Ritorna l'appuntamento sul canale Twitch di cultura Pop con Voices, lo show in onda il primo ed il terzo venerdì del mese che parla di doppiaggio e di tutto ciò che riguarda questa professione legata al mondo del cinema, delle serie TV e dei videogiochi. In questa puntata abbiamo avuto il piacere di avere in trasmissione Davide Farronato, attore e doppiatore professionista con cui abbiamo parlato del successo inaspettato di Cobra Kai e di alcune direzioni del doppiaggio molto particolari.
Quello che leggerete di seguito è un estratto della chiacchierata che abbiamo fatto con Davide Farronato durante Voices. Se siete curiosi di vedere (e ascoltare) l’intera intervista, potete andare direttamente al video che trovate in fondo all’articolo.
Intervista a Davide Farronato
Affrontiamo subito l'elefante nella stanza e parliamo di Cobra Kai. Ti saresti mai aspettato un successo del genere?
No, assolutamente. Soprattutto perchè quando è arrivata qua in Italia, la prima stagione era già uscita in lingua originale su Youtube Premium e non aveva riscosso molto successo. Quando mi comunicarono che l'avrei doppiata, ero ovviamente entusiasta perchè Karate Kid è comunque parte della mia infanzia, ma ci aspettavamo un'accoglienza abbastanza "normale", come lo ricevono tante altre serie. Invece è stata un enorme successo, tanto che questa ultima stagione è stata una delle serie più viste di tutto l'anno! Una cosa totalmente inaspettata, ma per me decisamente meravigliosa.
Eri quindi un fan del Karate Kid originale?
Assolutamente sì! Mi manca da vedere solo l'ultimo con Jaden Smith, ma gli altri li ho visti tutti. Per questo quando ho ottenuto il ruolo l'ho intesa anche come una sorta di "responsabilità" nei confronti dei fan sia di vecchia data che i nuovi, poichè Miguel incarna fondamentalmente la stessa figura di Daniel Lo Russo nei primi film. Doppiare questo personaggio è stata un'esperienza davvero incredibile, ma mai e poi mai mi sarei aspettato tutto quello che ne è venuto dopo, specialmente a livello personale, poichè mi ha insegnato tantissimo e tanti ragazzi hanno iniziato a chiedermi anche sui social un saluto, ti scrivono si complimentano. E' davvero gratificante.
E' bello quando il lavoro del doppiatore viene riconosciuto e apprezzato, soprattutto di questi tempi in cui non sempre si da il giusto riconoscimento.
Io penso che il doppiaggio stia un po' tornando alle origini, quando era considerato un "servizio", atto a far proliferare le produzioni straniere anche nel nostro paese, nel quale buona parte della popolazione era analfabeta, figurati comprendere l'inglese. Oggi stiamo di nuovo offrendo un servizio, anche se diverso: diamo la possibilità di scegliere il doppiaggio italiano a coloro che preferiscono rilassarsi e godere di un prodotto in maniera anche disinteressata, senza doversi per forza concentrare sulla lingua straniera, o semplicemente per chi non comprende al meglio l'inglese. Il bello di questo è che non è un obbligo, ma una scelta vera e propria e sono convinto che, prima o poi, si arriverà a dare la possibilità di scegliere sul momento anche in sala, senza dover andare per forza a proiezioni apposite. Ed è giusto che sia così!
Tu sei partito con la recitazione o ti sei dedicato subito al doppiaggio?
Sono partito dalla recitazione teatrale, ma il mio fine ultimo è sempre stato il doppiaggio. Sin da bambino, ho sempre sviluppato questo amore viscerale per il doppiaggio. Fu mia madre a spiegarmi come funzionava quando dovette convincermi che Jasmine di Aladdin non esisteva, ma era un'attrice che le prestava la voce (ride).Non mi ci sono mai avvicinato fino ai vent'anni, perchè le vicissitudini della vita non sempre ti permettono di avvicinarti a quello che è il tuo sogno. Poi, l'anno successivo, ho deciso di iscrivermi all'accademia Sergio Tofano, diretta da Mario Brusa, qua a Torino ed è iniziato il mio percorso con la recitazione teatrale. Dopo qualche anno, ho ripreso a seguire i turni parallelamente ad un corso di doppiaggio sempre grazie all'accademia e piano piano sono arrivati i primi ruoli. Bisogna perseverare.
Tu hai fatto parte anche del cast di un'altra serie diventata un successo: 13 Reasons Why. Cosa ne pensi della serie?
A dirla tutta, le prime stagioni non le avevo seguite (ho iniziato a doppiarla dalla terza). Sapevo bene o male, essendo diventato un fenomeno mediatico, di cosa trattava e quando mi hanno contattato per interpretare un nuovo personaggio, mi hanno fatto una sorta di riassunto e, alla fine, è stata una delle esperienze lavorative più belle e soddisfacenti di sempre!Ero in compagnia di un cast di voci incredibili, come ad esempio Sandro Acerbo che doppiava Gary Sinise nel ruolo del Dr. Robert Ellman, insieme a moltissimi attori provenienti da Milano, Torino e Roma davvero fenomenali. Il fatto di essere parte di quel cast di attori e di essere riuscito a non sfigurare è stato per me un grosso motivo di orgoglio, inoltre il personaggio (Charlie) ha avuto un notevole spazio nella quarta stagione.
Altro pregio della serie sono stati i dialoghi e il loro adattamento, poichè le battute erano lunghe il giusto, stavano perfettamente sulla bocca dei personaggi, non c'era bisogno di aggiungere o togliere delle parole e così via. Molti lo danno per scontato, ma l'adattamento è fondamentale in una produzione, poichè se questo è fatto bene, facilita di moltissimo il lavoro di tutti.
Tu hai fatto la direzione del doppiaggio di un paio di prodotti molto particolari, ovvero i giochi di simulazione calcistica FIFA e PES. Parlaci un po' di questa tua esperienza.
Dal 2018 mi occupo sia del doppiaggio di PES che di FIFA e tralasciando la differenza tra i due prodotti, per me è stata una grande opportunità perchè ho scoperto che in questo ambiente (quello del doppiaggio) il calcio interessa a pochissimi! Di conseguenza, la direzione di un prodotto del genere poteva essere molto difficoltosa per chi non mastica nulla di calcio. Così, quando si è presentata l'occasione, ho colto subito la palla al balzo.Rispetto a tutti gli altri videogiochi, ovviamente, non hanno una storia (ad eccezione di una particolare modalità di qualche anno fa), di conseguenza si segue principalmente la parte della telecronaca, lavorando a stretto contatto con i cronisti e con i tecnici. E per una persona appassionata di calcio come il sottoscritto, è stata davvero un'emozione poter lavorare con persone del calibro di Fabio Caressa, Pierluigi Pardo, Lele Adani e tutti gli altri. Ho cercato di essere il più professionale possibile, ma ti confesso che l'ho vissuta spesso da fan, era inevitabile (ride).
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