruolo.

All'epoca avevo 11 anni ed era un periodo della mia vita in cui avevo comunque un buon successo. Ero il protagonista in “Gian Burrasca” per Rai Uno e mi chiamarono mentre ero in vacanza coi miei genitori. Inizialmente, però, il provino lo vinse George Castiglia, un doppiatore che in quegli anni lavorava tantissimo e con cui ho fatto insieme “Piccole Canaglie”. Mentre ero via, quindi, mi chiamarono perchè il committente voleva me e per l'epoca mi offrirono una bella cifra, soprattutto per un ragazzino. Io accettai, anche perchè per me, a 11 anni, quel mestiere era un vero e proprio gioco e in tre giorni registrammo tutto. Quel film mi cambiò la vita per sempre, tanto che la gente, ancora oggi, quando mi vede per Roma ancora mi chiama Casper!

Secondo te, è un bene che negli ultimi anni il mestiere del doppiatore e dell'attore siano tornati in auge?

Assolutamente si. E questo è iniziato da quando sono nati i social come Instagram e TikTok, perchè c'è uno scambio culturale, dove le persone parlano, si confrontano e possono creare una discussione e interesse su un settore che è sempre stato amato dalla gente, ma non ha mai avuto un trampolino per emergere, che è arrivato grazie alle persone normali, ai fan, a coloro che ne parlano proprio sui social. A differenza di qualche anno fa, gli interessi della gente sono diventati molti di più e un argomento che sembra di nicchia, in realtà riesce ad avere un pubblico. Il doppiaggio, poi, è sempre stato amato dalla gente perchè da sempre si guardano i film, le serie Tv e i cartoni doppiati, lasciando fuori le polemiche per come vengono realizzati alcuni doppiaggi, ovviamente. Alcuni prodotti possono essere rovinati dal doppiaggio, ma anche migliorati e il tutto dipende anche da quanto viene investito per doppiarlo. Come si dice spesso:”Un film è doppiato bene se quando lo guardi non te ne accorgi”.

Ci sono produzioni del passato che ti sarebbe piaciuto doppiare o interpretare come attore?

Sicuramente “The Beach”, con Leonardo Di Caprio. Al doppiaggio, Pezzulli è stato incredibile in quel film e ammetto che adesso, alla mia età, avrei potuto farlo, ma all'epoca ero davvero troppo giovane. Come attore all'interno della pellicola sarebbe stato straordinario! Immagina andare per settimane a girare in Thailandia un film del genere. Un altro che mi sarebbe piaciuto fare è “Bronson”, con Tom Hardy, un film molto particolare che parla del noto criminale inglese Charles Bronson, imasto per gran parte della sua vita in carcere e che è costato allo stato più di cinquanta criminali messi insieme, perchè era completamente pazzo.

Nella tua carriera, hai fatto anche direzione del doppiaggio. Preferisci di più occuparti di questa parte del lavoro o stare davanti al leggìo?

Ovviamente, sono due cose totalmente diverse e dirigere mi piace molto, perchè è come se fossi il regista dell'intero progetto e ti carica di molte responsabilità. Ad esempio, quando mi è stato proposto di dirigere “Peaky Blinders”, che curo fin dalla prima stagione, mi sono sentito effettivamente un po' in soggezione, perchè è una serie talmente bella e ben curata che se sbagli qualcosa ti bruci per tutta la carriera. E' una grossa responsabilità ed è un lavoro molto complesso e proprio come un regista devi selezionare le persone e distribuire i ruoli, fare i provini, capire chi possa andar bene sui determinati personaggi e via così. Simone D'Andrea, ad esempio, su Thomas è perfetto, o Loris Loddi su Arthur è di una potenza che non si può descrivere. È una serie talmente bella che non poteva non avere successo. Tornando alla domanda, forse tra le due preferisco recitare a leggìo, però dirigere mi piace davvero tanto, perchè ti prendi in carico un prodotto e lo porti fino alla fine, ma ovviamente hai molte più responsabilità.
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