Il Pinocchio di Guillermo del Toro potrebbe avere una data di uscita

Guillermo del Toro ha dichiarato che la sua personale rivisitazione della storia di Pinocchio, potrebbe finalmente vedere la luce entro la fine del 2022

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a cura di Marco Valle

Guillermo del Toro ha dichiarato che il suo prossimo lavoro, una sua personale rivisitazione della storia di Pinocchio, personaggio nato originariamente dalla penna dello scrittore italiano Carlo Collodi, potrebbe finalmente vedere la luce entro la fine del 2022.

Un inquietante Pinocchio in arrivo su Netflix

Il regista, noto al grande pubblico per veri e propri capolavori del cinema weird, quali Il Labirinto del Fauno, La Forma dell'Acqua e i film ispirati ai personaggi di Mike Mignola, Hellboy e Hellboy: The Golden Army, aveva cominciato a parlare di questa sua versione di Pinocchio già dal 2008. Purtroppo però, il progetto ha subito, in tutti questi anni, una serie interruzioni continue, dovute in principal modo a problemi di finanziamento e cambi di produzione, questo fino al 2018, quando Netflix ha deciso di raccogliere la sfida e finanziare il lavoro di del Toro. La produzione è dunque ripartita già da gennaio 2020, comprese le riprese effettuate in alcune locations di Guadalajara, in Messico, e Portland, nello Stato dell'Oregon.

Nel corso di alcune dichiarazioni fatte a Collider, il regista ha fornito qualche dettaglio sullo stato dell'avanzamento lavori di Pinocchio, affermando che dovrebbe (condizionale d'obbligo oramai), essere pronto per la messa in onda per il terzo trimestre del prossimo anno, magari in occasione del quinto anniversario dell'uscita del suo precedente film, La Forma dell'Acqua, avvenuta il primo dicembre del 2017, e che potete recuperare tramite questo link Amazon.

Del Toro, ha aggiunto inoltre che questa sua versione di Pinocchio sarà un film completamente diverso da quello che ci si potrebbe aspettare, paragonando la sua visione del burattino che voleva diventare un bambino vero, a una sorta di novello Mostro di Frankenstein, personaggio che il regista ha da sempre considerato non troppo differente dal burattino di Collodi.

In entrambe le storie infatti, ci troviamo di fronte a una sorta di “creatura artificiale”, che lotta per veder riconosciuta la propria umanità, anche a costo di non comprendere a pieno cosa questa comporti. Un'interpretazione della vicenda molto affascinante e, come nello stile del regista, decisamente inquietante.

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