Il mondo animale nella letteratura, allegoria e conoscenza

Com'è stato descritto, nel corso degli anni, il mondo animale nella letteratura?

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a cura di Rossana Barbagallo

Se l'uomo è un grande mistero per l'uomo stesso, il mondo animale e la natura in cui è immerso probabilmente lo è ancor di più, specialmente se si pensa alla grande quantità di specie presenti sul nostro pianeta. E stiamo parlando solo di quelle conosciute! È forse per questo che la letteratura (come il cinema, a suo modo) ha esplorato per molto tempo le meraviglie, i segreti, anche gli aspetti più spaventosi del mondo animale: per conoscerlo, studiarlo, avvicinarvisi, capirne la relazione con l'uomo o semplicemente imbastire narrazioni attorno ad esso.

Il mondo animale nella letteratura è servito però soprattutto per diverso tempo come metafora della natura umana, rappresentando ora questa ora quella bestia come ciascuno dei molteplici aspetti dell'uomo. Talvolta gli animali sono stati quindi protagonisti di romanzi e racconti in cui divenivano l'incarnazione archetipica dei vizi di quell'altro animale chiamato uomo; altre volte, invece, sono stati sinonimo delle sue virtù. Non manca, però, anche una parte di letteratura dedicata unicamente alla vita e alla dignità animale, presa come un mondo a sè stante con le sue leggi e il suo fascino, spesso ancora di difficile comprensione per noi. L'appuntamento odierno è rivolto perciò verso il mondo animale nella letteratura, con un salto tra le pagine di quei libri che hanno lasciato in qualche modo una testimonianza sui compagni che popolano insieme a noi il nostro pianeta.

In principio, una grande allegoria

Se nella Grecia del VI secolo a.C. fossero esistiti i social e qualcuno avesse lanciato la sfida "Parlami dell'uomo senza nominare l'uomo", Esopo avrebbe vinto a mani basse con le sue Favole. A lui infatti dobbiamo non solo l'ideazione del genere letterario che tutti oggi conosciamo, ovvero quello di brevi composizioni narrative contenenti una morale di fondo; ma anche di aver raccontato i valori, i vizi, le cattive abitudini e i buoni comportamenti squisitamente umani servendosi di figure animali. Esopo fu schiavo a suo tempo, ma fu anche un geniale favolista che scrisse una quantità considerevole di componimenti: sono circa 400 le Favole di Esopo giunte a noi oggi, riunite nel corso dei secoli in diverse raccolte che tuttavia hanno subito nel tempo alcuni rimaneggiamenti.

Al di là delle edizioni attraverso cui sono state diffuse, le Favole di Esopo raccontano la natura umana attraverso il mondo animale: volpi, formiche, leoni, cani, lupi, lepri, tartarughe, api, rane e chi più ne ha più ne metta, che attraverso le loro abitudini bestiali si comportano talvolta come gli uomini e ne rappresentano alcuni degli aspetti salienti (l'invidia, la furbizia, la pigrizia, la perspicacia, l'avidità). Piccole composizioni letterarie che fungono da metafora educativa, tant'è che sin dalla loro creazione sono state utilizzate per impartire degli insegnamenti ai bambini in maniera intuitiva. L'opera di Esopo è stata poi ripresa centinaia di anni dopo da Fedro, nel I secolo d.C., che con le sue Fabulae si è espressamente ispirato allo scrittore greco per dipingere l'uomo attraverso figure animali.

Fedro, tuttavia, raccontò di animali con specifici tratti associati a diverse caratteristiche umane: così ad esempio cani o agnelli erano l'incarnazione delle virtù e del bene, mentre gatti o lupi rappresentavano il male e i vizi dell'uomo. Un'antropomorfizzazione che probabilmente ha riverberato credenze e superstizioni per diversi secoli a seguire, le quali hanno trovato terreno fertile nei bestiari medievali. Volumi contenenti descrizioni di diverse specie animali finalizzate a divulgare una più ampia conoscenza zoologica, i bestiari di epoca medievale erano arricchiti da illustrazioni volte a dare un'idea dell'aspetto degli animali di cui si parlava. Peccato che tali descrizioni fossero spesso piuttosto arbitrarie, frutto della fantasia o di approssimazioni quando si trattava di parlare delle bestie più esotiche, infarcite da una forte simbologia cristiana che si rifaceva ai testi della Bibbia.

Così, anche se l'intento era nobile, le conoscenze erano ancora scarse e fortemente influenzate dalla fede dominante: il mondo animale nella letteratura antica conteneva perciò ancora una forte presenza allegorica e metaforica, come nelle antiche Favole di Esopo, che accanto all'esplicazione scientifica poneva sullo stesso piano il "carattere" di ciascuna bestia, che poteva essere ora una fiera coraggiosa, ora una creatura malefica figlia del demonio, incarnazione di questo o quel vizio umano immancabilmente punito da una superna volontà divina. Non è necessario andare troppo lontano: anche Dante, nella sua Divina Commedia, si serviva delle figure animali per simboleggiare alcuni archetipi umani in maniera allegorica. I bestiari medievali sono comunque caratterizzati da un fascino indubbio, soprattutto perché tra le loro pagine non era raro trovare infatti anche descrizioni di animali fantastici e mitologici (draghi, unicorni o satiri, ad esempio): un corpus prezioso che ci ha permesso oggi di creare innumerevoli opere letterarie fantastiche.

In lotta per la sopravvivenza

Il mondo animale nella letteratura ha continuato per diverso tempo a fungere da specchio per le nostre specificità umane, bestiale metafora che attraverso l'antropomorfizzazione ha reso più comprensibili e intuitivi i meccanismi e i rapporti che regolano la vita dell'uomo su questo mondo. Non è strano perciò che anche nel XIX secolo gli animali siano stati protagonisti di romanzi in cui vestivano i panni degli uomini o in cui addirittura questi ultimi fossero in lotta con le loro controparti bestiali, in uno scontro tra natura e cultura, pensiero e istinto, talvolta bene e male.

È però anche un periodo in cui si fanno largo con decisione le teorie darwiniane, ponendo sul piatto la consapevolezza che il mondo animale possiede delle leggi, dure e spietate, in grado di far sopravvivere le specie attraverso una continua lotta evolutiva. Un esempio fra tutti è Il Libro della Giungla di Rudyard Kipling, scrittore britannico naturalizzato in India che traspose su carta le esperienze vissute in prima persona e i racconti uditi durante la sua permanenza nel paese. Ambientato in India, Il Libro della Giungla è composto da diverse storie raccolte ciascuna in un capitolo, contenenti personaggi umani e animali che si relazionano in diversi modi.

Anche qui ritroviamo tuttavia gli archetipi umani incarnati sotto forma di bestie animali, inseriti all'interno di contesti narrativi che celano allegorie e insegnamenti sul comportamento nella società e sulle sue leggi, rese qui attraverso la metafora della "legge della giungla". Un'interpretazione diffusa vuole addirittura che Il Libro della Giungla sia una sorta di descrizione metaforica della politica dell'epoca da parte di Kipling. Reso celebre attraverso le numerose trasposizioni cinematografiche (quelle Disney, soprattutto), il libro mette così in scena il mondo animale nella letteratura attraverso personaggi quali Baloo, Shere Khan o Bagheera in atteggiamenti antropomorfi, all'interno di un contesto selvaggio quale quello della giungla indiana.

Di diverso tenore, il Moby Dick di Herman Melville, pubblicato alcuni anni più tardi nel 1851. Qui il capitano Achab della baleniera Pequod è un uomo divorato dalla ricerca di vendetta contro il vecchio capodoglio Moby Dick, il quale ha divorato una gamba al capitano durante l'ultima caccia alla balena a cui questi aveva partecipato. Achab vive adesso con una protesi in avorio e il bruciante desiderio di uccidere il grande capodoglio: è attraverso la sua caccia ininterrotta che Melville descrive così il terribile e al contempo maestoso palcoscenico della natura, che trova qui forma nel mare e negli abissi che cela, in cui domina su tutto la figura incombente dell'enorme bestia bianca chiamata Moby Dick. Il protagonista dell'opera, il capodoglio, appunto, rappresenta però il Male in lotta con il Bene, l'occasione di riscatto per l'uomo che è alla ricerca di verità e giustizia. Uno scontro per decretare la supremazia del più forte tra le onde del mare spietato che anche stavolta prende la forma di un'allegoria.

Il mondo animale nella letteratura non ha però sempre l'uomo come centro di interesse. Jack London, nel 1904, pubblicava infatti Il Richiamo della Foresta, in cui a governare l'intera narrazione sono le dure vicende del cane Buck e gli istinti animali che lo rendono una creatura selvaggia capace di capeggiare persino un branco di lupi. Un romanzo in cui viene messa in scena la dignità animale attraverso il racconto di un cane che passa dall'essere soggiogato e maltrattato dall'uomo, pur mantenendo la sua forza e la sua fierezza, al rispondere al richiamo dei suoi istinti più primordiali, senza mancare di provare al contempo quei sentimenti di fedeltà e amore di cui anche le creature animali (a dispetto di ciò che si è creduto per lungo tempo) sono capaci. Ad esso, si accompagna il romanzo Zanna Bianca dello stesso autore, pubblicato nel 1906, in cui alla stessa maniera del primo il punto di vista privilegiato è quello degli stessi animali, i quali vivono tra la legge del "bastone" e quella della "zanna".

Il mondo animale nella letteratura moderna

Gli animali antropomorfi sono sempre i protagonisti indiscussi di diverse opere che agli inizi dello scorso secolo diventano dei veri e propri classici per l'infanzia in tutto il mondo: Il Vento tra i Salici di Kenneth Grahame, pubblicato nel 1908, che racconta le avventure dei protagonisti Rospo, Ratto, Talpa e Tasso, abitanti del bosco che tuttavia vivono vite simili a quelle degli uomini; o Le Avventure di Peter Coniglio, di Beatrix Potter, che dal 1901 mette in scena le monellerie del piccolo coniglio Peter e dei suoi amici animali, con insegnamenti per i più piccoli che si lasciano catturare dai rocamboleschi racconti del coniglio che disobbedisce alla madre, arricchiti dalle illustrazioni dell'autrice.

Se poi nel 1952 E.B. White pubblicava un altro classico per ragazzi quale La Tela di Carlotta, storia dell'amicizia tra il maialino Wilbur e il ragno Carlotta, qualche anno prima lo scrittore George Orwell utilizzava invece il mondo animale nella letteratura per descrivere i complessi meccanismi politici e sociali che governano talvolta l'uomo. Nel 1945 veniva pubblicato infatti per la prima volta La Fattoria degli Animali, romanzo che racconta in maniera allegorica la nascita di una dittatura, concentrandosi in particolare su quella staliniana che condusse alla formazione dell'Unione Sovietica e del regime repressivo del paese basato sul culto della persona.

Qui, gli animali prendono il controllo della fattoria del signor Jones dopo aver deciso di comune accordo di ribellarsi al costante sfruttamento da parte degli uomini. Sotto la guida dei maiali Palladineve e Napoleone, sanciscono i Sette Comandamenti degli Animali tra cui il più importante è "Tutti gli animali sono uguali". Se l'intento delle bestie della fattoria è quello di auto-governarsi e di vivere liberi dal giogo umano, la loro organizzazione vedrà presto prendere il controllo da parte di un solo animale, Napoleone, che si proclamerà comandante supremo e inizierà ad assumere sempre più i comportamenti umani. I propositi rivoluzionari sono andati a farsi benedire e Napoleone sostituirà tutti i Sette Comandamenti con uno solo:

Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri

Una ribellione animale che si consuma anche, seppur senza gli intenti di denuncia politica da parte dell'autore, nel romanzo del 1970 Furbo, Il Signor Volpe, scritto da Roald Dahl, uno tra i maestri indiscussi della letteratura per ragazzi. Il mondo animale nella letteratura vede così il contributo di Dahl attraverso la storia del Signor Volpe, il quale ruba costantemente polli e galline dalle fattorie degli avidi uomini, Olio, Lupino e Pertica, per poter sfamare la propria famiglia. La furbizia del Signor Volpe lo conduce a riunire tutti gli animali della foresta per scavare in profondità nel terreno e poter vivere lì, lontano dalle ruspe degli uomini, così da poter banchettare a discapito di questi ultimi e della loro avidità. Dal romanzo è stata tratta anche una pellicola in stop motion diretta da Wes Anderson nel 2009, intitolata Fantastic Mr. Fox.

Nella letteratura moderna troviamo poi due gabbiani protagonisti tra gli animali raccontati: Il Gabbiano Jonathan Livingston, nel romanzo del 1970 di Richard Bach, che insegue il sogno di poter volare costantemente e di perfezionarsi nella sua passione, libero da costrizioni e vincoli; e Fortunata, la piccola gabbianella protagonista insieme al gatto Zorba de Storia di una Gabbianella e del Gatto che le Insegnò a Volare di Luis Sepùlveda, pubblicato nel 1996. Qui le vite animali si intrecciano e si uniscono in maniera solidale a seguito dell'influsso distruttivo dell'uomo, che avvelenando l'ambiente (la pece che intrappola e uccide Kengah, la madre di Fortunata) opera dei cambiamenti inesorabili anche nelle vite delle altre creature (Fortunata, rimanendo orfana, dovrà imparare a volare grazie all'aiuto di Zorba). Nel 2001, invece, una sorta di ritorno dal passato: come i bestiari medievali, anche il romanzo di J.K. Rowling descrive le creature fantastiche e magiche, stavolta direttamente dall'universo di Harry Potter, con Gli Animali Fantastici: Dove Trovarli. Uno pseudobiblium scritto dal magizoologo Newt Scamander il quale descrive numerose specie di animali magici, con una prefazione redatta dal mago Albus Silente. Il mondo animale nella letteratura assume così anche i contorni del fantastico e si arricchisce di un bestiario moderno, il quale ha ispirato anche la serie cinematografica Animali Fantastici e Dove Trovarli in cui le creature descritte tra le pagine prendono vita sotto ai nostri occhi, incantandoci.

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