Era il 15 Agosto del 1973 quando veniva mostrato al mondo, in anteprima, il film di Michael Crichton Il Mondo dei Robot. La pellicola, il cui titolo originale è Westworld, è diventata un cult della filmografia di genere fantascientifico, e fu uno dei primi film a esplorare la tematica della ribellione delle macchine.
Ufficialmente il film uscì nelle sale cinematografiche statunitensi il 21 Novembre del 1973 (in Italia, invece, arrivò il 7 Dicembre dello stesso anno) e già da subito destò l'interesse di tantissimi appassionati di fantascienza. Infatti, il personaggio interpretato da Yul Brynner, il robot-pistolero, entrò immediatamente a far parte dell'immaginario collettivo. Nel cast si ricordano Richard Benjamin che interpreta Peter Martin e James Brolin che veste i panni di John Blane, i due umani che combatteranno contro i robot e vivranno in prima persona l'escalation di follia e violenza di cui gli androidi saranno i fautori principali.
Nell'opera di Michael Crichton, realtà e fantasia si scontrano in un futuro distopico non così lontano dalla realtà. In fin dei conti, lo scrittore americano, qui in veste di regista, è avvezzo alla creazione di realtà immaginarie così tanto immaginabili da confondersi con un futuro plausibile.
Scopriamo perché Il Mondo dei Robot ha cambiato per sempre la cinematografia degli anni Settanta e ha influenzato la letteratura di genere dei decenni a venire.
Di cosa parla Il Mondo dei Robot
Il Mondo dei Robot è ambientato nel 2000 e fotografa una società in cui la qualità della vita ha raggiunto livelli molto alti, così come lo sviluppo di nuove tecnologie. Per questo motivo viene costruito un parco a tema, Delos, in cui i turisti benestanti possono interagire con degli androidi in diverse epoche storiche: l'antica Roma, il Medioevo e il Far West.
Proprio in quest'ultima ambientazione vive il robot-pistolero interpretato da Yul Brynner che, insieme ad altri androidi, è programmato per soddisfare ogni desiderio dei visitatori facoltosi. Un intrattenimento idilliaco e avventuroso, fatto di duelli a colpi di pistola contro i robot, finché non si riscontrano molti malfunzionamenti delle macchine umanoidi: le macchine iniziano ad andare fuori controllo e sviluppare una sorta di coscienza propria. In questo caso Michael Crichton introduce nella letteratura e filmografia di genere sci-fi il tema del virus informatico, una paura che proprio a cavallo tra gli anni novanta e Duemila diventerà sempre più concreta.
La narrazione del film si sviluppa come in una sorta di reazione a catena, dove ogni fatto ne introduce un altro ancora più grave del precedente. In questo crescendo di emozioni, la figura del robot-pistolero diviene centrale per comprendere problematiche ben più ampie rispetto alla ribellione delle macchine contro l'uomo. Per questo Il Mondo dei Robot diviene vera e propria metafora di una società standardizzata, dove l'eccezione non è più contemplata e la regola è la sola sfumatura che si può comprendere.
I due umani che combatteranno contro il robot-pistolero, diventano così emblematiche figure di una personificazione delle più latenti paure del popolo americano, come gli accadimenti della guerra del Vietnam, ma anche, ad esempio, lo scandalo Watergate che tanto contribuì al mutamento delle coscienze degli abitanti degli USA proprio all'inizio degli anni Settanta dello scorso secolo. Per questo Hollywood, e in questo caso anche alcune opere di Michael Crichton, diventano cartine di tornasole della società di quegli anni, fatta di paure reali e distopiche allo stesso tempo, in cui, proprio come nel film, realtà e fantasia si mescolano per creare nuovi mostri ben più pericolosi di quelli creati dalla classica letteratura horror.
Le macchine si ribellano
La tematica centrale del film, come abbiamo accennato, è la ribellione delle macchine nei confronti dell'uomo. Un significato figurale che ci introduce a concetti cari alla filosofia e alla sociologia contemporanea. Ne Il Mondo dei Robot si parla di società di massa intesa come una aspra critica al capitalismo che, proprio negli anni Settanta, mostrava la sua forza e il suo appeal sulla popolazione mondiale.
La tematica della ribellione delle macchine è ricorrente nella letteratura sci-fi fin dalle sue origini che possono essere, addirittura, trovate in Frankenstein di Mary Shelley. Nel corso degli ultimi due secoli, questo tema è diventato sempre più presente in opere sia letterarie sia cinematografiche. A tal proposito possiamo ricordare delle pietre miliari come il romanzo Neuromante di William Gibson, Il Cacciatore di Androidi di P.K. Dick (da cui venne tratto Blade Runner), fino ad arrivare al film che cambiò per sempre le regole dello sci-fi e, quindi, a HAL 9000 di 2001: Odissea nello Spazio.
Di solito, le macchine che si ribellano all'uomo sono viste come un problema a cui non si può porre un argine, una atavica paura fisicamente difficile da contenere. Per questo motivo, Il Mondo dei Robot apre scenari del tutto nuovi che anticipano i contenuti di film come Terminator, facendo diventare il robot-pistolero il perfetto antenato di T-800, interpretato da Arnold Schwarzenegger nel film di Cameron.
Nella serie TV Westworld - Dove Tutto è Concesso, di Johnathan Nolan e Lisa joy, rivisitazione in chiave seriale del film del Settantatré di Michael Crichton, la narrazione più dilatata ci permette di cogliere sfumature più diversificate rispetto alla storia del film. Infatti, lo show televisivo, in onda dal 2016, memore di tutta la migliore tradizione cinematografica e letteraria sul tema, esplora in maniera diversa la ribellione delle macchine.
Queste non sono più l'acerrimo nemico dell'uomo, ma sono allegoria dell'essere umano contemporaneo, schiavo di una eterna catena di montaggio che appiattisce il senso critico. Per questo motivo il dottor Robert Ford, personaggio centrale della serie TV, attiva le ricordanze degli androidi, per cercare di renderli sempre più umani e farli uscire dal loop narrativo nel quale sono condannati a perpetuare. La riflessione sul rapporto uomo-macchina non può esaurirsi con una singola opera, ma la serie Tv Westworld è un ottimo esempio di come realizzare un remake di un grande classico, adattandolo alla società moderna. Non un plagio ma un superamento che diventa subito classico di genere.
Michael Crichton, il padre della fantascienza moderna
Michael Crichton, regista de Il Mondo dei Robot, è stato un rivoluzionario scrittore di romanzi sci-fi. I suoi scritti possono essere classificati come thriller tecnologici. Tante sono state le trasposizioni cinematografiche dei romanzi dello scrittore statunitense come Congo, romanzo del 1980 che diventa un film con Tim Curry del 1995 e Sfera, scritto nel 1987 e proposto al cinema undici anni più tardi.
Il romanzo per cui è balzato agli onori della letteratura di genere fantascientifico è Jurassic Park che ha dato vita al famoso franchise cinematografico. Jurassic Park è il diretto discendente de Il Mondo dei Robot, perché anche qui ritroviamo il tema del "parco divertimenti" che si trasforma in qualcosa di totalmente inaspettato. La tecnologia, di ricostruzione genetica in questo caso, dà il via a una serie di drammatici eventi che inducono il lettore a interrogarsi sulle potenzialità e i limiti della rivoluzione tech. Jurassic Park, quindi, riprende tutte le tematiche del film di Crichton e porta a un livello successivo le potenzialità. Anche qui, un parco divertimenti la cui tematica è presa da un'epoca passata, progettata alla perfezione, almeno sulla carta, rivela tutti i limiti della tecnologia.
L'uomo che vuole sfidare le leggi della natura, rimane prigioniero della sua stessa tecnica, del suo ingegno troppo ambizioso per poter essere contenuto e per non generare una catastrofe. Crichton è riuscito, nella sua opera letteraria e cinematografica, a cogliere le paure più importanti della società dell'epoca, e trasporle in arte come in una naturale evoluzione filosofica che esplora i desideri indicibili dell'essere umano.
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