Il Nome del Vento è un romanzo fantasy scritto da Patrick Rothfuss, primo libro della trilogia conosciuta come Le Cronache dell'Assassino del Re, che è stato pubblicato in Italia da Fanucci e da Mondadori. L’edizione che andremo a recensire è quella attualmente in commercio edita da Mondadori, realizzata per il decennale della prima pubblicazione americana.
Aspetto del libro
Il Nome del Vento è un sontuoso volume rilegato con copertina rigida e sovraccoperta. Il libro consta di 758 pagine, all’interno delle quali si potrà leggere una breve prefazione ad opera dell’editore americano, il romanzo e una appendice conclusiva in cui trovano spazio alcune considerazioni personali dell’autore sulla sua ambientazione originale.Il romanzo darà spazio nelle sue pagine anche ad alcune illustrazioni in bianco e nero, opera di Daniel Dos Santos, che riprenderanno alcuni momenti significativi del racconto.
La sovracopertina non avrà il solo scopo di proteggere il libro, ma sollevandola sarà possibile trovare due diverse versioni della mappa del mondo.Purtroppo è il contraltare di una così bella edizione sono le dimensioni e il peso del volume (1,2 kg) che lo rendono poco agevole alla lettura in viaggio e sui mezzi pubblici.
Una narrazione incredibilmente elegante
Bastano poche pagine per venire catturati da questo libro, che utilizza l’espediente narrativo dell’intervista per raccontare la storia del protagonista Kvothe. Pur trattandosi di un’opera prima, Rothfuss padroneggia le parole con sapienza, soppesandone sempre il loro valore in funzione dell’atmosfera che una scena deve comunicare.Le parole diventano così un vero e proprio filo rosso in grado di scatenare un ventaglio di sentimenti come euforia, gioia, curiosità, rabbia, dolore, disperazione, tristezza e malinconia.
Kvothe assume un doppio ruolo, quello di narratore in terza persona e quello di protagonista: in questo modo Rothfuss può dettare le sue regole, stabilendo il passo della narrazione e rivelando i vari elementi della trama e della sua ambientazione, al momento più opportuno senza abbandonarsi in odiosi “infodump”.Qualora questa descrizione vi abbia incuriosito e vogliate immergervi in questa saga occorrerà fare una precisazione: l’ultimo volume con cui si concluderà questo arco narrativo non è stato ancora terminato, quindi bisognerà armarsi di molta pazienza.
Il protagonista
Kvothe inizialmente agisce sotto le mentite spoglie di Kote, il locandiere in una piccolo villaggio di passaggio. Ben presto però intuiamo che al di là delle apparenze da mite locandiere c’è molto di più: attorno a Kvothe è possibile percepire un’aura di mistero e di leggenda, che per qualche motivo egli desidera lasciarsi alle spalle.
Ad accompagnarci alla scoperta della sua storia ci sarà Cronista, un cronista (per l’appunto) che ha intrapreso un pericoloso viaggio appositamente per intervistarlo. Kvothe si rivelerà un protagonista eclettico e molto complesso, animato da una curiosità ed un inesauribile fame di conoscenza.Il mondo percepisce Kvothe come un personaggio che ha compiuto gesta impossibili, ma la realtà dei fatti è che oltre a quest’aura di leggenda vi è una persona mortale che ha dovuto misurarsi con i duri colpi che la vita e le circostanze gli hanno riservato.
L’appendice
La parte conclusiva del volume approfondisce alcuni concetti legati al worldbuilding de Il Nome del Vento. Rothfuss illustra alcuni aspetti importanti della sua ambientazione e dell’approccio utilizzato nel crearla. Per far meglio comprendere al lettore il perché di alcune scelte l’autore si ritrova a citare esempi illustri come D&D e Il Signore degli Anelli. In tal senso l’autore non vuole minimamente paragonarsi alla statura accademica di Tolkien, bensì lo utilizza come metro di paragone per contestualizzare il processo creativo che lo ha portato a volere un determinato elemento.
Questi approfondimenti riguardano il particolare calendario ideato dall’autore ed il complesso sistema monetario. In particolare l’economia dell’ambientazione è particolarmente vivace e comprende 6 diversi sistemi monetari, che vengono spiegati nel dettaglio, con l’ausilio di immagini e testo.Oltre a questi due elementi l’appendice dedica ampio spazio alle regole di pronuncia dei nomi. In questa parte le persone più versate nelle lingue e nelle regole di fonetica potranno constatare una certa inconsistenza (tipica delle lingue irregolari come l’inglese) nelle regole fonetiche. Nonostante questo particolare bisogna però ammettere che uno strumento del genere è un dettaglio apprezzabile in un genere letterario che ha tra i suoi stilemi la presenza di parole e nomi stravaganti.