Leo Ortolani, che io considero un vero e proprio padre spirituale, ha ribattezzato questo novembre di coprifuochi, divieti e lockdown con l’evocativo nome di “chiusembre”. Nulla di più azzeccato. E, vista la situazione, ho pensato bene di far scorta di libri, fumetti e DVD per rendere sopportabile la clausura prossima ventura: d’altronde ci siamo già passati, e l’esperienza aiuta! Ho aggiunto al materiale di cui sopra anche un videogioco di cui mi hanno parlato molto bene: The Last of Us - Parte II, prodotto da Naughty Dog. Non sono un grande fan degli intrattenimenti videoludici, ma in questo particolare caso devo ricredermi: davvero un ottimo prodotto.
E, guardando questa verdura antropomorfa girovagare per città semidistrutte in cerca di carne fresca da addentare, mi è venuto in mente che questo avrebbe potuto essere l’argomento di una “rasoiata”: cosa c’è di più tagliente, infatti, dell’idea di una muffa che, invece di lasciarsi placidamente eliminare dagli esseri umani con spray, candeggina o raschietto, cerca crudelmente di eliminare noi? Guardando la questione da questa prospettiva, verrebbe quasi da tifare per questi aggressivi licheni, che dite? No. Stavo scherzando, naturalmente.
Il fungo zombie
E, per sgombrarvi la mente da qualunque tentazione di solidarizzare con queste escrescenze verdastre e filamentose, sottopongo alla vostra attenzione il seguente, raggelante esempio, che, per quanto sembri essere stato partorito dalla mente di un ospite fisso del più vicino manicomio criminale, è invece del tutto autentico, come una moneta d’oro che non si spezzi sotto la blanda pressione di una dentata. Mi riferisco all’Ophiocordyceps unilateralis: bel nome, vero? Ero tentato di usarlo come titolo dell’articolo, ma avrei rischiato di totalizzare tante visualizzazioni quante le mie speranze di rimorchiare Scarlett Johansson: zero.
Si tratta di un fungo parassita che infetta le formiche e ne guida il comportamento, costringendole ad agire come esso desidera, e cioè a diffonderne le spore. Sembra incredibile, ma ciò che accade è che il micelio del fungo, una volta raggiunto il cervello della formica che è stata infettata, ne altera le reazioni ai feromoni. Il risultato è che l’insetto viene “costretto” a dirigersi verso un luogo che abbia il microclima più adatto allo sviluppo del fungo. Quando questo accade, il parassita vegetale uccide il suo ospite, che frattanto si è ancorato a una foglia con le sue piccole ma tenaci mandibolette, cresce fino a uscirgli dalla testa, e, infine, libera le proprie spore. Pronto a ricominciare il ciclo.
Una vera seccatura finire fra le “braccia” di una muffa così ostinatamente scassapall… ehm… molesta! Per fortuna, dalle nostre parti non cresce nulla di simile (se non nei pressi di qualche centrale nucleare malamente dismessa): l’Ophiocordyceps cresce unicamente nelle foreste tropicali, zone poco abitate, dove dunque pochi esseri umani corrono il terribile rischio di doverne pronunciare il nome a voce alta senza sbagliare nemmeno una sillaba!
Funghi assassini e incubi micologici
La vera fortuna, però, è che aggredisca soltanto gli insetti, perché, altrimenti, accadrebbe qualcosa di simile a ciò che è successo nel racconto Una voce nella notte (1907) di William Hope Hodgson.
In questa novella (che vi consiglio caldamente: la trovate nell’antologia Il futuro era già cominciato, Oscar Mondadori, anno 1990), una nave s’imbatte, durante una notte oscura e senza luna (segnatevi il dettaglio), in una barca con a bordo due naufraghi. Costoro sembrano terribilmente infastiditi dalle luci artificiali di lampade e torce; gradiscono, invece, il cibo, che viene loro consegnato dentro scatole di legno, visto che, molto stranamente, i due naufraghi si rifiutano di abbandonare il proprio guscio di legno per salire sulla nave. La spiegazione al mistero è fornita da uno dei due, che la rivela al capitano.
Gli racconta di una spaventosa isola da dove sarebbero fuggiti, interamente ricoperta da un bizzarro fungo, che ha inghiottito e assorbito nel proprio putrido viscidume cose, animali… e persone! E’ una fantasia malata dettata dalla solitudine nell’immensità oceanica? No. Quando la luce della lampada del capitano illumina, per un attimo soltanto, la barca che si allontana, egli scorge una figura grottesca, accucciata e contorta, la cui forma ricorda vagamente quella di un uomo, ma che appare, al suo sguardo, come un orrido fungo antropomorfo!
Un’idea tanto buona non poteva rimanere un unicum. E, infatti, viene successivamente sfruttata dal regista giapponese Ishiro Honda per il suo film Matango il mostro (1963). La trama ricalca quella del racconto, ma la amplia, inserisce un naufragio sull’isola e aumenta il numero dei personaggi coinvolti.
Anche un autore che ha bazzicato in lungo e in largo i neri sentieri dell’horror, ovvero sua Maestà il Re del Brivido, Stephen King, non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di dire la sua in tema di muffe cannibali. Nel racconto Materia Grigia, pubblicato nell’antologia A volte ritornano (datata 1978, ma della quale troverete diverse edizioni assai più recenti, nelle librerie, ultima delle quali una della Bompiani con una cover fantastica), King racconta della trasformazione di un uomo in una sorta di fungo putrescente affamato di carne, e tutto a causa di un maledetto batterio ingerito bevendo bitta di sottomarca…
Insomma, il messaggio del Rasoio di questo mese è: non bevete liquore scadente e, soprattutto, se una chiazza verdastra sul muro vi guarda con aria famelica, fuggite a gambe levate!
E ricordate: L’unico modo per andare a fondo alle cose… è tagliarle! Arrivederci alla prossima rasoiata…
Potete combattere dei letali funghi nel videogioco per PS4 The Last of Us Parte II