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a cura di Tom's Hardware

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Come si accennava poco sopra chi conosce Nolan sa che durante la visione di un suo film è necessario stare sempre all'erta e porre la massima attenzione ai dettagli. Rimanere pronti a vedere sconvolte le carte sul tavolo fino all'ultimo secondo è la regola di partenza, il sottotitolo nascosto di ogni sua storia.

Se non ci fosse qualcosa che ti fa dubitare di tutto, dal regista di Memento e The Prestige, sarebbe quasi un tradimento. Soprattutto questa volta, dato che il film parla di sogni (creature ambigue per eccellenza), e forse anche un po' di quello che gli sta intorno. Chi può dire che non serva davvero quell'atto di fede per sganciarci da questa illusione che ci viene messa davanti agli occhi ogni mattina, e che noi chiamiamo, forse con troppa sicurezza, realtà?

Era un quesito su cui si interrogava anche Matrix delle sorelle Watchowski, seppur in differente maniera, con altre trovate narrative. 

Ma la domanda (È la domanda il nostro chiodo fisso, Neo) era sempre la stessa. Lo stesso Nolan non ha mai negato di aver tardato la lavorazione di Inception per via degli echi che Matrix, anni dopo la sua uscita, continuava a generare.

Siamo esseri inconsapevoli, quello fra cui viviamo ogni giorno non è reale, ovvero non è parte del mondo tangibile; e se Matrix ha avuto il merito di togliere questo velo a livello pop, altri hanno avuto l'onore di proseguire la visione. Sono stati in tanti, ma Inception è senz'altro il film che più di tutti si avvicina appunto a Matrix: ha il peso dell'opera cinematografica che porta in sé la potenza di un messaggio devastante fuso nella costruzione di una macchina filmica meravigliosa. Film di questo calibro, capaci di farti uscire in quella maniera dalla sala, con la necessità di rientrare prima possibile, ne esce uno ogni 10 anni, più o meno, e infatti tra l'uno e l'altro ne passano undici.

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