Stai aspettando un treno, un treno che ti porterà lontano. Sai dove speri ti porterà, ma non puoi esserne sicura. Ma non importa: perché saremo insieme.
Questa battuta, urlata sul finale, è personalmente quello che mi riporta a Inception e al suo gioco di sogni incastrati l'uno sull'altro. Sogni sorretti e ingarbugliati attorno ad un amore profondo e viscerale, reso maledetto da tutte le stanze della mente in cui esso può arrivare ad infilarsi.
Il film ci racconta di Dom Cobb (Leonardo di Caprio), specializzato nel furto di segreti direttamente dalla mente delle vittime. È anche un fuggitivo che sogna di poter tornare a casa. Ha un'occasione di realizzare il suo sogno ma per farlo dovrà spingere le sue capacità verso un nuovo limite. Non dovrà solo entrare nella mente di qualcun altro, insieme a una squadra, ma anche impiantarvi un falso ricordo.
Con Inception Christopher Nolan torna a riflettere sui concetti di illusione, sogno e realtà. E di nuovo si affida a un sistema di scatole cinesi per rinchiudere una rappresentazione dentro l'altra, con un sistema labirintico che riesce, con maestria, a darti l'impressione di non esserti smarrito. Fino all'ultimo momento.